
Evie Steppman ha sessantaquattro anni quando decide di chiudersi nell'attico della sua casa sul mare, in Scozia, con l'intenzione di scrivere la storia della sua vita prima che i ricordi la abbandonino, e prima che non vi sia più traccia del dono, o della maledizione, che ha accompagnato tutta la sua esistenza e di cui si è nutrita la sua memoria: un udito eccezionalmente fine, al di fuori della portata della gente comune, una capacità di cogliere e comprendere decine, centinaia di suoni contemporaneamente, e di costruire attraverso essi una personale, originale, unica "mappa del mondo". Ora, con quei poteri di ascolto, se ne sta andando anche la memoria, il ricordo di persone, luoghi, vicende che hanno risuonato nella sua mente per lunghi anni, ma che ora rischiano di essere sommersi dall'insignificante brusio del presente. E cosi, partendo dai suoni dell'attico di Gullane, dal tic-tac di un vecchio orologio privo della lancetta dei minuti, Evie ripercorre la sua non comune esistenza: l'infanzia a Lagos, alla fine della seconda guerra mondiale e al tramonto dell'Impero britannico, tra libertà e abbandono, tra i tentativi di un'istruzione convenzionale e le fughe nei bassifondi nigeriani; la vita adulta, sempre inquieta e precaria, tra la Scozia e l'America, tra una lunga storia sentimentale e la solitudine, tra un tentativo di suicidio e la dedizione alle più disparate attività per guadagnarsi da vivere.
Kullervo figlio di Kalervo è forse il personaggio più oscuro e tragico di Tolkien. "L'infelice Kullervo", come lo definisce Tolkien stesso, è uno sfortunato orfane dotato di poteri sovrumani e avviato a un tragico destino. Cresciuto nella casa dell'oscuro mago Untamo, che ha ucciso suo padre, rapito sua madre e che per tre volte ha cercato di ucciderlo quando era ancora un bambino, Kullervo non ha nulla al mondo se non l'amore della sorella gemella, Wanona, e la protezione di Musti, un cane nero dai poteri magici. Quando viene venduto come schiavo, il ragazzo giura di vendicarsi del mago. Tolkien scrisse che "La Storia di Kullervo" era il suo tentativo di creare una leggenda originale, oltre che un nodo importante nelle vicende della Prima Era: Kullervo infatti è antenato di Turin Turambar, l'eroe tragico e incestuoso del "Silmarillion". Con la sua potenza narrativa autonoma, "La Storia di Kullervo" è un tassello fondamentale nella struttura del mondo creato da Tolkien, e viene qui pubblicata per la prima volta con annotazioni, saggi e altri materiali sull'opera che ha ispirato l'autore, il "Kalevala".
Parigi, 1784. Pochi anni prima della Rivoluzione. Camille è un giovane avvocato smaliziato e dalle idee stravaganti, un enfant terrible attorno al quale si affollano pettegolezzi di ogni genere; Georges-Jacques, anche lui avvocato, è un colosso dal viso sfregiato accanto al quale gli altri uomini appaiono piccoli, deboli, sottomessi; Maximilien è un giovane procuratore sempre dalla parte degli oppressi. Gli amici li chiamano per nome, ma nei tribunali sono conosciuti come Desmoulins, Danton e Robespierre. Nati in provincia da famiglie che li avrebbero voluti sistemati con un matrimonio combinato e una vita convenzionale, ma decisi a non accontentarsi, i tre sono riusciti a completare gli studi e arrivare a Parigi, dove proprio in quegli anni "tutte le persone giuste si stanno radunando", dice Camille. Centro del mondo per eccellenza, infatti, la Parigi del 1784 è sì il luogo dove si decidono le sorti dell'intera Francia, ma anche una città in cui i poveri muoiono di fame e i cadaveri giacciono ammucchiati agli angoli di strada. Una città tesa fra l'austerità dell'ancien regime e l'idea di un mondo nuovo e più giusto come quello che i giovani discutono nei caffè e nei circoli. E in questo clima, mentre il malcontento inizia a fermentare in tumulti e improvvisi scoppi di violenza, saranno proprio Robespierre, Danton e Desmoulins a incarnare le speranze di un'intera generazione e a legare il loro destino di eroi tragici alla Rivoluzione.
Alla fine del 1933 il diciottenne Leigh Fermor lasciò l'Inghilterra con uno zaino, un vecchio cappotto militare, due libri di poesia, una sterlina alla settimana da ritirare al fermoposta e l'inflessibile proposito di raggiungere a piedi Costantinopoli. Grazie alla sua curiosità onnivora e alla precisione visuale della scrittura, quell'impresa, raccontata a distanza di oltre quarant'anni in "Tempo di regali" (1977) e "Fra i boschi e l'acqua" (1986), è ormai parte del canone della letteratura di viaggio; ma la narrazione si arresta fra i gorghi delle Porte di Ferro, e Leigh Fermor, morto nel giugno 2011 all'età di 96 anni, non è mai riuscito a pubblicare l'ultimo volume della progettata trilogia. L'hanno fatto per lui, fortunatamente, Colin Thubron e Artemis Cooper, i suoi esecutori letterari: e leggendo di palazzi aristocratici, nottate all'addiaccio e migrazioni di cicogne, esperimenti con l'hashish, chiese bizantine ed eruzioni di ferocia nazionalista non potremo che riconoscere l'inconfondibile voce di Leigh Fermor e la sua capacità di assorbire qualsiasi cosa infondendole profondità storica - e conservando intatto il debordante entusiasmo dei diciotto anni.
Più che un sospetto è una certezza: ai vertici dei servizi segreti inglesi c'è un traditore. Un finto amico che fa il gioco del nemico e che è assolutamente necessario smascherare il più in fretta possibile per la sicurezza della Gran Bretagna e dell'intero occidente. Esiste solo un uomo capace di snidare la talpa: George Smiley. Stretto in una rete di menzogne e di dissimulazioni, deve scovare il peggiore dei nemici proprio tra coloro con cui ha diviso una vita di lavoro e di pericoli.
Dall'autore de 'Il trionfo del re' e 'Vieni ruota! Vieni forca!, un romanzo-ritratto di Maria Tudor, la famigerata Maria "la Sanguinaria" calunniata da secoli di propaganda anticattolica. " Dopo aver narrato le persecuzioni anticattoliche in Inghilterra in 'Il trionfo del re' e 'Vieni ruota! Vieni forca!' durante i regni di Enrico VIII e Elisabetta I, Benson racconta in questo romanzo la dolorosa storia di Maria Tudor, passata alla storia con l'appellativo di Sanguinaria" in quanto cattolica, dopo secoli di stereotipi e pregiudizi che ne hanno deformato la memoria. Non un ritratto idilliaco, anzi contraddistinto da molte ombre che caratterizzarono il regno di questa sovrana: l'incapacità di farsi amare e trovare affetto, il ristabilimento della religione cattolica tramite l'eliminazione di ribelli e dissidenti, il fallimento del suo matrimonio con Filippo II di Spagna, la rabbia di dover lasciare il trono alla sorella Elisabetta con il rischio di una nuova politica di protestantizzazione dell'Inghilterra. Un acuto ritratto psicologico finalizzato all'incontro con Cristo, l'unico in grado di donare autenticamente la pace. "
Yashim è eunuco di corte. Gli piacciono la buona cucina e i libri. Ama le donne, con impeto e pudore. Ma in questi tre casi lo aspettano giorni duri. Oscuri complotti scuotono la città. "L'albero dei giannizzeri" segna la prima apparizione assoluta dell'insolito detective che si trova alle prese con una serie di omicidi misteriosi che scuotono il Palazzo. Una giovane circassa dell'harem, quattro cadetti della Nuova Guardia che da qualche tempo ha sostituito i Giannizzeri, sciolti dopo la loro rivolta di dieci anni fa... Nel secondo romanzo che lo vede protagonista, "Il serpente di pietra", Yashim, più che mai solo, deve combattere contro un incubo che sembra risvegliarsi da un passato antichissimo che ci parla addirittura del Santo Graal. Infine, nel terzo romanzo, "Il ritratto Bellini", il nostro detective viene inviato in missione a Venezia, dove è riapparso un ritratto simbolo dell'antica grandezza ottomana, scomparso da Instanbul quattro secoli fa, che però semina morte, suscita amori, dissolve ricchezze favolose.
Bastarono poche stagioni di frenesia creativa, prima della morte a venticinque anni, per fare di John Keats il poeta romantico per eccellenza: un giovane in continuo fermento e in costante trasformazione, immerso nel labirinto del proprio tirocinio poetico, con una mente assetata di grandezza e bellezza, logorata da un inafferrabile languore esistenziale e sempre pronta all'intuizione folgorante. Ma chi era il vero John Keats? Per scoprire la fisionomia che si celava dietro la maschera dei versi, indispensabile è il suo esuberante epistolario, crogiolo di prosa e versi estemporanei, idee filosofiche e teorie poetiche, in cui Keats riversa sogni, speranze, delusioni, paure, frustrazioni, amori e gelosie, con irreprimibile spontaneità. Dal tono scanzonato del diario di viaggio nel Nord dell'Inghilterra e in Scozia alle note ardenti e tormentose della corrispondenza con Fanny Brawne, dalle lunghe missive affettuose al fratello George e alla cognata oltreoceano a quelle briose e colloquiali indirizzate a gli amici più cari e a poeti come Hunt e Shelley: sempre affiora e si espande una personalità complessa e insofferente, spesso geniale - e votata all'infinito: «Ciò che penso dell'amore ritengo infatti sia valido per tutte le nostre passioni: nella loro forma più sublime, sono tutte creatrici di bellezza assoluta». Questo volume offre la più ampia scelta delle lettere di John Keats (Londra, 1795-Roma, 1821) mai pubblicata in Italia, ed è corredato da accurate, illuminanti note di commento.
Questa è la storia di un trauma sessuale. Non era più di primo pelo quando gli accadde, era un adulto fatto e finito; e consenziente - assolutamente consenziente. Ma non per questo non ne è stato segnato: Keith ha poco più di vent'anni durante quell'estate torrida, infinita ed eroticamente decisiva che trascorre in un castello italiano insieme alla sua ragazza, un'amica e un variegato manipolo di altri personaggi degni di una commedia shakespeariana. Qualche escursione, un ozioso tuffo in piscina e non resta molto con cui occupare il tempo se non flirtare con gli altri giovani della compagnia e abbandonarsi alle proprie ossessioni. Due, nel caso di Keith: il sesso e la letteratura. Sono anni in cui l'educazione sentimentale inizia a esser declinata come un bollettino di guerra: quella tra i sessi naturalmente, di cui Keith si trova a essere volenteroso ma smarrito fantaccino spedito a un fronte mai come allora in movimento. Un eccitante (o angosciante) interregno sospeso tra il ritiro dell'ancien regime sessuale cacciato dalla rivoluzione dei costumi e l'instaurarsi di un nuovo governo: del resto, come dice il poeta, "il mondo uscente non lascia eredi, bensì una vedova incinta". E poi c'è la letteratura: la conquista faticosa, perennemente inconclusa, di un proprio stile, di una propria voce che riecheggi quella dei padri (ripercorsi uno dopo l'altro come in un particolareggiato compendio della materia) ma che da loro non si faccia sopraffare...
In una innominata cittadina dell'Irlanda contemporanea un ragazzo salta in aria nel giardino di casa. La versione ufficiale è che "stava fabbricando un razzo", il sospetto è che fosse un bombarolo legato all'Ira. La madre viene ricoverata in un ospedale psichiatrico in stato di choc. La famiglia fa quadrato intorno all'amour fou di questa madre per il figlio compianto. La figlia Olivia decide di sacrificare gli anni dell'adolescenza, e solo quando vede la situazione migliorare, col ritorno della madre a un'apparente normalità, lascia l'Irlanda per l'Inghilterra per fare l'attrice. Farà ritorno sull'isola per assistere alla morte del padre e aiutare la madre in quella circostanza. Poco a poco, tutte le ferite aperte dalla morte violenta del ragazzo sembrano rimarginarsi. "La verità sull'amore" è il sesto romanzo di Josephine Hart, il suo romanzo più ambizioso, che segna il suo grande ritorno in Irlanda. Se "Il danno" mostrava come un uomo apparentemente stabile ed equilibrato poteva essere letteralmente distrutto da una romantica ossessione, qui si procede in senso contrario, per mostrare come il cuore si può rimettere insieme dopo essere stato spezzato. Un romanzo psicologico sul dolore e sull'elusività della consolazione: sul cuore, le sue ragioni, le sue regole segrete.
Quando un misterioso pacco viene consegnato a Robin Ellacott, la ragazza rimane inorridita nello scoprire che contiene la gamba amputata di una donna. L'investigatore privato Cormoran Strike, il suo capo, è meno sorpreso, ma non per questo meno preoccupato. Solo quattro persone che fanno parte del suo passato potrebbero esserne responsabili - e Strike sa che ciascuno di loro sarebbe capace di questa e altre indicibili brutalità. La polizia concentra le indagini su un sospettato, ma Strike è sempre più convinto che lui sia innocente: non rimane che prendere in mano il caso insieme a Robin e immergersi nei mondi oscuri e contorti degli altri tre indiziati. Ma nuovi, disumani delitti stanno per essere compiuti, e non rimane molto tempo...
Ogni volta che Tess entra nella cucina della madre Flavia, ad accoglierla è il familiare profumo di pistacchio e cannella. Della Sicilia che ha lasciato tanti anni fa per l'Inghilterra, Flavia ha conservato solo questo, i dolcissimi odori e sapori dell'isola. Ma, stavolta, Tess non è lì per intingere un dito nella morbida crema di una cassata o per sbirciare le ricette che la madre annota: ha appena ricevuto una lettera, ed è di questo che vuole parlarle. Una lettera che potrebbe cambiare tutto. A quasi quarant'anni, lasciato il marito, Tess vive all'ombra di un amore negato, quello di Robin, eternamente sposato a un'altra. Ora, però, ha ricevuto un regalo inaspettato: com'è scritto nella lettera dell'avvocato, qualcuno le ha lasciato in eredità un'antica villa in un luminoso angolo di Sicilia, a picco sul mare e immersa negli aranceti... Flavia è l'unica che può saperne qualcosa, ma lei da tempo si è gettata alle spalle la gioventù in Sicilia. Di quel tempo le resta solo un ricordo che vuole assolutamente tenere tutto per sé. A Tess non resta dunque che partire, per capire lei stessa che cosa leghi la casa alla sua famiglia, e perché mai un vecchio benefattore le abbia regalato quel pezzettino di paradiso. E mentre scopre i mille segreti di Villa Sirena, accarezzando l'idea di farne un accogliente bed & breakfast e imparando a conoscere il paesino intorno, allegro e disordinato, Tess si accorge che la vita può essere davvero dolce come una granita.