"È il primo sguardo quello che lascia il segno. Quello che in un istante ti permette di comunicare un milione di parole. Eccomi, sono qui. Sono io. E tu sei mia madre, mio padre, mia figlia, mia sorella, il mio amore. Sei tu, sei tutto. E il primo sguardo difficilmente fallisce, mette in moto tutto ciò che hai dentro. I tuoi occhi guardano, ma la vista scorre veloce nei tuoi tessuti fino a esploderti nel cervello. È una fucilata che attraversa le vene. Colpisce il tuo cuore e lo fa battere forte. La saliva sparisce, in bocca ti rimangono solo schegge di vetro. Le tue mani tremano perché è giunto persino lì, anzi, va oltre, arriva alle gambe che si spezzano dall'emozione. Barcolli. E il respiro? Anche quello è andato. Ti accorgi che manca proprio. Sei in apnea. Ti senti svenire e hai paura di perdere i sensi. Sai che figura, se ruzzoli a terra. È lo sguardo di una madre che osserva il figlio, di un innamorato che contempla l'amata, di un fratello che rimira una sorella, di un'amica che guarda un amico. È lo sguardo di chi sa cosa significa amare." Giorgio Panariello racconta la sua personalissima visione dell'amore. Un amore fatto di passione, cura reciproca, sentimento. Di discussioni e lotte, fughe in avanti e festosi ritorni. Un amore fatto di giornate in casa a tirare il fiato e di corse pazze in campagna. Di foto nei cassetti, paura dei tuoni, coccole lunghe un giorno, silenzi traboccanti di parole. Un racconto intenso e inatteso, guidato da un sentimento puro e generoso, quello che ti fa aprire il cuore al mondo intero. Una storia che custodisce un colpo di scena capace di allargare i confini di ciò che noi sappiamo sull'amore.
Nonostante il progressivo allontanamento dai temi religiosi, l'avvertimento dell'oltre pervade l'arte contemporanea: un avvertimento non di rado drammatico, che si coglie nel profondo dell'espressione come riflesso di un'ansia, come turbamento e ricerca di ragioni e sensi del mistero della vita. E talvolta nella stessa fisionomia multiforme dei linguaggi segnati dalla sperimentazione e nell'eclettismo espressivo che l'uomo d'oggi testimonia la sua ricerca di infinito. Una ricerca in genere non inquadrabile in un ambito confessionale, che non assume l'ansito di una speranza coltivata come dichiarata religio, ma che è tuttavia vivissima, attinge più di tante pallide e retoriche manifestazioni confessionali alla sapienza del mistero. Giorgio Agnisola, critico e docente di arte sacra, rilegge con questa chiave l'arte degli ultimi due secoli, da Friedrich a Rothko, proponendo attraverso la vita e l'opera di nomi esemplari, un'insolita ricerca teologica, capace di aprire lo sguardo alle regioni profonde della vita.
Si parla moltissimo di performance in tutti i campi, è una parola di moda e non solo la parola. È un atteggiamento nei confronti del "fare" che pervade la società occidentale. Dunque è particolarmente interessante analizzarla, capire come funziona, chi sono le persone che hanno la possibilità di sviluppare questo tipo di atteggiamento nei confronti della prestazione. Giorgio Nardone ha lavorato molto su questo aspetto aiutando manager, sportivi, attori, speaker, artisti, studenti, musicisti, chirurghi e molti altri a gestire le loro performance, a capire come dare il meglio di sé superando incertezze, paure, blocchi, ansia.
Stasis è il nome della guerra civile nella Grecia antica. Un concetto così inquietante o impresentabile per la filosofia politica posteriore da non essere fatto oggetto di una dottrina adeguata, neppure da parte dei teorici della rivoluzione. Eppure, sostiene Giorgio Agamben fornendo qui i primi elementi di una necessaria «stasiologia», la guerra civile costituisce la fondamentale soglia di politicizzazione dell'Occidente, un dispositivo che nel corso della storia ha permesso alternativamente di depoliticizzare la cittadinanza e mobilitare l'impolitico, e che vediamo oggi precipitare nella figura del terrore su scala planetaria. Al suo paradigma concorrono insieme due poli antitetici dei quali Agamben mette allo scoperto la segreta solidarietà, quello classico secondo cui la guerra civile è coessenziale alla polis, al punto che chi non vi prende parte è privato dei diritti politici, e quello moderno rappresentato dal Leviathan di Hobbes, che ne decreta l'interdizione, ma introduce una scissione - e con questa la possibilità della guerra civile - all'interno stesso del concetto di popolo. Nel Novecento, è Carl Schmitt a rimettere in onore lo stato di natura così temuto da Hobbes, e a identificare proprio nella pericolosità dell'uomo naturale l'unico contenuto della condizione civile: politica e guerra si presupporrebbero a vicenda. Una visione tragica che esclude ogni altro criterio definitorio del politico, e si contrappone radicalmente a quella «teologia del ludico» che, con Johan Huizinga, ascrive la guerra al dominio del gioco, nell'ipotesi che in origine la funzione agonale, ritualizzata o iniziatica, non mirasse all'annientamento degli avversari, ma fosse addirittura un mezzo per stringere relazioni; insomma, un «gioco serio», poi sequestrato dallo Stato e piegato ad altri fini, mentre il nemico assumeva i tratti dell'inumano da passare per le armi.
Alfonso Giorgio all’interno del suo lavoro «accoglie l’invito di Papa Francesco a riscoprire la bellezza evangelizzante della liturgia e, inserendosi nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, riporta al centro il tema dell’inculturazione della fede e dell’annuncio del Vangelo che una Chiesa “in uscita” realizza primariamente mediante la singolarità della liturgia, convinti che la bellezza non è un fattore decorativo dell’azione liturgica ma, piuttosto, suo elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione» (dalla Presentazione di mons. Rino Fisichella).
«Io non so che dire, ma a me questa donna sembra semplicemente la cosa più bella del mondo. E mi sento così fortunato di averla incontrata, di starle seduto di fronte e di potermi riempire gli occhi e il cuore di lei: in panne, stanca, dolorante e insanguinata, eppure fradicia di gloria. La gloria dell’amore. Proprio come la carrozza della metro che ci ospita: immobile e bagnata. Forse è questo il segreto nascosto in ogni vita umana, ciò che ha “costretto” Dio a scendere dal cielo per indossare fieramente i nostri panni. Siamo dannatamente belli ai suoi occhi. Non quando ce la facciamo, lì è troppo facile. Siamo belli soprattutto quando, magari senza riuscirci, proviamo a vivere la nostra umanità al meglio delle nostre forze. Infatti, mentre a noi sembra solo di sbagliare e di piangere, stiamo deragliando nel territorio della divinità tutte le volte che, coi pugni stretti e il cuore a pezzi, proviamo a chiederci quale sarà il prossimo passo per diventare ancora noi stessi».
Alla fine delle nostre sofferenze c’è una porta che ci conduce all’amore più grande.
Stiamo vivendo un tempo prezioso nella vita della chiesa: al centro della sua missione evangelizzatrice è tornata la parola di Dio, favorendo così una rinnovata vita spirituale dei cristiani, singoli e comunità, ma anche fecondando la catechesi e gli spazi di trasmissione della fede. Il presente commento alle tre lettere dell'apostolo Giovanni si qualifica per uno spiccato carattere teologico-spirituale. Arricchito da letture patristiche, ha il pregio di far conoscere meglio alcuni dei testi biblici tra i più penetranti e ricchi di spiritualità del Nuovo Testamento. Le tre lettere - scritte in un periodo in cui le prime comunità cristiane sperimentavano delle difficoltà a rimanere salde nella fede - ripropongono non a caso l'essenza dell'annuncio cristiano nella sua insostituibilità: la comunità cristiana riceve il dono dell'acqua viva del vangelo per poter giungere alla comunione con Dio, ovvero - detto diversamente - per realizzare l'unità tra Parola, Spirito santo e vita cristiana. «Nel metodo di Zevini, nitido e costante, ogni componente strutturale della pagina biblica, ogni sua unità letteraria, anzi ogni suo paragrafo sono illuminati non solo dal riflettore dell'analisi storico-critica, ma anche e soprattutto dalla fiaccola della teologia spirituale, proprio perché quei capitoli non contengono una serie di teoremi trascendenti o di riflessioni elaborate in un contesto tematico astratto. Sono, invece, un annuncio, una "rivelazione" epifanica di Dio all'umanità» (dalla Prefazione del card. Gianfranco Ravasi).
La Scrittura, oltre a dirci l’importanza del cuore, ritorna spesso su quanto sia difficile governarlo e curarlo. Contrariamente a quanto la nostra mentalità occidentale possa ritenere, il cuore nella Bibbia non ha nulla a che fare con la dimensione del sentimento. La via del cuore indica, piuttosto, la centralità dell'essere, la realtà da cui dipendono le scelte, la volontà o meno di portarle avanti. Tutto parte dal cuore: un libretto di testi, disegni, racconti e preghiere per scoprirlo, o riscoprirlo.
L’autore immagina che l’evangelista Marco racconti in prima persona come è avvenuta la sua iniziazione cristiana. Ricorda alcuni episodi importanti, le sue avventure e quelle dei primi amici di Gesù impauriti e ignari di cosa stesse loro accadendo. Ci rende partecipi di come è arrivato pian piano a capire e a scegliere di essere cristiano. Una bella scrittura unita alla capacità di rendere semplice anche il messaggio più complesso.
Destinatari
* Fanciulli e ragazzi che si preparano a ricevere la cresima e la prima comunione * Età 10-12 anni
Autore
Giorgio RONZONI è presbitero e parroco di Santa Sofia in Padova. Insegna catechetica e teologia pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto. Per le Edizioni Messaggero Padova ha scritto: Il dono perfetto (2017), Le sètte sorelle (2015), Via crucis secondo Marco (2015), Una pietra scartata (2014); e per EMP/Facoltà teologica del Triveneto ha pubblicato e curato una ricerca sul burnout tra i presbiteri: Ardere, non bruciarsi (2011).
Zhuangzi e Hui Shi passeggiavano sul ponte sopra il fiume Hao. Zhuangzi osservò: «Quei pesciolini che si aggirano rilassati e senza fretta, sono pesci felici!». Al che, Hui Shi obiettò: «Tu non sei un pesce; come fai a sapere come sta un pesce?». «Quando hai detto "come fai a sapere come sta un pesce?", sapevi che lo sapevo. Lo sapevo, qui, sopra il fiume Hao.» Il dialogo che apre e dà il titolo a questo libro proviene da uno dei grandi testi dell'umanità, lo Zhuangzi, l'opera del «Maestro Zhuang», figura centrale del taoismo. La sua forza sta «nella capacità di mettere in dubbio ciò che appare ovvio, ribaltare punti di vista e aprire prospettive». Anche Keplero, per «convincere un'umanità esterrefatta che la Terra non è il centro del cosmo e gira velocemente su sé stessa», procede a un ribaltamento di prospettiva: nel suo Somnium, racconta di un islandese e della madre, portati sulla Luna dal «più mite e innocuo dei demoni», che osservano la Terra, il Sole e il cosmo da un corpo celeste in movimento; e mentre leggiamo ciò che descrivono ci rendiamo conto che anche noi, sulla Terra, stiamo osservando l'universo da un corpo in movimento... «Cambiare punto di vista, cambiare prospettiva»: è questo l'esercizio intellettuale, morale e civile che Carlo Rovelli, dopo "Ci sono luoghi al mondo dove più delle regole è importante la gentilezza", propone nel suo nuovo libro, una raccolta degli articoli scritti negli ultimi anni. È un viaggio affascinante da Saffo e Aristotele a Heidegger, dal cosmo di Brunetto Latini e Dante a quello di Galileo, tra storia della scienza e filosofia, musica e cinema, ricordi personali e battaglie ideali, pacifismo e guerra alle diseguaglianze. Contro pigrizia e ipocrisia.
Il volume ripercorre la vicenda umana, culturale e politica di Sandro Fontana (1936-2013) che, partendo da un paese di provincia, è divenuto esponente di spicco della vita politica regionale, nazionale ed europea. Leader del popolarismo cattolico, ha messo la sua vasta cultura a difesa degli umili e dei ceti contadini per favorirne la riscossa identitaria e per restituire loro il giusto posto nella storia. Con lo pseudonimo di "Bertoldo" - il contadino dalle mani grandi e dal cervello fino - e con l'arma dell'ironia, ha lanciato sferzanti attacchi al conformismo culturale dominante. Spirito libero e controcorrente, da insegnante, giornalista, ministro e parlamentare nazionale ed europeo ha sempre incarnato e promosso i valori cristiano-democratici. Il nesso strettissimo tra politica e cultura che ha guidato ogni sua azione acquista un forte valore esemplare. Prefazione di Antonio Tajani.
L’Opera è stata pensata quale innovativo strumento di preparazione e consultazione, utilissimo per tutti gli operatori del diritto, studenti universitari compresi.
Gli articoli del Codice sono corredati da commenti che ne pongono in evidenza la ratio ed il contenuto. Ai commenti si affiancano gli “schemi a lettura guidata”, utilissimi per orientarsi tra gli istituti e la complessa disciplina di settore.
Completa l’Opera un’appendice con le più significative leggi speciali ed un corposo indice analitico.
L’Opera tiene conto dei numerosi interventi normativi che hanno interessato la disciplina codicistica e la legislazione speciale nel corso del 2018 ed è aggiornata alla Legge 9 gennaio 2019, n. 3, contenente “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonche' in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici”.
Particolare attenzione, infine, si è dedicata al “diritto vivente” di origine giurisprudenziale, con particolare attenzione alle decisioni delle Sezioni Unite della Cassazione, dando conto anche delle più significative pronunce adottate fino ad inizio 2019.
Giorgio SPANGHER, Professore Ordinario di procedura penale. Preside della Facoltà di Giurisprudenza - Università La Sapienza, Roma. Componente del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura. Già componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Docente alla Scuola ufficiali dei carabinieri. Direttore del Master in scienze della sicurezza presso la Scuola superiore della polizia.
Luca DELLA RAGIONE, Giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Napoli – Dottore di ricerca in diritto penale all’Università di Napoli “Federico II”.