
La denominazione "filosofia dei valori" ha la sua matrice nella dottrina kantiana del primato della ragione pratica e suoi padri sono i pensatori tedeschi della seconda metà dell'Ottocento. Pur convinto che i fatti umani non possano essere imprigionati in rigide categorie, l'autore li ha raccolti in cinque gruppi a seconda della concezione che hanno dei valori: metafisica, sentimentale, psicologica, relativistica, oggettivo-relazionale. L'inclusione di alcuni filosofi in un gruppo anziché in un altro è stata fatta con non poche perplessità e non a tutti apparirà convincente.
Il volume offre gli strumenti critici essenziali per comprendere l'opera di Paul Ricoeur alla luce delle diverse prospettive storiografiche. Francesca Brezzi analizza il contesto in cui il filosofo francese ha operato, ne analizza le opere, offre una cronologia della vita e delle opere, presenta la storia della critica e un'ampia bibliografia.
Un sisma di inedita forza sollecita lo spazio del politico e le sue categorie. L'esigenza di un ripensamento radicale del politico è diventata ineludibile. Attraverso un confronto con l'intera opera di Derrida, l'autore rilegge, in un'ottica decostruttiva, i principali temi che innervano la tradizione filosofico-politica dell'Occidente: il "lògos" come elemento che definisce la politicità specifica del vivente umano; l'invenzione del "nòmos" in Grecia antica e la nascita del teologico-politico; il potere sovrano nel suo essenziale legame all'eccezione e al sacrificio; il rapporto tra ius e iustitia; l'eredità di Marx, il messianico e l'a-venire della democrazia. Le undici tesi sono però anche un tentativo di ripensare la decostruzione del politico al di là dei limiti del testo in senso stretto e dell'interpretazione. La decostruzione del politico non può muoversi, semplicemente, nella biblioteca filosofica della vecchia Europa. Perché la decostruzione - come Derrida ha scritto - e ciò che accade: nelle cose stesse, nella storia, nello spazio reale del politico; è l'essere-in-decostruzione dell'epoca fallogocentrica in cui si è costituito ed è stato pensato lo spazio del politico come spazio dell'Uno sovrano e comunitario, o meglio, co(im)munitario, teso alla salvaguardia della vita - bios o zoé.
Tra gli autori che hanno maggiormente influenzato l'attività filosofica e culturale di Max Scheler (1874-1928) si deve senz'altro annoverare la figura epocale di Nietzsche. Ricostruendo le principali tappe del dialogo che Scheler intraprende con la filosofia nietzschiana, il presente lavoro risale alle origini della "svolta antropologica" che ha preso avvio nei primi decenni del Novecento e perdura fino al nostro tempo. Da questo confronto emerge la necessità di porre con forza nuova rispetto al passato il problema dell'uomo, prendendo atto delle conseguenze antropologiche generate dai concetti fondamentali del pensiero nietzschiano, dalla sua rivalutazione radicale della "vita" sotto il segno della "morte di Dio". Scheler è consapevole della condizione "ambigua" in cui si trova l'uomo moderno, teso tra gli aspetti pulsionali della vita e le istanze ideali dello spirito, tra l'affermazione di sé e l'amore per l'altro. Per questa ragione ritiene che l'antropologia filosofica non possa fermarsi in ultima istanza alla prospettiva parziale indicata da Nietzsche e ridurre quindi il senso dell'umano ad un unilaterale vitalismo e ad un rigido individualismo. La "peculiare posizione dell'uomo nel cosmo" è infatti quella di un essere aperto allo schiudersi di uno spazio metafisico-religioso e all'incontro con l'alterità.
Alle origini dell'Europa moderna la terminologia di cultura costituisce un patrimonio comune che nasce dal latino, classico e medievale, e si articola variamente confrontandosi con i volgari e venendo a costituire i lessici speciali delle lingue nazionali. Le ricerche di Tullio Gregory indicano alcune linee fondamentali di una translatio studiorum che segna il passaggio dal medioevo alla modernità.
DESCRIZIONE: Bernhard Welte (1906-1983) è stato il pensatore che, forse, ha preso più sul serio la sfida di Heidegger alla filosofia della religione: riproporre la domanda sul senso dell’essere oltrepassando l’orizzonte della metafisica.
Primo titolare, in Germania, della cattedra di "filosofia della religione cristiana", e per molti decenni docente all’università di Friburgo, Welte in opere come Religionsphilosophie (1978), La luce del nulla (1980), Che cosa è credere (1982) ha ripensato la tradizione cristiana svelandone nuovi possibili significati, in un’epoca dove questa tradizione a causa della secolarizzazione pare eclissarsi. Significati che – come mostra questa monografia – ruotano attorno alla categoria di "Nulla". Una parola dove – secondo un mistico come Meister Eckhart, molto amato e studiato da Welte – si celerebbe il mistero di Dio. Un mistero che può ancora offrire, all’uomo nato all’ombra del nichilismo e dell’ateismo, la luce di una speranza? In fondo, è stato questo l’impegno teoretico di Welte: scoprire i frammenti di questa luce in una filosofia della religione per non-credenti.
L'Autore ha trascorso lunghi periodi di ricerca all'estero, presso la Ludwig Universität di Friburgo, occupandosi di filosofia della religione e pubblicando su riviste specializzate. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Antropologia filosofica e attualmente collabora con le Università G. D'Annunzio di Chieti e Roma Tor Vergata.
Il programma di questa pubblicazione si incentra intorno ai due punti focali dell'interesse di Augusto Del Noce: il rinnovamento delle categorie storiografiche in base a cui interpretare la storia della filosofia moderna e contemporanea con una particolare attenzione alla tanto trascurata filosofia italiana; il problema del rapporto filosofia-politica che si estende a quello fra storia della filosofia e storia etico-politica e mette in gioco l'idea della possibilità di una interpretazione filosofica della storia moderna e contemporanea. I "Quaderni" sono aperti a tutti quelli che condividono questa impostazione, nella convinzione che la convergenza su una problematica comune possa costituire un reale punto di incontro in cui mettere alla prova le proprie ricerche, quale che sia la divergenza di iniziali punti di partenza, aprendo così i partecipanti a un autentico "confilosofare".