"Tornerò da voi, non dimenticatemi", così si chiude l'ultimo capitolo dell'indimenticabile "II Profeta" - il capolavoro dello scrittore libanese Khalil Gibran - letto, amato e acclamato in tutto il mondo. E proprio sulla promessa di questo ritorno si apre il racconto di Hajjar Gibran, pronipote del poeta, che in sogno, attraverso ripetute visioni mistiche, riceve dal suo antenato Khalil nuovi e straordinari messaggi spirituali. Ne nasce un'inedita riflessione sulla vita e sull'umanità, sulla sacralità dei gesti e degli eventi, sulla crescita spirituale dell'essere umano. Verità, fede, desiderio, sensualità, coraggio, consapevolezza...
Il libro è una serie di 26 sermoni sui temi del rapporto tra gli uomini, accompagnati da un prologo, un epilogo e dodici illustrazioni. I sermoni vengono pronunciati dal saggio Almustafa che, apprestandosi a lasciare la terra dove ha trascorso lunghi anni di esilio, lascia agli abitanti il dono della sua saggezza. I temi rispondono a richieste specifiche degli ascoltatori, e toccano questioni universali, insieme semplici e profonde: tra gli altri, vengono trattati il Matrimonio, l'Amicizia, il Tempo, il Bene e il Male, il Mangiare e il Bere, il Dolore, la Bellezza. Pubblicato nel 1923 in inglese da un autore libanese immigrato negli Stati Uniti, il libro fu subito accolto con entusiasmo dai lettori, trasformandosi in un testo di culto.
Un testo per chi in un romanzo vuole ritrovare la poesia di un amore puro e lo struggimento di un sogno irrealizzabile.
"E udii gli uccelli cantare tristemente, e chiesi: "Perché vi rattristate, miei graziosi uccelli?". E uno di loro mi volò vicino e si posò sulla punta di un ramo e disse: "Presto i figli di Adamo verranno in questo campo con le loro armi micidiali e ci muoveranno guerra, quasi fossimo mortali nemici. Ci stiamo congedando l'uno dall'altro, perché non sappiamo chi di noi sfuggirà all'ira dell'Uomo. La Morte ci seguirà ovunque andiamo". In quell'istante si levava il sole dalle vette, e incoronava d'oro le cime degli alberi. Contemplando tanta bellezza, domandai a me stesso: "Perché l'Uomo deve distruggere ciò che la Natura ha costruito?"".
Si tratta della traduzione del volume Beloved Prophet. The Love Letters of Kahlil Gibran and Mary Haskell and her Private Journal (New York 1972, 19859), che raccoglie una nutrita selezione delle lettere che Gibran e Mary Haskell si scambiarono negli anni 1908-1931, nonché le annotazioni della Haskell che costituiscono il suo diario personale. Quella con Mary Haskell, americana, preside di una scuola femminile, mecenate e ispiratrice di Gibran, fu probabilmente la relazione più profonda e duratura nella vita del poeta. Mary rappresentò per lui un sostegno decisivo, sia morale sia materiale: seguì passo dopo passo la formazione artistica di Gibran, registrando numerose note nel suo diario, che è perciò prezioso documento della genesi di opere come Il profeta, considerato il suo capolavoro e luminosa sintesi del suo pensiero sui temi fondamentali della vita. Con la Haskell, Gibran attraversò tutte le fasi della tempesta e della riconciliazione, del dubbio e dell'incomprensione, autenticando così un rapporto rivelatosi determinante nella vita di entrambi.
Le opere di Kahlil Gibran sono soffuse di misticismo e passione, di poesia e attenzione per l'esistenza quotidiana. In una visione unitaria in cui confluiscono suggestioni d'ogni religione e filosofia (dal cristianesimo all'Islam, dall'Induismo al romanticismo europeo, da Nietzsche ai mistici sufi), Gibran riesce a fornire all'uomo di questo tormentato tempo una risposta agli eterni interrogativi, parlando non alla parte razionale della mente, ma utilizzando immagini e metafore appartenenti a un mondo simbolico, eterno, universale.
L'amore di cui canta e scrive Khalil Gibran è un dono che illumina anche la notte più scura. E la notte è fatta per parlare d'amore. In questa raccolta curata da Hafez Haidar - che include poesie, aforismi, parabole e stralci dal carteggio fra Gibran e Mary Haskell, la donna intensamente e lungamente amata, - le parole d'amore sono come un balsamo che rinfresca i cuori ardenti degli innamorati.
Racconti, poesie e aforismi condensano le verità senza tempo, che sanno parlare a tutti, di Kahlil Gibran intorno ad argomenti come il sentimento d'amore, lo splendore dell'amicizia, la bellezza della morte, la ricchezza e il dolore, l'ambizione e il destino. Gli scritti del "Profeta del Libano" possiedono un particolare sapore di antica saggezza che sa fondersi con l'attualità del suo pensiero, per quanto le due cose possano sembrare incompatibili. Scrittore di fine intelligenza, sviluppa parabole sulle grandi questioni dell'esistenza, immergendosi nelle profondità del misticismo. Nel suo stile semplice, essenziale, lapidario, sa spaziare dalla tenerezza che dà sollievo allo spirito alla più amara invettiva che brucia la coscienza.
Pubblicato in inglese a New York nel 1923, "Il Profeta" è unanimemente considerato il capolavoro dello scrittore-pittore libanese. L'opera di Gibran esce qui in edizione economica rispetto all'edizione maggiore pubblicata nel 2005 con le illustrazioni originali dell'autore. Il saggio introduttivo, autentica miniera di informazioni, contribuisce alla rilettura e alla reinterpretazione del testo gibraniano.
Con una nuova traduzione dal testo originale particolarmente attenta alla dimensione letteraria e poetica di Gibran e con un saggio sulla cristologia gibraniana, il libro ricostruisce la figura del Salvatore grazie alle testimonianze di personaggi dell’epoca, alcuni storici altri di pura immaginazione, alcuni chiaramente innestati nei racconti evangelici altri propensi a una libera affabulazione, alcuni sedotti dal suo messaggio altri decisamente ostili. Come pellegrino e forestiero in questo mondo, Kahlil Gibran, poeta dell’Assoluto, scorge in Gesù, Figlio dell’Uomo, il senso ultimo e nuovo dell’intera umanità.
Un’opera unica di grande intensità poetica.
Kahlil Gibran, scrittore, poeta e pittore, nonché drammaturgo, nacque in Libano (villaggio di Bisharri, la Valle dei Cedri) il 6 gennaio del 1883. Trascorse la giovinezza tra Boston, Beirut e Parigi. Nel 1912 si stabilì a New York, dove visse fino alla morte (10 aprile 1931). Nella sua ampia produzione in inglese, spiccano testi di carattere mistico-filosofico, come The Madman (Il folle), The Forerunner (Il precursore), il celeberrimo The Prophet (Il profeta), Sand and Foam (Sabbia e spuma), Jesus the Son of Man (Gesù, il Figlio dell’Uomo), The Wanderer (Il vagabondo) ecc.
La sua corrispondenza con Mayy Ziyadah, grande scrittrice araba, è stata raccolta postuma nel volume Love Letters (Lettere d’amore). Le Edizioni San Paolo hanno inoltre pubblicato il romanzo giovanile Broken Wings (Ali spezzate), le prose lirico-narrative di The Storm (La tempesta), gli atti unici Lazarus and His Beloved (Lazzaro e il suo amore) e The Blind (Il cieco) e alcuni scritti e frammenti inediti, riuniti sotto il titolo La stanza del profeta.
Edoardo Scognamiglio, dottore in Teologia (1997), dottore in Filosofia (2005), è uno dei massimi conoscitori dell’opera letteraria e del pensiero poetico di Kahlil Gibran. Insegna Teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) e si occupa di Dialogo interreligioso e dell’islam presso la Pontificia Università Urbaniana (Città del Vaticano). Presso il Convento San Francesco in Maddaloni (Caserta) dirige il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture. È impegnato in notevoli centri accademici per lo studio e la promozione del Dialogo, collabora a molte iniziative editoriali, a riviste e giornali. Tra le sue numerose pubblicazioni a carattere scientifico, ricordiamo: Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, Milano, Paoline, 2001; Ecco io faccio nuove tutte le cose. Avvento di Dio, futuro dell’uomo e destino del mondo, Padova, Messaggero, 2002; Catholica. Cum ecclesia et cum mundo, Padova, Messaggero, 2004; Henri-Louis Bergson. Anima e corpo, Padova, Messaggero, 2005; Volti dell’islam post-moderno, Città del Vaticano, PUU, 2005.