
<<Opera di capitale importanza, essa e' da considerarsi con certezza uno dei volumi più' importanti della canonistica contemporanea ed è destinata a rimanere pietra fondamentale nella letteratura giuridoco-teologica>>.
Vedi Recensione in: RTLu (3/2005) pag. 518.
<<Senza dubbio l'autore e' giustamente e unanimemente riconosciuto come uno dei più' grandi esperti, se non probabilmente il maggiore specialista, del diritto costituzionale canonico in genere e soprattutto del diritto della vita consacrata>>.
Ibidem, pag. 515.
L'interesse eccezionale delle Institutiones di Gaio è giustificato da diverse ragioni; tra le principali si possono citare l'enigma concernente la figura dell'autore, la straordinaria preservazione del testo pressoché integrale dell'opera di un giurista dell'epoca classica (caso praticamente unico), le circostanze del ritrovamento del palinsesto. Tuttavia il punto centrale resta il fatto che le Institutiones Gaiane ci trasmettono l'unica visione di insieme delle forme del diritto romano classico e repubblicano, delle genuine radici, cioè, del formante giuridico, che costituisce senza dubbio il contributo più significativo e rappresentativo della civiltà romana alla costituzione della cultura occidentale.
Le leggi delle XII Tavole, compilate da una commissione di dieci esperti (decemviri) negli anni 304-305 dalla fondazione di Roma (451-450 a.C.), rappresentano la codificazione del diritto romano operata nel periodo in cui l’oligarchia patrizia dominava quasi incontrastata.
Scritte con brevità e speditezza, costituiscono il più insigne codice arcaico della sapienza giuridica romana: in esse rifluisce e si determina il succo del diritto consuetudinario tradizionale e si fissano i doveri dei cittadini troppo spesso compromessi nella lunga lotta di classe tra patrizi e plebei. Proprio per questo, tale legislazione è da considerarsi la più grande creazione del genio di Roma, in forza della quale i Romani ebbero la possibilità di affrontare il grandioso compito di amministrare ed unificare il loro immenso dominio e diffondere nei popoli assoggettati quel grande tesoro di umanità e di civiltà del quale sono intrise le lettere latine. Il compito viene splendidamente riassunto dal genio di Virgilio:
“tu regere imperio populos, Romane, memento
... pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos (Eneide VI, 851-53).
Il testo, esposto in una forma arcaica con molte incertezze sintattiche e frequenti scambi di soggetto, ci offre il più remoto esempio di un periodare breve e secco ed il primo memorabile tentativo di prosa latina.
L'opera, giunta alla dodicesima edizione, introduce i più recenti sviluppi della dottrina e della prassi dell'Organizzazione.
QUESTO LIBRO CONTRIBUISCE AD UNA PIU`APPROFONDITA COMPRENSIONE DELLE PROBLEMATICHE RIGUARDANTI L INTERA PRASSI ECCLESIALE NELLE NUOVE NORME DELLA ROTA ROMANA.
Questo volume è il risultato di un ampio studio di carattere storico-giuridico e di analisi storiografica sulle origini e lo sviluppo della famiglia e del matrimonio, frutto di lunghi anni di insegnamento nelle Università italiane e nella Pontificia Università Lateranense accompagnati da una consuetudine di un dibattito a livello internazionale, segno di una dimistichezza di rapporti scientifici nati da una propria scuola riconosciuta come tale della Congregatio Doctorum.
La costituzionalista Donata Borgonovo Re, con una predilezione per il lavoro educativo e un'esperienza sul campo da difensore civico, racconta quella che è stata definita la più bella Costituzione del mondo attraverso quattro parole-chiave e interpretando con originalità e passione civile grandi autori come De Tocqueville, Bobbio, Calamandrei, Dossetti.
"Proviamo ora a immaginare la democrazia come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Costituzione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l'armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la democrazia si prende cura". "Eguaglianza e solidarietà - scrive ancora Donata Borgonovo Re - connotano il nostro essere persona in relazione, il nostro essere sociale e, attraverso di noi, connotano la più ampia dimensione pubblica investendo noi e ogni organo della Repubblica della medesima responsabilità. Quella di fare della nostra democrazia una casa accogliente per tutti".
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"
Negli ultimi trent'anni la globalizzazione ha reso sempre più complessa la definizione di giustizia. Nel tempo della post-democrazia gli Stati nazione sono sempre più deboli mentre crescono i nuovi Imperi che dilatano confini, pongono questioni radicali sul rapporto tra la sicurezza e la libertà individuale e gestiscono le paure e i sentimenti delle persone attraverso l'intelligenza artificiale e il Metaverso. Quale sarà il modello di giustizia del futuro? Quali le condizioni minime per ricostruire la giustizia nella storia? In queste pagine Francesco Occhetta si interroga su come rifondare la giustizia attraverso una conversione culturale che contrapponga alla visione retributiva quella riparativa, che si fonda sull'interrogativo: cosa può essere fatto per riparare il danno? Come mettere in pratica il "saper rendere giustizia" che il Re Salomone domandò in dono a Dio?
La storiografia sulla carità ha tradizionalmente ricondotto la grande diffusione in ambito controriformistico dei legati pii di origine testamentaria alla questione della salvezza delle anime del Purgatorio. I legati, tuttavia, sono stati scarsamente indagati dal punto di vista socio-economico, nonostante questo aspetto e quello religioso fossero strettamente collegati. Ne sono state poco studiate anche le origini e la lunga storia, passata attraverso trasformazioni della loro forma giuridica, delle loro finalità e del loro funzionamento. Al centro del volume è il legato pio inteso come dispositivo, espressione di uno scambio singolare, anche perché asimmetrico, tra individuo e istituzione. Al tempo stesso, i legati sono analizzati quali creatori di contesto sociale: ancora oggi, abbiamo di fronte un panorama di ospedali, istituzioni assistenziali, opere pie che rappresentano il risultato storico di lasciti testamentari che si sono evoluti e arricchiti. Grazie ai contributi di diversi studiosi il volume getta dunque luce su un tema di cruciale importanza per comprendere la storia della Chiesa, della società e dell'economia.
Progettata dall'Assemblea Costituente, la Regione si impone con ritardo come nuovo attore politico del mutato quadro istituzionale. A più di dieci anni dalle riforme del titolo V, il libro fa il punto sulle novità che hanno riguardato un'istituzione oggi molto discussa. La Corte costituzionale ha ricalibrato le competenze legislative tra Stato e Regioni; le Regioni, da parte loro, si sono date nuovi statuti e forme di governo; vi sono stati poi il problematico avvio del federalismo fiscale, il ridisegno dei rapporti dello Stato e delle Regioni nei confronti dell'Unione europea, e infine i tentativi di riforma della riforma.
Dopo un’introduzione della prof.ssa C. Peña Garcia volta a mostrare la “continuità” della Mitis Iudex con il Magistero precedente ed un approfondimento sulla prassi e le prospettive dell’accompagnamento del fedele lontano analizzato da mons. P.Gentili, il prof. P. Moneta delinea il ruolo e la responsabilità del vescovo diocesano nel processus brevior e nel processo ordinario; mentre il prof. L.Sabbarese illustra il nuovo impegno a cui è chiamato il parroco. Al prof. L.Navarro, a mons. E. Signorile e a mons. A.Zambon è invece dato il compito di sottolineare il ruolo del laico nell’edificazione della Chiesa forte di carismi propri, che nella fattispecie sono raccolti, o meglio dovremmo dire “racchiusi”, nella figura dell’avvocato, nell’accezione giovannea di “paraclito”, difensore e consolatore dell’afflitto, e nella rinnovata figura dell’operatore di pastorale familiare. A tutti è richiesta una formazione permanente ed effettiva, teologica e giuridica, illustrata da mons. F.Bechina e don A.Ambros, perché non deve dimenticarsi che mai la Misericordia può essere disgiunta dalla Giustizia, sintetizzate da quell’ Aequitas Canonica che sola porta alla Verità. Questo testo si pone pertanto a servizio non solo dei giuristi, ma anche degli operatori della pastorale familiare, dei vescovi, dei parroci, dei catechisti e in
ultimo di tutto il Popolo di Dio, chiamato ad un impegno maggiore che nasce da una nuova consapevolezza.