
Il volume presenta in traduzione italiana con testo a fronte l'"Introduzione" e la "Dottrina fondamentale" (§§ 1-45) della monumentale "Dottrina della scienza" che Bernard Bolzano pubblicò nel 1837, segnando una tappa decisiva nella filosofia contemporanea. Aspro critico di Kant, visse e operò a Praga. L'autore, un tempo scarsamente conosciuto se non per vie indirette, è stato riscoperto sia per l'intrinseco valore delle sue opere e l'originalità della sua riflessione in vari ambiti della ricerca filosofica, sia per l'influenza esercitata su diverse correnti del pensiero novecentesco. Il punto di partenza e il cuore della concezione di Bolzano è l'affermazione del darsi di verità in sé, che sono tali a prescindere dal loro essere conosciute, pensate o enunciate: si stabilisce così il dominio oggettivo della logica, della connessione oggettiva delle proposizioni vere, cui la scienza umana dovrà e potrà riferirsi. Il testo è corredato da un'introduzione, da un profilo bio-bibliografico e da un significativo apparato di note che ricostruisce i numerosissimi riferimenti dell'opera.
I problemi legati all'estetica non erano mai stati al centro degli interessi filosofici di Bolzano fino agli anni Quaranta dell'Ottocento, quando vide la luce Sul concetto di bello, l'inizio di una serie di scritti che rimase incompiuta. In questo saggio l'autore definisce l'estetica come una teoria del bello: il suo primo compito è quello di indagare questo concetto, per distinguerlo da tutti quegli oggetti che hanno qualche affinità con esso - ma che con esso non vanno confusi - e per indicare con precisione quali siano le proprietà di un oggetto bello e le sue tipologie che non si limitano al bello artistico. Attraverso un'analisi rigorosa, in continuo confronto con i massimi pensatori antichi e del suo tempo - da Platone e Aristotele a Kant e Hegel -, queste pagine ci presentano un Bolzano inedito, che dà prova di chiarezza concettuale. «La successione di pensieri cui ci abbandoniamo alla vista di un oggetto bello, nella misura in cui vogliamo godere appunto soltanto della sua bellezza, scorre velocemente davanti alla nostra anima con una tale facilità e rapidità che generalmente non siamo in grado di elevarla a chiara coscienza». Bernard Bolzano.
Tutti concordano circa l'importanza di Platone, ma quasi nessuno è pronto a riconoscere che la conoscenza che ne abbiamo è mediata da secoli di interpretazioni, dibattiti, polemiche. Platone non era un platonico, ha osservato Hans-Georg Gadamer: ma per capire Platone non si può prescindere dai suoi eredi. Colmando per la prima volta questa lacuna, il libro di Mauro Bonazzi propone una ricostruzione dettagliata della storia millenaria del platonismo antico, dalla fondazione dell'Academia nel 380 a.C. alla chiusura della scuola neoplatonica di Atene nel 529 d.C., quando gli ultimi neoplatonici si avventurarono oltre i confini dell'impero romano, nella speranza illusoria di trovare in Persia un governo sensibile alla filosofia. Di contro allo stereotipo di una filosofia perenne che si trasmette identica di generazione in generazione, il lettore scoprirà cosi che a caratterizzare il platonismo antico fu invece una discorde polifonia: una volontà instancabile di seguire le pieghe dei dialoghi e una capacità inesausta di trovare nuove soluzioni nel tentativo di dare conto della ricchezza di Platone in tutta la sua complessità. Da Speusippo a Cicerone, da Cameade a Plotino, scettiche o metafisiche, politiche o epistemologiche, le vicende del platonismo costituiscono una pagina memorabile nel lungo cammino della filosofia antica.
Processo a Socrate è un saggio capace di portare il lettore nel clima culturale della democrazia ateniese e di guardare a quella clamorosa tenzone cercando di comprendere le ragioni di entrambe le parti in conflitto.
Marco Bracconi, “la Repubblica”
Un’indagine ben condotta tra le fonti antiche, con uno stile limpido che consente una lettura agevole sia al lettore non specialista sia al lettore erudito.
Dino Piovan, “Alias - il manifesto”
399 a.C.: la città di Atene condanna a morte uno dei suoi figli più autorevoli, Socrate. Si ripete spesso che si trattò di un processo politico mascherato, per colpire le simpatie oligarchiche dell’anziano filosofo. Ma forse il vero oggetto del contendere in questa vicenda fu proprio il pensiero di Socrate. Fino a che punto una comunità – ieri come oggi – può tollerare che i principi e i valori su cui si fonda siano messi radicalmente in discussione? E davvero le ragioni della filosofia e quelle della città non sono compatibili?
La ricostruzione del processo a Socrate, uno dei più celebri della storia, in cui va in scena il conflitto tra l’integrità morale dell’individuo e le ragioni della politica.
"Quando noi diciamo che l'anima è spirito, non diciamo altro se non che ella non è materia, e pronunziamo in sostanza una negazione, non un'affermazione" scriveva Giacomo Leopardi nel 1824. Ma oggi, a distanza di quasi due secoli, ha ancora senso parlare di anima? Spirito vitale, immortale, capace di provare emozioni e di garantire autonomia e libertà di scelta, fin dall'antichità l'anima ha subito varie trasformazioni semantiche e di contenuto. Finendo per coincidere con la mente e la coscienza, due dei nomi attribuiti a quella "natura superiore" che si ritiene operare nelle nostre decisioni. Attraverso un'indagine dei meccanismi della mente, che parte da Aristotele e Agostino, passa attraverso la filosofia cartesiana e la psicoanalisi freudiana e giunge ai preziosi contributi forniti dal neurocognitivismo, Edoardo Boncinelli pone nuovi interrogativi sull'anima e sul libero arbitrio e risponde ad alcune questioni fondamentali. In che modo conosciamo il mondo? Cosa lega la percezione all'idea di anima? Possiamo quindi definirci liberi? Il risultato è una sorta di autobiografia intellettuale, un viaggio affascinante tra i mille volti dell'anima, in cui l'autore riprende tutti i suoi possibili significati districandosi tra quel principio immateriale, che la tradizione considera come fondamento della vita organica, e le capacità percettive dell'essere umano, che interpreta il mondo attraverso i sensi.
Nella storia della filosofia, della scienza e della cultura in generale, "natura" e "naturale", termini fra i più pregnanti, sono stati usati in accezioni assai diverse, ora sovrapposte, ora intrecciate, ora contrastanti, spesso cariche di implicazioni morali, affettive, estetiche, religiose. Di questa vicenda lunga e intricata dà conto il libro. Le diverse concezioni della natura, da Platone e Aristotele a Darwin fino ai giorni nostri, sono esposte in una prospettiva interdisciplinare, che prende in considerazione sia la tradizione filosofica sia le fonti scientifiche, letterarie e religiose, senza trascurare le recenti riflessioni sulle questioni ambientali.
Come custodire ciò che è comune, in un tempo che sempre più si caratterizza per l'individualismo? Come mantenere aperto tale spazio, quando sembra piuttosto imporsi la dimensione della proprietà, negli ambiti più disparati? Come renderlo vitale, perché contribuisca al benessere del paese e a quello della famiglia umana? Come tutelare la varietà di beni fondamentali - acqua, aria e terra, ma anche conoscenza e legalità? - che danno sostanza e corpo al bene comune? A queste domande rispondono Laura Pennacchi e Alberto Bondolfi, in un dialogo ricco e stimolante, che intreccia filosofia e teologia, economia e diritto. La prospettiva che emerge traccia un contributo efficace per un'etica civile in un tempo di crisi, invitando a esplorare percorsi inediti entro e oltre la modernità. Si tratta di prendere sul serio la democrazia, come orizzonte che esige da tutti/e e da ognuno/a una partecipazione attiva e responsabile.
In questo volume sono raccolti alcuni studi critici che indagano, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista teorico, differenti problemi i quali hanno conosciuto alcuni importanti approfondimenti nel corso del Novecento. Frutto dell'intenso lavoro posto in essere dai Seminari Salentini di Filosofia, sono presentati diversi sondaggi critici che spaziano dalle figure, poco studiate, di Francesco De Sarlo e di Piero Martinetti, all'analisi di alcuni aspetti problematici attivi nella riflessione di Antonio Banfi e di Giulio Preti, senza peraltro dimenticare né alcuni approfondimenti presenti nella ricerca inquieta dell'ultimo Croce, né il particolare significato civile della Resistenza italiana, qui documentato da una testimonianza di eccezione di un eroe come Giovanni Pesce. Chiude il volume una nutrita sezione espressamente consacrata alla rivista di filosofia e cultura "Il Protagora", fondata a Roma, nel 1959, da un pensatore - e partigiano - come Bruno Widmar.
Lo sport è le sue regole. Partendo da questa idea, Giovanni Boniolo delinea un percorso in cui ricordi personali si uniscono a divagazioni più filosofiche e a suggestioni letterarie. Al centro dell'attenzione, l'aspetto etico dello sport, la fatica e il sudore degli allenamenti, l'onore del vincere e del perdere rispettando le regole, i giudici e gli avversari e il disonore del voler essere primi barando. Senza dimenticare la 'peak experience' del fuoriclasse, la felicità della vittoria, la complicità che nasce nello spogliatoio tra compagni di squadra, la bellezza del corpo e del gesto atletico, l'età adulta con i suoi ricordi e la consapevolezza che ormai il tempo delle competizioni se n'è andato.

