
Matteo Stella è un padre che crede nel dialogo anziché nell'imposizione di regole. È un uomo mite e un padre indulgente, convinto di avere costruito una famiglia felice. Anche se Stefano, il figlio tredicenne, irride i suoi metodi educativi con una ribellione cieca, alzando di volta in volta il livello della sfida. Anche se Eleonora, la figlia maggiore, sembra aver perso pian piano il rispetto per lui. Anche se Anna, la moglie, si sente oppressa invece che liberata dall'infinita capacità che ha il marito di perdonarla. Poi, d'improvviso, ogni illusione crolla, rivelando la vulnerabilità e le contraddizioni che covano sotto la cenere in ogni famiglia.
Anno Domini 476. Il re barbaro Odoacre depone l'ultimo imperatore romano, il tredicenne Romolo Augustolo, e il sipario cala definitivamente sulla civiltà di Roma. Ma non tutto è perduto: un pugno di legionari sembra risorgere dal campo di battaglia, decisi a liberare Romolo Augustolo a ogni costo. Ha inizio così una caccia all'uomo senza esclusione di colpi, una lotta disperata in cui l'intelligenza, le astuzie, il coraggio di quattro soldati proteggeranno e guideranno l'ultimo Cesare attraverso un'Italia e un'Europa devastate, fino all'ultimo approdo, fino all'ultima resa dei conti agli estremi confini del mondo.
Le vite degli individui sono rette parallele che s'incontrano all'infinito, in un orizzonte illusorio, sono impulsi che corrono avanti e indietro, s'inseguono, talora s'intravedono o si sognano reciprocamente, più spesso si mancano. Maria è una mite casalinga di un barrio povero di Buenos Aires, vedova di un muratore di origini italiane. Gli uomini che hanno preso il potere in Argentina hanno fatto sparire i suoi due figli, i gemelli Pablo e Miguel, insieme a tante altre persone dissolte nel nulla. Maria cerca una risposta, vuole la verità, e per questo viene imprigionata, torturata, esiliata. La sua vicenda si sovrappone a quella di Mercedes, figlia e moglie di due militari di quella giunta che reprime nel sangue ogni forma di opposizione. Anche Mercedes è madre di due gemelli, Nacho e Mari. I bambini le sono stati consegnati alla nascita, figli di un'attivista politica arrestata e poi scomparsa. Sono cresciuti in una famiglia che non è la loro, all'oscuro di tutto. Nato come spettacolo sul tema dei desaparecidos, frutto di un'inchiesta condotta sul campo a Buenos Aires, "L'ultima madre" è un affresco ispirato ai grandi romanzi della letteratura sudamericana: destini che procedono asimmetrici nel tempo e nello spazio, ma indissolubilmente intrecciati, personaggi che appaiono a un angolo di strada o svaniscono senza lasciare traccia, che si ergono a divinità del male, mutano pelle come serpenti, impazziscono, frugano disperatamente nei bassifondi.
Maria si trova all’ultima sera della sua vita, prima che il Figlio torni a prenderla con sé come le aveva promesso. In questa ultima notte, vissuta nella casa di Giovanni, che l’aveva accolta con sé, la Madre di Gesù racconta la sua vita a coloro che le sono stati accanto negli ultimi anni.
Pian piano la scena del racconto si arricchisce di figure che vengono a rendere l’ultimo omaggio. Ogni pagina è una scena di quel dramma che ha composto la vita della donna più importante nella storia umana, la Madre di Dio.
Prendendo spunto dai Vangeli canonici e dai Vangeli apocrifi, Benazzi dà vita a un romanzo intenso, capace di toccare le corde dello spirito dei lettori.
NATALE BENAZZI lavora da anni nell’editoria. Responsabile del settore di spiritualità presso le Edizioni San Paolo, è scrittore e saggista. Tra le sue pubblicazioni più significative spiccano alcune ricostruzioni storiche dal
tono rigoroso e narrativo, che contano anche varie traduzioni all’estero. Tra i suoi volumi ricordiamo: Il libro nero dell’inquisizione (Piemme, 1998), Il caso del monastero indemoniato (Piemme, 2000), Il Terzo Cantico (San Paolo, 2012), Storia della Chiesa in 100 vite (Newton&Compton, 2016), Maria Maddalena. Storia di un vero amore e di una straordinaria confusione (San Paolo, 2019).
Pietro Rinaldi ha ottant'anni e vuole essere lasciato in pace. Ormai è convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia penne all'arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle persone. Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri! Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l'umanità... fino a quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne. Lui ha l'entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura di zittire i malumori del nonno. Da Genova partono in direzione di Roma, a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare. Sul sedile posteriore c'è Sid, l'enorme incrocio tra un San Bernardo e un Terranova - vera e propria calamità. Ed è così che un viaggio di sola andata si trasforma in un'avventura on the road, piena di deviazioni e ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie. Perché è proprio quando credi di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a sorprenderti. "l'ultima settimana di settembre" è il racconto esilarante e commovente del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi. È una storia che, senza giri di parole, scava nei sentimenti più profondi e ci porta di fronte alle emozioni più vere, quelle che richiedono una buona dose di coraggio per essere affrontate ma rimangono impresse indelebili dentro di noi.
Solo dopo l'ultima sillaba il verso di una poesia acquista significato. Solo alla fine di una vita se ne dovrebbe scorgere il senso. Valerio, il narratore e protagonista di questo romanzo, è sopravvissuto a stento a una terribile malattia che ha devastato il suo corpo. Si trova in una condizione di incertezza, mezzo vivo e mezzo già morto, solo nella campagna più solitaria, fra boschi, colli, uccelli, animali selvatici. E, sul limitare dell'ultima sillaba, prova a chiedersi quale sia stato il significato del suo percorso. In quest'opera di ricostruzione, convoca alla memoria gli eventi della sua storia privata e della Storia collettiva dall'88 fin quasi ai giorni nostri: la separazione dalla moglie, la fine di una militanza e di una fede politica che lo impegnavano dagli anni Sessanta, la caduta del muro di Berlino, la breve relazione con Margareth, la Guerra del Golfo, il legame con una ragazza canadese, Betty, la morte della madre, l'inizio dell'inchiesta Mani pulite, che coinvolge anche il fratello; e poi, imprevisto, un evento che pesa più degli altri: l'incontro con Claudine, un'allieva dell'università, da cui Valerio è attratto al punto da idealizzarla, sovrapponendola al personaggio di un racconto di Musil che porta il suo nome. L'amore con Claudine sembra ridare una meta ai suoi giorni, ma il declino progressivo del corpo, "bene mobile", gli ricorda quotidianamente che ha davanti a sé nient'altro che una serie di ultime volte, che è, in fondo, come il falco che osserva dalla finestra del suo casolare, che "tutto il giorno si prepara, spia la campagna intorno, si protende, aspetta. Aspetta cosa? Se poi la morte arriva e se lo piglia". E tuttavia, dopo dieci anni dall'ultimo incontro, i due avranno modo, sorprendentemente, di vedersi ancora una volta. Nonostante tutto, Claudine non è diventata ancora una figlia: resta una possibile, misteriosa e imprendibile amante. Dopo "La rancura" - che dando voce a tre generazioni ripercorreva quasi un secolo di storia italiana -Romano Luperini continua a fondere l'Io al Noi, a creare, per usare le parole di Annie Ernaux, "un legame indissolubile fra collettività e individualità attraverso la presenza della Storia". Per raccontare, con ricordi commossi e riflessioni amare, profonde speranze e altrettanto abissali disincanti, i due decenni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio.
Negli anni Cinquanta a spostarsi dal Meridione al Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne pronti all'esperienza e alla vita, ma anche bambini a volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa. Il fenomeno dell'emigrazione infantile coinvolge migliaia di ragazzini che dicevano addio ai genitori, ai fratelli, e si trasferivano spesso per sempre nelle lontane metropoli. Questo romanzo è la storia di uno di loro, di un piccolo emigrante, Ninetto detto pelleossa, che abbandona la Sicilia e si reca a Milano. Come racconta lui stesso, "non è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr'otto. Prima mi hanno fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo me ne sono andato via. Era la fine del '59, avevo nove anni e uno a quell'età preferirebbe sempre il suo paese, anche se è un cesso di paese e niente affatto quello dei balocchi". Ninetto parte e fugge, lascia dietro di sé una madre ridotta al silenzio e un padre che preferisce saperlo lontano ma con almeno un cenno di futuro. Quando arriva a destinazione, davanti agli occhi di un bambino che non capisce più se è "picciriddu" o adulto si spalanca il nuovo mondo, la scoperta della vita e di sé. Ad aiutarlo c'è poco o nulla, forse solo la memoria di lezioni scolastiche di qualche anno di Elementari. Ninetto si getta in quella città sconosciuta con foga, cammina senza fermarsi, cerca, chiede, ottiene un lavoro. E tutto gli accade come per la prima volta...
In una sera di Natale la Morte va a trovare Charlie Chaplin nella sua casa in Svizzera. Il grande attore e regista ha passato gli ottant'anni ma ha un figlio ancora piccolo e vorrebbe vederlo crescere accanto a sé. In un lampo di coraggio Chaplin propone un patto alla Vecchia Signora: se riuscirà a farla ridere si sarà guadagnato un anno di vita. Inizia così un singolare balletto con la Morte, e quella notte a salvarlo non sarà la tecnica consumata dell'attore ma la comicità involontaria che deriva dagli impacci dell'età. La questione però è solo rinviata: anno dopo anno, a Natale, la Vecchia tornerà a reclamarlo e bisognerà trovare il modo di suscitarle almeno una risata. Nell'attesa dell'incontro fatale Chaplin scrive una lunga e appassionata lettera al figlio. Vuole raccontargli la storia vera del suo passato, quella che nessuno ha mai ascoltato, ed ecco che dalle sue parole scaturisce l'avventura rocambolesca di una vita e il ritratto di un'epoca rivoluzionaria.
Londra, 1890. Pen Davenport è il più famigerato cacciatore di libri d'Europa, un maestro dell'inganno che ha fatto fortuna setacciando fumosi locali e rumorose tipografie alla ricerca di manoscritti da rubare e consegnare al miglior offerente. L'assenza di regole sul diritto d'autore ha consentito a figure come la sua di arricchirsi procurando a famelici editori copie pirata da smerciare a prezzi stracciati, alle spalle di scrittori del calibro di Charles Dickens e Mark Twain. Tuttavia una nuova legge internazionale sta per porre fine all'età d'oro dell'illegalità, condannando all'estinzione il losco e avventuroso mestiere di cacciatore di libri. Un'attraente, conclusiva missione attende però Davenport: trafugare l'ultimo romanzo del celebre Robert Louis Stevenson, che da anni vive in una grande casa nelle isole Samoa, in pieno Pacifico, circondato dai familiari e da una schiera di nativi che lo hanno ribattezzato Tusitala, narratore di storie. È un'impresa rischiosa, che non ammette fallimenti, ma Davenport è deciso a non rinunciare al più prezioso dei bottini. Accompagnato dall'assistente Edgar Fergins, un modesto libraio ambulante, partirà per un lungo viaggio che lo condurrà all'altro capo del mondo, dove scoprirà di non essere affatto l'unico cacciatore ad ambire a una preda tanto irresistibile.
Il racconto inizia a Qumran dove l’autore riceve una storia non scritta, tramandata oralmente dai beduini, in cui s’intrecciano avvenimenti reali e leggenda.E’ la storia di Samir principe del corallo,l’ultimo dei Magi venuti da Oriente. In un gioco di attesa e di luce vengono scelti tre Magi i cui sogni evocano le gesta di Mosè, Davide e Elia, che rimandano simbolicamente al martirio della guida, alla regalità e alla profezia. I tre Magi, Gaspar, Melchior e Baldassar, vengono scelti da Pureo, discepolo di Zaratrusta, dopo che ha interpretato i loro sogni. In cerca di un dono da portare al Bambino,i tre Magi faranno un percorso che li riporterà alle loro origini fino ad incrociare il loro destini con gli avvenimenti del racconto evangelico,ma non senza novità.Il ruolo di Maria e Giuseppe nel ricevere i doni, le difficoltà dei Magi con Erode e i potenti della terra rendono nuova e accattivante una storia nota e al tempo stesso sconosciuta.
AUTORE Gennaro Matino(Napoli 1956) è parroco e docente di teologia pastorale nella sua città.Da sempre impegnato nella ricerca del dialogo con la differenza,sostiene un rinnovamento ecclesiale che passi attraverso linguaggi religiosi nuovi comprensibili all’uomo di oggi.Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Parrocchia e preghiera(1990);Abbà, Padre (1992);Aspettando Pasqua(1993);Le strutture pastorali della Chiesa locale(1996);Anno 2000, Giubileo e conversione(1997);Una parrocchia tra memoria e profezia(2000);Abelardo: l’intuizione della coscienza(2000);Nostalgia di cielo (2003);La tenerezza di un Dio diverso(20043); La parrocchia: una fontana senza più acqua? (2004);Aspettando Natale(20042);con Erri de Luca,Mestieri all’aria aperta(2004);Avverbi in preghiera(2005),Per San Paolo ha pubblicato: Un padre scandalosamente nostro(2005); Raccontami di lui (2007),Il pastore della meraviglia(2007).