
Ispirandosi alla celebre opera di San Giovanni della Croce, questo volumetto raccoglie alcune toccanti e drammatiche testimonianze di preti che sono passati dall'inferno degli abusi che deturpano "il corpo mistico di Cristo, sfigurandone in profondità il volto", alla progressiva risalita e rinascita spirituale. Come è possibile tornare ad essere testimoni del Dio di misericordia e di perdono dopo essersi macchiati di questi crimini? Un libro dedicato alla cura pastorale, a partire dall'ascolto del dolore insostenibile delle vittime, passando dalla dolorosa tempesta interiore, fino a sentirsi peccatore pubblico, alla faticosa e consapevole risalita verso una vocazione in vasi di creta e la struggente nostalgia del servizio a Dio. Alla prima parte del libro che raccoglie queste intense testimonianze di perdono e di rinascita si aggiunge una seconda parte di preziosi contributi di alcuni tra i più autorevoli pastori, psicologi e teologi che non si sono limitati all'aperta condanna contro gli abusi all'interno della Chiesa, ma hanno cercato di comprenderne le cause e di accompagnare queste persone lacerate e ferite verso una guarigione interiore, che apre alla speranza.
Lo scandalo degli abusi emersi in questi ultimi anni all'interno della Chiesa ha squarciato come un fulmine la sua identità e struttura, aprendo una dolorosa ferita nel suo corpo. Ripartendo dalla gravità di questi crimini è iniziata una profonda opera di riparazione al suo interno che impone l'attraversamento di questo dolore alla ricerca dell'anima evangelica. Il volumetto raccoglie tre preziosi contributi di alcuni tra i più autorevoli pastori, psicologi e teologi che, dall'interno della Chiesa, hanno avviato una lotta aperta contro gli abusi. Da questi tre acuti sguardi, differenti e complementari, affiora una limpida presa di coscienza ecclesiale della gravità del fenomeno aprendo un confronto sincero, onesto e coraggioso sulle motivazioni più sotterranee, offrendo nel contempo prospettive concrete per sanare le ferite e aprire nuovi orizzonti di speranza. Introduzione di Card. Pietro Parolin.
Alla ricca letteratura filosofica e teologica “provocata” dall’esperienza globalizzata dell’emergenza sanitaria del virus, appartiene a buon diritto il testo del teologo Andrés Torres Queiruga che si interroga sul tema. Se non esiste soluzione al mistero dell’esistenza del male, una risposta è, però, chiaramente priva di senso: quella che lo riconduce a Dio. Se non si vuole restare imprigionati nel paradosso di Epicuro - se Dio non vuole impedire il male, non è buono; se non può, non è onnipotente - bisogna necessariamente cambiare prospettiva. Quello che intende fare il testo di Queiruga. La domanda sollevata dalla “catastrofe vitale” interroga il futuro della riflessione teologica e forse anche la pertinenza culturale del cristianesimo in epoca post-moderna. Un mondo-senza-male è impossibile: da questa consapevolezza deve ripartire anche la teologia e quella branca del suo sapere chiamata tradizionalmente Teodicea. La domanda che essa pone, allora, deve cambiare e, secondo Queiruga, essa diventa: perché pur sapendo che il mondo è finito, cioè esposto al male, Dio lo crea nonostante tutto? Il testo vuole dare il suo contributo al dibattito circa il futuro del cristianesimo (e della religione in generale).
Il tempo che stiamo vivendo è propizio per ritornare all’essenza del Vangelo senza paura di perdere noi stessi. Sotto la guida di papa Francesco, la Chiesa sembra aver ritrovato la strada della nostalgia del Regno di Dio, preferendola alle proprie abitudini mentali e di costume.
Ogni volta che il Vangelo viene annunciato come possibilità per accrescere la speranza e la felicità di tutti – soprattutto i più poveri e i più piccoli – l’effetto è sempre duplice: qualcuno si sente consolato e qualcuno si sente minacciato. Eppure, ogni volta che la Parola di Dio ritrova il suo posto d’onore non solo liturgico, ma esistenziale nella vita delle comunità ecclesiali e nel vissuto di ogni singolo credente, le cose, pur rimanendo uguali nella sostanza, sono avvertite in modo profondamente diverso. Si ritrova infatti la forza di decidere nuovamente, ogni giorno, di diventare discepoli.
Questo libro si propone di presentare una visione personale della fede e uno sguardo aggiornato del mistero di Dio in sintonia con le preoccupazioni della cultura di oggi. La riflessione di Torres Queiruga – che costituisce anche una serena risposta alle obiezioni sollevate dalla Commissione per la fede dell’episcopato spagnolo – si concentra su tre temi di particolare urgenza: l'idea della creazione per amore, il problema del male e la messa in discussione della preghiera di richiesta.
In questo testo, il teologo compie una difesa appassionata, e lontana dai dogmatismi, del carattere personale di Dio e analizza il tragitto di una coscienza religiosa che consente di avvicinarsi al baratro luminoso intravisto dai grandi mistici di tutte le religioni.
El propósito de la presente obra es contribuir a la tarea común de seguir trabajando por una Iglesia y un cristianismo que se acerquen a su misión de anunciar al Deus humanissimus, cuyo único empeño es el bien de la humanidad, y, al mismo tiempo, introducir algo de claridad y acaso de serena esperanza en tiempos difíciles. Andrés Torres Queiruga analiza la génesis histórica del Concilio y la mutación que este supuso, ya que, según el autor, solo desde el núcleo de dichos cambios cabe reorientar la tarea fundamental de la Iglesia.
«Recordando un Concilio que tenía como meta decisiva el aggiornamento de la fe y la vida en la Iglesia, es obvio que aquí está abierto un frente sumamente decisivo, que, si no encuentra una justa solución, no solo se expone a una hermenéutica injusta con la mitad de las personas creyentes, sino que además es incomprensible para sus destinatarios en la cultura actual. [...] Puede jugarse entonces la misma credibilidad de la Iglesia, si se la percibe como ideológicamente prisionera de la propia historia, aun a costa de resistirse a las llamadas del presente y mostrarse infiel a sus propios orígenes.»
La profondità del cambiamento culturale e l'inaudita novità dell'orizzonte che questo cambiamento epocale apre dinanzi all'umanità, esigono il ripensamento di una religione che conta la sua durata non più per secoli ma per millenni. Nel nuovo "paradigma" Dio, in quanto Padre amoroso di tutti, va pensato come sempre attivo per la salvezza di tutti gli uomini e sempre rivelantesi nella storia e nella coscienza di ogni uomo senza sconvolgere le leggi della psiche umana. Le conseguenze di questo nuovo modo di pensare il nucleo della fede toccano punti teologici importanti come la natura della rivelazione, il rapporto scienza-fede, il modo di intendere le religioni non cristiane, l'autorità magisteriale della Chiesa... Questo volume offre una sintesi stimolante su queste tematiche, imprescindibili per il cristiano di oggi.
Una proposta teologica stimolante ed illuminante per il grande compito che spetta oggi ai cristiani nei confronti della loro fede.
La revelación interpretada como «manía» y posesión o como «dictado» divino ha terminado su ciclo. La crítica bíblica desmontó el literalismo. La autonomía del mundo impide verla como intervencionismo milagroso; y la del sujeto, como imposición extrínseca y autoritaria. El sentido histórico deslegitima todo particularismo etnocéntrico. Tales son las cuestiones que afronta este libro, desde un principio radical: Dios, creando por amor, quiere revelarse plenamente a todos, desde siempre y en todas partes. Las limitaciones, oscuridades y aun horrores del proceso nacen de la limitación o la resistencia creatural; jamás de un «silencio» u «ocultamiento» por parte de Dios. Al contrario, la revelación avanza gracias a su «lucha amorosa» para vencer las resistencias y comunicar su salvación.
Desde ahí esta obra estudia tanto el surgir originario como la transmisión histórica. La revelación no es un dictado milagroso, sino un «caer en la cuenta» de la Presencia fundante y siempre activa: «Dios estaba aquí, y yo no lo sabía». Lo descubre uno —profeta o fundador—, pero Dios está queriendo manifestarse a todos con idéntico amor. Por eso el anuncio ejerce de «mayéutica histórica»: el creyente crítico es despertado por el profeta, pero no cree porque lo dice el profeta, sino porque él o ella se reconocen en lo dicho: «ahora ya lo hemos escuchado nosotros» (samaritanos); «la Biblia y el corazón dicen lo mismo» (Franz Rosenzweig).
Esto vale para el individuo y vale para toda religión. El diálogo de las religiones se sitúa así en un espacio común, postulando nuevas categorías —pluralismo asimétrico, teocentrismo jesuánico, inreligionación— y propiciando un nuevo espíritu de acogida, respeto y colaboración. La obra se cierra analizando el significado de la revelación como Escritura y la ulterior formalización en el dogma y la teología.