
Il dizionario riporta notizie su: Attori, registi, produttori, direttori della fotografia e specialisti che hanno scritto la storia del noir; Una guida completa alle pellicole di culto del noir; Dieci registi per dieci splendidi noir; Per comprendere il linguaggio espressivo e le regole del noir.
Il Louvre possiede una delle più importanti collezioni di disegni di Rembrandt van Rijn (1606-1669), il grande maestro olandese che non fu solo straordinario pittore e acquafortista, ma anche disegnatore ineguagliabile nei generi più diversi. La collezione del Louvre testimonia la maggior parte dei temi trattati nei suoi disegni; le rappresentazioni bibliche e mitologiche, gli studi di figura, le scene di genere, i paesaggi, i ritratti e le notevoli copie di miniature moghul dell'india. In questi disegni così differenti, Rembrandt si è servito di una vasta gamma di tecniche e materiali. La collezione del Louvre riflette in modo esemplare tutta la diversità dell'opera grafica di Rembrandt, mostrandone, al contempo, le costanti, un grande potere evocativo unito alla scelta accorta di quanto caratterizza realmente il soggetto e alla resa tanto sorprendente quanto convincente dei sentimenti umani, che ritroviamo anche alle opere di formato più ridotto.
Anne Geddes è tra i fotografi più conosciuti a livello mondiale. Il suo amore per i bambini, soprattutto per i neonati, l'ha portata a creare una serie di immagini fotografiche che sono state l'ispirazione per oltre cinquanta libri, tradotti e pubblicati in quindici lingue. In questo libro le sue foto illustrano un diario speciale che raccoglie i più bei ricordi del primo anno di vita del bambino.
Se il ciclo dell'architettura moderna può essere consegnato alla storia, la cultura architettonica può smettere di riflettere su se stessa e riflettere piuttosto sullo scenario fisico mondiale. Il nuovo punto di partenza non deve essere un consuntivo delle esperienze passate, ma un giudizio obiettivo sul loro risultato complessivo: il paesaggio concreto, prodotto di tutti gli interventi avvenuti, delle proposte innovative di ogni genere e delle resistenze contrapposte. Il quadro che ne risulta, ben diverso dai programmi teorici che lo hanno originato, è la base per il lavoro da svolgere nel presente. È per questo motivo che tentare un'analisi ravvicinata dell'attualità architettonica riveste, oggi, un ruolo tanto importante. In questo volume Leonardo Benevolo offre un quadro personale e ragionato delle esperienze più recenti e invita i lettori a riflettere per proprio conto su quel che succede, per inoltrarsi a loro volta nell'ignoto futuro.
Questo volume studia i modi in cui la cultura europea e americana hanno elaborato il processo interpretativo dell'analisi del film, ne illustra criticamente i presupposti concettuali e metodologici e vaglia alcune specifiche esperienze di lettura dei film. Il libro raccoglie saggi di diverso taglio metodologico e analitico, che spaziano dalla post-semiotica al rapporto tra cinema e "gender", dall'analisi iconologica alla ricostruzione dei modelli filosofici di ermeneutica e decostruzione applicati all'analisi dei film.
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (Musei Capitolini, 29 giugno - 27 agosto 2006) e di Vicenza (Gallerie di Palazzo Leone Montanari, 9 settembre 5 novembre 2006). L'esposizione, che raccoglie 60 opere provenienti dai più importanti musei russi, si articola in un percorso che, spaziando dall'antichità al XIX secolo, è in grado non solo di documentare le trasformazioni e i passaggi filologici, ma anche l'evoluzione di un linguaggio artistico che ha costituito la base dell'espressione popolare russa.
L'opera, in due volumi, raccoglie scritti e interventi stesi da un critico militante lungo un ventennio. Se l'impegno diretto e a caldo ha imposto un'ottica di partecipazione ravvicinata, non ha tuttavia impedito di cogliere e di seguire via via alcune grandi linee nel loro svolgimento. Emerge così, come ipotesi primaria, il carattere esistenziale-fenomenico della ricerca nella seconda metà del Novecento, come risulta da movimenti quali l'informale storico e, successivamente, il cosiddetto informale "freddo" (Arte povera, Land Art, comportamento ecc.). Un carattere che dapprima viene indagato con gli strumenti culturali tipici degli anni '50, tra cui in primo luogo la fenomenologia husserliana filtrata da Merleau-Ponty, mentre poi può essere posto in congiunzione con le teorie di McLuhan, che decretano la fine della Galassia Gutenberg e l'avvento dell'era elettronica. Contro queste successive ondate di forme "aperte", secondo la formula di Wölfflin, non mancano di disegnarsi le fasi di segno opposto volte a riaffermare le esigenze del "chiuso", dell'ordine e dei valori iconici (la Pop e la Op Art, o in genere l'attenzione all'oggetto). Quindi, questo aspetto di ritorno al "formato" e al definito si allarga in un'ipotesi generale di rivisitazione sistematica dei dati accumulati in tutte le età precedenti. Questo primo volume riporta gli studi sui grandi protagonisti dell'informale e testimonia l'avvento delle ricerche oggettuali, dal New Dada al Nouveau Réalisme alla Pop Art.
L'opera, in due volumi, raccoglie scritti e interventi stesi da un critico militante lungo un ventennio. Se l'impegno diretto e a caldo ha imposto un'ottica di partecipazione ravvicinata, non ha tuttavia impedito di cogliere e di seguire via via alcune grandi linee nel loro svolgimento. Emerge così, come ipotesi primaria, il carattere esistenziale-fenomenico della ricerca nella seconda metà del Novecento, come risulta da movimenti quali l'informale storico e, successivamente, il cosiddetto informale "freddo" (Arte povera, Land Art, comportamento ecc.). Un carattere che dapprima viene indagato con gli strumenti culturali tipici degli anni '50, tra cui in primo luogo la fenomenologia husserliana filtrata da Merleau-Ponty, mentre poi può essere posto in congiunzione con le teorie di McLuhan, che decretano la fine della Galassia Gutenberg e l'avvento dell'era elettronica. Contro queste successive ondate di forme "aperte", secondo la formula di Wölfflin, non mancano di disegnarsi le fasi di segno opposto volte a riaffermare le esigenze del "chiuso", dell'ordine e dei valori iconici (la Pop e la Op Art, o in genere l'attenzione all'oggetto). Quindi, questo aspetto di ritorno al "formato" e al definito si allarga in un'ipotesi generale di rivisitazione sistematica dei dati accumulati in tutte le età precedenti. Questo secondo volume esamina i vari aspetti dell'informale "freddo" subentrati nei tardi anni '60 (Minimalismo, Arte povera, comportamento, "performances").
Il settore indipendente ha prodotto, negli Stati Uniti, molti film interessanti da "Sesso, bugie e videotape" a "PuIp Fiction", fino ai recentissimi "Crash" e "I segreti di Brokeback Mountain", i film indie costituiscono ormai una realtà produttiva e artistica al di fuori di Hollywood. Ma che cos'é esattamente il cinema "indipendente"? Questo libro ne esamina nel dettaglio le caratteristiche. Se l'indipendenza è definibile in termini industriali, nel senso di libertà dal controllo dei grandi studios, King mostra come essa possa anche comprendere le strategie estetiche o formali che contrassegnano i film al di fuori del mainstream, o una specifica sensibilità nei confronti di istanze sociali. Alcuni film indipendenti marcano la loro distanza dal filone tradizionale sotto tutti questi punti di vista; altri si pongono in una relazione più stretta con Hollywood. Nel mezzo, ci sono vari livelli di differenziazione che rendono conto delle caratteristiche "non convenzionali" o "eccentriche" connesse al settore indie. L'indipendenza appare così come una qualità dinamica piuttosto che fissa, attiva in quel territorio che presenta punti in comune con Hollywood e con le alternative radicali dell'avanguardia, del cinema "artistico" o impegnato.
Che cos'è la bellezza? Crispin Sartwell riprende la domanda. E azzarda una risposta. Bellezza, egli dice, è l'oggetto del desiderio. Ma siccome tutto può essere oggetto del desiderio, ovunque può esservi bellezza. A questo punto si tratta di vedere a quali condizioni se ne faccia esperienza. E prima ancora che cosa accade quando la si incontra. Spesso non ci sono neppure le parole per dirlo. Allora bisogna forzare il linguaggio. Guardare in alto e in basso, nella luce e nell'oscurità. Esplorare tutte le vie della bellezza, sia la bellezza alta e perfetta sia la bellezza tormentata o magari ripugnante. Cercare altrove. In altri mondi, in altre culture. Dove scopriremo che la nozione di bellezza è stata declinata di volta in volta in forme differenti.
Contornata da ampie terrazze e ricca di fontane, vasche e sculture, la villa Adriana fu eretta sotto Tivoli e per la novità del progetto e delle forme, nonché per le brillanti invenzioni visive e allusive, rappresenta un fondamentale capitolo dell'arte occidentale. Ma la sua importanza non risiede solo nei resti tangibili della villa che fu, ma anche in opere d'arte e di erudizione dal Rinascimento ai giorni nostri. La villa costituisce un esempio del ruolo svolto dal classicismo nell'arte occidentale e la sua storia offre una ricca testimonianza delle idee e rappresentazioni molteplici che scaturiscono dalla realizzazione di un progetto grandioso.