Possono il filosofo e lo scienziato imparare a perdersi in uno stato di morte apparente, a disattivare gli aspetti della propria esistenza che impediscono la nascita del pensiero? In "Devi cambiare la tua vita", Peter Sloterdijk presentava la pratica dell'esercizio come dimensione decisiva per un'esistenza improntata all'"elevazione". Qui si spinge oltre, in direzione dell'ascesi teoretica. Sprofondare in se stessi è la condizione per potersi ritrovare là dove l'arte di morire e l'arte di vivere teoreticamente si incontrano, per liberarsi dai vincoli che costituiscono un ostacolo alla teoria e per vedere se oggi sia ancora possibile astrarsi e pensare.
Nel titolo di questo omaggio alla professoressa Ales Bello sono indicati i temi di maggior interesse, che esprimono il messaggio teoretico fondamentale che si ricava dalla lettura delle innumerevoli opere della studiosa, interprete originale e propositiva della fenomenologia husserliana in Italia. I contributi spaziano dalla metafisica, alla filosofia della religione, alla teologia e mistica, dall'antropologia filosofica, all'etica, al diritto, alla psicologia e psicopatologia fenomenologica.
Attraverso riferimenti essenziali alla formazione e allo spettro completo degli interessi di uno dei massimi esperti del mondo antico, viene offerta una testimonianza significativa circa la necessità che la civiltà occidentale ripensi in maniera profonda e rigorosa, ma anche spregiudicata, le sue radici culturali. Un colloquio che mostra l'attualità del pensiero antico, destinato ai giovani ma anche a chi troverà utile possedere in un volume agile un vero e proprio compendio del pensiero realiano.
"La formula 'fine del moderno' - entrata da tempo in uso e oggi forse anche uscitane - suggerisce l'idea, in qualunque modo la si voglia intendere, che del moderno qualcosa è tramontato. Che, poi, si sia definitivamente concluso si può anche discutere, ma non v'è dubbio che Nietzsche si colloca al centro di questo snodo e ne rappresenta il radicale crocevia. Motus in fine velocior, e di questo Nietzsche è conseguenza e insieme manifestazione: non per caso formula la sua filosofia come un annuncio. Per la stessa ragione, costituisce un punto di non ritorno, un inevitabile transito. Ciò dà conto della ragione per cui proprio con Nietzsche venga quasi spontaneo passare al 'dopo Nietzsche'. E lui che suggerisce d'oltrepassarlo. Questo libro non è perciò, né vuole esserlo, una ricostruzione storico-critica del pensiero di Nietzsche, ma piuttosto insiste e si muove lungo quella traiettoria di pensiero, quella curvatura che Nietzsche ha impresso alla filosofia come luogo proprio per sollevare questioni di verità."
Il tema della natalità si pone come crocevia di molte tematiche arendtiane, a cominciare da quelle che riguardano il significato della vita politica, per passare attraverso i temi dell'identità, delle relazioni, del dolore, dell'amicizia, della promessa e del perdono. Il testo di Alessandra Papa percorre le questioni del rapporto tra il venire al mondo e il vivere nel mondo attraversando le opere di Hannah Arendt, e prestando particolare attenzione anche a quegli aspetti meno frequentati del suo pensiero, come le note a margine, le metafore, cioè quei riferimenti che la pensatrice chiama analogie congelate. Ne esce un quadro articolato, in grado di interagire con molte pagine della tradizione filosofica occidentale, interpellate attraverso la riflessione della stessa filosofa tedesca. Il risultato di questo lavoro non è soltanto quello di restituirei una lettura più complessa ed articolata del rapporto tra natalità e politica in Arendt, ma quello di fornire elementi teorici per una rilettura della questione antropologica nell'epoca in cui la politica ha la tentazione di “mettere le mani” sulla vita e diventare biopolitica.
I Rotary Club veneziani (Venezia, Venezia Mestre Torre e Venezia Riviera del Brenta) hanno raccolto in questo volumetto il pensiero e le libere opinioni di molti personaggi (politici, amministratori, docenti, studiosi, filosofi e teologi) sul tema dell'Etica e della Responsabilità di chi deve operare in conformità al bene, alla giustizia e allo sviluppo dell'uomo.
La filosofia sembra, in tempi pieni di disperazione, diffidare della speranza. Il tentativo di queste pagine è invece quello di rimetterla al centro della riflessione filosofica, attraverso uno statuto dialettico ben preciso. Ogni volta che speriamo, infatti, è in opera un lavoro sul negativo che prefigura una riconciliazione, una sutura, un passaggio di liberazione. Non che questa sutura sia prevedibile, essa si può solo sperare, appunto. Si tratta d'immaginare quel che non si può propriamente sapere. Un divieto d'ontologia libera la latenza etica della speranza e, finalmente, la rende esperienza autenticamente umana, capace di orientare e trasformare l'azione dell'uomo. È la regola della speranza che permette di custodire - fin dentro l'esperienza del negativo - l'irriducibile necessità del meglio, l'umana disposizione alla felicità, l'esigenza della giustizia, la trasfigurazione etica della totalità.
Un manuale di filosofia.
Come avviene un progresso morale? Cosa spinge le società a ripudiare consuetudini barbariche accettate per secoli o addirittura millenni? Un eminente filosofo ci mostra come l’onore sia stato la forza motrice delle rivoluzioni morali nel passato e come potrebbe ancora esserlo nel futuro.
Appiah dimostra che gli appelli alla ragione, alla moralità o alla religione non bastano, certe usanze vengono abbandonate nel momento in cui entrano in conflitto con l’onore. Con dettagli avvincenti, l’autore analizza le idee d’onore che sono state il motore di alcune delle rivoluzioni storiche più significative – la soppressione del duello, la fine della consuetudine della fasciatura dei piedi delle donne cinesi, l’abolizione della schiavitù –, proponendo un nuovo punto di vista sull’indagine morale.
Kwame Anthony Appiah insegna Filosofia alla Princeton University. In italiano sono stati tradotti Cosmopolitismo (Laterza, 2007) e “Quell’x tale che…”. Introduzione alla filosofia contemporanea (Laterza, 2009).
La sensibilità marca profondamente la nostra esistenza: piene di forme sensibili sono la vita diurna così come quella che ci regalano i sogni notturni, la musica che ascoltiamo gli affetti che proviamo e i sapori che gustiamo. Ma la sensibilità è anche facoltà attiva: parlando, disegnando, modificando la materia che ci circonda produciamo ogni volta sensibilità. Se la scienza, la filosofia, il diritto ci hanno abituato a scorgere nella razionalità il tratto distintivo della specie umana, e nella ragione la facoltà che rende veramente umana la vita dell'"homo sapiens", il libro di Emanuele Coccia infrange questa lunga tradizione di pensiero, riabilitando una modalità negletta eppure onnipresente della nostra esistenza. Ancor prima di essere pubblicato in italiano, "La vita sensibile" è già stato tradotto in francese, spagnolo, portoghese e rumeno, ed è stato recensito su "Le Monde".
Leggere "Presenza e immortalità" significa immergersi nelle riflessioni di Gabriel Marcel che hanno al centro il mito di Orfeo ed Euridice, vissuto come ricerca indefessa di una presenza perduta. Le pagine del diario scritto durante la Seconda guerra mondiale e quelle dei saggi che lo accompagnano rendono il lettore un viandante che attraversa un mondo straziato, esposto alla tentazione della diserzione e della disperazione assoluta, un mondo svuotato di senso, avvolto dal buio e dalla minaccia della morte. Proprio nella notte, però, l'anima tenta un faticoso percorso verso il chiarore dell'aurora. La filosofia di Marcel non è un pensiero dell'io che costruisce attorno a sé un sistema autoreferenziale, ma è aperta radicalmente all'alterità: essa è per essenza polifonica, come sottolinea il filosofo. La polifonia, connettore del pensiero di Marcel con il teatro e con la musica, designa l'attestazione concreta e drammatica dell'alterità plurale, degli altri, del mio corpo, di me a me stesso. E proprio quest'opera è uno sforzo teso ad affermare che l'io è originato da un noi plurale che sta al suo centro come un appello continuo e una fonte inesauribile di irradiazioni ontologiche e intersoggettive. Prefazione di Glauco Tiengo.