
Grazie a Peter Brown, ex killer entrato in un programma di protezione governativo, la mafia fa il suo ingresso tra le corsie di un famigerato ospedale di Manhattan. Quando Peter va come ogni mattina al lavoro in ospedale, non sa che la Grande Mietitrice lo aspetta, sotto le vesti di un paziente moribondo che è un suo vecchio conoscente di mafia. Se il paziente muore, il passato di Peter tornerà a galla. E questo non può accadere. Perché Peter è anche Pietro Brwna detto Orso, ex affiliato (ma per bontà d'animo) alla famiglia Locano. In questi anni in ospedale Peter è diventato il medico-eroe che abbiamo sempre sognato: cinico iconoclasta dal cuore d'oro che infrange ogni regola pur di salvare una vita... La sua lotta all'ultimo sangue con la Grande Mietitrice sta per cominciare, e diventa tutt'uno col desiderio irresistibile di saldare una volta per tutte i conti con la famiglia Locano.
"Vanessa e Virginia" è la storia di due donne: la celebre scrittrice Virginia Woolf, autrice di capolavori come "Gita al faro" e "La signora Dalloway", e sua sorella Vanessa Bell, pittrice. Cresciute nel perbenismo vittoriano di una famiglia borghese di Londra, le due sorelle lottarono fin dalla gioventù per liberarsene, seguendo ciascuna la propria vocazione artistica; all'inizio del Novecento, intorno a loro si raccolse il famoso "Circolo di Bloomsbury", un gruppo di intellettuali e artisti che avrebbe influenzato radicalmente la cultura inglese ed europea. Il romanzo, narrato dalla voce di Vanessa e strutturato per capitoli che fotografano diversi momenti nella vita delle due sorelle, ripercorre il loro rapporto, segnato da complicità, gelosia, competizione, reciproci tradimenti e inestirpabile affetto. Dai giochi dell'infanzia ai primi esperimenti creativi, a un'età adulta segnata da matrimoni, amanti e figli, lutti dolorosi, successi e fallimenti - fino, nel caso di Virginia, alla depressione e al suicidio - veniamo trasportati in un mondo complesso e affascinante che Vanessa, in quanto pittrice, racconta con un occhio particolare per le luci, i colori, le immagini, mettendoci a volte davanti a quelli che sembrano veri e propri quadri di vibrante intensità.
Metti una splendida villa andalusa, due coppie infelici e un’imprevista vacanza insieme: che cosa succederà? Chloe ha davvero bisogno di una vacanza. Non ne può più di confezionare abiti nuziali, lei poi che non è neanche sposata! Ed è un momento delicato perché Philip, il suo compagno, ha seri problemi di lavoro e non riesce a pensare ad altro. Meno male che Gerard, uno dei suoi più cari amici, le presta la sua meravigliosa villa in Spagna dove trascorrere qualche giorno in pace... Perfetto! Hugh non è felice. Amanda, la sua impeccabile moglie, sembra più interessata ai colori delle pareti del loro lussuoso appartamento che a lui, e a Hugh non resta che lavorare dalla mattina alla sera, trascurando la sua famiglia e soprattutto trasformandosi in un estraneo per le sue due bambine. Ma Gerard, un vecchio compagno di scuola che ha rincontrato per caso, gli dà l’occasione di spezzare questa opprimente routine proponendogli un breve soggiorno nella sua casa in Spagna... Perfetto! E così Chloe e Hugh si ritrovano con le rispettive famiglie nello stesso momento e nello stesso posto, scoprendo con grande disappunto che Gerard ha promesso la villa a entrambi. Dopo lo sconcerto iniziale, sono costretti a convivere tra piccoli disagi e, soprattutto, tensioni sotterranee. Perché Chloe e Hugh hanno un passato in comune, un passato che torna prepotentemente a galla durante una vacanza che si rivelerà piena di imprevisti e sorprese. Madeleine Wickham racconta con grande naturalezza e sensibilità, senza rinunciare al consueto tocco di humour, le dinamiche di due coppie in crisi e l’attrazione esercitata dalla prospettiva di una nuova relazione, con le sue incognite che affascinano e spaventano al tempo stesso. Vacanze in villa è una commedia sofisticata sulla difficoltà di difendere l’amore dalle insidie dell’abitudine e della quotidianità, in una sfida che si combatte – e si vince – giorno dopo giorno.
"Questa non è una storia dell'India. Di quel paese, quando salpai alla sua volta, sapevo all'incirca quanto ricordavo dagli anni di scuola: che c'era stato un ammutinamento, per esempio, e che a vederlo sulla carta somigliava un po' a un Cervino capovolto; rosa, perché lo governavamo noi". Intorno alla metà degli anni Venti, senza alcuna preparazione e nemmeno una vaga idea di quello che lo aspetta - unico requisito richiesto, oltre alla cittadinanza inglese, era la somiglianza con il vichingo Olaf, personaggio leggendario di un romanzo di Rider Haggard -, il giovane Ackerley decide di partire per l'India, accettando di rivestire l'improbabile ruolo di segretario privato del Maharaja di Chhokrapur: invisibile staterello che oggi sarà vano cercare sulle carte, "posto che sia mai esistito". Infantile, lussurioso, ossessivo, smanioso di Assoluto e occidentalista all'estremo, Sua Altezza assillerà Ackerley con le domande più impensate e sulle questioni più insondabili, non ottenendo nient'altro che una serie di evasive risposte, ma trovando quello che forse, in fondo, cercava: un amico. Degli incontri giornalieri con il Maharaja e con gli altri non meno irresistibili personaggi che frequentano la sua corte è fatto questo libro: più che un diario di viaggio, un'esilarante e indimenticabile commedia di costume, e insieme una preziosa testimonianza involontaria sull'India al tramonto della colonizzazione.
Ultimo libro pubblicato da Chatwin, questo romanzo fu subito salutato come "una gemma squisita, compatta, luccicante, riccamente sfaccettata".
Originariamente scritto in latino nel 1516, questo libro rappresenta a buon titolo il prototipo moderno della letteratura utopistica e visionaria. Suddiviso in due parti, il libro è incentrato sul dialogo di More con Raffaele Itlodeo ("il chiacchierone"). Questi, gran viaggiatore, esordisce con la descrizione a tinte vive dell'Inghilterra dell'epoca. Il fenomeno delle recinzioni, dell'espropriazione delle terre comuni a opera della nobiltà terriera, aveva condotto sul lastrico vaste componenti della società inglese, soprattutto i contadini. Da lì l'aumento vertiginoso della criminalità, dei reati e dei furti. Ma è nella seconda parte dell'"Utopia" che Itlodeo espone la sua ricetta per ovviare al malgoverno appena descritto: la repubblica di Utopia, una società in cui è abolita la proprietà privata e dove l'uso dei beni è concesso solo in base ai propri bisogni. Abolendo la proprietà privata viene annullata così la ragione prima del furto, dando vita pertanto a una società molto meno violenta. È altresì bandito anche l'uso del danaro, perché le cose sono soppesate solo in base al loro valore d'uso e non per il loro valore di scambio. In questa isola, amministrata rettamente, ognuno può professare la religione che meglio crede, anche se tutti convengono per l'esistenza di un Dio, creatore e provvidente, e per l'esistenza altresì dell'anima, la cui credenza è essenziale anche per il retto governo della società.
Anno 2007: una serie di misteriose esplosioni provoca l'affondamento di alcune superpetroliere all'imbocco dello stretto di Hormuz. L'ammiraglio Arnold Morgan deve fronteggiare una situazione scottante. Le indagini rivelano che i cinesi, d'accordo con i mullah di Teheran, hanno disposto un'ampia zona minata lungo lo stretto per tenere in scacco le riserve petrolifere e provocare una crisi energetica mondiale. Gli americani mettono subito in campo un imponente schieramento di mezzi navali per disinnescare le mine, ma ben presto scoprono che il vero obiettivo dei cinesi è Taiwan.
Anno 2007: una serie di misteriose esplosioni provoca l'affondamento di alcune superpetroliere all'imbocco dello stretto di Hormuz. L'ammiraglio Arnold Morgan deve fronteggiare una situazione scottante. Le indagini rivelano che i cinesi, d'accordo con i mullah di Teheran, hanno disposto un'ampia zona minata lungo lo stretto per tenere in scacco le riserve petrolifere e provocare una crisi energetica mondiale. Gli americani mettono subito in campo un imponente schieramento di mezzi navali per disinnescare le mine, ma ben presto scoprono che il vero obiettivo dei cinesi è Taiwan.
Uomovivo è uno dei più complessi e affascinanti romanzi della letteratura inglese. Scritto da Gilbert Keith Chesterton nel 1912, narra la storia del fantastico Innocent Smith, il debordante e incredibile protagonista che in un caldo pomeriggio estivo irrompe nel giardino di casa Beacon, sospinto da un vento turbinoso. Annunciato da un panama bianco e da un ombrello verde sospinti con le foglie nel giardino della pensione della taciturna signora Duke, Innocent plana col suo vestito verde da vacanziere al cospetto di tre giovani uomini, il dr. Warner, l'irlandese Michael Moon e Artur Inglewood, impegnati in una discussione su un bizzarro e delirante telegramma. L'omone esordisce e persevera in comportamenti inconsueti, irrazionali e incomprensibili, che lo trasformano agli occhi dei villeggianti in un pericoloso individuo. Subirà quindi un bizzarro "processo casalingo-, dove le orribili accuse che gli verranno pregiudizialmente mosse, sono quelle di tentato omicidio, omicidio, furto con scasso e bigamia. Nelle vesti di mite imputato, Innocent si lascia docilmente processare. Alla fine, l'avvocato difensore smonterà tutte le accuse, svelando ai presenti il senso stesso del nome del suo straordinario cliente: Uomovivo.
In una pensione sulle colline di Londra arriva all'improvviso un vento impetuoso che scuote ogni cosa, compresi gli ospiti un po' annoiati che vi alloggiano. E porta sulla scena uno strano individuo: Innocent Smith, un gigante scomposto, allegro, rumoroso, eccentrico, forse un po' matto. Anzi, magari è un pericoloso criminale, visto che in sua presenza accade di tutto: pistolettate, una violazione di domicilio, rapimenti di innocenti fanciulle, un tumultuoso processo. E magari non è neppure da solo quando compie le sue azioni dirompenti. Per dichiarare guerra a tutto ciò che spegne una sana meraviglia verso l'esistere non basta l'azione isolata e solitaria di un singolo, occorre un'incursione congiunta: un complotto di famiglia. Chi è l'Uomovivo? O, meglio, chi sono? Chesterton è davvero al suo meglio in questo romanzo "filosofico" pubblicato nel 1912, ma che mantiene intatta, dopo oltre cento anni, la sua carica lietamente eversiva nei confronti di ogni specie di conformismo e di tutte le idee troppo ovvie per essere vere. Dale Ahlquist ricorda Edoardo Rialti nell'Introduzione - una volta mise i lettori saggiamente in guardia: "Quanto più leggi Chesterton, tanto più ti sottoponi allo spaventoso pericolo di vedere le cose per la prima volta". Prefazione di Edoardo Rialti.
Coventry, anni '40. Dopo la morte del marito Martha Vine deve crescere da sola sette figlie: un'impresa non facile, soprattutto durante la seconda guerra mondiale. Ma quando la più piccola Cassie, ribelle e inquieta, si rifiuta di dare in adozione il figlio nato da una relazione occasionale, Martha vede in quel bimbo un segno del destino e decide che verrà allevato a turno dalle sette sorelle e dalle loro famiglie. Cassie è inoltre convinta che, come tutte loro, anche il piccolo Frank abbia qualcosa di speciale. E sarà durante il soggiorno presso la zia Una che Franck rivelerà il suo dono. Prima annunciando alla zia la nascita di due gemelli (predizione che puntualmente si avvera) e poi intrattenendo un fitto dialogo con «l'uomo dietro il vetro»...
Una innocente cavalcata all’alba per salutare la prima neve si trasforma in un incubo per la giovane Grace. La caduta, il terribile schianto con il camion, la perdita di una gamba, le ferite forse incurabili riportate dal suo cavallo Pilgrim: in una manciata di minuti una sequenza di eventi ingovernabili trasforma l’esistenza della piccola cavallerizza rubandole la speranza e la voglia di vivere. L’incrollabile fiducia e determinazione della madre Annie, la capacità di Tom di “parlare tra sussurri” all’animo di uomini e cavalli restituiranno a una ragazzina segnata nel corpo e nel cuore la forza di guarire, e a una donna forte ma confusa il senso di un’esistenza dimenticata. Un’avventura spirituale, nella cornice di una natura maestosa e benevola, capace di assorbire e medicare i dolori dell’uomo. Da questo libro – uno dei più grandi successi editoriali internazionali degli ultimi anni – l’omonimo film diretto e interpretato da Robert Redford.