Il volume affronta in maniera organica e agile l'ordinamento giuridico della Chiesa cattolica nelle sue basi positive, a partire dal Codice di diritto canonico promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983. Questa nuova edizione aggiornata pone particolare attenzione alle novità normative intervenute negli ultimi anni: dalla riforma della Curia romana, all'apertura alle donne di lettorato e accolitato, alla revisione del diritto penale canonico.
Il testo si propone di rispondere all'esigenza di consegnare ai Superiori e agli Istituti un sussidio pratico circa le necessarie conoscenze e le procedure da seguire nei casi di abusi, compiuti nei confronti di minori e di adulti vulnerabili da parte di membri dell'istituto da loro governato. Gli abusi, visti nella loro origine (si pensi a quelli spirituali e sessuali) non sono atti isolati, ma hanno origine nell'identità della persona che li agisce e tendono a diventare stile di vita, basato sull'abuso dell'autorità che si ricopre e del potere che si esercita. Questi orientamenti si propongono come aiuto ai Superiori Maggiori per il discernimento e la corretta prassi giuridica da mettere in atto.
Stefano Di Pinto, avvocato, dirigente della Santa Sede, nonché docente presso la Scuola di Alta Formazione in Diritto Canonico, Ecclesiastico e Vaticano alla LUMSA di Roma, analizza, in questo libro, le fonti del diritto vaticano e il sistema penale, improntato sul codice Zanardelli e sui successivi atti legislativi e concordatari, che conferiscono ad esso una peculiarità assoluta rispetto alla vigente normativa italiana ed estera.
Corredato di ampia appendice normativa, comprensiva del Trattato tra Santa Sede e Stato Italiano del 1929, l’opera mira ad illustrare tanto i profili teorici quanto gli aspetti di ordine pratico della materia.
L'esperienza giuridica canonistica partecipa di una mescita millenaria di tradizione e innovazione, che il lavoro tenta di ri-scoprire alla luce delle categorie filosofico-giuridiche della "autorità" e della "autonomia". Il rapporto tra queste nel recupero della compenetrazione delle relazioni tra diritto canonico e diritti secolari consente all'Autore di offrire una lettura critica imperniata su alcune ipotesi di lavoro in base alle quali verificare le soluzioni più adeguate dinanzi alla attuale crisi delle istituzioni, secolari ed ecclesiali. Anche in questi termini «si comprende l'originalità del lavoro di Andrea Favaro, che rinverdisce il lascito di un "realismo giusfilosofico", recuperando l'impianto della filosofia antica, metodologicamente accresciuto dall'elaborazione tomista, per offrire una visione del diritto fondata sulla radicale problematicità dell'esperienza, e perciò capace di rapportarsi con l'essere dell'uomo. Da qui la riscrittura critica della relazione tra intelligenza e ragione, tra autorità e potere, tra decisione e autonomia, con la quale si ridefinisce il significato della libertà individuale e il ruolo della comunità e si pongono le basi per una ricollocazione dell'elemento istituzionale, nell'ottica di un'attenuazione della mera scientificità del discorso giuridico e la riproposizione di un messaggio autenticamente filosofico» (dalla Prefazione di Alberto Scerbo).
L'accompagnamento spirituale tradito è un testo a carattere divulgativo sul tema degli abusi che si possono insinuare nei percorsi di accompagnamento alla fede. Ha un intento preventivo ed è rivolto a giovani e adulti, ma non si esclude una possibile sua utilità anche in casi di abuso già in atto. Dopo una breve contestualizzazione del tema in un'ottica antropologica cristiana e sui tipi di accompagnamento che possono essere di aiuto in un percorso di crescita nella fede, vengono enunciate le diverse tipologie di abuso e la trasversalità dell'abuso di potere, presente in ognuna di esse. Dopo una riflessione sulle dinamiche interiori alla persona, ma anche su quelle sistemiche, che possono essere terreno predisponente all'abuso, il testo propone alcuni indicatori di abuso potenziale o in atto e alcuni suggerimenti utili ai fini di un emendamento da una situazione abusante in essere. Il testo apre uno sguardo di futuro e di speranza che rimanda alla cura di relazioni di accompagnamento alla fede che siano sia libere che liberanti, perché "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi" (Gal 5,1).
Ilaria Zuanazzi, La funzione amministrativa nella Chiesa all’interno del munus regendi Paolo Gherri, La formalità degli atti amministrativi quale garanzia della certezza giuridica Javier Canosa, Il procedimento amministrativo quale garanzia del buon governo Pierpaolo Dal Corso, Il diritto sanzionatorio amministrativo Giovanni Parise, Il sistema di giustizia amministrativa nella Chiesa Francesco Salvatore Rea, Il sistema amministrativo canonico comparato con i sistemi civili Eduardo Baura, La riparazione del danno Gian Paolo Montini, La funzione nomopoietica della giurisprudenza amministrativa per il diritto amministrativo canonico: alcuni esempi Andrea Ripa, La sollecitudine di tutte le Chiese (PO 10) e l’istituto dell’escardinazione, tra utilità della Chiesa e bene del chierico. Il contributo della giurisprudenza della Segnatura Apostolica Massino del Pozzo, Il vincolo strutturale del bene dell’apostolato nell’ordine costituzionale del popolo di Dio Bruno Fabio Pighin, Il Primo Concilio Cinese celebrato a Shanghai nel 1924 secondo la regia di Celso Costantini
Diverse ingiustizie hanno scosso la vita della Chiesa. Alcune hanno colpito fortemente l'opinione pubblica, come gli abusi sui minori e la gestione impropria dei beni ecclesiastici. Altre sollevano ancora accese discussioni su argomenti come la Comunione ai divorziati risposati o le nullità dei matrimoni. Tuttavia, molti cristiani rifiutano il diritto canonico perché ritengono che le leggi siano una questione più umana che divina e, quindi, contrarie alla misericordia di Gesù. L'autore spiega perché, secondo il vangelo, il diritto nella Chiesa resta irrinunciabile. Egli associa il diritto a ciò che è giusto e ritiene che, per questo motivo, le leggi debbano rinnovarsi sempre per garantire la giustizia e facilitare la vita cristiana alle persone.
La Chiesa agisce nella storia per la salvezza delle anime, percepita come somma legge orientativa di ogni scelta pastorale. Ogni organizzazione, ogni struttura, deve restare orientata a questo fine. Poiché le trasformazioni storico-culturali impongono di ripensare l'odierna organizzazione pastorale, i canonisti sono chiamati a prestare il loro fondamentale contributo studiando in che modo può essere favorita l'evangelizzazione, a quali condizioni, come pure quali opportunità e quali criticità certe riforme riservano.
La formula dubii definita oltre a dare direzione e orientamento all'istruttoria, diviene il punto di riferimento sia per il giudice sia per le parti in tutte le fasi del processo. Modificarla può significare reimpostare il giudizio dal punto di vista del diritto sostanziale, ma anche sotto il profilo processuale può avere una serie di conseguenze. Pertanto, la materia iudicii una volta determinata è protetta da stabilità ed è tendenzialmente immutabile, benché il divieto di modifica non sia assoluto. Il can. 1514 elenca le condizioni alle quali può essere effettuato validamente un mutamento: a) che la proposta di modifica dell'oggetto provenga da una delle parti; b) sussista una grave causa che giustifica tale modifica; c) il giudice abbia ascoltato le altre parti al riguardo; d) abbia soppesato le ragioni esposte; e) abbia emesso un nuovo decreto con la nuova formula dubii.Il can. 1514 è solo a prima vista un atto processuale fra i tanti; in esso si riscontrano principi fondamentali e costitutivi del processo giudiziale, come la dispositività, il contradittorio, il diritto di difesa, l'imparzialità del giudice con l'obbligo di procedere ex officio nelle cause riguardanti il bene pubblico della Chiesa, l'economia processuale. Il fine ultimo del processo è sempre l'accertamento della verità, affinché tramite la sentenza emessa dal giudice sia raggiunta la conformità della verità reale-oggettiva con quella giuridico-processuale.L'obiettivo principale dello scrivente è stato di offrire un approfondimento completo dell'argomento, affrontando i singoli elementi del can. 1514, tenendo conto non solo del testo del canone, ma pure del contesto delle cause di nullità matrimoniale, con l'intenzione di dimostrare che esso si inserisce organicamente nella normativa processuale e trova applicazione in toto anche nei processi di nullità matrimoniale.
L'Autore, a partire dalla ricerca storico - canonica, esamina la rilevanza canonica del principio della necessitas Ecclesiae nell'esercizio del primato del Romano Pontefice, avendo come riferimento il pensiero di W. Bertrams, professore della Pontificia Università Gregoriana dal 1941 al 1977. Attraverso lo studio delle fonti storiche, conciliari, e dell'Archivio del Dicastero per i Testi Legislativi, fino ai più recenti orientamenti magisteriali e della riflessione canonica; la ricerca giunge ad offrire una nozione del principio della necessitas Ecclesiae riferita all'estensione e ai limiti dell'esercizio primaziale, con prospettive in merito alla discrezionalità e alla possibile auto-limitazione del Romano Pontefice.
L'opera cerca di mostrare che la concezione del diritto divino ecclesiale dipende molto dalla nozione di diritto con cui esso viene messo a fuoco. Dopo aver presentato in tal senso la dottrina di alcuni autori, si esplora la fecondità in questa materia di un approccio realista al diritto inteso come bene giuridico. Per tale via si comprende meglio la piena giuridicità dello ius divinum, e si riafferma la sua indole intrinseca rispetto al mistero della Chiesa nonché la sua concretezza storica. Si coglie altresì il suo essere un diritto eminentemente soprannaturale avente una struttura naturale, si conferma la sua immutabilità nell'essenziale e la sua indispensabilità, si scorgono con più ampiezza il suo contenuto (adoperando il concetto di bene giuridico fondamentale), le diverse modalità della presenza degli aspetti divini nei beni giuridici ecclesiali (come presupposto, come bene assoluto, come principio e come punto di riferimento), e il profondo intreccio tra aspetti divini e aspetti umani dei beni giuridici. In questo modo si evidenzia l'onnipresenza del diritto divino nelle questioni canoniche e pertanto la sua rilevanza pratica.