
Mentre narra la propria spedizione antartica, Daniele Del Giudice ripercorre i taccuini di quelle coraggiose spedizioni altrimenti sconosciute ai più, con naufragi, navi imprigionate mesi e mesi tra i ghiacci, equipaggi indomiti, marinai sull'orlo della disperazione o annientati dalla follia: sono gli ultimi veri racconti d'avventura, che hanno fissato il mito e la memoria di questa Terra Incognita. Con un lavoro di intarsio, al confine tra vita e letteratura, l'autore ricostruisce una "iperspedizione" che collega fra loro episodi di viaggi storicamente realizzati, ripercorrendoli sui sentieri del mondo e su quelli della scrittura. Giocando sulla diversità delle prospettive e delle voci, ci offre un "orizzonte mobile" nello spazio e nel tempo ma stabile e duraturo nei sentimenti che suscita. Un viaggio fuori dal tempo, dentro un paesaggio ipnotico e indifferente all'uomo, di sublime bellezza: dal giallo ocra delle pampas ai ghiacciai che colano in acqua, tra cime rocciose, nevi eterne e precipizi. Davanti agli occhi, un orizzonte di ghiaccio e luce, sempre sfuggevole. Sono luoghi, storie, giorni, anni, ere geologiche che resistono alla prospettiva lineare del semplice raccontare. Una millenaria geometria naturale che ogni cosa stratifica, ogni memoria cristallizza. Un mondo simultaneo di cui questo libro è il canto.
"Ovunque vadano, in India, in Francia, in Etiopia, in Scozia, in Olanda, i cavalieri trovano per riposarsi lo stesso boschetto di soavi allori, le erbette molli, le aure fresche e un rivo ristoratore che scorre. L'immaginazione di pace botanica e floreale ignora le differenze di continenti e latitudini, come se la geografia del romanzo fosse la geografia di un giardino, che gode di un unico clima, e al di fuori del quale c'è l'indeterminato e le nebbie". Con questo approccio, Ermannno Cavazzoni rilegge l'"Orlando furioso" (1516-1532), qui presentato nella cura di Giuliano Innamorati, uno dei maggiori specialisti della letteratura italiana del Cinquecento.
"Ovunque vadano, in India, in Etiopia, in Scozia, in Olanda, i cavalieri trovano per riposarsi lo stesso boschetto di soavi allori, le erbette molli, le aure fresche e un rivo ristoratore che scorre. L'immaginazione di pace botanica e floreale ignora le differenze di contenuti e latitudini, come se la geografia del romanzo fosse la geografia di un giardino, che gode di un unico clima, e al di fuori del quale c'è l'indeterminato e le nebbie...". Con questo approccio, Cavazzoni, che ha dedicato alla follia umana le sue storie più belle, rilegge l'"Orlando furioso", che presentiamo nella cura di Innamorati, uno dei maggiori specialisti della letteratura italiana del Cinquecento.
Il libro è tratto da una tragedia realmente accaduta quarant’anni fa, quando una violentissima tromba d’aria uccise trentacinque persone, ne ferì un centinaio e provocò gravi danni nel territorio veneziano. L’autore basa la sua opera sulle vere testimonianze dei superstiti e sugli articoli di giornali dell’epoca, mescolando vicende reali con racconti di fantasia. La tragedia è ricostruita intrecciando le vicende di una famiglia di turisti tedeschi (frutto della fantasia dell’autore) e quelle reali dei soccorritori sottolineando da entrambe le parti le esperienze, le tragedie personali e le sensazioni vissute dalle vittime della catastrofe.
Letteratura di intrattenimento per curiosi e appassionati di storia del territorio.
Nel corso di uno scavo in una grotta di Betania, il villaggio sul fiume Giordano dove fu battezzato Gesù, padre Matteo scopre una serie di scheletri affiancati che portano al collo un collare di ferro simile a quello degli schiavi, ornato da oscure incisioni. All'inizio Matteo, preso dai molti compiti del suo ruolo di Custode e preoccupato per l'insorgere di una serie di malesseri che gli procurano forti dolori, e che si riveleranno per i primi sintomi del morbo di Burger, sottovaluta la scoperta. Ma quando padre Vidigal gli rivela che le incisioni rappresentano lo stemma di Federico Il, e attorno a lui cominciano a verificarsi strani fatti, Matteo capisce di aver messo le mani su qualcosa che scotta.
Nel corso di uno scavo in una grotta di Betania, il villaggio sul fiume Giordano dove fu battezzato Gesù, padre Matteo scopre una serie di scheletri affiancati che portano al collo un collare di ferro simile a quello degli schiavi, ornato da oscure incisioni. All'inizio Matteo, preso dai molti compiti del suo ruolo di Custode e preoccupato per l'insorgere di una serie di malesseri che gli procurano forti dolori, e che si riveleranno per i primi sintomi del morbo di Burger, sottovaluta la scoperta. Ma quando padre Vidigal gli rivela che le incisioni rappresentano lo stemma di Federico II, e attorno a lui cominciano a verificarsi strani fatti, Matteo capisce di aver messo le mani su qualcosa che scotta.
"Immaginate un libro in cui l'abitante di una casa bombardata si adatta a vivere nella buca dell'esplosione. Una famiglia presso cui per 30 anni si installa un guappo e non se ne va più. Un giocatore di carte incallito che avendo perso tutto è costretto dalla moglie a giocare solo con il figlio del portinaio. La fenomenologia del "pernacchio". Una zona temporaneamente autonoma in cui impazza la maschera Totò, che infatti ha interpretato il capolavoro di Marotta." (Giuseppe Genna)
L'Europa è in guerra, le risorse scarseggiano ed è in corso una pandemia: no, non stiamo parlando di attualità ma dell'anno 1631. A Firenze la peste infuria, il Granduca dà disposizioni per limitare i contagi ma c'è chi sa trarre beneficio dalle situazioni di emergenza: tra gli altri, un "filosofo naturale" che con la scusa del morbo ha ottenuto di stampare il suo ultimo libro in città anziché a Roma, eludendo gli accaniti controlli dell'Inquisizione. È Galileo Galilei, l'uomo che con il suo "cannone occhiale" ha scoperto le fasi di Venere e i satelliti di Giove, che fa esperimenti sul pendolo e sulla caduta dei gravi e adesso sta per pubblicare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: un'opera scritta in volgare affinché tutti possano capire che non l'uomo con i suoi dogmi bensì il Sole sta al centro dell'universo. La vista di Galileo, però, è sempre più appannata, e le sue minute devono essere trascritte per il tipografo dalla figlia Virginia, che ha preso il velo nel convento di San Matteo in Arcetri. E come osservando attentamente la Luna si scopre che è coperta di macchie, così anche un luogo di preghiera, a frequentarlo assiduamente, rivela aspetti inattesi: c'è chi dice, per esempio, che alcune sorelle "ricevano"; che in una cella il lume rimanga acceso troppo a lungo; che una notte si sia udito il suono di un corpo che cade... Galileo dovrà portare luce in un mistero più buio di una notte senza stelle, ma nulla può fermarlo perché lui sa che ogni cosa illuminata ha una parte oscura: sta a noi capire da che lato osservarla. E quando arriviamo a vederla nella sua interezza, ci avviciniamo alla nostra natura celeste.
Primavera 1916: Lili e Max Weber viaggiano verso la Prussia orientale. Questo volume rievoca un episodio poco noto e poco documentato della vita di Max Weber con una narrativa non convenzionale e altamente meditativa.