Agli inizi degli anni Sessanta, la famosa "apertura a sinistra", giudicata dalle gerarchie ecclesiastiche contraria sia alla disciplina sia alla dottrina cattolica, sta invece giungendo a compimento. In tale contesto viene organizzato nel 1962 un convegno di studi sui rapporti tra stato e Chiesa il cui sostanziale obiettivo è comporre le posizioni. Da Dossetti ci si attende che dia un contributo al rilancio della presenza dei cattolici in politica, senza che ciò metta in discussione il magistero ecclesiastico. Ma l'ex costituente, ormai divenuto monaco e sacerdote, spiazza tutti con un discorso radicale in cui afferma che il compito primario del cristiano non è la costruzione della sfera politica, né la difesa in quell'ambito di verità cattoliche generali, ma è la ricerca della via della testimonianza evangelica dell'alterità della fede. Fino a oggi inedito, quel fondamentale discorso dossettiano è ora riproposto per la cura di Alessandro Barchi che con acribia filologica ne illumina la genesi. Due saggi di Fabrizio Mandreoli e Paolo Pombeni lo inquadrano rispettivamente sul versante teologico e su quello storico, aiutando il lettore a comprendere a fondo questo singolare documento che segna il distacco di un leader del cattolicesimo politico dal mito novecentesco del rilievo e della possibilità di una "democrazia cristiana".
Il carteggio tra Divo Barsotti e Giuseppe Dossetti si snoda per oltre quarant'anni, dai primi anni cinquanta a metà degli anni novanta del Novecento, e testimonia l'evolversi del rapporto tra l'inquieto sacerdote pisano e uno dei protagonisti più originali della vita politica, istituzionale e religiosa del Novecento italiano. Nelle lettere emergono i problemi che attraversano le loro vite, la storia del paese e le vicende della Chiesa italiana: domande sull'autenticità e sulla fedeltà alle proprie scelte, sulle difficoltà di relazione con la Chiesa degli anni '50, sui possibili modi di essere cristiani nel tempo e nella storia, sui profondi bisogni di rinnovamento e di riforma ecclesiale. Spesso il discorso si allarga ed emerge la ricca trama di contatti e avvenimenti in cui si inserisce il loro rapporto: la vita politica nazionale da cui Dossetti è uscito, lasciando una complessa e discussa eredità; la vivacissima Firenze degli anni '50 e '60, con Giorgio La Pira e molti altri; la vita locale, politica ed ecclesiale di Bologna. Anche i grandi fatti della storia internazionale sono presenti: la guerra del Vietnam, la tensione tra i due blocchi, occidentale e sovietico, le questioni mediorientali e il conflitto israelo-palestinese. Le lettere rappresentano così il racconto di due vite, attraverso cui rileggere alcune delle questioni cruciali della fede cristiana e della società italiana del secolo scorso. Questioni che, a ben vedere, giungono fino ai nostri giorni.
Viene qui ripubblicata, ma nell'edizione stabilita e corretta voluta da Giuseppe Dossetti, la relazione generale su "Funzioni e ordinamento dello Stato moderno", svolta alla vigilia del suo abbandono della politica. Enzo Balboni ha collaborato con Dossetti alla 'difesa attiva della Costituzione' e con lui ha rivisto il testo, aggiungendo le annotazioni di contesto utili a segnalare la grande attualità del saggio. Il libro prende titolo dalla forte esortazione di Dossetti ai cattolici: "Non abbiate paura dello Stato!", ma agite per una profonda riforma delle istituzioni e del corpo sociale e per un risanamento della politica. Lo Stato, per Dossetti, non può essere agnostico e indifferente, lasciato in balìa di forze economiche dominanti, perché ha il fine di provvedere, nella libertà, a tutto quanto è necessario e favorevole al bene comune. Questa è la via per l'avvicinamento, almeno, della democrazia sostanziale invocata dalla Costituzione. Il libro dà conto anche delle relazioni particolari e del ricchissimo dibattito, che si svolse nel Convegno dei Giuristi Cattolici, avendo come ulteriori protagonisti: Moro, Baget Bozzo, Carnelutti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito, Amorth, Romani, La Pira. Si scontrano due visioni-progetto alternative: quella cattolico-liberale, tesa alla conservazione di valori e strutture tradizionali e quella cattolico-sociale, aperta fiduciosamente verso una società rinnovata e più giusta.
Del Concilio Vaticano II, di cui si celebra ora il cinquantenario, Giuseppe Dossetti è stato uno dei protagonisti veri: perito personale del Cardinal Lercaro, segretario dei quattro cardinali moderatori, e poi collaboratore autorevole di Lercaro e di altri padri conciliari. Questo volume è dunque una sorta di resoconto della sua esperienza conciliare ,di bilancio, di recupero anche dell'atmosfera di quell'evento, e del suo impulso sostanziale, che va al di là dei documenti ufficiali. E insieme una riflessione approfondita sulle ragioni, il contesto e soprattutto le conseguenze nella vita della Chiesa della possente opera di riforma avviata dal Concilio.
Nel trentennale della nascita del Centro di Solidarietà di Reggio Emilia (Ceis), don Giuseppe Dossetti, che ne è il fondatore e l'anima, in dialogo con Sara Di Antonio ci offre una riflessione intensa e a tutto tondo sui temi che hanno segnato la sua vita e la sua opera: dalle dipendenze all'emarginazione sociale, alla discriminazione etnica, all'esclusione in tute le sue forme. Centrale nella riflessione di don Dossetti si rivela l'idea di "mondo vitale".
Gli autori
Don Giuseppe Dossetti jr. ha fondato e dirige il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia che opera nella campo delle dipendenze e del disagio sociale, in particolare immigrati e minori. E' sacerdote della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
Sara Di Antonio (1976) si è laureata in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Ha conseguito il Master Burson Marsteller in Comunicazione Pubblica e d'Impresa. Giornalista, svolge attività di comunicazione, ufficio stampa, pubbliche relazioni per enti pubblici e partiti politivi.
Si ripropone il tema dell'eucaristia che opera la trasformazione del mondo, il rinnovamento della storia dell'umanità e promuove quattro convegni su alcuni punti nodali: il volto dell'uomo nel nuovo millennio, la sapienza cristiana di fronte alle sfide della complessità, evento cristiano e società italiana, i giovani tra speranza cristiana e cambiamenti generazionali. In questo contesto dell'Eucaristia, sacramento di ogni salvezza nel concreto tessuto del nostro vivere, è di grandissima attualità la lezione magistrale di Giuseppe Dossetti, avvenuta a Bologna su invito dell'Arcivescovo, il cardinale Giacomo Biffi. Il testo affronta il tema del messaggio cristiano che non deve assolutamente negare il confronto, ma cercarlo con passione e fondandolo nelle proprie radici più autentiche ed essenziali. Così si conquistano spazi di maggiore libertà per quelle convergenze etiche da molti auspicate per la salvezza storica della società e della civiltà.
Questo testo, che inaugura la quarta serie della collana «Pensieri e Consigli spirituali», contiene testi assolutamente inediti di Dossetti. Si tratta di manoscritti, trovati casualmente dopo la sua morte, che raccolgono riflessioni, esami di coscienza, approfondimenti e propositi fatti in occasione di momenti di particolare raccoglimento, e in periodi di esercizi spirituali. Non hanno una continuità cronologica, anche se hanno una continuità profonda ininterrotta. Coprono un arco di tempo particolarmente importante della vita di Dossetti: dal 1939 all’aprile del 1955. Questi scritti non fanno quasi mai riferimento diretto ai molti e vari avvenimenti della vita pubblica di Dossetti, perciò si è ritenuto necessario accompagnare con quattro schede biografiche i diversi periodi di questa raccolta.
Punti forti
Per la prima volta il grande patrimonio spirituale di Dossetti, nel quale molti scritti inediti, è reso pubblico in una collana articolata secondo la natura degli scritti. E' un volume che fa luce sulla scelta dell'autore di lasciare la politica.
Destinatari
Cristiani «adulti», quanti vogliono conoscere o approfondire la figura umana e spirituale di Dossetti.
Autore
Giuseppe Dossetti (1913-1996), giurista, canonista, professore di diritto ecclesiastico all’Università di Modena, dirigente politico nella Resistenza, deputato all’Assemblea Costituente e nella I Legislatura, vicesegretario della Democrazia cristiana, lascia la vita politica nel luglio del 1952. Nei mesi successivi promuove un progetto per la formazione, a Bologna, di una biblioteca per la ricerca storica e teologica per laici (Centro di documentazione). Nel 1956, ancora laico, dà vita alla comunità Piccola Famiglia dell’Annunziata, con l’assenso dell’allora arcivescovo di Bologna card. Giacomo Lercaro. Nel 1957 lascia la cattedra universitaria. Nel 1959 viene ordinato sacerdote. Diventa stretto collaboratore, durante il Vaticano II e il post-concilio, del card. Lercaro, fino alla conclusione del suo episcopato bolognese nel 1968. Dal 1968 fino alla morte, avvenuta il 15 dicembre 1996, ha vissuto come monaco nelle comunità della Famiglia da lui fondata, in Italia e in Medio Oriente.