
Da Cartesio a Putnam, passando per Hume, Kant, Wittgenstein, Frege, Quine e gli altri autori richiamati in questo lavoro, viene dimostrato come le varie proposte epistemologiche ad essi collegate vertano in un immanentismo rapprsentazionalista.
Sono qui raccolti l'"Ernst" e "Falk/Dialoghi per massoni" (1778-1780) di Lessing e il "Dialogo su una società invisibile-visibile" (1793)insieme ai due dialoghi intitolati "Massoni" (1803) di J. G. Herder, opere che (con quelle di Fichte e Goethe) costituiscono il punto più alto della riflessione massonica in ambito filosofico. Lessing e Herder, salaci fustigatori dei costumi dell'epoca, propongono al mondo una visione di suprema idealità umana, ed aderiscono alla Massoneria perché tale è la sua autentica funzione. Entrano nelle ingarbugliate, rissose ed esoteriche logge tedesche e scagliano strali beffardi e graffianti contro una nascente confusa Massoneria, che vogliono purificare ed elevare a specchio delle virtù e dei valori universali umani. Inizia Lessing con cinque dialoghi in cui un Massone e un profano si confrontano con ironia, ma anche, quando serve, con sarcasmo, in un duetto conciso e concitato, analizzando i nascosti rituali delle logge e il vero segreto del pensiero massonico. Herder segue le orme del suo maestro dopo alcuni anni, con tre dialoghi nei quali verifica criticamente il pensiero massonico lessinghiano. Se Lessing era finemente ironico, Herder, con i tre vivaci e critici personaggi dei suoi due ultimi dialoghi, non risparmia frustate a una Massoneria priva d'idealità, ponendosi come il più importante riformatore del pensiero massonico dell'epoca. Saggio introduttivo di Claudio Bonvecchio.
Le due conferenze inedite riunite in questo libro danno testimonianza della parola pubblica del più celebre antropologo francese e ci consentono di valutare il posto che il pensiero di Montaigne occupa nel percorso intellettuale di Lévi-Strauss, offrendo una visione nuova dell’opera dell’antropologo.
Nel 1937 Lévi-Strauss è a Parigi e dà una conferenza stupefacente: collocandosi sotto l’egida di Montaigne, proclama il carattere rivoluzionario dell’antropologia. Ma questa conferenza è importante anche per un altro motivo: attesta l’esistenza, finora sconosciuta, di un momento diffusionista nella riflessione del grande antropologo.
Nel 1992, in uno dei suoi ultimi interventi pubblici, Lévi-Strauss torna a parlare della sua ammirazione per Montaigne e ci lascia intravvedere l’aspetto che, ai suoi occhi, connette Montaigne a Rousseau.
Alcuni dei temi affrontati in questo libro: il rapporto tra natura e cultura, il problema dell'incesto, lo scambio ristretto e quello generalizzato, le regole sociali, endogamia, esogamia, poligamia, il principio di reciprocità, l'organizzazione dualistica della vita sociale, il bambino e il primitivo, il matrimonio e la filiazione, patrilinearità e matrilinearità, i matrimoni tra cugini, prossimità biologica e sociale, lo scambio matrimoniale, gli esempi australiano, cinese, indiano, le strutture complesse e il matrimonio moderno.
Uno dei testi di filosofia più conosciuti degli ultimi decenni e senza dubbio il più famoso di Lévinas. In questo volume del 1961 il suo pensiero trova la prima, e per certi aspetti definitiva, sistemazione. Dal punto di vista tematico è infatti un'opera conclusiva le cui tesi sono ormai diventate patrimonio comune dell'attuale panorama filosofico. La pretesa di "Totalità e infinito" è la pretesa stessa del pensiero di Lévinas: non si tratta di proporre un'etica come corpus di valori, o di analizzare le conseguenze etiche di una particolare filosofia prima, e neppure di rivolgersi all'etica come unico ambito di riflessione rimasto dopo i proclamati fallimenti di ogni possibile metafisica, ma di individuare nell'etica il luogo stesso della verità metafisica, la scena del dispiegarsi vivente di questa verità. Al di là di ogni facile strumentalizzazione e di ogni colpevole ingenuità, è con una simile pretesa che il lettore di "Totalità e infinito" è chiamato a confrontarsi.
"Tra noi," ovvero l'esplorazione dei percorsi del senso. Emmanuel Lévinas ritorna su ciò che costituisce il nucleo del suo pensiero: attraverso una serie di testi di rilievo che percorrono gli assi della sua riflessione, il filosofo definisce la natura della relazione etica che unisce ogni uomo al suo prossimo. Morale dell'amore, della sincerità, ma anche meditazione sulla saggezza e la responsabilità, considerazione sul ruolo della filosofia, riesame dei diritti dell'uomo: il lettore è invitato a un'immersione in profondità nella "relazione intersoggettiva". C'è però del mistero, dice press'a poco Lévinas, in questo legame del "tra-noi", ma ciò non significa che siamo presi in una realtà indecifrabile, né che il "tra-noi" sia uno spazio che resta per noi ostinatamente opaco. Nel corso delle pagine, il velo si alza. Il rapporto dell'uno all'altro si rivela nella trascendenza del per-l'altro e porta, così, a scoprire il "soggetto etico", dunque il "tra-noi".
Pubblicato nel 1947, in pieno clima esistenzialistico, questo testo di Lévinas era stato elaborato ancor prima della guerra e scritto quasi interamente durante la prigionia in campo di concentramento. È un controcanto a Essere e tempo di Heidegger, ma soprattutto la prima opera in cui Lévinas disegna i contorni di un suo pensiero autonomo e articolato, dopo i saggi su Husserl e su Heidegger degli anni Trenta, il breve scritto sull'«evasione» del 1935 e le prime riflessioni sull'ebraismo. Lévinas è poi venuto costruendo un pensiero dell'etica centrato sul rapporto con l'altro: pensiero della positiva erosione o corrosione dell'identità di fronte allo scandalo dell'altro che sopravviene, dell'infinito che intacca la totalità dell'essere.
Sommario
Premessa all'edizione italiana di Pier Aldo Rovatti. Nota del traduttore. Dall'esistenza all'esistente. Prefazione alla prima edizione. Prefazione alla seconda edizione. Prefazione alla terza edizione. Introduzione. La relazione con l'esistenza e l'istante. 1. La relazione con l'esistenza. 2. La fatica e l'istante. Il mondo. 1. Le intenzioni. 2. La luce. Esistenza senza mondo. 1. L'esotismo. 2. Esistenza senza esistente. L'ipostasi. 1. L'insonnia. 2. La posizione. 3. Verso il tempo. Conclusione
Note sull'autore
Emmanuel Lévinas (1905-1995), filosofo lituano naturalizzato francese, ha insegnato all’École normale israélite di Auteuil, nelle università di Poitiers e di Paris-Nanterre e infine alla Sorbona. Tra le sue opere fondamentali: Totalità e infinito e Altrimenti che essere o al di là dell’essenza. Nel catalogo Marietti 1820 sono disponibili Trascendenza e intelligibilità e Fuori dal Soggetto.
"Nomi propri" è un libro d'incontri. I quattordici saggi che lo compongono sono le tappe di un cammino ideale, compiuto insieme ai filosofi, gli scrittori e i poeti con i quali Emmanuel Lévinas ha voluto aprire uno spazio di condivisione e di confronto. Potrebbe forse bastare questo a indicarne l'importanza nell'opera di un autore che ha riconosciuto nella relazione con l'altro il fondamento e il fine della riflessione filosofica. Ma qui non si tratta soltanto di rendere omaggio a Paul Celan, marcare una distanza con Kierkegaard o dialogare con Derrida. Piuttosto, l'incontro diventa occasione per definire le coordinate di una ricerca che qui si rivela, con chiarezza cristallina, in tutti i suoi temi portanti: l'affermazione del primato dell'etica, la critica della metafisica occidentale, il valore del linguaggio poetico che, al di là dei contenuti, è veicolo dell'inesprimibile e strumento di contatto con l'altro. Scrivendo sulla decifrazione dell'alterità in Proust, la lettura del sentimento in Jean Wahl e la teoria della conoscenza di Martin Buber - per limitarci ad alcuni esempi - Lévinas mette così alla prova il proprio pensiero e ne disegna la sintesi.
I saggi raccolti in questo volume sono dedicati a insigni rappresentanti della cultura filosofica, teologica e letteraria del Novecento, da Buber a de Waelhens, da Jankélevitch a Leiris, da Marcel a Merleau-Ponty, da Rosenzweig a Wahl. Quasi tutti scritti nel corso degli anni Ottanta, i contributi costituiscono una tappa di grande rilievo nel contesto del lungo itinerario di ricerca di Emmanuel Lévinas e consegnano una panoramica vivida degli sviluppi e degli interessi più recenti e più maturi del pensiero del filosofo francese.
Come spiega nell’introduzione Francesco Paolo Ciglia: «è come se egli regolasse i conti pubblicamente con le sue fonti di ispirazione o con gli interlocutori privilegiati del suo messaggio filosofico, mettendo in chiaro la sua prossimità o la sua distanza da ognuno di essi».
Sommario
Hors Sujet: appunti di lettura (F.P. Ciglia). Prefazione. I. Martin Buber. II. Franz Rosenzweig: un pensiero ebraico moderno. III. Jean Wahl senza avere né essere. IV. Vladimir Jankélévitch. V. Sulla significatività del senso. VI. Sull’intersoggetività. Note su Merleau-Ponty. VII. In memoriam Alphonse de Waelhens. VIII. I diritti umani e i diritti altrui. IX. Le corde e il legno. Sulla lettura ebraica della Bibbia. X. Linguaggio quotidiano e retorica senza eloquenza. XI. La trascendenza delle parole. A proposito delle Biffures. XII. Fuori dal soggetto. Note del curatore.
Note sull'autore
Emmanuel Lévinas (1905-1995), filosofo lituano naturalizzato francese, ha insegnato all’École normale israélite di Auteuil, nelle università di Poitiers e di Paris-Nanterre e infine alla Sorbona. Tra le sue opere Marietti ha pubblicato anche: Dall’esistenza all’esistente (1986), Nomi propri (1990) e Trascendenza e intellegibilità (2018).
I saggi che compongono questo libro, selezionati dallo stesso autore, si insinuano nel cuore di quell'insistita domanda sulla propria origine e sul senso di un possibile dialogo con il mondo che le principali confessioni dell'Occidente continuano - talvolta drammaticamente - a modulare. Composti a partire dagli anni '50 fino all'inizio degli anni '70, si accordano con sorprendente precisione all'insieme di movimenti, rivoluzioni, promesse di cambiamento e delusioni che hanno attraversato il ventennio europeo uscito dalla guerra. Lévinas prende parte al dibattito con l'autorevolezza della plurimillenaria tradizione di cui è stato uno dei più felici e discreti interpreti: i maestri della tradizione talmudica insieme ad alcune grandi voci della contemporaneità filosofica come quella di Rosenzweig vengono interrogati su questioni di rovente attualità - l'uscita da Auschwitz e il dialogo interreligioso con il cristianesimo e l'islam; il rapporto con il comunismo e la conquista della luna; la polemica con gli autori cristiani e il futuro del giudaismo -, senza censure e senza illusioni sulla complessità che le sostiene e che reclama analisi altrettanto complesse.