
1. Introduzione al Salterio
2. I salmi regali: Salmo 2.
Come pregare i Salmi
3. Il Salterio come libro
I salmi di supplica: Salmo 51
4. I salmi di supplica: Salmo 22 e 88
5. Salmo 42-43.
I salmi di fiducia: Salmo 23 e 16
6. I salmi di lode: Salmo 19; 136
I salmi di ringraziamento: Salmo 30
I salmi di Sion: Salmo 87
7. I salmi messianici: Salmo 110 e 101
I salmi del regno di Dio
8. I salmi sapienziali: Salmo 90
I salmi delle “salite”: salmi 120-134
9. I salmi imprecatori
l’autore
luciano Manicardi è nato nel 1957 a Campagnola Emilia (RE), si è laureato a Bologna con una tesi sul Salmo 68. È entrato nella comunità monastica di Bose nel 1980, dove ha continuato gli studi biblici. Attualmente vice priore della Comunità di Bose dove ricopre anche l’incarico di responsabile della formazione culturale dei novizi. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice.
È autore di numerosi libri e CD per la Editrice Qiqajon ed anche altre. Collabora a diverse riviste, tra cui Parola, Spirito e Vita, ed è autore i diversi libri, in cui affronta temi umani e sociali e il loro rapporto con le Sacre Scritture e la spiritualità. Tra i suoi libri: La vita religiosa: radici e futuro (Problemi di vita religiosa) (2012), Per una fede matura (Credere oggi) (2012), Raccontami una storia. Narrazione come luogo educativo (2012).
L'uomo è un animale narrante che vive di storie raccontate: egli stesso è storia. La fede del cristiano si regge su una narrazione sempre ripetuta e rinnovata, antica e inedita: la storia di Gesù testimoniata nei Vangeli. Un piacevole scritto che ci rivela come la vita del credente sia chiamata a divenire narrazione di fede.
Nell'ottica dell'Anno della fede indetto da Benedetto XVI e che inizierà nell'ottobre prossimo, questo libro si pone nella scia dell'insegnamento del Vaticano II per riandare alla genuinità dei Vangeli e affermare la semplicità e la radicalità della fede in una prospettiva essenzialmente pratica. "Soprattutto vorremmo far risuonare nel nostro oggi le esigenze evangeliche circa la sequela di Cristo, vorremmo ridire la radicalità cristiana, perché solo dei cristiani convinti e appassionati, risoluti e miti, forti dell'umiltà di chi si sente cercatore umile e povero, possono far risplendere la luce di Cristo".
Quale futuro per la vita consacrata? Come rinnovarla? "La crisi non impedisce il futuro, ma ne è spesso la condizione, spesso è la fucina che lo prepara affinando, bruciando, purificando, eliminando..." (dall'Introduzione). Le pagine proposte dall'autore intendono cogliere l'attuale crisi della vita consacrata come appello e come possibilità. Sull'esempio e sul fondamento della vita e della pratica di umanità di Gesù, di cui testimoniano i Vangeli, la vita religiosa è chiamata a essere anzitutto una vita umana e umanizzata all'interno delle strutture antropologiche del celibato e della vita comune. Emerge qui l'importanza delle dinamiche relazionali, della comunicazione e dell'autorità nella vita comunitaria per caratterizzare la qualità umana ed evangelica della vita religiosa. Questi alcuni dei nodi affrontati dall'autore disegnando un percorso di semplificazione e di essenzializzazione che la vita religiosa è chiamata a intraprendere
Il pentimento
Quando credere è ricredersi
Il pentimento, in cui il credente si conosce simultaneamente e paradossalmente peccatore e perdonato, amato nella propria miseria dal Dio misericordioso, è la via cristiana di accesso alla verità e il luogo per eccellenza di esperienza di Dio. Il pentimento è la chiave di volta della vita in Cristo e di ogni esperienza spirituale: ci apre all’unica visione di Dio a noi possibile qui e ora, una visione che passa attraverso la presa di coscienza del nostro peccato, ma senza indurci alla disperazione, perché ci sappiamo amati proprio nel nostro essere peccatori.
In questo fascicolo pubblichiamo la meditazione elaborata a partire dal testo del ritiro di Quaresima predicato a Bose il 21 febbraio 2010.
È a partire dalla coscienza della morte che l’uomo si comprende e si relaziona al mondo e agli altri. Perché proprio nel porre un limite alla vita, la morte le dà forma e possibilità di senso. Solo ciò che muore è vivo, mentre ciò che non muore, neppure vive. La certezza della morte (incerta omnia, sola mors certa, nelle parole di sant’Agostino), da sempre alla base della cultura umana, è oggi posta radicalmente in discussione in Occidente, in quella che i sociologi chiamano la società postmortale, una società insofferente dei limiti, che grazie alla tecnica e al progresso medico tenta di far indietreggiare la morte, di intervenire sulle sue cause, di modificarne le frontiere, di spingere sempre oltre i limiti della longevità umana. Davanti allo scenario di un’umanità che può pensarsi a-mortale, Luciano Manicardi si interroga sulle conseguenze di questa rimozione. Che cosa è diventata la morte? Ma soprattutto chi siamo diventati noi, se la morte non è più memoria del limite? Non c’è il rischio che nutrendo il sogno dell’onnipotenza l’uomo contemporaneo si trovi ancora più solo e smarrito di fronte alla morte? Proprio a questo crocevia occorre recuperare la sapienza che nasce dal riconoscimento del limite, non solo come fine, ma anche come confine, soglia, e dunque possibilità di un nuovo inizio.
Luciano Manicardi è monaco della comunità di Bose. La sua riflessione, attenta all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Tra i suoi libri: Il corpo: via di Dio verso l’uomo, via dell’uomo verso Dio (2005); L’umano soffrire. Evangelizzare le parole sulla sofferenza (2006); Guida alla conoscenza della Bibbia (2009); La fatica della carità. Le opere di misericordia (2010).
Diversus in latino significa "voltato" in altra direzione. Purtroppo, però, è uso comune intendere "diverso" come "contrario", "opposto", e in alcuni casi addirittura "deviante" o "sbagliato". È innegabile che esistano diversità, ma è altrettanto ovvio che non si possa considerare la propria singola visione del mondo come l'unica e "la" giusta. Bisogna accettare e convivere con tutte le differenze, e questo rappresenta non un limite, bensì la vera ricchezza del nostro mondo. Un'opportunità per scoprire e discutere sulle diversità ci è data dal festival denominato appunto "Uguali-Diversi", il cui intento non è quello di fornire risposte, ma semplicemente di "aiutare a porre correttamente le domande". Ne è nata anche una collana, voluta dal Comune di Novellara e da Aliberti editore, che raccoglie gli interventi di personaggi noti e studiosi sul tema dell'integrazione e della necessità del confronto in un momento storico come il nostro, di rapide trasformazioni.
Parlare della carità spesso ci può far illudere anche di praticarla, di operare veramente nel senso di quell’amore che il vangelo ci narra e che Gesù ci comanda. Oggi tuttavia i segni di barbarie e di smarrimento di ciò che la carità significa – giustizia, solidarietà, compassione – sono davanti ai nostri occhi e noi stessi ne siamo i protagonisti. In questi tempi di indifferenza, siamo chiamati a riscoprire l’essenziale, a discernere ciò che è irrinunciabile per la fede. La rilettura delle opere di misericordia, che questo testo propone, trova perciò una rinnovata attualità. Richiamare la tradizione delle opere di misericordia significa cogliere la carità come arte dell’incontro, della relazione, come prassi di umanità che travalica le fedi e che può unire ogni persona. È nell’oggi della storia che possiamo manifestare la differenza cristiana con la pratica dell’urgente carità.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), monaco di Bose e biblista, collabora alla rivista Parola, Spirito e Vita. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Il corpo (2005), L’umano soffrire (2006), Guida alla conoscenza della Bibbia (2009) e, insieme a Enzo Bianchi, Accanto al malato (2000).
La fase di passaggio alla seconda metà della vita è un momento critico dell’esistenza dell’uomo. A esso si arriva impreparati, se ne rimane sorpresi, magari sconvolti fino a esserne schiacciati. Ma se si accetta di attraversare la crisi senza rifiutare ciò che ci sta accadendo, ma imparando a conoscere la propria finitezza e i limiti che segnano la propria vita, essa potrà rivelarsi non solo un tempo di oscurità, ma anche un’occasione di nuova luce, non solo una minaccia e un pericolo, ma anche un’opportunità di crescita e di maturazione. “Non sprecate le crisi! Ben gestite, esse sono dei veri doni del Cielo!”.