
Per l'italiano medio come per quello colto, la figura e l'opera di Giuseppe Verdi potrebbero apparire un dato acquisito, parte integrante dell'identità nazionale. Forse, però, a duecento anni dalla nascita, non è più così. O forse l'immagine di un grande artista necessita comunque di un processo continuo di messa a fuoco. Sulla scorta di una ricerca internazionale che negli ultimi decenni si è dimostrata vivacissima, il libro di Raffaele Mellace propone una ricognizione completa del personaggio Verdi e del suo teatro musicale, con la sommessa ambizione di aggirare le secche del taglio tradizionale "vita/opere". La biografia verdiana è accostata attraverso la geografia delle città decisive per la vicenda dell'uomo e dell'artista, nel percorso politico tra Risorgimento e Unità, e nelle dinamiche della vita professionale e di quella privata. Il teatro di Verdi è discusso nel complesso dei suoi fondamenti estetici e drammaturgici e dei suoi riferimenti ideali, decifrato nel microcosmo abitato dai suoi personaggi, seguito dal primo all'ultimo titolo, senza tralasciare i lavori non operistici. Una serie di apparati completa il quadro dotando il lettore/spettatore di importanti strumenti d'indagine.
Solo il premiato duo pop-teologico Salvarani-Semellini poteva avventurarsi nell'impresa titanica di catalogare il tema religioso nelle canzoni italiane della seconda metà del Novecento e del primo decennio del Duemila. Ed ecco, suddivisi in capitoli decennali e poi catalogati in un prezioso dizionario finale, i protagonisti della musica popolare italiana riletti con la lente delle loro parole "religiose": tracce di ricerca, di domande, di dubbi, più che di certezze. Com'è giusto che l'arte sia ... Celentano, Guccini, De André, De Gregori, Rocchi, Battiato, dal "Compagno Dio" di Freak Antoni (Skiantos) fino alla ricerca di Vinicio Capossela e dei Baustelle. Un percorso pieno di sorprese, di "conversioni", di spiazzamenti. Dalla "teologia" di Celentano al "Dio è morto" di Guccini, alla Buona Novella di De André, dal mistico orientaleggiante Claudio Rocchi ai Baustelle.
Catalogo della mostra sulla Carità allestita con opere che provengono, oltre che dal patrimonio custodito e valorizzato dal Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano, anche dai Musei Vaticani, da Madrid, dai Musei Capitolini di Roma, da Venezia... Un percorso che si snoda a partire dagli inizi dell'iconografia cristiana, con testimonianze di assoluto valore e con la presenza, per la prima volta in Italia, della sorprendente tela di Vicente Carducho raffigurante san Francesco che riceve le stimmate. Il catalogo, oltre alla riproduzione di tutte le opere in mostra, con le schede ad esse dedicate, è arricchito da saggi storici e iconologici sul tema della carità e sulle sue raffigurazioni nella storia dell'arte cristiana.
Uto Ughi ha soltanto tre anni quando il suo primo maestro, l'amico di famiglia Ariodante Coggi, gli mette in mano un violino minuscolo, e glielo lega al collo perché non cada. Nasce cosi uno dei più grandi talenti musicali del nostro tempo, un esecutore dalla naturale e precoce attitudine a "tirar l'arco", che calca, ad appena sette anni, i palcoscenici dei teatri per i primi concerti in pubblico. Tuttavia questo libro non si limita a ripercorrere l'apprendistato del musicista, le lezioni con George Enesco, i concerti tenuti in tutto il mondo, i sodalizi artistici con i più grandi interpreti degli ultimi cinquant'anni. Questo libro ci svela un inedito Uto Ughi, un uomo che, lontano dai riflettori, ama la letteratura, i viaggi e la natura, il silenzio consapevole e i luoghi del mito, dove poter ritrovare se stesso. Capace come pochi di mantenere intatto nel tempo il rapporto con il pubblico, Uto Ughi condivide per la prima volta con i lettori i tesori accumulati durante il suo cammino professionale e umano, e mette insieme il racconto di una vita ricca di passioni.
Nelle culture occidentali la città è stata a lungo immaginata come spazio dell'Integrazione sociale e culturale. Luogo sicuro, protetto dalla violenza della natura e degli uomini, produttore di nuove identità, sede privilegiata di ogni innovazione tecnica e scientifica, culturale e istituzionale. Nella città occidentale ricchi e poveri si sono da sempre incontrati e continuano a incontrarsi, ma sono anche sempre più resi visibilmente distanti. Oggi più che in passato, nelle grandi aree metropolitane, le disuguaglianze saltano agli occhi e strategie di distinzione ed esclusione sono state spesso favorite dallo stesso progetto urbanistico. Bisogna tornare a riflettere sulla struttura spaziale della città, riconoscere l'importanza che nel costruirla ha la forma del territorio. Tornare a conferire agli spazi urbani una maggiore e più diffusa porosità, permeabilità e accessibilità; disegnarli con ambizione, tenendo conto della qualità delle città che ci hanno preceduto e ragionare di nuovo sulle dimensioni del collettivo.
In occasione dell'Anno della Fede, l'ACEC ha realizzato questo volume.«Il bisogno di credere è un bisogno pre-politico e pre-religioso sul quale poggia il desiderio di sapere. Riconoscendo l'importanza di tale bisogno, noi atei possiamo favorire il dialogo tra credenti e non credenti...». Così si esprimeva, recentemente, la filosofa francese Julia Kristeva. Molti film sono stati inseriti nel presente volume proprio partendo da questa considerazione. Anche quelli che apparentemente sembrano muoversi su territori lontani dalla fede, ne sono talvolta profondamente vicini. I valori cristiani seminati a larghe mani nella lunga storia di duemila anni, improvvisamente emergono quasi carsicamente nella letteratura, nel teatro e nel cinema che, tra tutte le forme d'arte, è forse quella che riesce a metabolizzare meglio il credo cristiano in chiave contemporanea. Il cinema contemporaneo, quello che sa osare e non si adatta a riprendere e ad adeguarsi al "politicamente corretto", crede in una alterità posta al di fuori di se stesso. È un cinema, naturalmente, che di solito non offre risposte, ma pone tante domande, lasciandole spesso irrisolte. La vera difficoltà, non solo per il cinema, sta casomai nella capacità di porle correttamente, anche perché le risposte stanno nel cuore delle stesse domande.Le 14 schede dei film sono redatte da Cinema in prospettiva con la supervisione critica e pastorale di Don Gianluca Bernardini.
Miles Davis (1926-1991) è uno dei massimi protagonisti del jazz moderno e contemporaneo, e in senso generale di tutto il Novecento sonoro. Non c'è novità stilistica che non l'abbia visto fra i principali protagonisti, se non fra gli ideatori. Davis è stato un maestro della tromba, che suonava con lirismo incomparabile, e un improvvisatore di genio assoluto; un uomo dal talento sconfinato ma anche dal carattere difficile, ambizioso ed esigentissimo; un collezionista di donne bellissime e intense, ma anche una persona profondamente legata alle sue radici afroamericane. È stato un punto di riferimento della vita jazzistica, e più in genere musicale e sociale, dal dopoguerra all'epoca della collaborazione con Gil Evans e John Coltrane, dagli anni del jazz-rock alla sua finale assunzione in una sorta di pantheon mediatico. Questo libro è lo strumento ideale per carpirne i segreti, apprezzando tutte le sfumature del suo talento e della sua straripante umanità.
Sedie, scrivanie, librerie, vasi, appendiabiti realizzabili da tutti con materiali facilmente reperibili nei negozi di bricolage. Pezzi unici da fare con le proprie mani, e in più l'opportunità di adattarli o migliorarli condividendone i risultati con gli altri. Con i contributi inediti di quattro maestri del design contemporaneo: Andrea Branzi e Aldo Cibic, Michele De Lucchi e Alessandro Mendini.
Grazie al cinema, dall'indomani della prima guerra mondiale si compie il prodigio di trasformare il popolo americano- sconosciuto, selvaggio e stravagante, non nell'invasore barbarico, ma nel "prossimo tuo" da accogliere e amare come te stesso. E di creare una dipendenza diffusa dal sogno americano. Il libro esplora, insieme, le strategie pubblicitarie e le reazioni individuali e collettive alla "Marcia su Roma" delle Majors hollywoodiane dai primi anni venti. In generale viene descritta la parabola delle tecniche di advertising con cui Hollywood ha puntato a impadronirsi dei gangli emotivi e desideranti dello spettatore universale. Nello specifico si stabilisce un contatto ravvicinato con le strategie adottate in Italia e con lo spettatore italiano tra il 1922 e il 1938, dalle Majors e, in particolare, dalla Metro Goldwyn Mayer. "Il ruggito del Leone" ci fa rivivere le percezioni di mondi possibili per lo spettatore italiano tra le due guerre, in cui accanto ai profumi delle divinità hollywoodiane era possibile respirare anche i profumi della libertà.
Vittorio De Sica raccontato dal figlio Manuel. Una autobiografia congiunta che rilegge la vita e la carriera artistica del regista di capolavori del cinema, rendendo omaggio alla figura dell'artista, dell'attore ma anche dell'uomo e del padre. Un De Sica dolorosamente diviso tra due famiglie, che dormiva una sera ai Parioli, nella casa in cui viveva con Giuditta Rissone e la figlia Emi, e una sera all'Aventino, con Maria Mercader e i figli Manuel e Christian. La vita sul set, il lavoro con gli attori, il sodalizio con Cesare Zavattini, l'omaggio dello star system hollywoodiano, il rapporto con i grandi autori e produttori si mescolano a ricordi d'infanzia e aneddoti di vita famigliare, restituendo il ritratto di un Vittorio De Sica privatissimo e segreto. II libro è arricchito da un personalissimo racconto per immagini curato dallo stesso autore.
Il volume è la prima antologia italiana delle risposte scritte che l'Europa dell'età barocca ha dato all'arte figurativa. Riunisce oltre seicento testi diversissimi per qualità, genere, funzione: dalle pagine di Shakespeare agli inventari e ai contratti perla realizzazione di opere d'arte. Questa scelta si deve alla convinzione che la risposta critica all'arte figurativa "non involge solo il nesso tra opera e opere, ma tra opera e mondo, socialità, economia, religione, politica e quant'altro occorra" (Roberto Longhi). Il testo introduttivo è concepito in stretta dipendenza dall'antologia, con il fine di illuminarne il montaggio e mostrare alcuni dei nessi principali che costruiscono ogni sezione, facendo del libro uno strumento didattico che fino ad oggi non esisteva.
Contenuto
Il «Simbolo di fede», il «Credo», racchiude, come in uno scrigno, la fede della Chiesa. Sin dall’antichità è stato scolpito nei sarcofagi, dipinto nelle pareti delle chiese e raffigurato nei grandi cicli musivi delle prime basiliche cristiane. L’autore conduce la riflessione sui singoli articoli del «Credo» esplorando alcune opere d’arte che nei secoli hanno mostrato il mistero creduto, celebrato e annunziato dalla Chiesa. Una proposta e un invito per mettersi alla scuola degli artisti che nella loro arte si sono resi sensibili all’azione della grazia e si sono confrontanti con il messaggio cristiano.
Destinatari
Tutti.
Autore
FRANCESCO BRANCATO è docente di teologia dogmatica presso lo Studio teologico S. Paolo di Catania (Facoltà teologica di Sicilia). Collabora con diverse riviste scientifiche ed è autore di diverse pubblicazioni tra cui vanno ricordate: "La questione della morte nella teologia contemporanea. Teologia e teologi", Firenze 2005; "Il De novissimis dei laici. Le «realtà ultime» e i filosofi italiani contemporanei", Firenze 2008; "Creazione ed evoluzione. La grammatica di un dialogo possibile", Troina 2009; con S. Natoli, "Dialogo sui novissimi", Troina 2009; "L’ombra delle realtà future. Escatologia e arte", Assisi 2011; "Incontrarsi alla fine", Edizioni Messaggero, Padova 2012; "La materia vivente", Edizioni Messaggero, Padova 2013.