Spesso siamo coinvolti in vicende più grandi di noi e facciamo fatica a trovare il bandolo della matassa, a sbrogliare la vita e a renderla nostra, ad assumerci il compito di vivere appieno. Come si può vivere la propria vita, lasciar entrare in sé qualcosa dell'Amore, estirpare l'odio e il marciume, accogliere e dare riparo al dolore? Anche se ci sentiamo prigionieri di un gomitolo aggrovigliato è sempre possibile diventare un rocchetto di filo che viene lentamente srotolato. Tra queste due immagini si snoda il percorso proposto in queste pagine che hanno come matrice e guida il Diario di Etty Hillesum. Si tratta di imparare a «lavorare» alla propria pace interiore. È un compito a cui non ci si può sottrarre, perché, dovunque ci troveremo, dobbiamo esserci con tutto il nostro cuore. Ed Etty può essere l'ostetrica di molte anime.
Il tema della giustizia è quanto mai attuale, ma è utile uno sguardo di misericordia e redenzione sulla vita di quanti hanno commesso gravi errori tanto da finire in carcere. Mazzolari è maestro di umanità e cerca di leggere il cuore, non si ferma all'apparenza o al pregiudizio. Egli anticipa il principio della fraternità di papa Francesco. Pur senza affermarla in modo esplicito, la prospettiva di don Primo è la stessa che sostiene la giustizia riparativa: bisogna educare più che condannare, dare opportunità più che chiudere porte, perché «chi non crede alla redimibilità di una creatura umana non è cristiano».
Ci sono parole che crediamo di conoscere perfettamente perché indicano realtà che fanno parte della nostra esperienza quotidiana. Una di queste è speranza. Come hanno detto in tanti, da Aristotele a oggi, la speranza è un bisogno universale e una struttura della stessa vita umana, perché senza speranza non possiamo vivere. Come esperienza soggettiva essa si esprime in forma di emozione, sentimento, tratto della personalità, abito di azione, virtù. Non è però solo qualcosa che accade 'nelle' persone, ma anche 'tra' le persone. Speriamo non solo per noi stessi, ma anche per gli altri, con gli altri e a volte contro gli altri. Persone e gruppi diversi ripongono la loro speranza in realtà diverse: nella vita oltre la morte, nella felicità in questo mondo, nella sicurezza materiale, nell'amore, nella salute del corpo o nel benessere spirituale... E ci sono poi anche le 'grandi' speranze delle classi sociali, delle generazioni, delle nazioni o dell'intera umanità. Facendo riferimento alle scienze umane e sociali, alla letteratura e alla storia dell'arte, i due sociologi Guido Gili ed Emiliana Mangone percorrono a tutto tondo il tema della speranza interrogandosi, ad esempio, sui suoi caratteri propri; sul rapporto con il desiderio o l'attesa; sulle forme della sua relazione con la trascendenza. E ancora: perché in certe epoche e luoghi la speranza nasce o risorge prepotente, mentre in altri si isterilisce e sembra sparire dall'orizzonte della vita personale e associata? E soprattutto, perché oggi c'è bisogno di speranza, la «passione del possibile», come la definiscono Jürgen Moltmann e Paul Ricoeur?
La ricerca, come suggerito dal titolo, si propone di indagare la dottrina mistica francescana a partire dall’Itinerarium mentis in Deum di san Bonaventura, mettendolo in dialogo con l’apporto di Chiara e Francesco d’Assisi. Sono quindi state affiancate alcune dottrine significative di un altro autore medievale: Meister Eckhart.
Dapprima l’attenzione si concentra sui termini dell’imitatio Christi e dello speculum, per poi passare ai concetti eckhartiani di abgrunt e annihilatio, molto vicini all’abyssus e alle modalità di ricerca della povertà spirituale nel francescanesimo.
Lo scavo analitico consente di chiarire la concezione dell’esperienza mistica di Dio in ambito francescano, specificamente in quello bonaventuriano, illuminato dal contributo offerto dal maestro della mistica renana.
Alessia Brombin è docente di Teologia Spirituale presso la Pontificia Università della Santa Croce e professore associato alla Facoltà di Teologia ortodossa dell’Università di Tbilisi (Georgia). Collabora con Atenei e Istituti teologici romani (Seraphicum, Teresianum, Anselmianum). Dottore in Teologia spirituale con taglio patristico alla Pontificia Università Gregoriana (2022), collabora attivamente con il “Research centre for mysticism and spirituality” di Nijmegen (NL
Tanto si è detto e tanto si è scritto a proposito del Festival di Sanremo, la rassegna canora che più di tutte ha incarnato il concetto di musica e di spettacolo all'italiana. L'idea iniziale era quella di raccontare Sanremo attraverso l'esperienza degli artisti coinvolti, ma andando avanti con il lavoro ci siamo accorti che stava accadendo l'esatto contrario e che, attraverso Sanremo, stavamo raccontando la vita di quegli stessi artisti. Questo anche grazie all'approccio dei protagonisti, che si sono concessi a briglia sciolta, ripercorrendo con noi una fetta importante della loro carriera. Trentaquattro vincitori della kermesse ci fanno salire su quel palco dove le loro storie si sono avvitate al Bel Paese che cambiava e continua a cambiare, proprio come sottolinea Pippo Baudo nella sua lettera rivolta alla manifestazione: "Tu sei molto più di un semplice Festival, ti ho sempre considerato un rito collettivo. Davanti al tuo sipario che si spalanca l'Italia si ferma, ascolta e si ritrova. Sei come un lunghissimo Inno di Mameli, il cui vero titolo non a caso è Il canto degli italiani, che accompagna questa grande festa nazionale della quale tutti parlano, bene o male che sia, anche chi professa di non averti mai seguito. Sei specchio della nostra società, ne rifletti gioie e dolori, in tutte le sue declinazioni ed evoluzioni".
Squadra e compasso al lavoro hanno originato, spesso in nome della scienza e della ragione, il terrore prima in Francia poi in tutta Europa. Dopo la caduta di Napoleone era difficile continuare a combattere la fede in nome della ragione e della scienza, così si è scelto di farlo in nome del sentimento. Il sentimento, in politica, si chiama nazionalismo. Nazionalismo in Italia? Difficile da credere. Eravamo sì divisi in vari Stati, ma eravamo tutti cattolici, le nostre classi dirigenti parlavano la stessa lingua, la nostra cultura, la cultura della bellezza, era riconosciuta, apprezzata ed invidiata in tutto il mondo. Il Bel Paese era dotato ovunque di un fitto reticolo di scuole e di opere di carità, non avevamo partecipato a nessuna spartizione coloniale, il papa aveva un'autorità indiscussa, riconosciuta in tutto il mondo. Eppure, in nome del sentimento patriottico, in nome del progresso e della morale, siamo riusciti a promuovere un'unificazione dettata dagli interessi delle logge e dei loro paesi di riferimento. In nome del nazionalismo l'Italia si è trasformata in una colonia e la nostra popolazione è stata costretta ad un'emigrazione di massa.
Biagio Conte non è come gli altri. È la parte buona di ciascuno di noi. La tentazione di vivere in un altro modo. Che certe volte uno pensa: «Basta, mollo tutto e ricomincio daccapo». Ecco, Biagio è stato questo punto. Un medievale folle di Dio. Ha lasciato la famiglia, rinunciando a un futuro da imprenditore, per seguire il suo istinto sacro. Da eremita ha vissuto fra le montagne siciliane, ha viaggiato a piedi fino ad Assisi. Poi è tornato a Palermo e ha diviso la strada coi barboni. Le sue Città della gioia ora sono tre: la Cittadella del Povero, la Missione di Speranza e Carità, l'Accoglienza femminile. Ogni giorno oltre seicento persone grazie a lui hanno un tetto e tre volte al giorno un pasto caldo. Un racconto religioso che costringe a guardare l'altra faccia delle nostre città. Una rivoluzione. Intensa come la verità. Dolce come la carità. Musulmani, indù, cristiani, perseguitati dalle dittature, dalle guerre. Uomini soli. Tutti insieme, pronti a ripartire. Ed è bello sapere che c'è un posto così.
Ciò che costituisce il maggior pregio dell'opera di Corrado Gnerre è la presentazione, sintetica ed efficace, dell'Illuminismo, come epoca storica e come categoria concettuale, per arrivare ad una comprensione in profondità del fenomeno che squarcia il velo di tanti miti e luoghi comuni.
La tesi dell'autore che la filosofia come causa del fatto storico debba intendersi non solo come pura formulazione teoretica, bensì anche come pensiero incarnato, cioè come pensiero che, vissuto, causa un tipo di esistenza particolare, anche contraddittoria con le sue premesse. In questo senso, le pagine che seguono debbono essere lette come contributo ad una "teoria integrale", intendendo con questo termine una storia in cui possa essere compresa buona parte dell'umano: il pensiero dell'uomo, la sua esistenza, il suo agire politico.
L'opera è significativa espressione di una nuova storiografia che nasce sulle rovine della cultura moderna e riscopre i principi perennemente fecondi del pensiero cristiano.
365 parole "sgorgate dall'intelligenza del cuore", come le definisce nella postfazione a questo libro il Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fondazione Fratelli tutti, scelte e riscritte da altrettanti autori, esponenti delle Istituzioni civili ed ecclesiastiche, credenti e atei, Premi Nobel, artisti, giornalisti, scrittori di spicco, rappresentanti delle imprese e del mondo del lavoro e giovani missionari digitali. Questo libro è stato curato dalla Fondazione, che ha preso vita dalla enciclica omonima di Papa Francesco, la Fratelli tutti appunto, ed è stata istituita in seno alla Fabbrica di San Pietro. Come simboleggia il suo logo, composto da persone in movimento che formano l'abbraccio del colonnato del Bernini, la Fondazione si pone sulla "soglia" tra la Basilica di San Pietro e la città per promuovere fraternità e amicizia sociale. "Il vocabolario della fraternità", dunque, aspira a operare in questo orizzonte: come nelle parole del Segretario generale della Fondazione Francesco Occhetta, si pone "il compito di ispirare i lettori a un percorso di crescita interiore e a un'apertura verso la fraternità e tutto ciò che di buono e di umano esiste". Una parola al giorno, per accompagnare un anno di riflessioni e riscoprire il valore di far parte di una comunità e la necessità di "essere umani" oggi. Insieme.
La comunicazione è basilare nella vita umana perché plasma le relazioni e la visione del mondo. E la parola è il primo strumento per intervenire sulla realtà. Ma quali parole Dio pronuncia quando crea l'umano? Genesi ci dà alcune indicazioni importanti sul modo con cui Dio comunica. La sua comunicazione è aperta, liberante, si inserisce in una relazione diversificata e pone quello spazio che permette all'altro e all'altra di esistere. E il nostro linguaggio? Le nostre parole a volte creano sbilanciamenti nei rapporti, quando non sappiamo riconoscere che chi ci sta di fronte viene da Dio ed è dono, affidato a noi per la nostra fecondità, ma a patto di lasciarlo libero e dialogante. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Gesù è la Parola fatta carne. Per questo noi cristiani non possiamo non dare valore alla parola, anche con la p minuscola. La parola è fondamentale. Elementi significativi della "parola" del Figlio di Dio sono le parabole e il dialogo. È Giovanni l'evangelista che mostra meglio lo stile dialogico della comunicazione di Gesù. Nelle sue parole con la Samaritana e con il cieco nato si possono scoprire le attenzioni che il maestro di Nazareth adotta. Egli parte dal bisogno dell'altro, abita il fraintendimento e valorizza l'ironia, dà autorevolezza alle idee di chi ha di fronte, si lascia stupire, smaschera violenza e presunzione, e ricerca la luce insieme all'interlocutore. Partendo da qui, possiamo rivedere il nostro modo di parlare. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Il manuale Concorso 587 Dirigenti scolatici - La prova orale rappresenta un indispensabile strumento per affrontare la tappa finale di questa complessa procedura concorsuale. In aderenza al bando, il testo presenta, rispettivamente, nella Parte prima domande e nella Parte seconda casi pratici concernenti tutti gli ambiti disciplinari previsti dalla prova scritta, esposti in maniera chiara e sintetica. Nella Parte terza è trattata l'Informatica con esempi di domande ricorrenti in sede di prova orale. Infine, nella Parte quarta, dedicata all'Inglese, si propongono esempi di conversazione e di fraseologia tra i più frequenti, nonché esempi di brani tradotti, nell'intento di simulare il colloquio in lingua della prova orale. Inoltre è possibile ascoltare la lettura di interi brani, seguendo l'icona , per acquisire dimestichezza con la corretta pronuncia dell'inglese. Il manuale è aggiornato alle più recenti novità normative, tra cui: il D.P.C.M. 30-10-2024, n. 185, che modifica l'organizzazione del Ministero dell'Istruzione e del Merito e, in particolare, rivede i compiti degli Uffici scolastici regionali; i nuovi CCNL Area Istruzione e Ricerca 2019-2021, sottoscritto il 7 agosto 2024, e Comparto Istruzione e Ricerca 2019-2021, siglato il 18 gennaio 2024; il D.M. 7-9-2024, n. 183, con le nuove Linee guida per l'insegnamento dell'Educazione civica; la L. 8-8-2024, n. 121, che ha istituito la filiera formativa tecnologico-professionale, a fronte delle nuove necessità socio-economiche.