
Solo il premiato duo pop-teologico Salvarani-Semellini poteva avventurarsi nell'impresa titanica di catalogare il tema religioso nelle canzoni italiane della seconda metà del Novecento e del primo decennio del Duemila. Ed ecco, suddivisi in capitoli decennali e poi catalogati in un prezioso dizionario finale, i protagonisti della musica popolare italiana riletti con la lente delle loro parole "religiose": tracce di ricerca, di domande, di dubbi, più che di certezze. Com'è giusto che l'arte sia ... Celentano, Guccini, De André, De Gregori, Rocchi, Battiato, dal "Compagno Dio" di Freak Antoni (Skiantos) fino alla ricerca di Vinicio Capossela e dei Baustelle. Un percorso pieno di sorprese, di "conversioni", di spiazzamenti. Dalla "teologia" di Celentano al "Dio è morto" di Guccini, alla Buona Novella di De André, dal mistico orientaleggiante Claudio Rocchi ai Baustelle.
Poche settimane prima di suicidarsi, Vincent Van Gogh dipinge il ritratto del proprio medico: Paul-Ferdinand Cachet. Il ritratto è quello di un vecchio seduto a un tavolo rosso. Un pugno scheletrico sostiene la testa, l'altra mano giace appoggiata sul tavolo con le dita leggermente allargate. Indossa un cappello color panna e una giacca blu scuro. La posa è quella classica della melanconia. O meglio, come scrive Van Gogh all'artista e amico Paul Gauguin, "nel mio ritratto il dottore ha l'espressione affranta del nostro tempo". Questo libro è la storia del quadro e delle incredibili vicende di cui fu il vero protagonista. Un'avventura che dura cento anni. Inizia nel 1890 e continua fino al 1990, quando il "Ritratto del dottor Cachet" approda a Manhattan e durante un'asta di Christie's, lotto 21, viene aggiudicato per 82,5 milioni di dollari. Il quadro viaggia ininterrottamente da Parigi ad Amsterdam, a Copenhagen, Berlino, Weimar, poi è di nuovo a Parigi, Francoforte, Berlino, Amsterdam, e infine a New York e Tokyo. Da una città all'altra, da un continente all'altro. Passa di mano in mano di molti proprietari: ricchi artisti d'avanguardia, galleristi famosi e senza scrupoli, collezionisti appassionati, direttori di museo che cercano di salvarlo dalla furia della propaganda di regime, ricchi banchieri e anche un membro dell'elite nazista.
Dalla Prefazione: Ho conosciuto Antonio quando fuori lo abitava un'apparente quiete e dentro un fremito di terremoto.
L'ho visto inciampare, perdersi e ritrovarsi di nuovo.
L'ho visto assumere tutte le le contraddizioni, oltrepassandole, l'ho visto baciare, spremere, accarezzare il suo dolore lasciando sempre aperta la porta del cuore.
L'ho visto combattere e riorganizzare il suo cuore lottando per ridestare la speranza.
L'ho visto sempre più vivo, più profondo, come se avesse sciolto le radici e liberato le ali.
Come se avesse lasciato il suo peso alla terra e il suo futuro agli uccelli del cielo.
Oggi, quando ascolto le sue canzoni, sembra che il passato si volti e il futuro si apra.
Come se lui abbandonasse la voce alla polvere del cammino.
Antonio canta a piena gola per unire la gente, arriva come una luce che affiora sulla superficie dell'acqua, una voce che sembra interrotta dall'emozione.
La musica di Antonio non ci descrive il mondo, ma ci permette di abitarlo.
La teologia ha una dimensione musicale e la musica ha forti implicazioni teologiche. L'una e l'altra hanno il potere di plasmare il nostro animo: la teologia, quale incontro con Dio; la musica, quale voce dell'Invisibile. Con un linguaggio poetico, Don Saliers si dedica qui al mistero, alla meraviglia e alla potenza della musica in rapporto alla teologia. Attingendo a linguaggi musicali tradizionali e popolari, emergenti e classici, egli evidenzia profonde stratificazioni di senso, solleva domande fondamentali, interroga la nostra esperienza della musica e di Dio. Abbinando alle informazioni fornite (mai aridamente estratte) eccellenti doti di saggezza, l'autore riesce a stabilire parametri e regole basilari per il necessario dialogo tra discorso teologico e linguaggio musicale. Ne scaturisce una lettura piacevole, ricca, costruttiva. I lettori saranno stimolati a rivedere i loro atteggiamenti, a sviluppare nuove capacità non solo per l'esecuzione e l'ascolto della musica, ma anche per la liturgia e la preghiera.
Nei testi che fondano la “compagnia di Gesù” di arte non si parla, ma da subito, con la nascita e l’inesauribile pullulare dei collegi, prorompe l’arte come musica e teatro. La costruzione accelerata di chiese, seminari, case prefettizie e collegi fa dei Gesuiti i realizzatori di una creatività artistica che ha pervaso il mondo intero, dall’Europa all’America Latina e all’Asia. Un gruppo di studiosi americani e europei ci accompagnano in un’avventura che dal rigore della Chiesa del Gesù a Roma, dalla parsimonia iniziale ci porterà all’inculturazione delle opere in Paraguay, e in Giappone, alle rappresentazioni teatrali in tutta Europa ai soffitti delle chiese straripanti di figure e teologia.
Il volume presenta una riflessione teologica sul pensiero e sugli insegnamenti di Paolo VI sull'arte in stretto rapporto con la fede.
I lineamenti di Cristo interpretati da 21 artisti.
In un intreccio tra arte e fede, questo volume accosta meditazioni spirituali a riproduzioni di volti di Cristo di famosi pittori come Caravaggio, Cimabue, Velazquez, Tintoretto, El Greco, Michelangelo, Masaccio, Grünewald.
Ogni opera è inoltre accompagnata da una breve analisi dell’immagine e da una contestualizzazione sull’autore e sull’opera di Giuseppe Sala e Giuliano Zanchi, sacerdoti della diocesi di Bergamo, esperti di arte e studiosi del rapporto tra espressione artistica e linguaggio teologico.
Conclude il volume un saggio sul Volto di Silvano Petrosino, filosofo e docente di Semiotica presso l’Università Cattolica di Milano.
IMMAGINI
Piero della Francesca, Battesimo; Masaccio, Tributo per il Tempio; Raffaello, Trasfigurazione; Tiziano, La moneta del tributo a Cesare; Tintoretto, Ultima cena; Gauguin, Getzemani; Giotto, Bacio di Giuda; Reni, Cristo incoronato di spine; Bosch, Verso il Calvario; Bruegel, L’andata al Calvario; Cimabue, Crocifisso di Santa Croce; Grunewald, Crocifisso; Velasquez, Crocifisso; Holbein, Cristo cadavere; Bellini, Cristo benedicente; Caravaggio, Incredulità di Tommaso; Michelangelo, Cristo giudice; Rouault, La sainte Face (1946); El Greco, Il Salvatore; Antonello da Messina, Salvator mundi; Rublev, Cristo di Zvenigorod.
All'inizio del XX secolo la riforma liturgica ha trovato una duplice attuazione: nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) e, successivamente, nell'istituzione della Scuola Superiore di Musica Sacra (1911). Ispiratore delle due iniziative fu Angelo De Santi, S.I. Egli comprese che la musica liturgica nasce appunto dalla liturgia, e che il suo 'modello' è Cristo, presente in essa. Il volume ricostruisce la storia delle due attuazioni.