
Dopo il tentativo della teologia liberale ottocentesca di ridurre il divino alla misura del mondo, il Novecento riafferma il primato di Dio nel pensiero della fede. Il volume ripercorre, attraverso il secolo XX, il cammino dall'eclissi al ritorno di Dio: la riscoperta della Sua radicale alterità, su cui si fonda l'opposizione alla ragione totalitaria; il recupero della dignità dell'uomo, destinatario di un'azione salvifica; le teologie della liberazione e le teologie di genere, con il richiamo alla giustizia per tutti e al valore di riconoscere se stessi nell'altro; il ritorno alla centralità del Dio che è amore, al cuore umano e divino di Cristo. In un'epoca tentata di rinunciare a ogni orizzonte ultimo di senso, è importante ricordare «lo scandalo, al tempo stesso attraente e inquietante, dell'umanità di Dio».
Per il solo fatto di esistere, necessariamente desideriamo essere felici. L'interrogativo sullo scopo ultimo e più profondo dell'esistenza trova risposta nella contemplazione: in essa risiede il compimento autentico, non solo per il filosofo, ma per l'uomo in generale, "nella sua materiale umanità". È felice colui che vede ciò che ama. La contemplazione terrena, in particolare per il cristiano, rimanda a una beatitudine eterna che la trascende. È una felicità che può accettare anche il dolore, perché consapevole del mistero del male e della distanza tra l'oggetto del desiderio, infinito, e le proprie capacità limitate. Attingendo alla sapienza degli antichi e agli scritti di Tommaso d'Aquino, Pieper propone riflessioni ancora capaci di illuminare la natura dell'uomo e la sua perenne ricerca di senso.
Negli ultimi decenni è cresciuta l'attenzione per la meditazione orientale, in particolare taoista, per le pratiche che vi si riferiscono e per effetto degli studi e ricerche che consentono oggi di averne un'immagine più precisa e articolata. Il volume fa luce sull'antica tradizione dalla quale essa deriva, in gran parte riconducibile all'egemonia di una «grande narrazione» confuciana, la cui profonda influenza sulla cultura cinese si può paragonare a quella esercitata dal cristianesimo sulla cultura occidentale. Questo libro si propone di descriverne alcuni tratti essenziali con riferimento a momenti significativi: le origini (IV-III secolo a.C.); gli sviluppi nei secoli in cui, dalla fine dell'epoca della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) all'epoca Tang (618-907), l'incontro della cultura cinese con il buddhismo produce una rielaborazione spirituale; le rivisitazioni contemporanee. Il volume permette di attualizzare il taoismo delle origini, da un lato, attingendo alle fonti, dall'altro, gettando lo sguardo alla realtà attuale, abitata da una multiforme galassia di fenomeni sui quali scarseggiano indagini sistematiche.
Papa Francesco ha parlato di «terza guerra mondiale a pezzi» per riferirsi alla situazione internazionale – ora resa più drammatica dai due conflitti apertisi in Europa orientale e in medio Oriente –: una espressione con cui richiamava l'esigenza di affrontare il problema con nuove categorie rispetto alla tradizionale dottrina della “guerra giusta”. La questione va oltre la teologia morale cattolica perché riguarda una delle matrici culturali del diritto di guerra e del diritto umanitario internazionale. Il volume ricostruisce il modo in cui la cultura cattolica ha dialogato con il mondo contemporaneo per affrontare il nodo della legittimazione etica della violenza bellica. Quattro sono gli argomenti trattati, ricostruendone gli sviluppi negli ultimi due secoli: le elaborazioni della dottrina della guerra giusta; la legittimazione del ricorso alle armi dello Stato nazionale; il papato e le nuove forme dei conflitti; il rapporto dei cattolici con il pacifismo.
Come noi, Maria ha affrontato il mistero della vita, la sofferenza, l'inevitabile avvicinarsi della morte. La sua fede si è consolidata nella prova. Nel suo dolore ai piedi della croce si riconosce e si allevia il dolore universale che appartiene all'essere umano. Maria è esempio della disponibilità verso un dono di Dio che ci viene incontro senza il nostro consenso e chiede di essere accolto. Può indicarci la via perché l'ha percorsa prima di noi. Le meditazioni qui raccolte indagano i titoli e i simboli attribuiti alla madre di Gesù nelle Scritture e nella tradizione, allo scopo di edificare e orientare l'esistenza cristiana. In Maria – scrive nella Prefazione Oreste Tolone – vediamo la possibilità concreta di un'umanità redenta. Una testimone a cui affidarci come a una madre che dice al figlio: non temere.
Questo nuovo manuale, aggiornato e ampliato con parti inedite riguardanti ad esempio le Digital Humanities, indaga il fenomeno religioso nella sua complessità: ontologica, data dall'oggetto stesso, la religione, in ostaggio tanto del fattore del pluralismo quanto del ruolo pubblico e privato delle religioni, e epistemologica, perché necessita non solo del metodo storico-critico e comparato ma dell'apporto di diverse e nuove discipline. Tutto ciò induce a considerare in modo diverso lo studio scientifico delle Scienze della religione, che costituiscono in campo conoscitivo in movimento e in continua costruzione e ridefinizione. Ecco perché questo manuale presenta, accanto alle discipline tradizionali, eredi delle scienze umane di matrice illuministica (la sociologia, l'antropologia, la psicologia), altre prospettive, come la teologia, la filosofia, le neuroscienze, la geografia, il diritto comparato delle religioni e l'educazione. Saggi di: Andrea Aguti (Filosofia della religione); Alberto Anelli (Teologia delle religioni); Mario Aletti (Psicologia della religione); Enrico Comba (Antropologia delle religioni); Valeria Fabretti (Sociologia della religione); Silvio Ferrari (Diritto comparato delle religioni); Giovanni Filoramo (Introduzione allo studio scientifico della religione); Maria Chiara Giorda (Geografia delle religioni); Natale Spineto (Storia delle religioni); Alessandro Saggioro (Educazione e religione); Aldo Natale Terrin (Scienze cognitive della religione e neuroscienze), Angelica Federici (Digital Humanities).
Nella vita l'essere umano è perennemente in cammino. Ha in sé una tensione verso ciò che non è ancora compiuto, verso il perfezionamento e la felicità. Perciò la speranza, inscritta nella sua natura, non è un atteggiamento o un sentimento, ma una virtù: la tendenza stabile a realizzare se stessi e il bene. Questo scritto di Pieper, il primo del Novecento filosofico e teologico a richiamare l'attenzione sul tema, indaga la speranza come virtù teologale, i suoi opposti, disperazione e presunzione, e i suoi rapporti con la fede, la magnanimità e l'umiltà. Anche a chi non se la sente di spingere lo sguardo alla vita oltre la morte, scrive nella Prefazione Andrea Aguti, la speranza insegna a volgersi da un passato che non è più a un futuro che non è ancora. È un elisir di giovinezza, di cui abbiamo bisogno, anche oggi, per non cedere alla rassegnazione.
La prima edizione della cronaca del primo giubileo della storia, il Giubileo di Bonifacio VIII nel 1300: la sua indizione, il suo svolgimento con la fonte tradotta "Liber de Centesimo seu Jubileo" del cardinale Iacopo Gaetani Stefaneschi. Arsenio Frugoni, più grande storico dell'età medievale, introduce alla storia del giubileo e traduce e commenta il testo del cardinal Stefaneschi. Il libro, pubblicato da Morcelliana per l'Anno Santo del 1950, è qui presentato nei Libri del Centenario dell'editrice Morcelliana. Chiara Frugoni lo definiva “il libro che più mi ha ispirato nel racconto del Medioevo”. Con tavole di illustrazioni.
Opera che ha acquisito l'importanza di un classico della riflessione cristologica, questo saggio di Karl Adam raccolse al suo apparire, in Germania e in Italia, notevoli consensi per il linguaggio nuovo con cui presenta Cristo ai contemporanei, facendo proprie le istanze critiche della mentalità del Novecento e prendendo le distanze sia dal “gesuanismo”, sentimentale e troppo umano, sia dal “docetismo”, che induce a scorgere nel Cristo solo la divinità. La sua visione riesce a trasmettere con efficacia e immedesimazione spirituale la comprensione dell'umanità piena di Gesù; le sue intuizioni sulle facoltà dell'Uomo-Dio, sul senso della realtà, sulla ricchezza e l'equilibrio perfetti dei rapporti con gli uomini si dispiegano in pagine di qualità letteraria oltreché di solidità teologica. Originale è la collocazione del discorso sulla Risurrezione e la Pentecoste prima di quello sulla Croce: Adam avverte che il cammino per attingere l'abisso del mistero dell'amore sacrificale, anche e soprattutto nell'uomo d'oggi, presuppone la luce spiegata della Pasqua. Su «études» un recensore scriveva: «Questo libro è opera di un teologo che ha meditato profondamente sul nodo vitale del cristianesimo e di un apostolo che vuole comunicare la sua fede con un ardore mirabile».
Nel 1964, due anni dopo la pubblicazione di quest'opera, Zubiri riceve una lettera di Hans-Georg Gadamer, che si congratula per il suo «libro su Aristotele». Racconterà poi alla moglie di aver risposto ringraziando, ma precisando di non aver mai scritto un libro su Aristotele. A partire da Aristotele e dalla sua nozione di sostanza, nel volume il confronto critico si amplia alla tradizione filosofica metafisica, da Platone a Heidegger. Attraverso la Scolastica, Descartes, Kant, Hegel si snoda un percorso argomentativo volto a indagare l'“essenza” e il suo rapporto con i concetti di senso, esistenza, realtà, specie, individualità, trascendentalità. Una disamina, qui per la prima volta proposta al lettore italiano, del significato di una categoria fondamentale nella storia del pensiero occidentale e nel sistema filosofico di Zubiri.