Caterina Emmerick, beatificata da papa Giovanni Paolo II, è una delle più grandi mistiche del diciannovesimo secolo. Ricevette le stimmate a forma di croce sul petto e i segni della Passione su mani, piedi e torace. Per anni visse di sola acqua e di comunione. Marcello Stanzione, sacerdote, conferenziere, autore di molti libri dedicati agli angeli, ritrae in queste pagine la sua missione - quella di attirare a sé la furia del maligno, esporsi ai suoi assalti -, il suo rapporto con l'angelo custode, le sue numerose visioni del mondo dell'aldilà con le anime del Purgatorio e le profezie.
Autoritario, narcisista, impietoso, indipendente, dotato di un fiuto finissimo per la notizia, dal 1948 al 1968 direttore della "Stampa", Giulio De Benedetti realizza il quotidiano che, anche secondo il "Times", meglio di qualsiasi altro ha saputo raccontare l'Italia del dopoguerra, del miracolo e della modernità. Ricostruendo per la prima volta la sua biografia professionale, a partire dalle esperienze come inviato e corrispondente in una fase del giornalismo italiano ancora pionieristica, per arrivare ai contrasti col regime fascista e alle conseguenti vicissitudini, questo libro spiega come De Benedetti, alla "Stampa", inventi un modello italiano di giornalismo, ancora attuale, basato su un mix di cultura alta e informazione popolare, di commenti affidati a intellettuali di spicco (Adelfi, Casalegno, Galante Garrone, Salvatorelli, Gorresio, Jemolo) e cronache forgiate nel lavoro collettivo di reporter ed estensori.
"I segreti della vita sono ormai tutti noti. Restano da chiarire molti dettagli, non certo facili, ma in fondo dettagli. Non mi sembra che questo possa veramente interessarla." La considerazione di Jacques Monod, rivolta a un giovane Piattelli Palmarini ancora indeciso sulla direzione da dare ai suoi studi, è rivelatrice della visione che gli scienziati avevano della biologia e della genetica all'inizio degli anni Sessanta del Novecento. Serpeggiava, infatti, tra i giganti della scienza di quel periodo "una soddisfatta sensazione di fait accompli": tutto ciò che doveva essere scoperto era stato scoperto, gli obiettivi da raggiungere, raggiunti. L'"ottavo giorno della creazione", secondo la felice formula coniata da Horace Freeland Judson, volgeva al termine. Sarebbe però sbagliato credere che coloro che sono venuti dopo le straordinarie scoperte descritte nel classico libro dello storico della scienza americano - prima fra tutte la decifrazione del codice genetico - siano solo nani sulle spalle dei giganti. Lo dimostra ora Massimo Piattelli Palmarini con "Il nono giorno della creazione", un titolo che è al contempo un omaggio e una dichiarazione d'intenti quanto mai esplicita. Iscrivendosi nel solco tracciato dal suo predecessore, e muovendosi con l'abilità del divulgatore tra approfondimento specialistico e narrazione esplicativa, l'autore illustra i nuovi quadri concettuali che dominano il "nono giorno".
Poco più di dieci anni trascorsi tra la caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989, e il crollo delle Twin Towers, nel settembre 2001, rappresentano una lunghissima cesura tra due epoche che si direbbero irriducibilmente opposte. Il mondo è cambiato dopo il 1989, con la fine del comunismo e l’avvento dell’era della globalizzazione e, ancora una volta, in modo assai più imprevedibile e meno rassicurante dopo l’11 settembre 2001. Quel giorno, un soggetto privato e non territoriale - l’organizzazione terrorista di Bin Laden - ha colpito duramente il più forte soggetto pubblico territoriale del pianeta - gli Stati Uniti - vanificandone il poderoso apparato di sicurezza e irridendone la sovranità. Da allora, antiche alleanze e sperimentate solidarietà si sono avvitate in una spirale di crisi dalle conseguenze ancora difficilmente prevedibili e nuove amicizie ridisegnano la carta geopolitica del pianeta. Mentre l’Atlantico si fa sempre più largo, gli Stati Uniti preferiscono affidare la propria sicurezza e l’ordine mondiale al concetto, rivoluzionario e controverso, di guerra preventiva, anche a costo di inasprire il proprio isolamento. Alcuni tra i più affermati e promettenti studiosi americani e italiani si interrogano su quanto profondamente sia cambiato il mondo da quella tragica mattina dell’11 settembre 2001.
Vittorio Emanuele Parsi è professore associato di Relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed è direttore del Master in Mercati e Istituzioni del Sistema globale presso l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (ASERI) di Milano. Con G. John Ikenberry ha curato la pubblicazione dei volumi “Manuale di Relazioni Internazionali. Dal sistema bipolare all’età globale” (Roma-Bari 2001) e “Teorie e metodi nelle Relazioni Internazionali. La disciplina e la sua evoluzione” (Roma-Bari 2001).
Ci sono luoghi e monumenti che attraversiamo quotidianamente nelle nostre città e che nella fretta di una meta da raggiungere manchiamo di cogliere. Porte, piazze e fontane, palazzi storici o edifici di nuova costruzione e di futura bellezza, chiese, tutto ci passa sotto gli occhi e poco o nulla si ferma nella nostra memoria. Vittorio Sgarbi compie un'opera di ricognizione totale delle bellezze architettoniche di Roma e ci consegna una guida straordinaria per la quantità di edifici e autori citati. Con oltre 650 schede di autori e 1500 opere segnalate "Le meraviglie di Roma" è una guida alle architetture della capitale e uno strumento prezioso di conoscenza non solo della città del passato, ma anche di quella a venire, grazie alla segnalazione dei tanti progetti in corso di realizzazione. A turisti e abitanti di Roma non resta altro che alzare gli occhi e, fosse anche solo per pochi secondi, fermarsi a godere con consapevolezza le mirabilia della città eterna.
Con "II Cigno nero" ha previsto l'imprevedibile, anticipando la crisi e diventando il nuovo guru di Wall Street. Il pensatore più originale degli ultimi anni torna ora per stilare una lunga lista di antidoti ai piccoli problemi quotidiani. Con ironia e sarcasmo, "Il letto di Procuste" svela ai lettori gli autoinganni con cui ogni giorno convivono: inventiamo malattie per vendere medicine, ci illudiamo che un posto di lavoro non sia una forma di schiavitù, sprechiamo tempo lamentandoci di non averne. Irriverenti, disarmanti e spassosi, gli aforismi di Taleb si schierano contro le categorie definite, le idee intercambiabili e le soluzioni preconfezionate.
Parte memoria, parte riflessione sulle quesioni rilevanti del nostro tempo, parte meditazione spirituale, il volume è il diario, quasi il verbale di una intensa settimana di meditazione vissuta da una piccola comunità di fedeli che si richiama alla regola di don Giuseppe Dossetti. Giorno dopo giorno, Pedrazzi tesse la sua originale riflessione attorno al magistero di Giuseppe Dossetti, alla scuola, alla figura dello straniero, alla pace, alla Chiesa, alla resistenza dinanzi all'ineluttabilità della guerra.
Social network, Internet, nuove piattaforme televisive, leggi e documenti deontologia. Il giornalismo vede allargare repentinamente i confini del proprio campo d'azione a fronte di costanti modifiche del quadro normativo di riferimento. E se si moltiplicano gli ambiti del fare informazione, di pari passo aumenta il bisogno di professionalità di chi in questo settore è chiamato ad operare. Ci sono nozioni, regole, leggi che chi fa il giornalista non può, e non deve, ignorare. Non può perché parole, idee, concetti diffusi male possono ledere l'altrui dignità, il diritto alla riservatezza, possono diffamare o influenzare i mercati finanziari. Questo libro, in più di 900 domande e risposte, approfondisce i temi nei quali un giornalista si può imbattere nel proprio lavoro.
Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d'Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell'antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un'onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l'indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli. Per la prima volta, Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che in queste pagine ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora.