«Alcune regioni del mondo producono storia più delle altre. Una di queste è l'Europa centro-orientale». E allora come raccontare una realtà così complessa come quella oltrecortina? Nell'introduzione, Demetrio Volcic fa un divertentissimo elenco dei mancati scoop della sua vita professionale: notizie rivoluzionarie bucate perché in casa non c'era un telefono, messaggi transcontinentali di superpotenze il cui prezioso sottinteso non veniva afferrato. La stessa ironia, lo stesso understatement unito però alla presenza «sul pezzo», adorna queste cronache degli anni da inviato nell'Est europeo prima e subito dopo la fine della cortina di ferro. L'angolo di inquadratura è sempre sommesso: ai giardinetti, dove la fine del regime l'ha relegato, il segretario del capo supremo dell'Ungheria comunista ricorda il «terribile '56» e i retroscena; un Dubcek dalla triste figura guida la rassegna dei fantasmi e delle ombre del passato in una Praga malinconica; la Guerra Fredda e gli ultimi scampoli nei dilemmi dei leader, dal generale polacco Jaruzelski a Gorbacëv; «l'eleganza» della censura nell'Europa dell'Est; e le tre grandi giornaliste sue vittime mettono a fuoco il ritratto di Putin prima dell'Ucraina. Formano il diario di viaggio di un disincantato osservatore nel continente della grande storia geopolitica, solo che ciò che ne profila le tappe è prima di tutto l'aneddoto, il paradosso, spesso il grottesco: la scenografia che dà il tono a volte al colpo di scena del potente, a volte alle sue stanze di vita quotidiana, è sempre in primo piano. Ed è sorprendente come lo stesso effetto autorevole, bonario, sorridente di se stesso prima che degli altri, che Demetrio Volcic trasmetteva dallo schermo televisivo, lo restituisca in queste pagine di prosa suadentissima, poco appariscente, intrise di un umorismo che realizza nel minimo il massimo di iconicità e di eleganza.
La comunicazione è parte integrante dell'azione amministrativa. Per assicurare trasparenza totale verso cittadini e media deve essere realizzata da un professionista: il giornalista pubblico. Chiamato impropriamente "addetto stampa", solo di recente è stato definito il suo profilo, nonostante l'ufficio stampa sia riconosciuto nella pubblica amministrazione dal 2000. Ma si tratta ancora di una figura poco conosciuta; la sua è stata finora una vita professionale vissuta nell'ombra. Eppure svolge un ruolo fondamentale nella produzione delle notizie ed è fonte primaria di informazione. Questo libro ne ricostruisce la storia, a partire dal lungo percorso che ha portato dalla segretezza dello Stato alle legittime esigenze di trasparenza che assegnano al giornalista pubblico un ruolo da protagonista nella definizione del patto di fiducia tra amministrazioni pubbliche e cittadini che riguarda anche la vita democratica di ciascuno di noi.
Il Giordano è un fiume povero rispetto ai più gloriosi e maestosi Tigri, Eufrate e Nilo, eppure è divenuto un grande simbolo della speranza. Nell'immaginario collettivo è un fiume unico, ed è alla Bibbia che deve la sua unicità. Di questo fiume che si ramifica in entrambi i Testamenti, che irrora il terreno desolato della storia, che ha purificato peccatori, bagnato malati e battezzato il Figlio di Dio, Gianfranco Ravasi vuole tracciare la biografia. Perché il Giordano è quasi una persona, una creatura vivente, come la sua storia, con un volto mutevole, una nascita e una morte, e un'esistenza tortuosa. Attraverso la documentazione biblica e la ricerca topografica, archeologica, letteraria e artistica, il libro è un invito a conoscere, ripercorrendola, la vita di un luogo tra i più cari ai pellegrini e viaggiatori in Terra Santa. Un viaggio dall'Antico al Nuovo Testamento attraverso il "filo azzurro" di un fiume che scorre lungo tutta la storia della Salvezza.
Nonostante il progressivo allontanamento dai temi religiosi, l'avvertimento dell'oltre pervade l'arte contemporanea: un avvertimento non di rado drammatico, che si coglie nel profondo dell'espressione come riflesso di un'ansia, come turbamento e ricerca di ragioni e sensi del mistero della vita. E talvolta nella stessa fisionomia multiforme dei linguaggi segnati dalla sperimentazione e nell'eclettismo espressivo che l'uomo d'oggi testimonia la sua ricerca di infinito. Una ricerca in genere non inquadrabile in un ambito confessionale, che non assume l'ansito di una speranza coltivata come dichiarata religio, ma che è tuttavia vivissima, attinge più di tante pallide e retoriche manifestazioni confessionali alla sapienza del mistero. Giorgio Agnisola, critico e docente di arte sacra, rilegge con questa chiave l'arte degli ultimi due secoli, da Friedrich a Rothko, proponendo attraverso la vita e l'opera di nomi esemplari, un'insolita ricerca teologica, capace di aprire lo sguardo alle regioni profonde della vita.
Si parla moltissimo di performance in tutti i campi, è una parola di moda e non solo la parola. È un atteggiamento nei confronti del "fare" che pervade la società occidentale. Dunque è particolarmente interessante analizzarla, capire come funziona, chi sono le persone che hanno la possibilità di sviluppare questo tipo di atteggiamento nei confronti della prestazione. Giorgio Nardone ha lavorato molto su questo aspetto aiutando manager, sportivi, attori, speaker, artisti, studenti, musicisti, chirurghi e molti altri a gestire le loro performance, a capire come dare il meglio di sé superando incertezze, paure, blocchi, ansia.
Stasis è il nome della guerra civile nella Grecia antica. Un concetto così inquietante o impresentabile per la filosofia politica posteriore da non essere fatto oggetto di una dottrina adeguata, neppure da parte dei teorici della rivoluzione. Eppure, sostiene Giorgio Agamben fornendo qui i primi elementi di una necessaria «stasiologia», la guerra civile costituisce la fondamentale soglia di politicizzazione dell'Occidente, un dispositivo che nel corso della storia ha permesso alternativamente di depoliticizzare la cittadinanza e mobilitare l'impolitico, e che vediamo oggi precipitare nella figura del terrore su scala planetaria. Al suo paradigma concorrono insieme due poli antitetici dei quali Agamben mette allo scoperto la segreta solidarietà, quello classico secondo cui la guerra civile è coessenziale alla polis, al punto che chi non vi prende parte è privato dei diritti politici, e quello moderno rappresentato dal Leviathan di Hobbes, che ne decreta l'interdizione, ma introduce una scissione - e con questa la possibilità della guerra civile - all'interno stesso del concetto di popolo. Nel Novecento, è Carl Schmitt a rimettere in onore lo stato di natura così temuto da Hobbes, e a identificare proprio nella pericolosità dell'uomo naturale l'unico contenuto della condizione civile: politica e guerra si presupporrebbero a vicenda. Una visione tragica che esclude ogni altro criterio definitorio del politico, e si contrappone radicalmente a quella «teologia del ludico» che, con Johan Huizinga, ascrive la guerra al dominio del gioco, nell'ipotesi che in origine la funzione agonale, ritualizzata o iniziatica, non mirasse all'annientamento degli avversari, ma fosse addirittura un mezzo per stringere relazioni; insomma, un «gioco serio», poi sequestrato dallo Stato e piegato ad altri fini, mentre il nemico assumeva i tratti dell'inumano da passare per le armi.
Il libretto è una guida quotidiana per i quaranta giorni di Quaresima. È il tempo di preghiera e di approfondimento della propria fede.
La meditazione della Parola, che Dio ci dona nella santa Messa quotidiana, ci aiuta a capire qual è il compito che il Signore chiede da noi per ogni giorno specifico. Mettendo in pratica ciò che ci chiede, facciamo diventare realtà il Vangelo proclamato. Così come il Verbo si fece carne per la nostra salvezza, anche noi facciamo diventare “carne” il Vangelo ascoltato.
Il percorso quotidiano proposto:
*ascolto del Vangelo del giorno
*riflessione sugli spunti più importanti che ne emergono
*proposito personale della giornata: un piccolo gesto che ci aiuterà a mettere in atto la Parola del Vangelo ascoltata e meditata.
Alfonso Giorgio all’interno del suo lavoro «accoglie l’invito di Papa Francesco a riscoprire la bellezza evangelizzante della liturgia e, inserendosi nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, riporta al centro il tema dell’inculturazione della fede e dell’annuncio del Vangelo che una Chiesa “in uscita” realizza primariamente mediante la singolarità della liturgia, convinti che la bellezza non è un fattore decorativo dell’azione liturgica ma, piuttosto, suo elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione» (dalla Presentazione di mons. Rino Fisichella).
La Scrittura, oltre a dirci l’importanza del cuore, ritorna spesso su quanto sia difficile governarlo e curarlo. Contrariamente a quanto la nostra mentalità occidentale possa ritenere, il cuore nella Bibbia non ha nulla a che fare con la dimensione del sentimento. La via del cuore indica, piuttosto, la centralità dell'essere, la realtà da cui dipendono le scelte, la volontà o meno di portarle avanti. Tutto parte dal cuore: un libretto di testi, disegni, racconti e preghiere per scoprirlo, o riscoprirlo.
L’autore immagina che l’evangelista Marco racconti in prima persona come è avvenuta la sua iniziazione cristiana. Ricorda alcuni episodi importanti, le sue avventure e quelle dei primi amici di Gesù impauriti e ignari di cosa stesse loro accadendo. Ci rende partecipi di come è arrivato pian piano a capire e a scegliere di essere cristiano. Una bella scrittura unita alla capacità di rendere semplice anche il messaggio più complesso.
Destinatari
* Fanciulli e ragazzi che si preparano a ricevere la cresima e la prima comunione * Età 10-12 anni
Autore
Giorgio RONZONI è presbitero e parroco di Santa Sofia in Padova. Insegna catechetica e teologia pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto. Per le Edizioni Messaggero Padova ha scritto: Il dono perfetto (2017), Le sètte sorelle (2015), Via crucis secondo Marco (2015), Una pietra scartata (2014); e per EMP/Facoltà teologica del Triveneto ha pubblicato e curato una ricerca sul burnout tra i presbiteri: Ardere, non bruciarsi (2011).
Il volume ripercorre la vicenda umana, culturale e politica di Sandro Fontana (1936-2013) che, partendo da un paese di provincia, è divenuto esponente di spicco della vita politica regionale, nazionale ed europea. Leader del popolarismo cattolico, ha messo la sua vasta cultura a difesa degli umili e dei ceti contadini per favorirne la riscossa identitaria e per restituire loro il giusto posto nella storia. Con lo pseudonimo di "Bertoldo" - il contadino dalle mani grandi e dal cervello fino - e con l'arma dell'ironia, ha lanciato sferzanti attacchi al conformismo culturale dominante. Spirito libero e controcorrente, da insegnante, giornalista, ministro e parlamentare nazionale ed europeo ha sempre incarnato e promosso i valori cristiano-democratici. Il nesso strettissimo tra politica e cultura che ha guidato ogni sua azione acquista un forte valore esemplare. Prefazione di Antonio Tajani.
L’Opera è stata pensata quale innovativo strumento di preparazione e consultazione, utilissimo per tutti gli operatori del diritto, studenti universitari compresi.
Gli articoli del Codice sono corredati da commenti che ne pongono in evidenza la ratio ed il contenuto. Ai commenti si affiancano gli “schemi a lettura guidata”, utilissimi per orientarsi tra gli istituti e la complessa disciplina di settore.
Completa l’Opera un’appendice con le più significative leggi speciali ed un corposo indice analitico.
L’Opera tiene conto dei numerosi interventi normativi che hanno interessato la disciplina codicistica e la legislazione speciale nel corso del 2018 ed è aggiornata alla Legge 9 gennaio 2019, n. 3, contenente “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonche' in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici”.
Particolare attenzione, infine, si è dedicata al “diritto vivente” di origine giurisprudenziale, con particolare attenzione alle decisioni delle Sezioni Unite della Cassazione, dando conto anche delle più significative pronunce adottate fino ad inizio 2019.
Giorgio SPANGHER, Professore Ordinario di procedura penale. Preside della Facoltà di Giurisprudenza - Università La Sapienza, Roma. Componente del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura. Già componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Docente alla Scuola ufficiali dei carabinieri. Direttore del Master in scienze della sicurezza presso la Scuola superiore della polizia.
Luca DELLA RAGIONE, Giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Napoli – Dottore di ricerca in diritto penale all’Università di Napoli “Federico II”.