
La nonviolenza non è l’opzione di un’élite intellettuale, ma un’alternativa pratica che inizia dalla quotidianità di ciascuno. Essa non può dunque essere confusa con la passività o con l’indifferenza poiché sposta il piano del confronto dalla prova di forza a quello della riflessione sui valori e sulla giustizia, imponendo una modifica radicale nel modo di pensare della società civile. La riflessione di questo libro si snoda su due livelli: uno è storico, attraverso l’interpretazione di alcuni avvenimenti a partire dalla prospettiva nonviolenta, l’altro è filosofico-politico, sia attraverso il confronto con la tradizione occidentale sia proponendo una concezione tipicamente orientale, in cui la dimensione spirituale dell’essere umano svolge un ruolo essenziale.
Sommario
Prefazione (Debora Tonelli). Introduzione. 1. Non violenza nell’induismo, nel jainismo e nel buddismo. 2. Cristianesimo e non violenza. 3. Islam e nonviolenza. 4. Fondamenti filosofici della nonviolenza. 5. Gandhi e la nonviolenza. 6. La nonviolenza pragmatica. 7. Critiche alla nonviolenza. 8. La nonviolenza nel XX secolo. 9. La nonviolenza nel XXI secolo. Conclusioni: democrazia e nonviolenza. Ringraziamenti. Bibliografia.
Ramin Jahanbegloo, filosofo iraniano naturalizzato canadese, è professore di Scienza politica all’Università di Toronto. Nel 2006 è stato arrestato dalle autorità di Teheran con l’accusa di tramare per il rovesciamento del regime iraniano. Il Consiglio dell’Unione Europea e numerosi intellettuali – tra i quali Chomsky, Coetzee, Eco, Habermas e Rorty – sono intervenuti per la sua liberazione, avvenuta dopo quattro mesi di carcere. Nel 2009 ha ricevuto in Spagna il Premio per la Pace delle Nazioni Unite.
Debora Tonelli è ricercatrice senior presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
"La filosofia di Umberto Eco" e stato pubblicato in prima edizione nella Library of Living Philosophers, fondata nel 1938, serie in cui, nel tempo, sono usciti volumi dedicati, tra gli altri, a Bertrand Russell, Albert Einstein, Jean-Paul Sartre e Hilary Putnam. La formula della collana prevede una Autobiografia intellettuale e il contributo critico di una ventina di studiosi, a livello internazionale, con la risposta per ciascuno da parte dell'autore. Eco, unico italiano nella serie, viene presentato al lettore di lingua inglese come "il più interdisciplinare studioso ad oggi e il più ampiamente tradotto". Fondatore della semiotica moderna, e noto in tutto il mondo per i suoi lavori sulla filosofia del linguaggio e l'estetica. Con la sua narrativa, e diventato figura di riferimento della letteratura contemporanea. I suoi scritti abbracciano ambiti fondamentali e disparati come la pubblicità, la televisione, le arti visive e i fumetti, come pure questioni filosofiche riguardanti la verità, la realtà, la cognizione, i linguaggi e la letteratura. I saggi critici di questo volume coprono tutto l'arco di tale produzione, spaziando attraverso i più vari territori di indagine. L'esito e un grande caleidoscopio, con tutti i volti di Eco e tutti i suoi "mondi", dove ciascun lettore potrà trovare il percorso a sé più affine. Partendo da un unicum, la sua Autobiografia, dove racconta come e successo che un bambino curioso di libri, che disegnava storie ispirate ai pirati dei Caraibi, sia diventato Umberto Eco.
Filosofo, logico, matematico e attivista, Bertrand Russell non è stato soltanto una figura centrale per il suo contributo alla logica e alla disciplina matematica nel XX secolo, ma anche un uomo di grande spessore etico, tormentato dalle profonde inquietudini della sua epoca e desideroso di lasciare un segno, intellettuale e civile, nel mondo. In questa straordinaria autobiografia, Russell torna sulla sua difficile infanzia trascorsa in un ambiente vittoriano intriso di ipocrisia e tabù, ricorda l’esaltante scoperta della filosofia e della matematica e rievoca la sua inesauribile battaglia pacifi sta, che a più riprese lo portò a scontrarsi contro il potere, al punto da finire in carcere.
Bertrand Russell (Trellech 1872 – Penrhyndeudraeth 1970) è stato una delle figure più importanti del XX secolo in virtù della sua straordinaria capacità di accostare la riflessione filosofica alle discipline scientifiche, in particolare alla logica e alla matematica. Nel 1950 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura. Di Russell, Mimesis ha pubblicato Sintesi filosofica (2018).
La democrazia è oggi in crisi anche in paesi nei quali, fino a qualche anno fa, sembrava un sistema irreversibile. Luigi Ferrajoli, uno dei più illustri giuristi del nostro tempo, indaga le ragioni molteplici ed eterogenee di tale crisi per confutare la convinzione paralizzante e diffusa che a quanto accade non esistano alternative, e per ricordare che queste esistono, e consistono nella costruzione delle garanzie e delle istituzioni di garanzia dei diritti fondamentali e dei principi di pace e di uguaglianza contenuti nelle tante carte costituzionali e internazionali di cui sono dotati i nostri ordinamenti. Naturalmente, la democrazia non è soltanto una costruzione giuridica. È soprattutto una costruzione sociale e politica, dipendente da presupposti extra-giuridici che però il diritto può sia promuovere che scoraggiare: la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica; la formazione del loro senso civico; la maturazione di un'opinione pubblica che prenda sul serio il nesso tra pace, democrazia, uguaglianza e diritti fondamentali; lo sviluppo, nel senso comune, della consapevolezza delle dimensioni sempre più allargate degli interessi pubblici, generali e comuni all'intera umanità, e perciò della necessità di un'espansione tendenzialmente planetaria del costituzionalismo all'altezza dei poteri, dei problemi e delle sfide globali.
Chi parla, soprattutto se da posizioni di autorità o in contesti istituzionali, ha una pesante responsabilità: ciò che diciamo cambia i limiti di ciò che può essere detto, sposta un po' più in là i confini di ciò che viene considerato normale, assodato, legittimo. E cambiare i limiti di ciò che può essere detto cambia allo stesso tempo i limiti di ciò che può essere fatto: ci abituiamo a una mancanza di attenzione e vigilanza sulle parole, che rende più accettabile la mancanza di vigilanza sulle azioni. Il silenzio, l'indifferenza o la superficialità con cui spesso accogliamo gli usi offensivi di altri corrono il rischio di trasformarsi in consenso, approvazione, legittimazione - e muta noi in complici e conniventi. Così il libro indaga una delle declinazioni più interessanti del tema della violenza: quello che è diventato comune chiamare hate speech ('linguaggio d'odio' o 'discorso d'odio'). Con questo termine si indicano espressioni e frasi che comunicano derisione, disprezzo e ostilità verso gruppi sociali e verso individui in virtù della loro mera appartenenza a un gruppo; le categorie bersaglio dei discorsi d'odio vengono identificate sulla base di tratti sociali come etnia, religione, genere, orientamento sessuale, (dis)abilità. Lo hate speech raccoglie usi discorsivi estremamente vari: dalla propaganda nazista alle leggi sull'apartheid, dal discorso ideologico di certe formazioni politiche fino agli esempi quotidiani di linguaggio d'odio divenuti ormai tristemente frequenti. Un tema diventato ancor più d'attualità con il diffondersi dei nuovi media: commenti sessisti, insulti razzisti e attacchi omofobici hanno trovato un ambiente ideale per esprimersi online, dove spesso mancano mediazioni, filtri o (auto)censure.
«Se chiedo il bollito non voglio il piatto che richiama concetti di carni bollite, ma un carrello dei bolliti». Tullio Gregory, filosofo, ma anche grande gourmet, tuona così contro la cucina creativa in nome della grande tradizione gastronomica italiana, di cui resta poca traccia nella cultura d'oggi. Si deve, al contrario, ritrovare il senso di una civiltà della cucina, perché a tavola - come diceva lui - c'è «davvero quella verità intera, piacevole, morbida e profumata che possiamo non solo contemplare ma anche gustare». Attraverso racconti su alcuni alimenti e consigli di lettura, decaloghi del perfetto gastronomo e indicazioni di cottura, questo libro traccia il percorso della 'civiltà del gusto' e del piacere della tavola. Solo in questo modo sarà possibile riconquistare il patrimonio di tradizioni enogastronomiche che è parte integrante della nostra storia e recuperare la gioia del convito, momento fondamentale del vivere civile.
Ogni civiltà è fondata sulla relazione «violenta», conflittuale, mortale, tra i suoi membri, che è alla fine riequilibrata dal momento riparatore del religioso e del sacro. Le comunità si scagliano contro la vittima sacrificale, ne costruiscono il mito e ne praticano il rito in modo ripetitivo, in ricordo dell’evento fondatore. Tutte le civiltà sono vissute in una sorta di semi-incoscienza, che via via si chiarisce con l’avvento della religione giudaico-cristiana, che agli occhi di Girard rappresenta una clamorosa smentita della menzogna mitologica. Questa nuova autocoscienza, che culmina non a caso con il racconto della Passione di Gesù, la sua morte e resurrezione in Croce, è la denuncia più eclatante della menzogna perpetrata ai danni della vittima innocente che sia mai stata proferita nella storia. L’evento evangelico è la «demistificazione» definitiva di quella mentalità che da sempre sposa la causa degli accusatori e inveisce contro le vittime.
Nel recente dibattito filosofico sta emergendo l'idea che le relazioni intersoggettive possono validamente essere considerate come il tratto costitutivo dell'umanità dell'uomo, della sua natura e identità. Tra i filosofi che, nel Novecento, hanno cercato di mettere a tema l'identità relazionale e intersoggettiva degli umani Maurice Nedoncelle, significativo protagonista del pensiero filosofico del XX secolo, è certamente un autore che offre rilevanti indicazioni per una comprensione della struttura relazionale della persona umana concretata in una dimensione compiutamente interpersonale ed espressa dalla categoria della reciprocità. Lo studio presenta la portata originale e feconda della prospettiva filosofica nédoncelliana, che riafferma l'inevitabilità del riferimento alla persona, significativamente colta nella relazione intersoggettiva come reciprocità d'amore.
Mai come oggi, nella crisi che ha colpito il mondo intero, le istituzioni nazionali e internazionali risultano necessarie a fronteggiare l'emergenza sanitaria, economica, sociale e politica. Eppure esse ci sono apparse più volte inadeguate, se non addirittura responsabili di quanto è accaduto. Perché? Una diffidenza che non nasce ora, ma è l'esito ultimo di un'interpretazione repressiva delle istituzioni, che ha trovato il suo culmine nella loro contrapposizione ai movimenti. Contro di essa una lettura nettamente diversa, originale e provocatoria, che valorizza il processo istituente come prassi innovativa, e che ci costringe a ripensare radicalmente la relazione costitutiva dell'istituzione con la politica e la vita.
Nella babele delle storie della filosofia, delle correnti di pensiero, delle ideologie e delle verità di ognuno, questo libro offre una visione semplice, alla portata di tutti, organica e unitaria del pensiero. Come si può pensare e come non si deve, per non naufragare nel mare delle opinioni. Dopo il successo di Filosofia per tutti Stefano Fontana ci offre una chiave di comprensione dei diversi ambiti del pensiero così come sono stati elaborati dalla bimillenaria tradizione cristiana che ha fatto propria - soprattutto con Tommaso d'Aquino - la grande tradizione del mondo classico.
Intorno agli anni Quaranta del Novecento, grazie agli studi del filosofo americano Arthur Oncken Lovejoy, nasce negli Stati Uniti la storia delle idee come disciplina autonoma, distinta dalla storia della filosofia e incentrata sul concetto di processo ed elaborazione inteso come continua mutazione. Proprio i testi di Lovejoy costituiscono il punto di partenza della riflessione di Jacques Le Goff che, con la chiarezza del divulgatore e una scrittura seducente, ripercorre tutti i passaggi che hanno caratterizzato l'accoglienza della disciplina in Europa e le sue conseguenze nell'elaborazione sociale e politica. La sua indagine dimostra come l'uomo attraverso la storia delle idee abbia saputo trovare una via d'uscita dai vincoli della storia, su cui è ancora possibile in qualche modo influire grazie alla consapevolezza politica e alla conseguente azione. Con un saggio di Francesco Mores.
Quando si parla di «responsabilità pubblica» o «dovere istituzionale», di «burocrazia» o «corruzione», ci si imbatte in una serie di parole certo largamente utilizzate, ma secondo un significato spesso troppo semplificato, non di rado mal compreso, in alcuni casi stravolto. In un'epoca di grandi mutamenti quale quella che stiamo affrontando, il rischio di una svalutazione della dimensione etica che deve guidare a ogni livello l'azione delle istituzioni e la condotta di ciascuno di noi è certo molto concreto. Nasce da qui l'esigenza di un ideale lessico per le istituzioni, che illustri agli specialisti, al mondo dei funzionari pubblici e a ogni cittadino quanto ampio e profondo sia il messaggio etico racchiuso in alcune parole «antiche», come queste ultime si siano arricchite di contenuti nuovi - grazie anche all'impulso offerto dall'Autorità nazionale anticorruzione - e come, per il loro tramite, possano inquadrarsi alcune sfide cruciali per il futuro del nostro vivere democratico. Prefazione di Raffaele Cantone.