
"Tante saranno state le imagines del Colosseo in antico - basti pensare alle vedute a volo d'uccello di Roma che, in prospettive intuitive, avranno restituito volume alla topografia della città impressa nelle lastre di marmo della Forma Urbis severiana o a plastici sicuramente esistiti - sia in ambito pubblico che nella sfera privata. Un rilievo singolare proveniente dal Sepolcro degli Haterii, rinvenuto nel 1848 sull'antica via Labicana, ce ne restituisce, semplificate, le fattezze che comunque lo rendono riconoscibile fra gli altri edifici famosi il cui appalto un membro della famiglia s'era aggiudicato: davvero un fiore all'occhiello per quella premiata impresa di costruzioni. Ma il Colosseo i romani potevano tenerlo in mano, toccarlo e rimirarlo da vicino in ogni sua parte, da un punto di vista insolito che mostrava persino i combattimenti nell'arena in mezzo alla folla assiepata sulle gradinate, negli splendidi sesterzi in oro, denari in argento, assi in bronzo coniati dalle zecche senatorie e imperiali, a più riprese, in occasioni speciali."
"C'è una storia che si racconta spesso fra le tante che compongono la vita ricca di storie di Mario Dondero. La ricorda anche Giorgio Bocca in un suo articolo. Non menziona il nome del fotografo, ma in quell''uomo svagato, melanconico, libero, simpatico' di cui parla non si può che intuire la figura di Dondero. Dunque il fotografo è a Parigi, negli anni cinquanta, dove vive da giovane freelance bohémienne, inseguendo un suo sguardo delicato e affascinato sul mondo, che spesso non coincide con quello della stampa. Un giorno il direttore della Comédie-Française, che lo conosce, lo stima, ha simpatia per lui, gli telefona e lo invita a fotografare quel pomeriggio il teatro. Pensa di aiutarlo, di offrirgli la possibilità di un 'grande reportage', ma Dondero in quei giorni la macchina fotografica l'ha lasciata al banco dei pegni e di pellicole in casa proprio non ne ha. Eppure è una proposta che sarebbe ineducato rifiutare. Si presenta quindi al teatro parigino, con una Rollei prestata da un amico, ma senza le pellicole, che in così poco tempo non è riuscito a recuperare, e scatta per ore: la leva di avanzamento che avvolge un rullo inesistente sul rocchetto della macchina. Gli artisti, i registi, le maestranze posano davanti all'obiettivo, gli attori provano le loro battute fingendo indifferenza, conversano con il fotografo, in quella che diviene quasi un'inconsapevole performance..." (Dal testo di Uliano Lucas e Tatiana Agliani)
"Entità cosmica primordiale, principio animatore e ordinatore dell'universo, incarnazione della potenza dell'amore, tessitore di relazioni sociali, allegoria metaforica e religiosa: tutto questo è l'Eros nell'antichità classica."
Il volume raccoglie salmodie inedite per la liturgia domenicale. Ogni salmo musicato è accompagnato da una suggestiva illustrazione fotografica.
Cogliendo un passaggio inquieto fra le sopravvivenze di una tradizione sgretolata e i sintomi di un futuro da decifrare, Gli italiani si colloca in un filone illustre nella storia della fotografia, presidiato dal celebre Gli americani di Robert Frank. Da una transizione per molti aspetti enigmatica affiorano le immagini vive di un repertorio antropologico non più libresco: cerimonie pubbliche, rapporti tra generi e generazioni, cibo, abbigliamento, tempo libero, pervasività e scadimento della cultura religiosa. Italiani fino a ieri inascoltati, che hanno magari voce nei tweet di Salvini e che qui trovano incarnazione e sembianze – con il controcanto di testi illuminanti – mentre mangiano in trattorie fuori mano, si svagano la domenica negli outlet, si riuniscono per i matrimoni e i funerali, invocano in modi poco ortodossi la benevolenza dei santi protettori. Un viaggio nel paese profondo, che è cambiato ma non è ancora stato capito.
Il volume, rivolto a coloro che desiderano approfondire la propria conoscenza dell'arte greca e, in particolare, agli studenti universitari, affronta il problema della cultura formale del mondo greco. Gli argomenti sono esposti con un linguaggio piano e accessibile, e in questo senso deve essere interpretata anche l'abbondanza del materiale illustrativo. Un punto di riferimento importante per gli approfondimenti del lettore è costituito dall'articolatissima bibliografia.
Nuova edizione riveduta e aggiornata del volume che ha vinto il Premio internazionale per la saggistica musicologica Massimo Mila nel 1997 ed è stato tradotto in inglese dalla Chicago University Press. "Michele Girardi è capace di rivelare l'arte di Puccini con nuove scoperte e nuovi argomenti". William Ashbrook
La regia di Madama Butterfly così come la voleva Puccini. Nell'ambito dell'Edizione nazionale delle opere di Giacomo Puccini, il primo volume di una serie dedicata alle mises-en-scène originali delle opere del Maestro, a cura dell'esperto pucciniano Michele Girardi. Il volume dedicato a Madama Butterfly apre la terza sezione dell'Edizione nazionale delle opere di Giacomo Puccini, che si propone di pubblicare la documentazione superstite di tutti gli allestimenti delle sue opere direttamente sovrintesi dal compositore (oltre ai titoli sopra citati, la lista comprende anche Le Villi, Manon Lescaut, La fanciulla del West, Il trittico). Se le edizioni recenti di mises-en-scène sono state prodotte finora col metodo dell'edizione in facsimile, ciascun volume dell'edizione nazionale prevede invece l'edizione critica degli originali, manoscritti e a stampa, e comprende la riproduzione del piano scenico e dei segni per la posizione e il movimento degli interpreti.
Scoprirete più di 65 quadri fondamentali per comprendere l'importanza della luce e dell'immediatezza nell'opera di Claude Monet. Parigi, Étretat, Vétheuil, Rouen, le rive della Senna e della Manica, e infine Giverny: tutti luoghi in cui l'artista esprimerà le sfumature di luce e di colore, a tutte le ore e in tutte le stagioni. L'esempio più bello non è forse la serie delle "Ninfee"?
La sala della comunità prima di essere uno spazio fisico è un "luogo della mente"; oserei dire è uno "spazio teologico" dove la Chiesa e le comunità ecclesiali sul territorio si giocano il rapporto con l'uomo contemporaneo e con la cultura della nostra epoca. La sala della comunità potrebbe assurgere a caso di specie o, meglio ancora, potrebbe essere quel "luogo privilegiato" in cui sperimentare delle nuove pratiche di socialità e di evangelizzazione. Quello che spesso manca alla Chiesa non sono le strutture (ce ne sono in abbondanza), mancano i contenuti e le idee con i quali farle vivere. Il gap che attanaglia le comunità ecclesiali non è di tipo strutturale, ma culturale e, forse, in definitiva anche spirituale. Stare, vivere nella contemporaneità, aprirsi al mondo non è solo un fatto di consapevolezza, ma grazie alle sale della comunità e alle attività che si svolgono al suo interno (attività culturali, cinema, teatro, musica) la Chiesa potrà assumere uno stile nuovo che segnerà la stessa prassi pastorale.
In occasione dell'Anno della Fede, l'ACEC ha realizzato questo volume.«Il bisogno di credere è un bisogno pre-politico e pre-religioso sul quale poggia il desiderio di sapere. Riconoscendo l'importanza di tale bisogno, noi atei possiamo favorire il dialogo tra credenti e non credenti...». Così si esprimeva, recentemente, la filosofa francese Julia Kristeva. Molti film sono stati inseriti nel presente volume proprio partendo da questa considerazione. Anche quelli che apparentemente sembrano muoversi su territori lontani dalla fede, ne sono talvolta profondamente vicini. I valori cristiani seminati a larghe mani nella lunga storia di duemila anni, improvvisamente emergono quasi carsicamente nella letteratura, nel teatro e nel cinema che, tra tutte le forme d'arte, è forse quella che riesce a metabolizzare meglio il credo cristiano in chiave contemporanea. Il cinema contemporaneo, quello che sa osare e non si adatta a riprendere e ad adeguarsi al "politicamente corretto", crede in una alterità posta al di fuori di se stesso. È un cinema, naturalmente, che di solito non offre risposte, ma pone tante domande, lasciandole spesso irrisolte. La vera difficoltà, non solo per il cinema, sta casomai nella capacità di porle correttamente, anche perché le risposte stanno nel cuore delle stesse domande.Le 14 schede dei film sono redatte da Cinema in prospettiva con la supervisione critica e pastorale di Don Gianluca Bernardini.