
Percorsi di riflessione sul profondo significato della musica.
Più di cinquanta milioni di dischi venduti. Ha creato canzoni cantate dal mondo intero, interpretandole con Miles Davis, Eric Clapton, Sting, Jeff Beck, Ray Charles, Luciano Pavarotti, Solomon Burke, B.B. King, Bono, i Queen, Macy Gray, Dolores O'Riordan. Figlio di un "voltaformaggio" e di una casalinga, il piccolo Adelmo Fornaciari cresce a Roncocesi, tra i campi, vicino a Reggio Emilia. Un mondo piccolo tra la cooperativa comunista e la parrocchia di don Tajadela, prete bello grosso, popolato di personaggi memorabili come la nonna Diamante, il nonno Cannella, lo zio Guerra, maoista che mangiava solo riso, la Vittorina, che si piega per gonfiare la ruota della bicicletta e gli mostra le mutande rivelandogli cosa c'è sotto e spalancandogli la porta dell'erotismo e delle fantasie sessuali. Siamo a metà degli anni Cinquanta, in quel gran pezzo dell'Emilia, terra di comunisti e di motori, di cucina grassa e di cantanti. Delmo aggiusta in officina il suo mosquito che non parte mai, dorme in una camera dove stanno appese sopra il suo letto meravigliose coppe, salami, ciccioli, prosciutti. Si sveglia alla mattina unto e profumato di grasso. E va in chiesa a suonare l'organo. In cambio serve messa. Un mondo antico fatto di fatiche, ma anche di un inesausto desiderio di felicità. Siamo alla vigilia del boom economico e Delmo vola sui seggiolini del calcinculo del luna park alla fiera di San Biagio. C'è il giradischi. Ascolta il beat emiliano dei Nomadi e dell'Equipe 84, ma anche "Let It Be" dei Beatles.
Argomento di questo libro è la vicenda delle arti nella seconda metà del Settecento, quando la cultura dell'Illuminismo stabilisce un collegamento sovrannazionale tra letterati, filosofi e artisti dell'intera Europa. Nel secolo appena trascorso questo periodo è stato oggetto di studi che ne hanno proposto molteplici letture, dalle quali è scaturita la fortunata definizione di Neoclassicismo applicata all'arte che dal Settecento maturo risvolta nel primo Ottocento, in un rinnovato rapporto con la classicità. Le ricerche dell'ultimo decennio hanno tuttavia messo in discussione, grazie a una migliore conoscenza dei protagonisti di quegli anni fondamentali per l'arte europea, tale sistema storiografico. Le Arti e i Lumi privilegia la diretta lettura dei testi figurativi e letterari del tempo, rispetto all'impianto prevalentemente teorico che finora ha caratterizzato gli studi sul periodo. Ne costituiscono tema centrale i dipinti e le sculture interpretati nel contesto delle idee e degli scritti degli artisti stessi, impegnati a rivendicare un ruolo maggiormente incisivo rispetto a quello loro riconosciuto dai ceti intellettuali. Osservatorio privilegiato è la più sovrannazionale di tutte le capitali, Roma, crocevia d'Europa come era definita dai contemporanei e che nella più aggiornata storiografia ha recuperato il suo ruolo di protagonista.
Le arti prodotte a Nord delle Alpi alla fine del Medioevo hanno suscitato fin dall'inizio del xix secolo l'interesse degli studiosi, che però, condizionati dalle proprie categorie spazio-temporali, le hanno per molto tempo associate al declino del "Tardo Gotico", considerandole alla luce della successiva formazione degli Stati moderni. Questo volume si propone di comprendere l'intera dinamica geografica, interpretata secondo le identità politiche del periodo, all'epoca in cui tali identità erano ancora in gestazione. L'autore individua due modelli culturali. Il primo, imposto dal duca di Borgogna, Filippo il Buono, è rappresentato soprattutto da Jan Van Eyck: il suo illusionismo pittorico, che soddisfaceva le aspettative delle persone colte, nutrite della lettura degli antichi, si diffuse rapidamente in tutta Europa. Il secondo, forgiato principalmente alla corte di Massimiliano d'Asburgo, si distingue per lo sviluppo delle arti grafiche (disegno, incisione) e trova il suo emblema in Jheronimus Bosch: le sue invenzioni dimostrano un gusto retorico per la novità e il virtuosismo, e promuovono un fenomeno importantissimo per l'arte occidentale, la rinascita dei generi pittorici.
Ritratti individuali, di gruppo, autoritratti, ritratti doppi, ritratti persino di animali: sono infinite le varianti di un genere artistico diffuso in ogni epoca e in ogni cultura e non ancora estintosi nel mondo contemporaneo. Non solo strumento di propaganda e di potere, il ritratto ha rappresentato anche un oggetto di documentazione, senza contare il suo importante ruolo nell'arte religiosa, in quella funeraria e nel collezionismo. Dai miti sull'origine ai molteplici usi e funzioni, passando per i diversi tipi e i soggetti, l'autrice ci svela i significati di ogni tipologia di ritratto, proponendo, accanto agli immancabili classici, un'iconografia piuttosto inconsueta e di grande suggestione.
Liverpool, luglio 1957: per evadere dalla noia e dalla monotonia di un'estate cittadina, un ragazzo suona in compagnia del suo gruppo skiffle, i Quarrymen. Si chiama John Lennon e si esibisce alla festa della parrocchia. Ad ascoltare la band c'è anche un certo Paul McCartney... L'incontro è fatale: personalità diverse, ma identico amore per la musica. Il rock and roll va per la maggiore, così John e Paul lavorano su del materiale nuovo. Poi arriva un giovane quattordicenne, George Harrison, un mago della chitarra: i suoi assoli gli fanno guadagnare un posto nel gruppo. All'inizio del 1960 il nucleo dei Beatles è ormai formato. La storia che segue è tutta nelle pagine di questo libro, un viaggio dai vicoli di Liverpool ad Amburgo, fino al tutto esaurito dello Shea Stadium. Nel 1964, nell'esibizione live all'Ed Sullivan Show, i Beatles hanno raccolto un pubblico pari alla metà degli americani e sono stati ben 400 milioni gli spettatori che hanno seguito la registrazione di "All You Need Is Love" nel 1967. Il gruppo è diventato leggenda. Alla ricerca della perfezione musicale e innescando una rivoluzione dopo l'altra, i Beatles non solo hanno influenzato profondamente la cultura giovanile popolare, ma anche trasformato la musica pop, inventandosi uno stile particolare, che unisce elettronica, influenze orientali e il meglio del rock.
"Si ha un bel ridire che Caravaggio è il fondatore di tutto il '600 europeo, che è quanto dire dell'arte moderna; un bel domandare come si farebbe a spiegare, storicamente, Velàzquez, o Rembrandt, o Vermeer, o Frans Hals tirando una tenda sui quadri di Caravaggio e lasciando alla vista, accanto, Giorgione, Tiziano, Tintoretto [...] per veder se sia proprio fra di essi ti filiazione diretta, o se non si senta mancar un anello in quella curiosa catena della storia dei pittori [...]; questo delle basi caravaggesche del '600 finirà per doventare un articolo, un domina accettato ma non accetto. Per ciò, forse - poiché anche il sentimento in arte è affare di educazione e di intelletto - è meglio condurre alla spontaneità di questo riconoscimento, attraverso preparazioni mediate; attraverso nessi storici secondari, pure esistenti e che meglio servano a specificare, a controllare, a guidare". Così Roberto Longhi inizia questo suo scritto giovanile dedicato a Orazio Gentileschi "il più meraviglioso sarto e tessitore che mai abbia lavorato tra i pittori" e alla figlia Artemisia "l'unica donna in Italia che abbia mai saputo cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità". Con uno scritto di Mina Gregori.
Sono qui raccolti per la prima volta tutti i principali scritti di Edward Hopper, unitamente alle sue più significative interviste e alle più importanti testimonianze di coloro che lo conobbero. Sia le sue pagine, sia i racconti di critici e artisti che lo incontrarono, nello studio in Washington Square a New York, oppure a Cape Cod, nella casa affacciata sull'oceano che lui stesso aveva costruito all'inizio degli anni Trenta, restituiscono un ritratto suggestivo e illuminante di uno dei maestri della pittura del Novecento. Hopper si riconferma una figura elusiva ed enigmatica ("Non so quale sia la mia identità. I critici ti danno un'identità, e a volte tu gli dai una mano" dichiara lui stesso), ma le sue rare dichiarazioni sono una chiave imprescindibile per conoscerne la personalità, le convinzioni, gli amori intellettuali. Edward Hopper (Nyack 1882-New York 1967) è il maggior esponente del realismo americano del nostro secolo. La sua pittura, ispirata alla scena americana, dove compaiono case vittoriane e binari ferroviari, fari sulla costa atlantica e caffè solitari, distributori di benzina e immagini di strade cittadine, è al tempo stesso quotidiana e metafisica. La sua opera, come è stato detto, è un'icona del mondo contemporaneo.
Il "Don Giovanni" di Mozart è un'opera capitale, non solo per la storia della musica: è diventata ormai parte costitutiva dell'immaginario occidentale, e il suo protagonista campeggia al fianco di caratteri quali Prometeo o Faust. Un componimento senza eguali, in cui si fondono perfettamente la struttura della commedia e i temi della tragedia. Massimo Mila - lo studioso che ha saputo raccontare a tutti la grande musica classica senza rinunciare al rigore e all'onestà intellettuale proprie del vero critico - ce ne offre qui un'impareggiabile lettura. Con una scrittura affascinante e coinvolgente ci presenta una guida all'ascolto che spazia dalla nascita del mito alle sue numerose incarnazioni, dai modelli cui si ispirarono Mozart e Da Ponte alla ricezione della loro opera, per finire con un attento esame della partitura musicale, delle scene, dei personaggi. Sempre senza perdere di vista la dimensione estetica e "ludica" della musica lirica. Siamo così condotti per mano alla scoperta di un vero capolavoro, in cui rivive il genio assoluto di un compositore che ha cambiato la storia della musica. Prefazione di Piero Gelli.
"George Harrison: Living in the material world" è il ritratto a tutto tondo di un artista che a ventun anni ha avuto in mano il mondo e si è trasformato, come scrive nell'introduzione Paul Theroux, in un uomo "con il fuoco dentro: saturo del mondo materiale, si era convinto a cercare la spiritualità delle cose - e la sua vita appare quindi come una serie di sparizioni e riapparizioni, di viaggi e ritorni". A partire dalle fotografie scattate dallo stesso George, dalle lettere, dai diari e da memorabilia, Olivia Harrison ripercorre la vita del marito, dall'adolescenza segnata dall'ossessione per la chitarra a Liverpool, dallo stordimento degli anni con i Beatles alla scoperta della cultura e della musica indiana, fino al periodo come solista, produttore cinematografico e gentiluomo bohémien. Un libro importante e intenso che, oltre ad assomigliargli, evoca attraverso immagini accuratamente selezionate e testimonianze della famiglia e degli amici frammenti della sua esperienza, rivelando le radici profonde della sua arte, l'amore per la natura e il suo sense of humour, i percorsi della mente e le tracce dello spirito.

