Quando parliamo di intelligenza cognitiva ed emotiva, tutti sappiamo intuitivamente a cosa ci stiamo riferendo: la prima è sicuramente quella che utilizziamo di più nella vita di tutti i giorni, per conoscere il mondo e agire in esso; la seconda, diventata celebre grazie al lavoro dello psicologo statunitense Daniel Goleman, ci permette di leggere le nostre emozioni, così da poter distinguere, affrontare e abitare anche le emozioni degli altri. Ma non possiamo allenare l'intelligenza umana al suo massimo potenziale se non prendiamo in considerazione anche l'intelligenza spirituale, un vero e proprio collante relazionale che permette di tenere insieme quella cognitiva e quella emotiva. In questo libro la teologa e spiritual counselor Barbara Marchica ci insegna così a capire come possiamo concretamente costruire e intrecciare relazioni di autentico valore con gli altri, e con noi stessi, proprio a partire dalla nostra spiritualità, che ci rende sempre consapevoli della differenza tra il bene e il male, lasciandoci liberi di scegliere. Partendo dai principi del Vangelo, che vede nell'esperienza universale della fragilità una strada privilegiata per conoscere davvero noi stessi, Marchica ci accompagna in un percorso di miglioramento spirituale integrando i precetti della fede cristiana con la teologia, la psicologia e le pratiche del counseling. Un vero e proprio viaggio, in grado di attivare un processo interiore capace di metterci in pace con noi stessi e darci la forza di migliorare noi, i nostri rapporti e il mondo che ci circonda. Prefazione di monsignor Luca Bressan.
Allarga i tuoi confini. Vai più a fondo. Spingiti più lontano. Vai oltre. Questo libro riprende le riflessioni della Preghiera di Iabez e va ancora più a fondo. Testimonianze preziose e un chiaro e coraggioso insegnamento biblico sgombrano il campo dai fraintendimenti sorti intorno alla preghiera di Iabez. È giusto chiedere per sé la benedizione di Dio? Le risposte contenute in queste pagine cancelleranno ogni dubbio e faranno risuonare la tromba che annuncerà un nuovo glorioso capitolo del tuo cammino con il Signore! Sei pronto? Dio è ancora all’opera e ti chiede di fare lo stesso!
Rivelata da san Michele stesso, la corona angelica è una potente preghiere molto diffusa tra i cattolici devoti all’arcangelo e ai santi spiriti celesti. Ma qual è la sua origine storica?
A questa domanda risponde Carmine Alvino che, nella prima parte del libro, presenta un importante suo studio sull’origine del pio esercizio.
La seconda parte, curata da don Marcello Stanzione, è invece dedicata alla presentazione teologica dei nove cori angelici, in particolare attraverso le visioni dei mistici.
Carmine Alvino (Avellino, 1978) è avvocato, conciliatore professionista ed esperto in bioetica e in diritto delle nuove tecnologie informatiche. Da diversi anni si occupa della conoscenza, dello sviluppo e della diffusione del culto cattolico ai Sette Arcangeli Assistenti al Trono di Dio (Tb 12,15; Ap 1,4) e dell’Arcangelo Uriele. Ha scritto oltre 40 libri sull’argomento e creato un sito internet dedicato a questo tema.
Marcello Stanzione (Salerno, 1963) è parroco dell’Abbazia di Santa Maria Nova a Campagna (SA). Nel 2002 ha rifondato l’Associazione Cattolica Milizia di San Michele Arcangelo per la diffusione della devozione cristiana agli angeli. Ha scritto oltre 300 libri sugli angeli e su tematiche affini di spiritualità cattolica, tradotti anche all’estero. Tiene conferenze su temi di angelologia, mariologia e agiografia.
La crisi, la malattia e ciò che ci arriva inatteso e negativo, è un'occasione fondamentale per una comprensione più grande su di noi, sulla trasformazione che ci attende e che ci indica anche un sentiero migliore da percorrere. L'autrice rivendica che la fiducia nella dimensione benigna della vita non è fondata sulla fede in se stessi o in qualcuno di superiore, ma sull'esperienza di vita, senza sconti o nascondimenti di fronte a malattie e difficoltà. Anche il momento faticoso di oggi la porta semplicemente a concludere che sono proprio i tempi bui quelli in cui si può risplendere di più. Una rivoluzione ci attende ogni giorno. Dalla Prefazione di Antonia Tronti: "La spiritualità è dentro la vita quotidiana": davvero questa evidenza emerge intensa non solo da una riga del testo di Sara Ongaro, ma da ogni pagina. Un testo che scaturisce dalla "pratica" del vivere. La quale sembra aver insegnato all'Autrice innanzitutto una postura, che emerge fin dal primo scritto e permane fino alla fine: "stare immobili, rilassati, in equilibrio, con calma totale, radici salde". E proprio il partire da tale postura le permette di suggerirci degli atti concreti che proprio da lì scaturiscono e che sono contemporaneamente "mistici" e "politici", operando su un piano profondo e sottile della realtà. L'Autrice infatti ci parla di quanto accade al nostro interno, ma continua anche a ricordarci che siamo un tutt'uno con un universo che ci avvolge e che tutto registra e rimanda. Un organismo sensibile, per il quale certi atti, provenienti appunto da quello "stare immobili, rilassati, in equilibrio, con calma totale, radici salde", risultano essere potentissimi.
Sperare significa essere ottimisti? Che cosa sperare? Come si spera? Alla vigilia dell’Anno Santo 2025, accompagnato dal motto Pellegrini di speranza, questi interrogativi tornano attuali, anche alla luce dei grandi e drammatici sconvolgimenti mondiali che interessano il nostro pianeta: dalla pandemia da Covid-19, alle guerre, alla questione ecologica. L’ascolto di alcuni testi di san Paolo, che della speranza fa uno dei nuclei del suo instancabile annuncio missionario, tenta di raccogliere alcuni spunti per rispondere alle domande iniziali. Un intrigante itinerario tra gli scritti paolini, per misurarsi con le radici, gli effetti attuali e la pienezza futura della speranza cristiana.
Papa Francesco ci invita a coltivare sempre la tradizione del presepe.
Un cammino di speranza per ispirare pazienza e fiducia nelle vite di tutti noi.
Diventare pellegrini di speranza per illuminare tutti coloro che sono alla ricerca del significato della vita.
In queste pagine Franco Nembrini affronta un tema che collega le altezze della poesia dantesca con la ricchezza, mai abbastanza approfondita, della devozione mariana, e lo fa soffermandosi su tre visioni, diverse e però convergenti. Da un lato ci conduce alla scoperta di un affresco attribuito a Dono Doni, un vero e proprio unicum fra le rappresentazioni della Sacra Famiglia: "L'accettazione della maternità di Maria da parte di Giuseppe". Dall'altro, commenta per il lettore il XXXIII Canto del Paradiso, introducendoci alla poetica dantesca riguardante la Madre di Cristo nella gloria dei beati. Infine, ci avvicina a un bassorilievo che spicca nell'opera di Gaudí per la sua originale prospettiva mariana. Questi tre sguardi a Maria e Giuseppe, attraverso l'arte poetica e figurativa, ci offrono una prospettiva nuova e originale per tornare a leggere la nostra quotidianità di padri, madri e fi gli nella prospettiva dell'infinito e dell'eterno.
Ogni porta aperta è un segno luminoso per l'umanità, che oggi si presenta come un popolo di pellegrini di speranza alla ricerca della pace, della giustizia, di un mondo più rispettoso dell'altro e del creato. Il volume, curato da don Nicola Gaglio - che ha messo a disposizione le immagini della stupenda Porta del Paradiso di Monreale - intende valorizzare la ricchezza della tradizione liturgica e artistica ed è arricchito da un approfondimento del teologo don Giuliano Zanchi sul tema della soglia nello spazio liturgico. Varcare la porta santa è sempre un affacciarsi sull'anticipo di quel Regno che è già in mezzo a noi grazie alla presenza viva del Risorto. In tal senso, ogni porta che introduce nello spazio liturgico può essere una porta del Paradiso.
Quello che frate Cesare ha da dire non è, di per se, nuovo. Nemmeno lo potrebbe e lo vorrebbe, visto che espone il cuore della dottrina e della tradizione cristiana: chi legge non si aspetti voli pindarici o sgommate oltre i limiti dell'eresia. Eppure è nuovo, scintillante, lo sguardo con cui contempla quel che esiste da sempre e lo ripresenta in una prospettiva accessibile, attraente, soprattutto veritiera, sicché chi lo ascolta avverte una profonda risonanza interiore. A riprova di quanto "Vita e Fede/Fede e vita" sia un intreccio che non si può e non si deve scindere, frate Cesare propone il suo stesso itinerario esistenziale, visto come la storia di una vocazione a vivere che a poco a poco si prospetta e poi si orienta come una ricerca appassionata di Dio. Tutti siamo "chiamati". Dapprima all'esistenza, poi ad amare. L'Autore nel libro analizza Vita e Fede spiegando sia il loro preciso significato che il loro particolare rapporto e valore, che è sincrono proprio e perché nella pratica del quotidiano vivere sono entrambi sintesi e in strettissimo rapporto tra di loro. Completa poi il ragionamento con una spiegazione dettagliata dei Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. L'espressione quattro novissimi, o, più semplicemente, i Novissimi, indica le cose ultime, ciò a cui l'uomo, secondo l'economia della Provvidenza divina, va incontro nella vita fino all'ultimo istante del viverla.
Le parabole del Vangelo affascinano e aprono alla comprensione del Regno dei Cieli. La loro immediatezza, tuttavia, più che fornirci risposte, ci dispone all'ascolto di molte domande che il testo stesso suscita. Sono i conti dell'oste, con il quale bisogna sempre ragionare. Da qui, l'invito a ripercorrere, passo dopo passo, il cammino di sequela tracciato nelle parabole per comprendere la novità bella del Vangelo che, se non è per me, per noi, per tutti, è lettera morta.