
Una donna giovane e insoddisfatta lascia marito e figli e si avventura da sola sulle montagne messicane per incontrare gli indiani discendenti da Montezuma e dai re aztechi che le abitano e conoscere i loro dèi. Le basta imboccare un piccolo sentiero per inoltrarsi in un altro mondo, in un clima rarefatto e contagioso. Incontrerà i suoi indiani: sinuosi, insidiosi, femminei, feroci; spaventosamente impersonali e, come quel mondo, inumani.
Lynda e Robert Graham possono dirsi soddisfatti della vita che si sono costruiti. Una bella casa in un quartiere benestante di Dublino, la sicurezza economica, due figli invidiabili, Katie e Ciarán. Nonostante qualche nuvola passeggera e qualche preoccupazione legata al comportamento un po’ aggressivo del figlio adolescente, i Graham vedono scorrere la loro esistenza placidamente. C’è solo un neo in questo perfetto quadro famigliare: si tratta di Danny, il fratello minore di Robert, uno scapestrato che periodicamente sconvolge la loro routine con le sue pretese e i suoi modi prepotenti.
Per fortuna, nella casa dei Graham arriva una persona che porta un po’ di serenità. Ciarán infatti presenta ai suoi Jon, un amico bello, educato e sensibile, che presto diventa una presenza fissa al punto da trasferirsi da loro. Agli occhi di tutti Jon sembra l’ospite perfetto, forse troppo: l’istinto di Lynda le suggerisce che qualcosa non va... Chi è veramente il dolce e disponibile Jon? E perché, da quando è entrato nelle loro vite, iniziano a verificarsi episodi misteriosi e inquietanti? Di fronte a un’oscura minaccia che sembra voler distruggere il suo mondo, toccherà a Lynda cercare delle risposte.
Con grande entusiasmo e parecchia apprensione, la giovane giornalista Lesley arriva a Venezia per intervistare Paolo Levi, violinista di fama mondiale. Una sola indicazione le è stata data: non porgli la domanda su Mozart. Ma di che cosa si tratta? E perché bisogna evitare l'argomento? Età di lettura: da 12 anni.
Fantasmi irriverenti e spiriti del Natale; incontri d'amore e trabocchetti; ghiaccioli e slitte e rane d'argento; case stregate e mamme di neve; zuppa inglese allo sherry di papà Winterson e ravioli della «Shakespeare and Company». Dodici racconti e dodici ricette natalizie di Jeanette Winterson.
A 16 anni, Kevin ha preso l'arco con cui si esercitava da tempo e ha ucciso sistematicamente, nella palestra della scuola che frequentava, sette compagni, un inserviente e l'insegnante di algebra. Uccidere, nella sua logica distorta, era il mezzo per uscire dalla massa indistinta e diventare protagonista. E ora lo è, nel carcere minorile in cui è rinchiuso, temuto e rispettato dagli altri giovani reclusi. A raccontarcelo è la madre, Eva Katchadourian, newyorkese di successo, in una serie di lettere al marito assente. Attraverso le sue parole si snoda la storia della famiglia e dei suoi componenti: Eva, con il suo rapporto ambivalente nei confronti della maternità, il marito Frank, sempre pronto a giustificare il figlio in totale contrasto con lei, e lo stesso Kevin, un piccolo genio del male da quando ha aperto gli occhi sul mondo. Lettera dopo lettera, è un susseguirsi di fatti e di episodi che scavano nella vita familiare e ci restituiscono un quadro lacerante, sofferto, filtrato dalla lucida intelligenza e dalla profonda umanità di Eva, che non smette di chiedersi se non sia anche sua, e del rapporto di malcelata ostilità con il figlio, la colpa di quanto è successo.
"Lo storico non ha il diritto di interrompere il racconto nel punto culminante di interesse. Avevo il dovere assoluto di proseguirlo, e di descrivere, per lo meno, ciò che il resto dell’esercito pensò di quell’atto prettamente anticostituzionale compiuto dalla Guardia di Palazzo; e ciò che ne pensò dal canto suo il Senato."
Claudio è un uomo affabile, un uomo mite, è uno studioso la cui vita cambia improvvisamente e inaspettatamente quando viene acclamato imperatore dai pretoriani. Circondato ma non travolto dagli intrighi di corte, dalle passioni, dai tradimenti che falcidiano sia la sua famiglia sia i suoi avversari, riuscendo quasi involontariamente a rimanere a margine delle lotte di potere, Claudio giunge a passo regolare e misurato verso l’apice del successo. Ma la sua vita, sino a ora e da ora in poi, non è una vita facile, non è neppure felice, né tantomento gloriosa: è la vita di un riformatore prudente, calunniato e temuto come tiranno capriccioso e sanguinario. Attorno a lui si muovono le ambizioni sfrenate delle "sue". donne, come Messalina, sua giovanissima e sfrenatamente ambiziosa moglie, o Agrippina, che, forse, fu responsabile della sua morte prematura.
C'era ancora la guerra il giorno in cui Mary prese la nave per l'Inghilterra. Sulla nave si sistemò in un cantuccio, i due fratelli uno di fronte all'altro, lei con la testa poggiata sulla spalla del padre, la guancia sul cappotto che sapeva di terra e fumo di torba dell'Irlanda. A Liverpool, il padre e i fratelli la misero sul treno per Londra e se ne andarono. Mary arrivò a Hampstead, nella casa dove doveva prendere servizio. Raggiunse la sua stanza all'ultimo piano, ordinò i vestiti in un baule sotto il letto e cominciò la sua nuova vita. Puliva i camini, scrostava pentole e tegami, scarpe e gradini, lavava, stendeva e stirava il bucato, accendeva il fuoco in tutte le stanze. Era giovane e bella, e la governante la spediva spesso nella stanza del padrone di casa. Qualche mese dopo, Mary cominciò a indossare vestiti più larghi, a mangiare poco e a smettere di andare al cinematografo. E un giorno, dopo aver lasciato sul letto un biglietto che non diceva niente e un mese di stipendio, prese l'autobus per l'ospedale, dove partorì un bambino che, appena nato, le fu portato via. È passato molto tempo da allora e Mary non si è più mossa dall'Irlanda, ha avuto quattro figli, li ha visti crescere e diventare adulti, li ha visti prendere moglie e marito e mettere su casa, ma non ha mai smesso un solo istante di sperare che il figlio perduto attraversasse un giorno il mare per venire da lei. Quello che Mary non sa è che quel giorno è finalmente arrivato...
Guidata da pochi principi, quasi tutti appresi alla scuola di recitazione, Julia Lambert ("la più grande attrice d'Inghilterra") sa decisamente irretire il suo pubblico. Ma Julia sembra sempre sul punto di cadere: in un matrimonio mediocre, in un amore con un ragazzo che ha vent'anni meno di lei, nei trabocchetti tesi dai debuttanti che vorrebbero rubarle la scena. E ogni volta il lettore, spettatore dal loggione, vorrebbe metterla in guardia. Ma Julia riesce a scegliere benissimo da sé il tono, il gesto, l'inquadratura.
I primi quattro racconti di questa raccolta sono percorsi da una vena di ironica malinconia per le occasioni mancate e per il passaggio inesorabile del tempo. In Nona e Tredicesima un musicista di piano-bar sogna ciò che avrebbe potuto essere; in V.O. Versione originale un regista della giuria di un festival dell’horror e del fantasy tentenna tra due rapporti possibili per ripiombare nell’inconcludenza di una vita mediocre; in Ai ferri corti una coppia di pensionati vive nella solitudine rassegnata di una casa sul mare alla quale non sono riusciti a dare un nome, neppure dopo anni di lunghe discussioni; in Leida una donna spiega la nostalgia a un giovane ammiratore. I successivi tre racconti sono storie compiute e allo stesso tempo – come dice l’autore nella nota introduttiva – schizzi e frammenti per un’opera di più ampio respiro intitolata Unrest, che traccia la storia di una famiglia borghese nella seconda metà del Ventesimo secolo. In Ivy e le sue sciocchezze l’io narrante è il figlio più piccolo, che a dieci anni, mentre la famiglia allargata è riunita per Natale, vede il fantasma di un uomo assassinato dalla moglie che cerca di uccidere la nonna. In Pentatonica assistiamo alla prima frattura di un matrimonio che rivela la fondamentale diversità nel sentire dei coniugi, durante il saggio a scuola della figlia. E in Rotary Park una donna scompare proprio alla vigilia di Natale nell’impossibilità di porre rimedio al senso di inquietudine che domina il suo matrimonio. Infine, Billy Wilder. Diario di un’ossessione, il racconto che chiude la raccolta, evoca la vera ossessione dell’autore per un film amato di Billy Wilder, La vita di Sherlock Holmes, e in particolare per la colonna sonora.
Tutti i racconti di Jonathan Coe e un diario della sua ossessione per Billy Wilder scritto per i “Cahiers du Cinéma”.
I primi quattro racconti di questa raccolta sono percorsi da una vena di ironica malinconia per le occasioni mancate e per il passaggio inesorabile del tempo. In "Nona e Tredicesima" un musicista di piano-bar sogna ciò che avrebbe potuto essere; in "V.O. Versione originale" un regista della giuria di un festival dell'horror e del fantasy tentenna fra due rapporti possibili per ripiombare nell'inconcludenza di una vita mediocre; in "Ai ferri corti" una coppia di pensionati vive nella solitudine rassegnata di una casa sul mare alla quale non sono riusciti a dare un nome, neppure dopo anni di lunghe discussioni; in "Leida" una donna spiega la nostalgia a un giovane ammiratore. I successivi tre racconti sono storie compiute e allo stesso tempo - come dice l'autore nella nota introduttiva - schizzi e frammenti per un'opera di più ampio respiro intitolata "Unrest", che traccia la storia di una famiglia borghese nella seconda metà del Ventesimo secolo. In "Ivy e le sue sciocchezze" l'io narrante è il figlio più piccolo, che a dieci anni, mentre la famiglia allargata è riunita per Natale, vede il fantasma di un uomo assassinato dalla moglie. In "Pentatonica" assistiamo alla prima frattura di un matrimonio che rivela la fondamentale diversità nel sentire dei coniugi, durante il saggio a scuola della figlia. E in "Rotary Park" una donna scompare proprio alla vigilia di Natale nell'impossibilità di porre rimedio al senso di inquietudine che domina il suo matrimonio. Infine, "Billy Wilder. Diario di un'ossessione", il racconto che chiude la raccolta, evoca la vera ossessione dell'autore per un film amato di Billy Wilder, "La vita di Sherlock Holmes", e in particolare per la colonna sonora.
Solenne e grandiosa come il fiume Nilo, la civiltà egizia è una gemma splendente, incastonata per volere degli dei in una terra ostile, dominata da aridi deserti. Secoli di pace laboriosa, in armonia con il respiro del fiume, hanno reso l'Egitto nobile e magnifico: ora però lo splendore della gemma si sta accendendo di cupi bagliori e un nuovo fiume prende a scorrere nel paese. È un fiume di sangue e di morte, le cui sorgenti sono sia nel falso Faraone, il Pretendente Rosso, che minaccia l'unità del regno e la maestà del vero sovrano, Mamose VIII, sia in un'orda di popoli selvaggi che, con l'ausilio di misteriore creature veloci come il vento, saccheggia ed è ormai prossima a impadronirsi della superba Tebe. Cinto d'assedio da nemici spietati e minato all'interno da oscuri intrighi, l'Egitto dovrà affidare il suo destino a quanti si sentono figli del dio del fiume, del grande Nilo: Tanus, il guerriero dai capelli di rame e dal braccio potente; Lostris, affascinante e saggia ma costretta ad accettare lo scettro di un regno cui volentieri rinuncerebbe per amore di Tanus; Taita, umile schiavo dotato di curiosità e di ingegno multiforme. Sarà proprio il dio del fiume a segnare la strada per il viaggio verso la pace, un viaggio in cui tutti, uomini e donne, servi e nobili, saranno chiamati a provare con lacrime e sangue la loro devozione per l'Egitto.
Inverno 2016: un'altra stagione piovosa a Londra, seguita da un'umida estate. Ma questa volta succede qualcosa di molto diverso. La diga che regge le acque del Tamigi crolla, trasformando tutta la città in un immenso acquitrino. Quando l'acqua si ritira, sembra riprendere il normale corso degli eventi. Ma il livello del mare comincia ad alzarsi a una velocità spaventosa, minacciando di sommergere completamente le città costiere in meno di due anni. L'intera umanità è nel panico, i punti di riferimento svaniscono, le cose materiali perdono valore. Attraverso Lily, Helen, Gary e Piers viviamo l'esperienza di una vera alluvione e il tentativo di sopravviverle.

