
Gilda, Maria, Arialda, Erodiade, Gertrude, Virginia, Letizia, Felicita: memorabili figure femminili del vasto universo espressivo di Giovanni Testori. La donna è portatrice di una furiosa voglia di vivere e di un incessante desiderio di felicità che sembrano iscritti nel suo grembo e che si scontrano con l'evidente limite della morte, in particolare quella dei più vicini e cari (figli, mariti, fidanzati). Eppure, in quello stesso grembo, nasce la vita a testimoniare un amore in grado di superare ogni limite. Due estremi lacerati e laceranti che si riconcilieranno, significativamente, in alcuni episodi centrali del lungo cammino artistico di Testori, per trovare una definitiva sintesi nella figura conclusiva della Mater Strangosciàs dei Tre Lai. Nei cinque capitoli del volume sono stati isolati i vari tratti del femminino testoriano - corpo, linguaggio, amore, morte, maternità -, nel tentativo di districare e separare, per meglio vedere, ciò che in realtà si pone intrecciato e inevitabilmente connesso nell'unità della coscienza umana. Testori non rappresenta solo le donne, ma attraverso il grande affresco del femminile guarda la vita intera, nella sua origine e nelle sue istanze essenziali.
Bacon, Matisse, Beckmann e Hödicke: quattro loro celebri dipinti sono al centro di questo libro di Testori sulla crocifissione, uno dei temi fondamentali della sua opera, ai quali si aggiungono quelli di altri artisti, quali Kei Mitsuuchi e Vittorio Bellini. Il volume raccoglie pagine rare che raccontano un ritratto di Testori "davanti alla croce", attraverso varie scritture: di poesia, di riflessione etica e di critica, a sottolineare, come dice Testori, "quanto sia ancora possibile che arte e fede, che forma e Cristo si trovino indissolubilmente legati nell'immagine e nella parola". Come scrive il curatore Fulvio Panzeri "il dramma di Cristo morente, la sua sofferenza, diventano per Testori un emblema di redenzione, espresso dall'arte in modo dirompente e immediato". Con immagini d'arte a colori.
“Conversazione con la morte”, “Interrogatorio a Maria” e “Factum est” sono opere di vera poesia teatrale, nelle quali Giovanni Testori, il più forte e provocatorio drammaturgo italiano del Novecento, fa i conti con il mistero della propria fede. Una poesia caratteristica e inconfondibile, in cui sofferenza umana e religiosità sono inseparabili, e lo sperimentalismo – non solo linguistico – dello scrittore si mostra ormai maturo. Nelle parole dette dialogando con la morte, o interrogando Maria, e nel balbettio potente della vita che preme per nascere, Testori concentra e in qualche modo rivisita tutta la sua vasta esperienza di artista e di uomo. E pone sotto spietata inchiesta la cultura oggi dominante, indagandola con la sua lucida visione, la sua sincerità. E con il senso drammatico della sua personale speranza.
Questo primo volume delle opere di Giovanni Testori contiene le opere narrative e teatrali più famose dello scrittore lombardo (dal 1943 al 1961).
Il secondo volume delle Opere raccoglie i più importanti testi poetici di Giovanni Testori e una preziosa rassegna di componimenti oggi introvabili.
In questo libro uno degli scrittori e intellettuali italiani più discussi offre meditazioni, memorie, poesie e provocazioni legate al Natale: sono pagine che nascono da una lettura manzoniana, da un incontro personale, dalla visita di Giovanni Paolo II al carcere di Rebibbia o dalla contemplazione di un'opera d'arte, mantenendo sempre al centro il messaggio che viene dal bambino nato duemila anni fa.
Questo primo volume delle "Opere" di Giovanni Testori, curato da Fulvio Panzeri e prefatto da Giovanni Raboni, contiene le opere narrative e teatrali più famose dello scrittore lombardo. Dai lavori drammatici delle origini ("La morte. Un quadro" e "Tentazione nel convento") ai capolavori della maturità ("La Maria Brasca" e "L'Arialda"); dai classici racconti del "Dio di Roserio", del "Ponte della Ghisolfa" e della "Gilda del Mac Mahon" ai romanzi "Il fabbricone" e "Nebbia al Giambellino".
Tre opere di Giovanni testori che costituiscono un trittico di poesia teatrale con cui l'autore, drammaturgo italiano del Novecento, fa i conti con il mistero della sua fede e della sua esistenza. Nelle parole dette dialogando con la morte, o interrogando Maria, e nel balbettio potente della vita che preme per nascere, Testori concentra e in qualche modo rivisita tutta la sua vasta esperienza di artista e di uomo.