
Questo volume nasce da un lavoro condiviso fra persone che hanno accettato l'invito, maturato all'interno della redazione della rivista "Aggiornamenti Sociali", a incrociare le proprie conoscenze, le proprie convinzioni e il proprio impegno sul tema della giustizia. Vi si intrecciano molte prospettive disciplinari, la cui trattazione volutamente non è quella riservata ai soli 'addetti ai lavori' in senso accademico; anzi, con frequenza appaiono riferimenti a problemi concreti, di ordine potremmo dire politico, la cui comprensione e soluzione non possono prescindere dall'esame dei 'fondamenti' dei diversi approcci con cui li si affronta. Infine, espressamente o in filigrana, traspare una 'presa di posizione' da parte degli autori che i personale ed esistenziale prima ancora che intellettuale, e che costituisce la radice e il motivo profondo anche dell'impegno in campo scientifico. Tutto questo il libro vuole provare a trasmettere, e non è una piccola ambizione.
L'ecclesiologia del Vaticano II ha condotto il legislatore nella rielaborazione della normativa riguardante la natura e la missione dei soggetti della vita ecclesiale. L'azione di Dio nella storia coinvolge un popolo al cui interno il fedele diventa il soggetto personale protagonista. La struttura fondamentale del popolo di Dio, allo stesso tempo mistero e soggetto storico, viene studiata alla luce dei principi costituzionali della uguaglianza e diversità. Il volume non vuole essere soltanto un commento ai canoni della prima parte del Libro secondo del CIC, ma intende sviluppare una trattazione sistematica inserendo la normativa all'interno di un discorso organico. In questa prospettiva lo studio analitico-esegetico, riservato soprattutto ai canoni dal forte contenuto teologico, si accompagna alla presentazione prevalentemente storico-critica delle tematiche considerate. Il confronto costante con i testi del Concilio e la legislazione ad esso successiva aiuta non solo alla verifica della recezione di quell'evento, ma permette di cogliere anche il necessario sviluppo della normativa frutto dell'ascolto dello Spirito che nel tempo continua l'azione fondatrice di Cristo.
La complessa vicenda dei rapporti fra Chiesa e comunità politica si svolge da ventuno secoli e non è certamente destinata ad esaurirsi prima della consumazione della storia. Ma in tempi nei quali termini come "laico" e "laicità", soprattutto se qualificativi dello Stato e del suo diritto, sono tornati di particolare attualità, sembra opportuno riprendere il discorso. Le considerazioni racchiuse in queste pagine tornano utili per un chiarimento non solo sui principi chiamati a presidiare la distinzione tra spirituale e temporale, tra religione e politica, ma anche sulla necessaria opera di discernimento delle concrete declinazioni della distinzione stessa, in questo tempo e in questa nostra società frammentata e pluralista, così diversi, l'uno e l'altra, dalle esperienze del passato.
Il "nichilismo giuridico" é il prodotto di una caduta del senso normativo, si genera dallo "spazio vuoto" dovuto alla distruzione della forma statale e della sovranità come principio di unità politica e giuridica. Questo tema, sollevato da Natalino Irti nel suo precedente volume, torna in questo con maggiore radicalità. Quanto più i contenuti declinano, o appaiono l'uno con l'altro sostituibili, tanto più si esalta la purezza della forma (ad esempio, delle procedure parlamentari). La forma si delinea come l'estremo rifugio, l'ultimo punto d'appoggio di uno smarrimento dei contenuti. Non ne è esente il diritto e lo testimonia la lotta politica che si esercita come esclusiva contesa per il dominio di procedure e di meccanismi in cui riversare tutto e il suo contrario.