«Mi sono reso sempre più conto, nei vari contatti col mondo presbiterale e consacrato, anche fuori d'Italia, di quanto l'idea di formazione permanente fosse e sia ancora piuttosto vaga e nebulosa, povera e ambigua, parziale e superficiale, più legata alla sociologia che alla teologia.... Ecco forse perché la cosa stenta a decollare e divenire prassi abituale e universale, per quanto se ne parli» (dall'Introduzione).
Le pagine del volume espongono il vero senso della formazione permanente, la sua ragion d'essere e la funzione essenziale. Per rendere la vita dei presbiteri e dei consacrati sempre più ricca e matura.
Sommario
Prefazione (F. Lambiasi). Introduzione. I. VERSO UNA CULTURA DELLA FORMAZIONE PERMANENTE. 1. Cultura. 2. Oggi non esiste una cultura della FP. 3. Formazione. II. MENTALITÀ. 1. Tesi (e antitesi). 2. Come una sintesi. III. SENSIBILITÀ. 1. Docibilitas. 2. Ruolo della formazione iniziale. IV. PRASSI. 1. Le due anime della formazione continua: FP ordinaria e straordinaria. 2. Dalla FP straordinaria alla FP ordinaria (e ritorno). 3. Alcune indicazioni operative. 4. Un'esperienza concreta. 5. La commissione per la FP. Conclusione.
Questo libro nasce dal vivo, ovvero da incontri dell'autore con alcuni giovani che si preparano al sacerdozio. Predicando gli esercizi spirituali a questi seminaristi, Francesco Ventorino ha raccolto e proposto pensieri, da tempo coltivati nel suo cuore, sulla vocazione cristiana e sul ministero sacerdotale nella Chiesa di oggi.
Questo libro propone una via per superare la crisi vocazionale e l’ossessione dei numeri: costruire una cultura vocazionale. Cultura come mentalità, sensibilità e prassi vocazionale, cui corrispondono nuova teologia, nuova spiritualità e nuova pastorale delle vocazioni.
L’autore parte da una considerazione circa il significato della cultura e del «fare cultura» in generale, per poi definire più precisamente cosa voglia dire cultura della vocazione, e scoprire – all’interno dei suoi elementi costitutivi – il compito non solo della teologia della vocazione, ma anche di una spiritualità vocazionale nonché di una pastorale delle vocazioni.
In sintesi: costruire cultura vocazionale è la migliore risposta alla frustrazione vocazionale tipica dei giorni nostri, perché è risposta modesta e discreta, ma volonterosa e fattiva, che lavora sui tempi lunghi ma giunge al cuore, soprattutto perché è risposta possibile all’uomo, ma tutta costruita sulla logica dell’impossibile possibilità di Dio.
«A quel livello davvero i numeri non contano. E il seminatore è ancora più libero di spargere ovunque e comunque il seme della vocazione. Che ora è il più piccolo, ma diverrà grande!»
Punti forti
Il nome dell’autore è molto conosciuto a livello nazionale e internazionale, tornato adesso a occuparsi di una problematica attuale: tutti si interrogano su come affrontare il problema della mancanza di vocazioni.
Destinatari
Animatori vocazionali e di pastorale giovanile, formatori, ma anche quanti si occupano di accompagnamento e di direzione spirituale.
Autore
Amedeo Cencini, religioso canossiano, è formatore, insegnante alla Pontificia Università Salesiana a Roma e allo Studio Teologico S. Zeno diVerona,e psicoterapeuta.Autore di numerose pubblicazioni per altre case editrici, per Paoline Editoriale Libri, oltre a sette testi in questa collana, ne ha pubblicato altri nella collana Animatori di pastorale giovanile e vocazionale e per le collane Religiosi 2000, Sentinelle di frontiera e Figli in cielo. Specializzato in psicoterapia analitica, svolge attività di consulenza, di relatore su tematiche legate all’ambito formativo e di insegnamento in Italia e all’estero. Dal 1995 è consultore della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Una riflessione intensa e felice sulla vecchiaia del prete, una stagione non priva di sorprese.
Figura, vita e spiritualità del sacerdote oggi.
Descrizione:
Perché i preti non si sposano? Come mai il celibato sta tanto a cuore alla Chiesa, se Gesù non l'aveva richiesto neanche agli apostoli? Non può quest'obbligo causare deviazioni della sessualità e della vita affettiva, fino a giungere ai ben noti casi di pedofilia? Negli ultimi tempi sembrano moltiplicarsi gli argomenti a favore di un'apertura ai preti sposati. Si obietta che il celibato non è un dogma, ma solo una disciplina sorta nel Medioevo; che è contro natura e quindi dannoso per l'equilibrio psicofisico della persona. E poi, se i preti potessero sposarsi, ci sarebbe un aumento delle vocazioni. A queste e altre domande e obiezioni rispondono in questo volume diversi esperti, che con linguaggio chiaro e documentato aiutano a scoprire e capire il valore del celibato oggi nella vita consacrata, alla luce delle Scritture e del Magistero della Chiesa.
Il sacerdozio uxorato: significato teologico e prospettive future.
I movimenti e le nuove comunità. Una riflessione illuminante sull'azione dello Spirito nella storia della Chiesa.
Dal Concilio Vaticano II è nato un movimento di ricerca teologica e psico-socio-pedagogica che ha portato alla riscoperta del messaggio cristiano completo sulla vocazione e le vocazioni. La Chiesa offre, infatti, una visione larga e multiforme di “chiamate” che concorrono a formare la ricchezza del popolo di Dio impegnato nel mondo per la costruzione del Regno. Questa pubblicazione, che raccoglie le quaranta riflessioni con­dotte dal programma “Orizzonti cristiani” dalla Radio Vaticana nel la Quaresima del 2011, si propone di portare il tema della vocazione fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Ricchezza dei contenuti, chiarezza espositiva, visione della vocazione a trecentosessanta gradi, rendono l’opera interessante per un vasto pubblico. Vengono toccati tutti gli aspetti della vocazione: la natura, il significato, le forme, i luoghi, i mezzi, i modelli e le testimonianze, la tradizione e il magistero. Non si tratta, però, di un libro di studio, quanto di una gustosa meditazione sull’interrogativo posto dal titolo: “Che cosa vuoi da me?”, certi che, per ogni persona, scoprire la “chiamata” che cambia la vita e rende interlocutori di Dio, sia davvero un’avventura bella e meritevole di essere vissuta fino in fondo.
Il volume ricostruisce, attraverso l'analisi della vicenda intellettuale del gesuita Giacomo Masò (l626-1674), la genesi di un prezioso codice manoscritto di architettura militare. Lo studio dell'opera di Masò ci permette di collocare l'architettura nell'ordo scientiarum della Compagnia di Gesù e di descrivere il ruolo degli architetti dell'Ordine. Un discorso a parte merita l'architettura militare che molto spesso fu osteggiata dalle gerarchie della Compagnia perché contraria ai precetti del cristianesimo. Non sempre questi divieti fecero desistere i padri dal professare un pubblico interesse per queste tematiche creando non poche frizioni all'interno dell'Ordine, come fu nel caso di Masò. L'unicità dell'opera di Masò risiede, dunque, sia nella sua provenienza gesuitica sia nel suo essere stata elaborata in occasione di un corso di lezioni per i Cavalieri di Malta che il gesuita tenne nell'isola a metà degli anni Cinquanta del XVII secolo. Masò dimostra non solo di conoscere il modo di fortificare alla 'moderna', ma è consapevole di quanto la tradizione italiana ed europea aveva elaborato fino ad allora per far fronte alla novità delle armi da fuoco.
Agnoli mette piede in quella sdrucciolosa e torta vicenda dello scandalo pedofilia tra i preti, per dar conto del ''panico morale'' e, soprattutto, del ''dagli all'untore!'' scatenato dal circuito mediatico giudiziario internazionale. Chiaro che sotto la polvere c'e' anche tanto ''male presente dentro la Chiesa'', come ha ammesso papa Benedetto XVI; ma v'e' pure il dichiarato obbiettivo di liberarsi di quell'antico cascame che si frappone tra popolo e potere.