
Conosciuto internazionalmente come pittore, scultore e architetto, Michelangelo fu però anche poeta. Non pubblicò mai le sue rime, ma ne selezionò e ordinò 89 per un'ipotetica raccolta. Electa ha chiesto a uno dei massimi studiosi internazionali di Michelangelo di riunire in un volume il "canzoniere" che l'artista avrebbe voluto pubblicare. Madrigali e sonetti sono quindi accostati a immagini delle opere scultoree che offrono un'insolita visione di Michelangelo poeta e scultore.
«L’uomo è una porta a cui Cristo bussa. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
L’uomo può spalancare la porta a Dio e permettergli di agire in sé e attraverso di sé, oppure può dirgli: “Tu hai fatto tutto in modo sbagliato, io farò a modo mio”, e sbattere la porta. L’uomo può accettare l’eredità di Dio o scegliere di darla in pegno. Ma Dio non se ne va. Perché Cristo è in ognuno di noi. Non può non esserci. In noi Cristo può vivere o morire – perché quando noi cerchiamo di ucciderlo Lui patisce in noi lo strazio della morte –, ma è immortale… non può morire. Antonio Martinotti raffigura Cristo imprigionato dentro di noi, perché Cristo non bussa dall’esterno, bussa dal didentro di noi».
Tat’jana Kasatkina
Prefazione di Julián Carrón
Catalogo della mostra realizzata e organizzata per la XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli
«Che gratitudine immensa, sconfinata, invade la vita quando qualcuno ti introduce nella realtà, nel suo mistero, nell’“altro mondo in questo mondo”! (…) Per scoprirlo basta visitare la mostra su Dostoevskij, accompagnati per mano da Tat’jana Kasatkina, che l’ha ideata e realizzata per il Meeting. Vedrete perché ci diventa amica e ci rende amico, all’improvviso, il grande scrittore russo. Tanti hanno letto Dostoevskij, ma Tat’jana ci conduce a scoprirlo a un livello di profondità che prima ci sfuggiva. Era tutto lì, nei suoi testi, ma occorrevano degli occhi, uno sguardo in grado di riconoscerlo, di sorprenderlo».
dalla prefazione di Julián Carrón
"Nell'agosto del 1910, a Murnau in Baviera, Wassily Kandinsky termina uno degli scritti più singolari del secolo. Si intitola "Lo spirituale nell'arte". Non è una dichiarazione di poetica, non è un trattato di estetica, non è un manuale di tecnica pittorica. È un libro di profezie laiche, in cui misticismo e filosofia dell'arte, meditazioni metafisiche e segreti artigianali si sovrappongono e si confondono, nel presentimento di un'arte nuova. L'aurora della pittura, che Kandinsky crede di annunciare, si riverbera anche sulle sue pagine, che ci appaiono insieme incerte e perentorie, divise tra ombra e chiarore." (Dalla postfazione di Elena Pontiggia)
"È come un pezzo di ghiaccio entro cui brucia una fiamma" scriveva Kandinsky in una lettera del 1925, alludendo alla sua pittura. Ma lo stesso si potrebbe dire del libro che egli avrebbe pubblicato pochi mesi dopo, "Punto, linea, superficie", testo capitale e rinnovatore per la teoria dell'arte e non solo per essa. Fra tutti i grandi pittori del '900 Kandinsky è quello che forse più di ogni altro ha sentito l'esigenza di dare una formulazione teorica ai risultati delle proprie ricerche e di allargarne il significato toccando tutti i piani dell'esistenza. Già nel 1910, quando appena cominciava ad aprirsi la strada alla terra incognita dell'astratto, Kandinsky aveva scritto "Über das Geistige in der Kunst", altro testo di grande risonanza, proclama mistico più che saggio di estetica, appello a un rivolgimento radicale della vita oltre che al rinnovamento dell'arte. "Punto, linea, superficie" si presenta come un'opera più fredda e tecnica, ma in realtà è l'espressione più articolata, matura e sorprendente del pensiero di Kandinsky. Alla base del libro sono i corsi che Kandinsky teneva dal 1922 al Bauhaus. In essi egli mirava soprattutto a individuare la natura e le proprietà degli elementi fondamentali della forma, perciò innanzitutto del punto, della linea e della superficie. Con estremo radicalismo Kandinsky dichiarava allora di voler fondare una scienza dell'arte: nel corso ulteriore delle ricerche i problemi avrebbero dovuto esser risolti matematicamente, e su questa strada si sarebbe mossa tutta l'arte futura. Per questo suo assunto e per le scoperte che per la prima volta vi sono esposte, "Punto, linea, superficie" ebbe un'influenza determinante in diversi campi, basti pensare alla grafica. Ma ciò che oggi colpisce nel libro è innanzitutto l'abbozzo di una metafisica della forma, ben più che il progetto di una scienza esatta.
Il premio Nobel Eric Kandel usa le sue straordinarie doti di divulgatore per portarci nella Vienna del Novecento, dove le figure più eminenti della scienza e dell’arte diedero l’avvio a una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il modo di considerare la mente umana. Nei salotti viennesi dell’epoca si discutevano idee che avrebbero segnato una svolta nella psicologia, nella neurobiologia, nella letteratura e nell’arte. Tali idee portarono a progressi che esercitano ancora oggi la loro influenza. Sigmund Freud sconvolse il mondo mostrando come l’aggressività e i desideri erotici inconsci si esprimano simbolicamente nei sogni e nel comportamento. Arthur Schnitzler rivelò la sessualità inconscia delle donne con l’innovativo ricorso al monologo interiore. Gustav Klimt, Oskar Kokoschka e Egon Schiele diedero vita a opere di grande evocatività che esprimevano il piacere, il desiderio, l’angoscia e la paura. Scritto in modo magistrale e stupendamente illustrato, L’età dell’inconscio aiuta a capire i meccanismi cerebrali che rendono possibile la creatività nell’arte e nella scienza, aprendo una nuova dimensione nella storia intellettuale.
Eric R. Kandel insegna alla Columbia University di New York e dirige il Center for Neurobiology and Behavior presso la stessa Università. Svolge inoltre attività di ricerca presso l’Howard Hughes Medical Institute. Nel 2000 è stato insignito del premio Nobel per la medicina grazie alle sue ricerche sui meccanismi biochimici che portano alla formazione della memoria nelle cellule nervose. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Psichiatria, psicoanalisi e nuova biologia della mente (2007).
Arte e scienza possono trovare un terreno comune? In questo nuovo libro, il premio Nobel Eric Kandel sostiene che la scienza può plasmare il nostro modo di assaporare le opere d'arte e aiutarci a comprenderne il significato. Il riduzionismo, che mira a riportare i concetti scientifici o estetici complessi a componenti più semplici, è stato usato dagli artisti moderni per distillare il loro mondo soggettivo in colore, forma e luce. In particolare, ha guidato la transizione dall'arte figurativa alle prime manifestazioni dell'arte astratta, di cui si vede il riflesso nelle opere di Monet, Kandinsky e Mondrian. Kandel spiega come nel dopoguerra Pollock, de Kooning e Rothko abbiano utilizzato un approccio riduzionista per arrivare al loro espressionismo astratto e come Warhol e altri, partendo dai risultati della "scuola di New York", abbiano reimmaginato l'arte figurativa e minimale. Arricchito da esplicativi disegni del cervello e illustrato da riproduzioni a colori dei capolavori dell'arte moderna, questo libro mette in evidenza i punti di contatto fra scienza e arte e il modo in cui esse si illuminano a vicenda.
La situazione che al giorno d'oggi gli studenti di canto devono affrontare è paradossale: nell'apprendimento del canto i problemi vocali più seri sono causati o aggravati proprio da quelle tecniche vocali che invece, teoricamente, dovrebbero impedirli. La causa proviene soprattutto dalle derivazioni e dalle esasperazioni del metodo di Manuel Garcia. Demolire quest'impalcatura che soffoca la voce, inducendo un controllo esterno e grossolano, deve diventare lo scopo primario di una didattica vocale seria che voglia aspirare ad essere vera "scienza del canto" e non fantascienza tecnico-vocale.
Richard Avedon (1923-2004) è unanimemente considerato uno dei più grandi fotografi americani: questo volume è la prima retrospettiva dedicata ad Avedon dopo la sua morte. Il libro segue l'evoluzione, l'arte, la creatività e lo stile unico di Avedon: dalle prime foto scattate per le strade di Roma all'inizio degli anni Sessanta fino alle grandi immagini di moda.
Il sonoro di un film è parte essenziale della sua riuscita artistica e tecnica, e del suo impatto sullo spettatore. Ricostruendone la storia, analizzando le più recenti conquiste tecnologiche e illustrando le varie figure professionali coinvolte, Laurent Jullier permette al lettore di districarsi in un ambito non sempre di facile comprensione. La seconda parte è riservata a utili approfondimenti: analisi di sequenze, interviste e documenti di lavoro di autorevoli professionisti.
Il volume raccoglie le testimonianze più significative della produzione teatrale di ispirazione religiosa lasciata dalla suora messicana del Seicento: "Il Divino Narciso", apparso autonomamente nel 1690 e poi ristampato insieme al restante teatro nel 1962, "Il Martire del Sacramento", "Sant'Ermenegildo" e "Lo scettro di Giuseppe".