
La metafora del cammino, profondamente biblica, può essere un'efficace proposta nell'educazione dei giovani alla fede, ma anche degli adulti. Pensarsi nomadi, come ci insegnano le figure bibliche prese in considerazione nel volume, è decidere di non vivere nella banalità dell'ovvio, dello scontato. È scegliere di non arroccarsi sulle proprie sicurezze acquisite, è decidere di uscire fuori dagli schemi per vedere con il cuore e con l'anima ciò che è invisibile agli occhi. Mettersi in cammino è conoscersi e accettarsi per quello che si è, costruire un'immagine di sé stessi reale e riconciliata, accettando di lasciarsi guarire dai mille silenzi e incontri che la strada offre. Integrando il dato biblico-spirituale con riflessioni più esistenziali, l'autore fa emergere le domande del nostro cammino e della nostra vita. Ci regala soprattutto preziosi incoraggiamenti nel percorso di ricerca di Dio e della propria felicità: non lasciarsi ingannare dalle apparenze, non arrendersi al fallimento, non avere paura, non fermarsi, non credere che tutto è perduto per sempre.
"Ripartire dal primo annuncio significa generare alla vita di Cristo, investendo in proposte e facendo vivere esperienze reali di rinnovamento interiore reso palese nell'esperienza religiosa della quotidianità esistenziale. Tale dimensione è sempre prossimale rispetto alla dimensione biblica, contestualmente a quella formativa per un'azione efficace nella società. Vuol dire ancora, a partire dall'Evangelii gaudium di papa Francesco, ravvivare hic et nunc la coscienza missionaria della comunità ecclesiale, in contesti umani divisi tra indifferenza e secolarizzazione, che implica la cura del senso dell'esistenza nella dimensione della fede." (dalla Postfazione di Carmine Matarazzo). Prefazione Corrado Lorefice.