
"La Visitazione è un soggetto relativamente poco trattato rispetto all'Annunciazione di cui potrebbe essere il complemento naturale, per non parlare ovviamente della nascita e dell'infanzia di Gesù [...] Nella Visitazione il divino resta celato e cifrato, ed è proprio questa dissimulazione o questo ritiro, questa assenza a costituire la manifestazione stessa [...] Dal punto di vista teologico la Visitazione non ha una particolare importanza. Ma dal punto di vista dell'arte, enuncia una verità di fondamentale importanza: quando l'arte era religiosa, non si identificava mai senza resto al religioso. Essa mescolava sempre al sacro anche il suo segreto, o anche: glielo sostituiva."
Il volume raccoglie gli Atti relativi al Convegno sull'arte e committenza al Santo nel Quattrocento (Padova, 5-26 settembre 2009). Il Convegno si poneva in continuità con il precedente relativo al Trecento. Un'analisi ad ampio spettro nel contesto francescano, culturale e sociale dell'ambiente padovano che visse allora uno dei capitoli più importanti della sua storia artistica con la figura e l'opera di Donatello e di Andrea Mantegna. Un percorso che si inoltra nei primi anni del Cinquecento quando l'eredità donatelliana è in piena fioritura
Una sorprendente ed approfondita ricerca per decifrare il significato degli animali scolpiti o dipinti all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano. Un interessante percorso culturale che spazia dall'arte alla Bibbia, alla letteratura greca e latina. Prefazione di Paolo Portoghesi, architetto di fama internazionale.
Tra i capolavori della Basilica di S.Pietro in Vaticano sono nascosti numerosi animali simbolici che costituiscono una sorta di "bestiario biblico" scolpito o dipinto. Il testo si sofferma anche sulla storia di questi animali e sul significato della loro collocazione nella Basilica, citando talvolta un'antica leggenda mitologica, talvolta una favola di Esopo, talvolta una vicenda evangelica. Una insolita chiave di lettura dei capolavori presenti nella Basilica di San Pietro.
Questo volume non è solo un saggio di storia dell'arte, ma un ricco e prezioso manuale per conoscere in modo più approfondito la tradizione e la funzione della preghiera nella bimillenaria storia della Chiesa. Una testimonianza di come l'arte svolga un ruolo primario nella comunicazione religiosa, nella predicazione evangelica, ma soprattutto nell'educazione alla preghiera come espressione privilegiata della fede. Attraverso più di 100 illustrazioni di tutte le epoche, l'Autore presenta un percorso spirituale ed artistico.
Dire qualcosa di nuovo su Michelangelo, dopo la vastissima bibliografia accumulata su di lui, appare fantasia o temerarietà. Eppure questo avviene oggi con la pubblicazione presso l’editrice vaticana del libro di Stefano De Fiores, La Madonna in Michelangelo. Nuova interpretazione teologico-culturale. Il volume si inserisce nella serie dei libri che la LEV dedica al rapporto tra arte e religione e si presenta cartonato e ricca di molte illustrazioni.
Dopo aver contestualizzato la produzione mariana del Genio di Caprese nell’orizzonte dell’umanesimo e rinascimento, l’autore offre due autentiche e inedite scoperte: l’interpretazione femminista ante litteram, data da Michelangelo agli antenati dipinti nella volta della Sistina, e la nuova interpretazione del cambiamento operato dall’artista nella Madonna del Giudizio universale: da una Madre che intercede a una fedele discepola che riflette l’atteggiamento del Figlio. Tre personaggi della cultura e dell’interpretazione artistica si sono fatti garanti della serietà dell’opera di De Fiores. Il direttore generale del Ministero dei beni culturali Dott. Maurizio Fallace, il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, e infine S.E. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la cultura il quale annota: «Certo è che Michelangelo – come ben osserva De Fiores – non si accontenta di loro e, accanto ai 40 antenati maschi, introduce ben 27 donne ad essi collegate nelle Sacre Scritture, rivelando una “novità rivoluzionaria pro muliere”, destinata a far risplendere quell’unicum assoluto che è Maria posta nel cuore della parete centrale, ossia nell’affresco supremo».
Dunque un’opera che si innesta nella tradizione mariologica ma che con perspicacia coglie delle novità assolute nell’ambito degli studi su Michelangelo e le propone al lettore in un volume ricco di immagini, in una veste grafica pulita ed accattivante, in un linguaggio chiaro di chi conosce bene la materia ma è capace anche di trasmetterla agli altri.
Stefano De Fiores è considerato uno dei rappresentanti più qualificati della mariologia contemporanea. Ordinario emerito di Mariologia Sistematica alla Pontificia Università Gregoriana, insegna varie discipline mariologiche alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum. Conta al suo attivo l’organizzazione di 20 convegni mariani nazionali e di 26 Colloqui internazionali di mariologia. È socio fondatore e presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana. Ha al suo attivo 36 opere mariologiche e “La Madonna in Michelangelo” è la prima opera che pubblica con la Libreria Editrice Vaticana.
Attraverso gli affreschi di Giotto e ampi brani della Legenda Aurea, nella forma della lettera a un'amica, il lettore è accompagnato a immedesimarsi con l'irruenza e l'affezione di Pietro, che si arrende al tenace amore di Cristo, e poi con l'abbandono fiducioso che ha segnato la fine della vita terrena della Vergine, di Giovanni, della Maddalena, dello stesso Pietro e di Paolo. Una meditazione sulla misericordia di Dio che custodisce chiunque a Lui si affidi. Prefazione di Massimo Camisasca.
Fin dai primi secoli la Chiesa ha creato mezzi e configurato costumanze al fine di esprimere la propria missione. Ha perciò favorito le arti per nobilitare tanto il vissuto ecclesiale quanto quello civile. Un immenso patrimonio storico e artistico si è così originato fondandosi sulla matrice spirituale e divenendo segno delle aspirazioni religiose dei singoli e delle collettività, così da costituire un bene ecclesiale di primaria importanza. Per Mons. Carlo Chenis, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e autore del volume, "il patrimonio cristiano non rappresenta la memoria di una civiltà scomparsa, ma l'insegna di una civiltà persistente: è dunque strumento vivo e necessario, non reperto, ormai muto, sclerotizzato, immobile". I testi di Mons. Mauro Piacenza, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, e di Mauro Del Corso, Presidente della Federazione Italiana Amici dei Musei, introducono il saggio di Carlo Chenis: I beni culturali della Chiesa. L'anti-museo per il meta-vissuto dove, con efficace sintesi, sono affrontati i temi dell'attuale peculiarità dei beni culturali, il loro contesto cristiano, la loro unità ecclesiale; la nobilitazione culturale del vissuto quotidiano; la formazione estetica attraverso il patrimonio artistico; il valore umanistico del turismo culturale.
Flavio Caroli si è interrogato sui vari modi di rappresentare Gesù, curiosità nata da ragazzo confrontando il Cristo con la barba del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini con quello imberbe dei mosaici ravennati di Sant'Apollinare Nuovo e del mausoleo di Galla Placidia. Sollecitato da tale contrasto, l'autore ripercorre la tradizione iconografica millenaria che vede il Figlio di Dio raffigurato ora simile a un giovane Apollo ora nei panni di un uomo maturo, con barba e capelli lunghi. Passando dai primi affreschi paleocristiani a Cimabue, da Piero della Francesca a Michelangelo, da Gauguin a Warhol, da Pasolini a Olmi, "Il volto di Gesù" ripercorre in modo appassionante quasi venti secoli di storia dell'arte raccontando come pittori, scultori e registi hanno risposto al mistero delle sembianze di Cristo. Una sfida all'immaginazione, poiché "anche le immagini che produrrà su di lui la fantasia del futuro non saranno né oggettive né innocenti. Saranno le immagini del Gesù di cui avrà bisogno il mondo di domani".
Michelangelo era credente, come testimoniano non solo le opere di scultura e pittura ma anche le sue poesie, il suo epistolario. Quest’opera, scritta da un autorevole storico d’arte, scandaglia questa dimensione centrale della vita del Buonarroti, attraverso una lettura delle sue opere principali, mettendone in risalto il senso cristiano.
Il saggio e corredato dalle illustrazioni, in particolare o a pagina intera, delle maggiori produzioni artistiche di Michelangelo, tutte a colori oltre a una sezione di immagini in bianco e nero. Il Tondo Doni, il ciclo d’affreschi della volta della Sistina, tutte le Pietà, il Giudizio Universale, il Mosè, descritte e commentate seguendo l’evolvere della maturazione artistica e spirituale del grande maestro fiorentino.
Sette secoli fa, fra il 1303 e il 1305, Giotto, su commissione del banchiere padovano Enrico Scrovegni, affresca la Cappella intitolata a Santa Maria della Carità. Questa piccola chiesa romanico-gotica, concepita inizialmente per accogliere lui stesso e i suoi discendenti dopo la morte, è oggi considerata un capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo e una delle massime espressioni dell'arte occidentale. Nella pittura di Giotto tutto - dalle corrispondenze verticali e orizzontali alle prospettive architettoniche, dal simbolismo dei colori a quello dei numeri - partecipa dell'avvenimento di Dio che si fa uomo. Un fatto storico che Giotto ha messo in scena perché attraverso i colori e le immagini i fedeli potessero meditare sulla vita di Maria e di Gesù, sulla sua morte e resurrezione, sul proprio destino di libertà in vista del Giudizio Universale.

