«Esiste qualcosa che, in mancanza d'altro nome, chiameremo "il sentimento tragico della vita", che porta dietro di sé tutta una concezione della vita stessa e dell'universo, tutta una filosofia più o meno formulata, più o meno cosciente. Questo sentimento possono averlo, e l'hanno, non solo uomini individuali, ma interi popoli; è un sentimento che non nasce dalle idee, ma piuttosto le genera, sebbene dopo, è chiaro, queste idee reagiscano su di esso, fortificandolo. Può nascere da una malattia accidentale, da una dispepsia, per esempio, ma può anche essere costituzionale. E non serve parlare di uomini sani e malati. A parte il fatto che non abbiamo una nozione normativa della salute, nessuno ha provato che l'uomo debba essere per natura gioioso. C'è di più: l'uomo, per il fatto di essere uomo, di avere coscienza, è già, rispetto all'asino o al gambero, un animale malato. La coscienza è una malattia».
Mrs. Quinn, che non è ancora famosa, ha avuto una bella vita piena di amore e di dolcezza. Per quale motivo, allora, all'età di settantasette anni, decide di iscriversi ad un concorso di cucina? Perché non sta scritto da nessuna parte che esiste un limite di età per sognare. Bisogna essere coraggiosi e Jenny, convinta com'è di non essere all'altezza, si iscrive ma non lo dice a nessuno. È la seconda volta che tiene nascosto qualcosa a suo marito, ma il primo dei suoi segreti, vecchio di sessant'anni, potrebbe avere conseguenze devastanti se venisse alla luce. Trasportata in un mondo sconosciuto fatto di telecamere e sfide cronometrate, Jenny si gode una nuova indipendenza che però, unita allo stress della competizione, comincia a disseppellire antichi e dolorosi ricordi. I moretti al cioccolato le rammentano un'uscita furtiva con al dito una fede non sua; le ciambelle allo zucchero riportano a galla il gesto gentile di una donna delle pulizie; la pagnotta le fa rivivere l'istante in cui la sua vita è cambiata per sempre. Mettendosi sotto i riflettori Jenny mette in moto meccanismi dei quali non conosce gli effetti e rischia di creare la ricetta di un immane disastro. Commovente, divertente, sorprendente e con un finale inaspettato, "Mrs. Quinn diventa famosa" ci fa scoprire - tra ricette, social e profumo di dolci - il significato di una vita piena.
Nel 1841 fu pubblicato il libro di Ludwig Feuerbach, L'essenza del Cristianesimo, nel 1907 quello di Adolf von Harnack con lo stesso titolo. I due celebri scritti, che tante controversie accesero nel mondo cristiano e fuori di esso, appaiono, il primo, distruttivo e, il secondo, riduttivo di ciò di cui intendevano precisare l'essenza: né certo la religione "umanistica" feuerbachiana, né l'orientamento "liberale" harnackiano con la limitazione drastica del kérygma evangelico alla sola proclamazione del Regno, sono adeguati all'oggetto della loro indagine. Con quest'opera, che in brevi ma incisive pagine affronta il medesimo sgomentante tema, Romano Guardini propone alcune idee fondamentali sull'essenza di quella realtà che ha inserito nella storia del mondo l'esigenza tormentosa e beatificante della scelta: il messaggio di vita divina, l'annuncio di salvezza, la rivelazione della verità trascendente nel Cristo. Quest'essenza, messa a confronto con la sostanza di altre predicazioni "religiose" come quella buddhistica, l'eleva da esse nella sua assoluta eterogeneità: non è un discorso di consolazione, non è un metodo etico, non è un'elaborazione teoretica dell'esistenza umana e del mondo.
San Patrizio: un santo fra i più festeggiati al mondo. Dall'Irlanda a New York, da Melbourne alla Nigeria, quest'uomo di Dio vissuto 1.600 fa è l'amato Patrono. Nato agli estremi confini del Continente europeo, in Britannia, mentre l'Impero romano andava in rovina, Patrizio evangelizzò l'Irlanda, l'ultimo avamposto dei Celti. Era stato un angelo a indicargli la missione: quell'isola di indomiti guerrieri, grazie a lui solo si arrese spontaneamente a Cristo. Dopo sedici secoli, in tempi di neopaganesimo, la testimonianza di san Patrizio è più viva e importante che mai.
Cosa hanno da dire i santi di ieri nel nostro mondo contemporaneo? La luce delle loro vite può illuminare la strada nel nostro oggi? "60 colori della Grazia" risponde a queste domande attraverso un viaggio tra le biografie (note e meno note) di donne e uomini che hanno seguito Dio fino all'estremo. 60 medaglioni scritti da Antonio Tarallo per L'Osservatore Romano nei quali viene evidenziata soprattutto l'umanità dei santi: persone uniche e irripetibili dotate ciascuna di "sfumature", peculiarità sue proprie nel vivere e comunicare il Vangelo; persone prima di tutto assolutamente normali, proprio come noi. Non si tratta di una sequela di "santini" da porre sul comodino, ieratici, solenni, "impolverati", bensì di ritratti molto vicini alla nostra quotidianità e che per lo stile della loro redazione si avvicinano più a racconti brevi che a una classica agiografia.
Per il mondo sono nata diversa. Una diagnosi prenatale poteva decidere se dovevo vivere oppure no. Eppure, nonostante la mia sordità, amo infinitamente la mia vita. Forse più difficile, ma non per questo meno degna di essere vissuta. Non esiste vita indegna di essere vissuta, ma una debolezza umana incapace di accoglierla. Soprattutto quando questa vita viene al mondo in un modo inaspettato. "Inattesa" è la prova vivente che ogni vita è meritevole, un viaggio alla scoperta della mia storia: dalla mia sordità profonda, che impattò come un meteorite nella vita dei miei genitori, al mio impegno per la difesa della vita nascente, nella speranza di porre una sfida all'ipocrisia del mondo.
La crescente complessità del compito educativo richiede solide basi scientifiche e metodologiche. Il volume fornisce una trattazione organica della pedagogia, intesa come disciplina che si occupa dell'educazione e della formazione dell'uomo e della donna, e si articola in tre parti, rispettivamente dedicate alla sua natura, alla sua struttura e alla sua logica pragmatica. Sebbene sia concepita in forma sistematica, la trattazione non mette capo a un sistema chiuso, ma a un insieme di ipotesi di lavoro argomentate scientificamente e capaci di offrire gli orientamenti fondamentali del sapere pedagogico e della pratica formativa.
Hannah Arendt scrive questo testo, uscito nella seconda edizione americana di Le origini del totalitarismo e mai pubblicato nella sua versione integrale in italiano, nel 1958. Sono passati due anni dalla rivoluzione ungherese, repressa dall'intervento dell'Armata Rossa. Arendt analizza come in dodici anni l'Ungheria abbia vissuto sotto il totalitarismo sovietico, per poi ribellarsi nel 1956 per dodici giorni che hanno fatto storia. La rivoluzione colse tutti di sorpresa, fu spontanea, non aveva leader, non era organizzata o diretta da qualcuno, era mossa solo dal desiderio di libertà. Non ne derivò una guerra civile, né caos o anarchia, ma l'improvvisa nascita dei consigli rivoluzionari che, tuttavia, vennero immediatamente soppressi dalla soverchiante forza dell'URSS. Le ultime parole che giunsero dall'Ungheria libera furono pronunciate da Radio Kossuth: "Oggi tocca a noi, domani o dopodomani sarà un altro paese, perché l'imperialismo di Mosca non conosce limiti e sta solo cercando di prendere tempo".
Da soli siamo forti, insieme siamo invincibili... Da soli ci facciamo notare, insieme siamo straordinari... Da soli sogniamo, insieme immaginiamo... Da soli contiamo, insieme condividiamo... Un libro delicato che, attraverso un testo essenziale e poetico, dimostra ai più piccoli che insieme tutto è possibile. La collettività amplifica la gioia e la condivisione aiuta a vedere le situazioni da una prospettiva diversa. Un messaggio potente che si sviluppa affiancandosi a un gioco di fustelle tra le pagine. Età di lettura: da 3 anni.
In questo appassionato pamphlet che ha visto la luce alla fine della Prima Guerra mondiale, Stefan Zweig, drammaticamente figlio della Vecchia Europa, descrive il disastro della guerra attraverso quell'isola di pace che è stata la Croce Rossa di Ginevra, nella sua sede di Place Neuve, "[...] cuore dell'Europa. Ogni giorno un'invisibile mareggiata trascina qui la paura, la preoccupazione, la richiesta d'aiuto, le grida di terrore di milioni di persone. Ogni giorno un'invisibile risacca trascina via da qui speranza, conforto, consigli e notizie depositandoli ai piedi di quei milioni di persone. Fuori, da un capo all'altro del mondo, sanguina da innumerevoli ferite il corpo crocifisso dell'Europa. Qui però il suo cuore batte ancora. Perché qui, alla sofferenza davvero disumana del nostro tempo, risponde ancora un sentimento eterno: l'umana compassione". Questo breve scritto di Zweig fino a oggi inedito in Italia ci spinge a riflettere, come scrive Beda Romano nella prefazione, su quanto siamo prigionieri delle nostre convinzioni e dei nostri paradigmi, delle nostre speranze e delle nostre illusioni: «Mentre il continente europeo è in preda a nuovi preoccupanti scossoni e le democrazie nazionali appaiono drammaticamente in bilico, Das Hertz Europas è un monito rivolto a tutti noi."