
Anche se facciamo fatica a rendercene conto, l’Italia non è più un Paese cattolico. Per secoli, il mondo cattolico ha rappresentato l’infrastruttura religiosa di una società che oggi affronta una crisi irreversibile. Questa dinamica non riguarda solo l’Italia, ma qui assume caratteristiche particolari. La crisi colpisce il mondo cattolico due volte: una come pilastro di una società in trasformazione, l’altra perché la Chiesa, per mantenere privilegi e ruolo centrale, ha accettato compromessi onerosi. È la fine di un mondo, difficilmente recuperabile. Eppure, questo tempo può essere vissuto con dignità dai cristiani, che possono riconoscerne le opportunità, evitando illusioni e coltivando la speranza. I frammenti della società in crisi e del mondo cattolico non possono essere ricomposti, ma attraverso le crepe emergono spiragli abitabili, capaci di offrire preziose possibilità.
Il metaverso rappresenta una frontiera tecnologica, che, attraverso un lungo percorso evolutivo, crea oggi le basi per la costruzione di un nuovo modo di intendere lo spazio virtuale e sta aprendo le porte alla gestione di progetti virtuali che vengono presentati come potenzialmente in grado di favorire una crescita sostenibile ed etica e fronteggiare i cambiamenti della società contemporanea. Esso apre alla possibilità di creare un cyberspazio virtuale in cui vivere un'esperienza immersiva multidimensionale. Questa tecnologia pone gli studi giuridici e giusfilosofici di fronte alla necessità di una revisione sistematica di alcune fondamentali categorie tradizionali del diritto al fine di crearne di nuove che siano in grado di prevenire i rischi legati a vari aspetti della nuova realtà digitale.
L’Università italiana versa ormai in una crisi gravissima, soprattutto per ciò che riguarda quelle discipline umanistiche – storia, letteratura, filosofia ecc. – che per secoli ne avevano costituito una base fondamentale. Trent’anni di riforme universitarie, promosse da ministri sia di destra sia di sinistra, hanno infatti incrinato i due pilastri della vita universitaria: la didattica e la ricerca. Per quel che riguarda la prima, la banalizzazione e lo spezzettamento dell’insegnamento legati al sistema del 3+2 conducono spesso alla laurea giovani che non hanno neppure le conoscenze basilari dell’italiano. Quanto alla ricerca, è soffocata dall’imposizione di criteri formalistici di valutazione che scoraggiano ogni lavoro che sfoci in un libro importante. Tra riunioni infinite, redazione di inutili rapporti, verifiche della qualità e così via, ormai i professori universitari stanno diventando soprattutto degli impiegati-burocrati. Questo libro presenta per la prima volta uno spietato esame critico della vita universitaria, nella speranza che il mondo accademico e quello della politica vogliano e possano ancora reagire.
Il diavolo e le opere del diavolo sembrano ritornati tra i grandi inamovibili temi della nostra cultura, trovano posto crescente nei media, ricorrono con frequenza nel magistero pontificio. Preceduti da un'introduzione di Salvatore Pricoco, che riflette su questa nuova ondata di 'satanismo', e seguiti da una silloge iconografica di Franca Ela Consolino, i 10 saggi raccolti nel presente volume (di cui sono autori, nell'ordine, Roberto Osculati, Eugenio Corsini, Claudio Moreschini, Adele Monaci Castagno, Giovanni Filoramo, Giulio Guidorizzi, Ramón Teja, Teresa Sardella, Sofia Boesch Gajano, Enrico V. Maltese) cercano le antiche radici dei 'miti' diabolici, dai Vangeli a Psello, dotto bizantino dell'XI secolo). Essi disegnano il formarsi e il crescere, prima dell'età imperiale e nel cristianesimo nascente, poi nei secoli della tarda antichità e dell'alto medioevo, in Oriente come in Occidente, di dottrine e credenze demonologiche che influenzarono in modo sempre più importante la vita pubblica, la comunità ecclesiastica, il vissuto quotidiano. E aprirono la strada alle vicende spaventose dell'Inquisizione e dei suoi processi.
«Renzi, Gentiloni, Conte 1, Conte 2: quattro governi - mai espressione di una volontà popolare - che hanno attraversato come meteore (o quasi) uno spazio temporale di più di sei anni e che ho tentato di raccontare in 190 articoli pubblicati su Avvenire, Corriere della Sera, Huffington Post, Il Foglio, Il Giornale, Il Rifomista, Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Milano Finanza, Quotidiano Nazionale. Un insieme di eventi, personaggi e situazioni che hanno segnato uno dei periodi più controversi della politica italiana, caratterizzato dal senso di colpa della classe dirigente politica, incapace di qualsiasi resistenza all'onda d'urto del populismo. Con il parallelo avvento di una nuova élite, che ha portato il Paese alla deriva, rinnegando i sani principi che avevano ispirato i nostri padri costituenti.»
È fuor di dubbio che alcune filosofie storicistiche hanno determinato drammatiche conseguenze, non ancora del tutto esaurite, che hanno segnato l'intero secolo XX. Non è certo un caso che, proprio in Germania, a opera di alcuni teologi cattolici, ci si sia tornati a interrogare sulla "questione concernente la relazione tra storia della salvezza e metafisica". La riflessione si è resa ancora più urgente dopo che alcuni filosofi - tra questi, ad esempio, Popper con The Poverty of Historicism - hanno tracciato in modo inequivocabile la miseria, anche teorica, dello storicismo. Questa analisi appare oggi un po' riduttiva perché lo storicismo dialettico, che Popper critica giustamente, non esaurisce il problema della storia, anzi lo esaspera. Resta però il fatto, come evidenzia legittimamente Ratzinger, che tutta una serie di domande restano, anche se nessuno sembra volersele porre. Tra queste: «Come può divenire storicamente presente ciò che è accaduto? Come può avere significato universale ciò che è unico ed irripetibile?». Forse si dovrebbe avere il coraggio di riconoscere che, nella prospettiva escatologica, troppi livelli si sono confusi e tale confusione ha nociuto, in primis, alla visione cristiana. Questa è stata strumentalizzata, via via, da troppe prospettive politiche ed è finita per essere ridotta a una visione meramente sociale togliendo al Cristianesimo la sua prospettiva ultraterrena, riducendolo così a uno dei tanti criteri d'analisi della realtà presente. Ci si dimentica che simili tentativi accompagnarono da sempre il Cristianesimo. L'Apocalisse si presentò subito come un itinerario di salvezza, ma incontrò immediatamente avversari, si pensi agli gnostici, che ipotizzarono altre vie per raggiungere la salvezza. Questo lavoro vuole evidenziare il filo conduttore, sempre presente nella bimillenaria tradizione della Chiesa, che è quello di proporre una visione escatologica ultraterrena e non legata a ideologie, visioni politiche sorrette da, sia pur nobili, posizioni sociologiche e/o filosofiche.
Esponente di un'illustre casata della nobiltà calabrese, Fabrizio Ruffo, dopo avere ricoperto importanti incarichi presso la Santa Sede, nel 1794 è nominato cardinale e si trasferisce a Napoli. Con l'avvento della Repubblica e la fuga in Sicilia di Ferdinando IV di Borbone, il Ruffo, in qualità di vicario regio, nel febbraio 1799 intraprende la spedizione sanfedista che in 4 mesi porta alla riconquista del Regno di Napoli. Partito fra lo scetticismo generale con pochi uomini e scarsi mezzi finanziari, il suo impegno di salvare la vita ai giacobini napoletani viene però disatteso dai Sovrani borbonici, con l'avallo dell'ammiraglio Nelson. Il cardinale Ruffo, sebbene oggetto di controverse interpretazioni, rimane un personaggio di rilievo indiscutibile per avere compiuto una straordinaria impresa militare e politica.
La rivista è uno strumento di ricerca per la filosofia proposta nei contesti dove la filosofia non è ancora arrivata, dalla Scuola Primaria agli Istituti tecnici. Svolge la sua ricerca nella scuola stessa e nell'Università. Si propone sempre di essere la voce di molti maestri che ragionano con i bambini in maniera complessa, sperimentando la strada della filosofia attraverso la domanda, senza per questo stabilirne dei canoni specialistici. La rivista pubblica esperienze di maestri che già attuano la filosofia nelle loro classi e raccolgono i pensieri e le domande dei bambini. Inoltre cerca di essere uno strumento critico in questo settore, dando consigli bibliografici nelle sezioni "Recensioni e Ferri del Mestiere". Un'ampia sezione è dedicata alla filosofia civile, che indaga il pensiero nei luoghi più difficili dell'esistenza: carceri, ospedali... Amica Sofia, lungo la strada delle pratiche filosofiche, mantiene sempre il confronto con la ricerca che in questo settore viene svolta all'estero in una sezione ad essa dedicata.
Il secondo volume della Storia dell'Italia contemporanea ripercorre l'itinerario politico che nell'Ottocento definì il carattere del liberalismo italiano nel modificarsi degli scenari europei. Andrea Ciampani esplora il progressivo riconoscimento della patria nazionale, tra pressioni extraparlamentari e ricerca di rappresentanze politiche adeguate al Paese. Roma capitale, stabilità istituzionale e pareggio del bilancio furono le priorità che accompagnarono il dibattito sulla trasformazione dei partiti risorgimentali. Nei governi Depretis prese forma la sfida liberale di una nazionalizzazione inclusiva, con allargamento del suffragio elettorale, tentativi di riconciliazione col mondo cattolico, sviluppo economico e progetti di legislazione sociale, nel quadro della pace europea della Triplice Alleanza. Sandro Rogari affronta l'alternativo progetto di Crispi che condusse il liberalismo italiano in una competizione identitaria. Le rilevanti riforme attuate e le tensioni tra crescita industriale e partito agrario furono gestite per dar vita a uno Stato forte, sostenuto da nazionalismo e colonialismo, mentre si politicizzava la rappresentanza sorta per dar voce alla questione sociale. Il travaglio dell'Italia umbertina, modificando gli equilibri tra sovrano, governo, Parlamento, coalizioni d'interessi e masse popolari, alimentò le contrapposte idee d'Italia che segnarono l'alba del Novecento.