Lo studio dei rapporti tra Seneca e la quasi sconosciuta scuola medica stoica denominata Scuola Pneumatica consente di gettare nuova luce sul pensiero del filosofo di Cordova. È infatti possibile dimostrare che le concezioni psicologiche senecane poggiano su una visione monistica dell'uomo, in forza della quale anima e corpo sono due entità intercomunicanti in quanto consustanziali e attraversate da un unico spiritus coibente: pertanto, ogni evento psichico coinvolge l'ambito somatico dell'individuo, ma pure ogni stato del corpo influenza inevitabilmente l'anima. In ottica medico-filosofica andranno anche rilette le descrizioni senecane dell'ira, una passione psicosomatica le cui caratteristiche si associano a quanto la medicina stoica ha osservato circa le sindromi biliari, in particolare per ciò che concerne l'andamento bipolare del disturbo, in cui convivono aggressività e depressione. Trasferite alla drammaturgia senecana, queste scoperte consentono di rileggere il furor di alcuni personaggi delle tragedie per dimostrare che certe apparenti incoerenze caratteriali sono al contrario del tutto in sintonia con la facies multiforme dell'ira maniaco-melancólica e delle passioni ad essa collegate.
Si parla sempre più di interculturalita, sempre meno di multiculturalismo. In effetti, la molteplicità culturale non è certo una novità. C'è sempre stata nella storia umana. E tutto questo potrebbe dirsi anche dell'interculturalità. Perché allora queste realtà sociopolitiche sono diventate problema? Semplice: perché nessuno tollera più culture egemoni. Ogni cultura rivendica una qualche parità ed esige rispetto: chiede di poter partecipare alla vita comune sulla terra senza anatemi. A volte anche senza restrizioni. Ma questo è davvero possibile? E soprattutto: questo è giusto? Sembra proprio di no. Senza alcune restrizioni, a volte no: dice l'etica. Anche le realtà culturali, come tutte le realtà di questo mondo, devono essere attraversate e illuminate dalla domanda intorno al bene e al male. Il fatto è che nessuna cultura è, in sé e per sé, buona o cattiva: va interrogata nelle sue forme e nelle sue pretese, perché potrebbe portare con sé elementi che giocano contro la comune umanità (per esempio, certi casi di mutilazione del corpo). Ogni cultura va rispettata e onorata, certo, ma a misura che essa, a sua volta, rispetti e onori l'umanità comune. Il principio del riconoscimento, che è il punto di riferimento regolativo di tutto il libro e che è l'ispiratore, più o meno celato, del recente passaggio dalla cifra fattuale del multiculturalismo alla cifra prescrittiva dell'interculturalità, deve poter dispiegare la sua universalità anche riguardo alle differenti identità culturali.
Possono il filosofo e lo scienziato imparare a perdersi in uno stato di morte apparente, a disattivare gli aspetti della propria esistenza che impediscono la nascita del pensiero? In "Devi cambiare la tua vita", Peter Sloterdijk presentava la pratica dell'esercizio come dimensione decisiva per un'esistenza improntata all'"elevazione". Qui si spinge oltre, in direzione dell'ascesi teoretica. Sprofondare in se stessi è la condizione per potersi ritrovare là dove l'arte di morire e l'arte di vivere teoreticamente si incontrano, per liberarsi dai vincoli che costituiscono un ostacolo alla teoria e per vedere se oggi sia ancora possibile astrarsi e pensare.
Nel titolo di questo omaggio alla professoressa Ales Bello sono indicati i temi di maggior interesse, che esprimono il messaggio teoretico fondamentale che si ricava dalla lettura delle innumerevoli opere della studiosa, interprete originale e propositiva della fenomenologia husserliana in Italia. I contributi spaziano dalla metafisica, alla filosofia della religione, alla teologia e mistica, dall'antropologia filosofica, all'etica, al diritto, alla psicologia e psicopatologia fenomenologica.
Attraverso riferimenti essenziali alla formazione e allo spettro completo degli interessi di uno dei massimi esperti del mondo antico, viene offerta una testimonianza significativa circa la necessità che la civiltà occidentale ripensi in maniera profonda e rigorosa, ma anche spregiudicata, le sue radici culturali. Un colloquio che mostra l'attualità del pensiero antico, destinato ai giovani ma anche a chi troverà utile possedere in un volume agile un vero e proprio compendio del pensiero realiano.
"La formula 'fine del moderno' - entrata da tempo in uso e oggi forse anche uscitane - suggerisce l'idea, in qualunque modo la si voglia intendere, che del moderno qualcosa è tramontato. Che, poi, si sia definitivamente concluso si può anche discutere, ma non v'è dubbio che Nietzsche si colloca al centro di questo snodo e ne rappresenta il radicale crocevia. Motus in fine velocior, e di questo Nietzsche è conseguenza e insieme manifestazione: non per caso formula la sua filosofia come un annuncio. Per la stessa ragione, costituisce un punto di non ritorno, un inevitabile transito. Ciò dà conto della ragione per cui proprio con Nietzsche venga quasi spontaneo passare al 'dopo Nietzsche'. E lui che suggerisce d'oltrepassarlo. Questo libro non è perciò, né vuole esserlo, una ricostruzione storico-critica del pensiero di Nietzsche, ma piuttosto insiste e si muove lungo quella traiettoria di pensiero, quella curvatura che Nietzsche ha impresso alla filosofia come luogo proprio per sollevare questioni di verità."
Il tema della natalità si pone come crocevia di molte tematiche arendtiane, a cominciare da quelle che riguardano il significato della vita politica, per passare attraverso i temi dell'identità, delle relazioni, del dolore, dell'amicizia, della promessa e del perdono. Il testo di Alessandra Papa percorre le questioni del rapporto tra il venire al mondo e il vivere nel mondo attraversando le opere di Hannah Arendt, e prestando particolare attenzione anche a quegli aspetti meno frequentati del suo pensiero, come le note a margine, le metafore, cioè quei riferimenti che la pensatrice chiama analogie congelate. Ne esce un quadro articolato, in grado di interagire con molte pagine della tradizione filosofica occidentale, interpellate attraverso la riflessione della stessa filosofa tedesca. Il risultato di questo lavoro non è soltanto quello di restituirei una lettura più complessa ed articolata del rapporto tra natalità e politica in Arendt, ma quello di fornire elementi teorici per una rilettura della questione antropologica nell'epoca in cui la politica ha la tentazione di “mettere le mani” sulla vita e diventare biopolitica.
I Rotary Club veneziani (Venezia, Venezia Mestre Torre e Venezia Riviera del Brenta) hanno raccolto in questo volumetto il pensiero e le libere opinioni di molti personaggi (politici, amministratori, docenti, studiosi, filosofi e teologi) sul tema dell'Etica e della Responsabilità di chi deve operare in conformità al bene, alla giustizia e allo sviluppo dell'uomo.
La filosofia sembra, in tempi pieni di disperazione, diffidare della speranza. Il tentativo di queste pagine è invece quello di rimetterla al centro della riflessione filosofica, attraverso uno statuto dialettico ben preciso. Ogni volta che speriamo, infatti, è in opera un lavoro sul negativo che prefigura una riconciliazione, una sutura, un passaggio di liberazione. Non che questa sutura sia prevedibile, essa si può solo sperare, appunto. Si tratta d'immaginare quel che non si può propriamente sapere. Un divieto d'ontologia libera la latenza etica della speranza e, finalmente, la rende esperienza autenticamente umana, capace di orientare e trasformare l'azione dell'uomo. È la regola della speranza che permette di custodire - fin dentro l'esperienza del negativo - l'irriducibile necessità del meglio, l'umana disposizione alla felicità, l'esigenza della giustizia, la trasfigurazione etica della totalità.
Un manuale di filosofia.
Come avviene un progresso morale? Cosa spinge le società a ripudiare consuetudini barbariche accettate per secoli o addirittura millenni? Un eminente filosofo ci mostra come l’onore sia stato la forza motrice delle rivoluzioni morali nel passato e come potrebbe ancora esserlo nel futuro.
Appiah dimostra che gli appelli alla ragione, alla moralità o alla religione non bastano, certe usanze vengono abbandonate nel momento in cui entrano in conflitto con l’onore. Con dettagli avvincenti, l’autore analizza le idee d’onore che sono state il motore di alcune delle rivoluzioni storiche più significative – la soppressione del duello, la fine della consuetudine della fasciatura dei piedi delle donne cinesi, l’abolizione della schiavitù –, proponendo un nuovo punto di vista sull’indagine morale.
Kwame Anthony Appiah insegna Filosofia alla Princeton University. In italiano sono stati tradotti Cosmopolitismo (Laterza, 2007) e “Quell’x tale che…”. Introduzione alla filosofia contemporanea (Laterza, 2009).