
“Il solo scopo per il quale si può legittimamente esercitare un potere su qualche membro della comunità civilizzata contro la sua volontà è quello di impedirgli di nuocere ad altri…Su se stesso, sul suo corpo e la sua mente l’individuo è sovrano”.
È questo il nucleo di verità che il lettore troverà illustrato in maniera esemplare in questo saggio, scritto da John Stuart Mill nel 1859, e subito considerato uno dei classici del pensiero liberale, e cioè che la libertà è la sorgente della creatività umana in ogni campo, dalla scienza all’arte, dalla politica all’economia. Per questo ogni altro principio, quello dell’ordine, del governo popolare, della giustizia deve coniugarsi con quello della libertà. Diversamente, la società è condannata a scivolare lungo la china del dispotismo politico e del conformismo sociale, in fondo alla quale c’è solo la pietrificazione delle due forme di vita.
"Un buon viaggiatore non sa dove va; un perfetto viaggiatore non sa da dove viene". Questo aforisma di uno scrittore cinese è il più perfetto compendio della "Metafisica del ping-pong". Perché quando s'impugna per la prima volta la racchetta non si sa dove può portare la passione per questo sport - magari addirittura in Cina, a sfidare i campioni locali - ma soprattutto non si sa di aver intrapreso una sorta di percorso iniziatico alla scoperta di sé e dei principi primi che governano la realtà. Lungo questo viaggio di perfezionamento sportivo, individuale e metafisico allo stesso tempo, Guido Mina di Sospiro non ha solo affrontato avversari di ogni tipo, affinato tecnica, tattica e strategia e appreso l'importanza di lasciarsi guidare da un maestro: grazie al ping-pong ha incontrato e visto in azione, nel vivo del gioco, la geometria non euclidea, la logica non lineare, la strategia da von Clausewitz a Sun Tzu; ha riscoperto Carl Gustav Jung e interrogato l'IChing, colto la potenza del mito platonico della caverna e dei principi della filosofia taoista. E naturalmente, inseguendo il suo "stato di grazia" mistico-sportivo, si è anche divertito, e continua a divertirsi moltissimo.
Octavius è un'apologia del cristianesimo in lingua latina. È l'unica opera pervenuta di Minucio Felice, avvocato di origine africana operante a Roma fra II e III sec. d.C., quando i cristiani rappresentano ancora una novità agli occhi del mondo pagano. La forma è quella del dialogo ciceroniano: tre amici - il narratore, Minucio stesso; il cristiano Ottavio; e il pagano Cecilio - camminano sul lido di Ostia parlando del senso dell'esistenza. La buona novella portata da Ottavio giunge inaspettata e in quanto tale inizialmente anche incomprensibile: è come pioggia nel deserto.
Ludwig von Mises, l’autore di questo libro, è stato uno dei grandi liberali del Novecento. Figlio della Grande Vienna, è stato maestro di Friedrich A. von Hayek e di tanti altri giovani che, dopo la Grande Guerra, si sono trovati a cercare un orientamento culturale e politico. In fuga dal nazismo, Mises si è dapprima rifugiato a Ginevra e poi a New York. In nome dello Stato fa parte degli scritti del periodo ginevrino, che precede e segue di poco lo scoppio della Seconda guerra mondiale. È uno straordinario documento, tramite cui è possibile “rileggere” uno dei momenti più tragici della storia d’Europa. È un testo agile, in cui una prosa nitida e diretta getta luce sull’incubazione del nazismo, sui suoi legami con la cultura interventistica dei prevalenti circoli accademici tedeschi. Dopo la conquista del potere da parte di Lenin, Mises aveva mostrato come l’impossibilità del calcolo economico, in regime di pianificazione, avrebbe portato al crollo del comunismo. Ed è toccato a lui fornirci una delle più immediate e penetranti analisi del nazismo, che non è stato una “terza soluzione” fra capitalismo e comunismo. La cooperazione sociale si può svolgere in maniera volontaria: la via intrapresa dalle società libere. E si può svolgere in maniera coercitiva: con la pianificazione comunista o con un generalizzato sistema di interventi autoritativi. Nel caso dell’interventismo, la proprietà privata non viene formalmente soppressa, ma viene svuotata di contenuto: mediante una fitta trama di provvedimenti amministrativi, la libertà di scelta individuale e l’allocazione competitiva delle risorse vengono soppresse. È esattamente quanto ha fatto il nazismo, che ha perciò avuto una base economica congruente con la sua ideologia totalitaria. La vicenda hitleriana non è una figlia, sia pure illegittima, del liberalismo. È un prodotto di quell’avversione nei confronti della libertà individuale e del mercato, che è il tratto comune di tutti i membri della famiglia del totalitarismo. Il libro di Mises ha una grande utilità. Non serve solo a spiegarci il perché delle gravissime tragedie del Novecento. Esso ci aiuta pure a porre in chiaro le conseguenze economiche, sociali e politiche di ogni tipo di interferenza del potere pubblico. E rende in tal modo trasparente quel che si cela dietro molte delle “pratiche” politiche del nostro tempo. L’interventismo è la malattia professionale di governanti, militari e burocrati. I governi sono liberali solo quando sono costretti dai cittadini.
Il presente studio intende indagare sul senso dell'essere umano attraverso un metodo sviluppato principalmente da E. Husserl, e poi approfondito dalle sue discepole E. Stein, Conrad Martius e Gerda Walther. Tale metodo d'indagine filosofica, definito fenomenologia, analizza in primis il senso dell'oggetto che si manifesta alla percezione umana e successivamente individua il terreno degli Erlebnisse (ciò che dall'io è vissuto, "vivenzia") permettendo così di cogliere l'essenza della coscienza del soggetto stesso. Il vissuto religioso, in particolare, è studiato da E. Stein, qui anche a confronto con C. Fabro, Gerda Walther e A. Ales Bello che, riprendendo la coscienza dell'essere limitato in quanto essere umano, sviluppano l'analisi dell'Alterità dell'Illimitato come Trascendente ma di cui noi possiamo parlare in quanto ne abbiamo le tracce.
COME E`POSSIBILE EDUCARE AI VALORI? CI PARE CHE L AUTORE LO FACCIA NEL MODO PIU`ADEGUATO, CIOH SOTTOLINEANDO CHE I VALORI SI POSSONO APPRENDERE NON GIA RIFLETTENDOVI SOPRA, MA FACENDONE IL CONTENUTO DELLA NOSTRA ESPERIENZA. QUOTIDIANA. E' quanto mai difficile oggi parlare di valori. Non appena se ne fa cenno, ci si espone al rischio o di essere fraintesi o di essere derisi. Sembra infatti molto piu`semplice limitarsi a dire che i valori sono in crisi e pertanto non ha alcun senso prestarvi attenzione. I valori si possono apprendere non gia riflettendovi sopra, cercando di conoscerli, ma facendone il contenuto della nostra esperienza quotidiana. Poiche sono i cr iteri per cui ne va di mezzo il senso del nostro essere al mondo, se ne puo`affermare il significato e la capacita di orientare l'esistenza solo vede ndoli realizzati e trasformandoli in stili di comportamento. La scuola dal canto su o, per educare ai valori, e`chiamata a programmare non gia contenuti di sapere, ma compiti, scelte, comportamenti. Solo cosi`facendo, infatti, fara della programmazione non un mero rito, burocraticamente sublto, ma una attivita in grado di rispondere alle reali esigenze delle nuove generazioni che incalzano sul palcoscenico della storia.
Moltmann seguendo con il suo discorso teologico il cammino di Ernst Bloch, filosofo marxista ateo, mostra quali impulsi possano risultare per un cristianesimo aperto.
l lavoro prende come punto di partenza la questione dell'unità della scienza biologica, e dal fatto che essa sia stata raggiunta, negli anni Trenta del secolo scorso con la Sintesi moderna, sotto il segno del meccanicismo riduzionistico. Gli sviluppi più recenti della biologia evoluzionistica mostrano invece come un resoconto riduzionistico, in cui l'unica forma di causalità ammessa è la causalità efficiente di tipo lineare della fisica, non è adatto alla pluralità dei fenomeni studiati. In entrambe queste due linee di ricerca, affinché i livelli superiori abbiano un peso esplicativo, è necessario che siano concepiti come livelli ontologicamente emergenti su quelli inferiori. Il problema dell'emergentismo è come concepire l'autonomia dei nuovi livelli in modo sufficientemente forte da non renderli semplici epifenomeni dei livelli sottostanti, ma non tanto forte da rendere impossibile pensarne il rapporto con i livelli sottostanti. Analizzando diversi modelli di emergenza, viene proposto un modello di emergenza in cui le relazioni sono costituite da una causalità inter-livello, in opposizione a una causalità intra-livello che rappresenta le consuete interazioni di causalità lineare.