
La ricerca dell'armonia e del benessere, del giusto e del bello, in senso individuale e sociale, è oggi, in modo più o meno consapevole, la mèta e l'obiettivo delle persone e delle comunità.
Luigi Balocchi (1776-1832): compositore, librettista (anche per Gioacchino Rossini), poeta per musica, traduttore, la cui opera tra Italia e Francia appare finalmente in tutta la sua complessità.
Un musical in Cd che rievoca, attingendo a pochi dati storici di fatto disponibili, ed elaborandoli, la vicenda del giovane Rocco di Montpellier (San Rocco).
Un musical che rievoca, attingendo ai pochi dati storici di fatto disponibili, ed elaborandoli, la vicenda del giovane Rocco di Montpellier (San Rocco).
Arnold Schönberg, tra i massimi compositori del Novecento, fu uno scrittore arguto, e di temi non esclusivamente musicali. Scriveva di getto, scriveva per annotare riflessioni, per fissare un'intuizione, ma soprattutto per diffondere e difendere il proprio pensiero. Schönberg operò una svolta radicale nella musica, creò nuovi concerti compositivi e trasformò la sensibilità dell'ascoltatore, portandolo a confrontarsi sempre di più con la disgregazione della tonalità, per arrivare infine all'esperienza dodecafonica. Fu pienamente consapevole della portata delle sue innovazioni, le riteneva necessarie, perciò volle spiegare, chiarire e sostenere con ogni mezzo - insegnamento, conferenze, articoli, lettere - la Musica Nuova, la composizione con dodici note, la propria posizione rispetto ad altri musicisti, contemporanei e del passato. Protagonista del suo tempo, presagì la tragedia nazista e nei suoi scritti si occupò ampiamente della questione ebraica, senza trascurare altri temi sociali, dal rapporto tra guerra e profitto, a come valutare l'equità dei salari, a come sostenere i giovani musicisti, rivelando una sorprendente visione anticipatrice. Acuto osservatore del panorama culturale del Novecento, formulò le sue osservazioni in uno stile leggero e ironico, senza rinunciare a una stringente logica argomentativa. I testi, scelti da Anna Maria Morazzoni dal vasto insieme degli scritti del compositore, sono corredati da un rigoroso apparato scientifico.
Cosa rende un bambino, potenzialmente disposto ora all'ascolto dei suoni musicali ora a quello dei fonemi linguistici, un futuro ascoltatore consapevole? Quali sono gli elementi che favoriscono la sviluppo di questa modalità di espressione? Ecco giungere Debussy e Ravel: portano con sé le loro musiche dove è nascosto, in una qualche maniera, il segreto di una semantica musicale che rende la musica una tessitura. La trama della parola-suono si svolge, così, come in una tela su cui ogni ascoltatore ha il diritto di porre, con decisa pennellata, il contributo comunicativo senza il quale l'arte dei suoni rimarrebbe, comunque, morta o agonizzante.
Un libro su Hans Werner Henze non vuol dire soltanto rendere omaggio a una delle personalità di maggior spicco del mondo musicale contemporaneo, ma mettere a fuoco, e in alcuni casi scoprire, aspetti fondamentali della vita musicale degli anni recenti, dissolvendo equivoci e dissipando luoghi comuni. Questo libro - realizzato su iniziativa dell'Assessorato per la Cultura della città di Torino in occasione delle giornate di musica contemporanea di Settembre Musica 1986 - è un'opera collettiva nella quale i vari contributi, scritti con la massima libertà, hanno finito per costituire nel loro insieme una sorta di pacata e approfondita confutazione di quei luoghi comuni: vi si avverte una specie di impulso oggettivo che coincide con la visione culturale degli anni Ottanta, una visione che è stata capace di misurare le distanze riequilibrando e scoprendo le proprie prospettive. I saggi qui pubblicati rispecchiano infine, nell'internazionalità della loro provenienza (vi compaiono, a parte una certa scontata preponderanza tedesca, autori italiani, svizzeri, francesi, costaricani e americani), l'amplissimo raggio di influenza esercitato dalla musica di Henze.
Compositore, direttore d'orchestra e didatta ammirato da alcune delle personalità più importanti dell'ambiente artistico e intellettuale della prima metà del Novecento - Appia, Stanislavskij, Max Reinhardt, Diaghilev, Nijinsky ira gli altri - Emile Jaques-Dalcroze (Vienna 1865 - Ginevra 195O) ha lasciato una traccia indelebile nella pedagogia moderna. Contro l'arido grammaticalismo e nozionismo della didattica ottocentesca, ha per primo rivendicato la centralità del corpo come fucina, laboratorio in cui la musica prende forma e senso, a cominciare dal ritmo. Nella ritmica, o euritmica (questo il nome che Dalcroze diede al suo sistema), il corpo è coinvolto per intero, nel ventaglio delle sue funzioni: respirazione, controllo della tensione muscolare, equilibrio, pratica di movimenti diversi compiuti con le diverse membra; acquisizioni che si rivelano preziose anche per l'insegnamento degli strumenti. L'interesse per queste idee non si limitò al mondo musicale, e Jaques-Dalcroze, oltre ad aver esercitato un influsso determinante sul teatro, è considerato uno dei principali innovatori della danza del XX secolo. Questo libro, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1919, raccoglie alcuni degli scritti fondamentali di Jaques-Dalcroze, e rappresenta la migliore via d'accesso a un pensiero e a un metodo che mantengono intatta la loro attualità.