In queste pagine è per la prima volta ricostruita la storia del musar, l'ideale ebraico della moralità come centro della religione. Nell'Ottocento, in Europa, questo concetto fu il motore di un movimento, avviato dal rabbino Vira'el Lipkin detto il Salanter, che riformò le scuole rabbiniche ortodosse con un curriculum ispirato ai classici del musar, dal medioevo (Yonah Gerondi e Bahya ibn Paqudah) al XVIII secolo (Mose Hayyim Luzzatto e Naftali Wessely). Il libro analizza i testi enucleando i valori e le prassi religiose di questa corrente della filosofia ebraica, che nel XIX secolo mise enfasi sulla dimensione psicologica della fede, e non solo sullo studio dei testi sacri, anticipando persino alcune intuizioni sviluppate più tardi dalla psicoanalisi freudiana. La pedagogia del musar si pose sempre lo scopo di arricchire spiritualmente l'approccio razionale tipico deli studi talmudici e di valorizzare la dimensione motivazionale e morale, quella che si suol chiamare "1a sapienza del cuore", mirando a una più alta sintesi tra ragione e sentimento, esteriorità e interiorità, corpo e anima, legge e intenzione, timore e amore. In tal senso il volume si profila come una vera e propria "filosofia ebraica della religione" e non solo come una filosofia della religione ebraica.
Agenda giornaliera copertina rigida misure cm 11 x 15,5
Laddove le parole raggiungono il loro limite è il silenzio a parlare. Sotto la guida di Rosa Giorgi sono le immagini a condurci verso una comprensione più intima. (dalla prefazione di Jacques Dalarun)
È possibile giungere alla fede attraverso la sofferenza? E a quali condizioni? Per trovare risposte a queste domande, l'Autore utilizza la categoria della liminalità, ovvero dell'«essere sulla soglia». Questa ricerca ha un approccio transdisciplinare, integrando contributi da discipline come la psicologia e la filosofia. Tuttavia, l'applicazione della liminalità non si limita all'individuo. Nella seconda parte dell'opera, la liminalità è impiegata come strumento per analizzare la relazione tra la Chiesa e il mondo. La Chiesa è antitetica rispetto al mondo: mentre quest'ultimo cerca realizzazione nel potere, la Chiesa vive nella tensione del «già e non ancora», in attesa del suo Sposo.
"Nel cambiamento d'epoca che stiamo vivendo, la carità intellettuale non può essere rinchiusa nei recinti dei Centri di ricerca o riservata solo agli addetti ai lavori, ma deve animare e sostenere la costruzione di una rinnovata prossimità, come ho indicato nell'Enciclica Fratelli tutti (cfr. nn. 3-4). Urge, quindi, che quanti sono coinvolti nell'investigazione scientifica scoprano la responsabilità storica del loro impegno nei diversi ambiti del sapere, superando la tentazione di isolarsi in sfere particolari, per promuovere una nuova cultura della conoscenza". Papa Francesco
Papa Francesco esorta gli scienziati a evitare l’isolamento e a promuovere una nuova cultura della conoscenza, basata sul rispetto per ogni individuo e sulla gratitudine per i doni divini. Le riflessioni presenti negli Atti del Meeting ci spingono a esaminare in modo critico il futuro della scienza e il suo ruolo nella costruzione di un mondo migliore.
Quando muore la verità, chi ne sente la mancanza?
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L'idea che ha innescato questa raccolta di studi sul nichilismo contemporaneo non era tanto quella di "spiegare" questo fenomeno nelle sue cause e nelle sue conseguenze, bensì quella di riaprire nuovamente il problema che è il nichilismo stesso. Considerando cioè le questioni che esso solleva, le crisi da cui nasce o che produce, le sfide che continua a porci. Perciò si è cercato di rintracciare gli interrogativi che restano al fondo, spesso nascosti, nelle diverse soluzioni nichiliste che segnano la condizione umana del nostro tempo. Con la scelta, rischiosa ma inevitabile, di considerarci tutti in certo modo partecipi di questo fenomeno - ossia di questo "problema" -, anche coloro che dottrinalmente o moralmente sarebbero piuttosto dei convinti anti-nichilisti. E questo non certo per enfatizzare o estendere oltre misura questa posizione culturale, ma piuttosto per cercare di comprenderla dall'interno della stessa esperienza, come una possibilità continuamente incombente nell'esistenza umana, e anche come una via per riconoscere ciò che nichilismo non è. Il libro vuole mettere in questione entrambe le interpretazioni correnti del nichilismo, sia quella di coloro che lo combattono come un fenomeno di perdita dei valori tradizionali, sia quella di coloro che lo salutano invece come un momento di emancipazione della società e della cultura. Ai nostri occhi il nichilismo è piuttosto una questione che tutti dobbiamo affrontare, attraversare e oltrepassare: e per questo non basta censurarlo o all'inverso enfatizzarlo, ma bisogna porsi piuttosto all'altezza della sua sfida. A ben guardare, infatti, nel nostro tempo esso non indica più solo una crisi, ma anche una chance, una possibilità per porre di nuovo la domanda più importante, quella sul senso del nostro stare al mondo.
Dentro e attraverso l'esistenza. Per una fede che parla alla vita raccoglie e rielabora quanto emerso dai convegni, i seminari di studio, i campi scuola e i laboratori tenutisi nel corso del triennio 2021-2024, proseguendo e portando a compimento il lavoro iniziato e proposto nel libro La vita domanda (Ave, 2024). Inoltre è un prezioso strumento per comprendere come il compito della formazione sia aiutare a gustare fede e vita l'una dentro l'altra, affinché, reciprocamente, si alimentino e si illuminino. Le domande e le attese dei ragazzi prendono la forma della vita di ciascuno e nella vita di ciascuno: una vita fatta di esperienze che formano e che possono essere lette e messe a frutto grazie a una proposta formativa tesa al desiderio di bene che si intende suscitare. Anche e soprattutto attraverso l’accompagnamento di educatori sapienti, che imparano a camminare insieme ai bambini e ai ragazzi, si accolgono reciprocamente nelle proprie diversità e originalità, e danno voce e gambe a una missione che è davvero a misura di tutti. Perché ciascuno possa essere e diventare ciò che è, dentro e attraverso la vita che vive.
I testi qui proposti cercano di dare una risposta alla "questione ebraica". Interpretata come esigenza di una rinascita spirituale e culturale prima che politica, essa è meta di un cammino personale che muove da spunti diversi, tutti volti a superare, con uno sguardo universale, la crisi del rapporto dell'uomo con la realtà: il sionismo di Theodor Herzl; la responsabilità verso la verità di Achad Haam; il tentativo, compiuto da Hermann Cohen, di conciliare l'amore per Dio e la filosofia, la Scrittura e le verità di Platone e Kant; la possibilità, testimoniata da Franz Rosenzweig, di un dialogo fecondo tra religiosità ebraica e cultura occidentale. Queste figure dell'ebraismo sono per Martin Buber, ciascuna a suo modo, maestri, se maestro è colui che crede nella verità anche in "un tempo in cui gli uomini vivono in illusioni di comodo".
Martin Buber (1878-1965) è stato uno dei più importanti pensatori tedeschi del Novecento. Tra le sue opere nel catalogo Morcelliana: Amicizia nella Parola. Carteggio (con F. Rosenzweig, 2011); Religione come presenza (2012); Israele e i popoli. Per una teologia politica ebraica (2015); La vita come dialogo (Scholé, 2019).
Un libro di pace in tempi di guerra, una storia di educazione ai sentimenti, uno dei libri più letti e conosciuti al mondo trasposto in versi e in rima per piccolo, grandi e maturi lettori.
Dopo le ultime conquiste dell’intelligenza artificiale, il genere umano si trova sull’orlo di un cambiamento senza precedenti. Jerry Kaplan mostra come i più recenti progressi nel campo della robotica, del machine learning e nello studio dei sistemi percettivi possono darci benessere senza precedenti e, al tempo stesso, essere per noi una seria minaccia. Automobili senza pilota, aiutanti robot, consulenti finanziari automatizzati possono darci ricchezza e tempo libero, ma la transizione potrebbe essere brutale e protratta nel tempo, soprattutto se non affronteremo per tempo i grandi problemi rappresentati da un mercato del lavoro sempre più incerto e da crescenti disuguaglianze di reddito. Le persone non servono, arrivato oggi alla sua terza edizione in Italia, è il saggio che ha introdotto al grande pubblico il tema dell’intelligenza artificiale e dei suoi rischi. Oggi considerato un vero e proprio classico, questo libro adesso è diventato ancora più attuale, poiché l’impatto tecnologico dell’intelligenza artificiale, profetizzata da Kaplan, può essere oggi analizzato e misurato con maggiore consapevolezza.
“Un eccezionale mix di aneddoti deliziosi e analisi accurata… Una preziosa riflessione su come l’intelligenza artificiale cambierà gli affari, il lavoro e – cosa ancor più interessante – la legge. Un libro che risplende per originalità e vigore”
The Economist
“Un’introduzione splendidamente scritta alle minacce dell’automazione”
Financial Times
“Un libro di importanza capitale per capire la più grande sfida del nostro tempo, ossia come faranno le persone a vivere in modo più saggio con capacità tecniche ancora più grandi”
Jaron Lanier, autore di Tu non sei un gadget e La dignità ai tempi di Internet
“In un mondo in cui la percezione popolare dell’intelligenza artificiale deriva spesso da Hollywood, è piacevole leggere un’analisi così realistica e ben informata, e in grado di aiutare l’opinione pubblica a conoscere davvero una tecnologia così importante”
Ron Moore, produttore e sceneggiatore di Star Trek e Battlestar Galactica
“L’intelligenza artificiale sta creando enorme ricchezza, ma nessuna legge economica dice che essa sarà condivisa. Jerry Kaplan mostra magistralmente che la vera grande sfida è fare in modo che le nuove tecnologie siano in grado di produrre prosperità condivisa”
Erik Brynjolfsson, coautore di La nuova rivoluzione delle macchine