Così Hermann Hesse scriveva a Martin Buber: “Tra i suoi scritti, Il cammino dell’uomo è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto. La ringrazio di cuore per questo dono così prezioso e inesauribile. Lascerò che mi parli ancora molto spesso”. Un autentico capolavoro in miniatura, il cui messaggio si rivela inesauribile proprio perché parla al cuore di ogni uomo, in ogni tempo e in ogni situazione. Un libro che obbliga a pensare e invita a imboccare il cammino dell’autentica crescita umana in armonia con gli altri uomini e con il mondo intero.
Anche una pur breve riflessione sulla filosofia politica di M. Buber consente di cogliere tanto la validita quanto il limite dello studioso ebreo. In senso proprio, Buber fu meno filosofo che antropologo.
Rabbi Nachman, vissuto in Polonia tra il '700 e l'800, fu uno degli ultimi grandi rappresentanti della cultura chassidica, una corrente della mistica ebraica di tradizione antichissima. Un secolo più tardi, Martin Buber (1878-1965), uno dei maggiori studiosi di questa tradizione, ne ha raccolto le pagine più belle: leggende mistiche, fiabe simboliche, intrecci fantasiosi. Non limitandosi a tradurle, bensì riscrivendole e rielaborandole, mantenendone però intatto lo spirito originario.