Padre Raffaele Nogaro è da oltre quarant'anni un friulano inviato a fare il vescovo nel Mezzogiorno con un viaggio senza ritorno e assumendo il meridione e la condizione di chi ci vive come proprio orizzonte. Una inculturazione riuscita, attraverso la quale padre Raffaele in un territorio segnato da miseria e camorra, degrado politico e malaffare, secolare rassegnazione e vincoli clientelari ha concretamente indicato e praticato un percorso di dignità e riscatto, di denuncia e solidarietà vera, contrapposta a ogni subalternità figlia delle logiche perverse dei rapporti con il potere e il denaro e del collateralismo che in cambio di benefici e privilegi impone la rinuncia alla profezia. Da queste pagine emerge come nella testimonianza di padre Raffaele la condanna di tutte le guerre (anche quelle mascherate da missioni umanitarie), l'impegno per la giustizia, la legalità, la pace, l'ambiente, l'ecologia umana, i migranti e i rom, le persone umiliate e offese, per una Chiesa realmente povera (povera soprattutto di potere) e più ampia si intesse profondamente con la sua "teologia", ossia con una comprensione profonda del mistero dell'evangelo del messia Gesù, inviato dal Padre nella forza dello Spirito, fonte non-esauribile di vita, di rinascita e di orientamento, nel senso delle beatitudini, per la propria esistenza, per tutte le donne e gli uomini, per i vinti e gli scartati, per gli abbandonati e i perseguitati, e per la Chiesa popolo messianico, costituito da "quelli della strada".
Edipo a Colono è una tragedia di Sofocle, rappresentata postuma nel 401 a.C. In questo dramma scopriamo la fine di Edipo, una misteriosa e benevola sparizione in un posto delizioso, il boschetto di Colono. Dopo la lotta con una sofferenza assoluta, Edipo trova la pace. Sofocle era vecchissimo quando scrisse le ultime parole di Edipo e nel lasciar svanire il suo personaggio ci lascia di sicuro qualcosa anche di sé: l'amore assoluto per la propria terra, la dolcezza degli affetti, una lucida riflessione sulla vita e sulla speranza di una pietà che arriva per tutti.
Prometeo incatenato è una tragedia di Eschilo, rappresentata forse per la prima volta ad Atene nel teatro di Dioniso nel 460 a.C. Questa tragedia è tutta un enigma a partire dalla sua attribuzione. Quel che è certo è che questa storia ci riporta ad una rupe all'estremo orlo della terra, a un titano mosso da tensione d'amore, a una pena infinita, a personaggi non meno tormentati, le ribelli e tenere Oceanine, la tragica Iò, lo sfuggente Oceano, uno stranissimo Ermes; ma soprattutto rimanda a Prometeo, che ha regalato agli uomini una cosa che gli dei non hanno, la possibilità di essere migliori.
Baldovino di Sassonia Coburgo Gotha, Re del Belgio dal 1951 al 1993, è stato una personalità autorevole e influente nell'Europa del Novecento. Nel libro si ripercorrono tutte le pagine salienti di una vita: il racconto dell'infanzia infelice, con la perdita della madre in un incidente stradale, la prigionia e la deportazione con la famiglia reale durante il nazismo, gli anni del collegio svizzero. Salito al trono poco più che ventenne, il nuovo Re dovette affrontare la grave crisi in cui versava la sua nazione dopo la Seconda guerra mondiale e cercò di rimediare agli esiti nefasti del colonialismo nel Congo, voluto dallo zio Leopoldo II. In seguito, si adoperò con convinzione e da protagonista per l'ingresso del Belgio nell'Ue e nell'Alleanza Atlantica. Figura indelebile della vita di Baldovino è quella della regina Fabiola. Compagna inseparabile di vita e di fede e sua prima confidente, ebbe un ruolo di primo piano anche nello snodo più drammatico del regno, quando, nel 1990, il Re decise di sospendere il suo incarico piuttosto che firmare la legge favorevole all'aborto votata dal Governo. In questa decisione risultò decisivo l'incontro segreto che i sovrani ebbero con un frate al santuario di Loreto. È questo il "gran rifiuto" di Baldovino, lodato da papa Francesco durante la sua visita pastorale a Bruxelles del 28 settembre del 2024, in cui ha anche sollecitato l'apertura del processo per la beatificazione.
Questo volume indaga, con sapiente equilibrio tra erudizione e profondità spirituale, il mistero dei sacramenti di guarigione: la Penitenza e l’Unzione degli infermi.
L’opera traccia un percorso storico che parte dalle prime testimonianze nel Nuovo Testamento, attraversando tutte le epoche della cristianità. Dai padri della Chiesa alle pratiche medievali, dalla riforma tridentina fino ai rinnovamenti conciliari, l’autore ci guida in un viaggio illuminante che rivela come questi sacramenti si siano evoluti in risposta alle mutevoli sensibilità spirituali e pastorali. Con meticolosa attenzione e linguaggio accessibile, l’autore analizza i riti attuali della Penitenza e dell’Unzione secondo il Rituale Romano vigente, portando alla luce le profonde radici teologiche che ne alimentano il significato. In tal modo l’esperienza liturgica viene arricchita dall’intelligenza teologica, mostrando come si tratti di una vera e propria teologia incarnata.
Per ritus et preces ogni elemento celebrativo acquisisce nuova luce e vitalità, offrendo ai lettori – siano essi studiosi, ministri o fedeli – una comprensione rinnovata di questi potenti strumenti di riconciliazione, conforto e guarigione spirituale. Un’opera particolarmente importante per chi desidera approfondire non solo la pratica, ma anche l’anima di sacramenti che continuano a toccare l’esperienza umana nelle sue dimensioni più vulnerabili e autentiche.
Antonio Miralles, nato ad Alicante (Spagna) nel 1941, è stato ordinato Presbitero nel 1965, incardinato nella Prelatura della Santa Croce e Opus Dei. Già Direttore dell’Istituto di Liturgia della Pontificia Università della Santa Croce (Roma), è Professore emerito di Teologia dei sacramenti della medesima Università. È stato Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per il Clero. È autore di decine di articoli e contributi, e di diversi volumi.
Quando Giada, ad appena ventitré anni, rimane incinta del suo secondo figlio, lei e il compagno Alessio sono ebbri di felicità. Già genitori di Matilde, non vedono l'ora di allargare la loro famiglia. Quella che stanno costruendo è la vita che sognavano fin da quando, ancora ragazzini, si sono messi insieme. A qualche mese dalla nascita di Roberto, però, Giada si accorge che qualcosa non va. Dopo una sequela infinita di visite, riesce finalmente ad avere una diagnosi. Il suo secondogenito è affetto da una malattia genetica rarissima e degenerativa, la sindrome di Cockayne. Quando guarda il suo bimbo, però, Giada non vede un bambino disabile. Vede semplicemente Roberto, o Frollino, come lo ha ribattezzato Matilde quando lo ha incontrato per la prima volta, un piccolo uomo che con il suo sorriso sdentato e il ciuffo biondo da ragazzaccio riesce a scatenare onde d'amore, a conquistare cuori, a parlare anche senza parole. E questo non può che provocarle un'immensa gioia, nonostante la fatica e la sofferenza, bagaglio pesante e onnipresente. In queste pagine c'è la vita vera, fatta di abbracci, risate, pensieri scomodi e speranze. C'è la forza gentile e l'amore ostinato di una madre e di una famiglia composta da donne tenaci, amici insospettabilmente teneri, un papà imperfetto ma presente e una sorellina che sa essere una piccola leonessa. Il racconto luminoso di una quotidianità fuori dall'ordinario narrato da una madre che ci accompagna con ironia e sincerità nel mondo di una creatura fatta di cielo, capace di accendere l'amore ovunque vada.
«Il ritorno del frastuono osceno delle bombe così vicino a noi, nell'Ucraina aggredita, la guerra riesplosa in Medio Oriente, insieme con i tanti conflitti dimenticati nel mondo, sono motivo di grande preoccupazione, di un'angoscia che, per chi porta ancora nel corpo e nell'anima gli incubi del secolo scorso, è forse ancora più acuta». La senatrice a vita Liliana Segre, dopo un trentennio speso a testimoniare ciò che è stato, consegnando ai giovani un messaggio di pace, non può che soffrire per quanto accade oggi nel mondo. Eppure, così come ha scelto finora di impegnarsi e di non tacere, nonostante dal 2019 viva sotto scorta, continua anche oggi, in questo momento così delicato, a riflettere sul presente e a raccontare il passato. Perché dagli errori di ieri si possa imparare, scongiurando nuovi rischi. Nell'intervista inedita che apre questo libro, parla della sorte di israeliani e palestinesi, esprime sconforto per le vittime innocenti dell'una e dell'altra parte, confessa di sperare ancora nella soluzione «due popoli, due Stati». E non mancano i timori per il destino dell'Ucraina, così come per le tensioni autoritarie e gli altri conflitti che attraversano il mondo. Completa il volume una scelta delle rubriche, degli interventi e dei discorsi pubblici più significativi. Ciò che ne nasce, a ottant'anni dalla fine del Secondo conflitto mondiale e dalla liberazione di Liliana Segre dai lager nazisti, è una riflessione di altissimo profilo su guerra, pace e democrazia. Ma anche un accorato appello a lasciare ai bambini di oggi un mondo migliore, pacificato, contro ogni spirito di vendetta.
"Charles Darwin era un uomo complicato, coraggioso ma timido, ispirato ma travagliato, con una mente brillante e un cuore tenero. Se fosse stato più unitario e trasparente, non sarebbe stato altrettanto interessante". Sulla teoria dell'evoluzione e sul suo creatore sono state scritte montagne di libri e articoli, dai più divulgativi ai più specialistici, eppure ancora oggi il pensiero di Darwin non è compreso da tutti. La selezione naturale è un'idea che, osservata sul nascere, con la totalità delle sue implicazioni, è al contempo fenomenale e scioccante. David Quammen parte dal dato biografico del naturalista inglese per intrecciarlo con il percorso intellettuale e scientifico che lo portò a pubblicare - dopo anni di letture, approfondimenti, ricerche e tentennamenti - il testo che avrebbe posto le basi della biologia contemporanea: L'origine delle specie. Il risultato è il ritratto a trecentosessanta gradi di un uomo che dalla tranquilla campagna inglese stava preparando una rivoluzione culturale che ancora oggi non ha esaurito il proprio vigore.
La poesia come atto di resistenza. La forza delle parole come tentativo di salvezza. È questo il senso più profondo delle trentadue poesie di autori palestinesi raccolte in questo volume, in gran parte scritte a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, nella tragedia della guerra in Palestina, in condizioni di estrema precarietà: poco prima di essere uccisi dai bombardamenti, come ultima preghiera o testamento poetico (Abu Nada, Alareer), mentre si è costretti ad abbandonare la propria casa per fuggire (al-Ghazali), oppure da una tenda, in un campo profughi dove si muore di freddo e di bombe (Elqedra). Come evidenzia lo storico israeliano Ilan Pappé nella prefazione, «scrivere poesia durante un genocidio dimostra ancora una volta il ruolo cruciale che la poesia svolge nella resistenza e nella resilienza palestinesi. La consapevolezza con cui questi giovani poeti affrontano la possibilità di morire ogni ora eguaglia la loro umanità, che rimane intatta anche se circondati da una carneficina e da una distruzione di inimmaginabile portata». Queste poesie, osserva Pappé, «sono a volte dirette, altre volte metaforiche, estremamente concise o leggermente tortuose, ma è impossibile non cogliere il grido di protesta per la vita e la rassegnazione alla morte, inscritte in una cartografia disastrosa che Israele ha tracciato sul terreno». «Ma questa raccolta non è solo un lamento», nota il traduttore Nabil Bey Salameh. «È un invito a vedere, a sentire, a vivere. Le poesie qui tradotte portano con sé il suono delle strade di Gaza, il fruscio delle foglie che resistono al vento, il pianto dei bambini e il canto degli ulivi. Sono una testimonianza di vita, un atto di amore verso una terra che non smette di sognare la liberta`. In un mondo che spesso preferisce voltare lo sguardo, queste poesie si ergono come fari, illuminando ciò che rimane nascosto». Perché la scrittura, come ricordava Edward Said, è «l'ultima resistenza che abbiamo contro le pratiche disumane e le ingiustizie che sfigurano la storia dell'umanità». Per ogni copia venduta Fazi Editore donerà 5 euro a EMERGENCY per le sue attività di assistenza sanitaria nella Striscia di Gaza. Prefazione Ilan Pappé. Con interventi di Susan Abulhawa e Chris Hedges.
A che cosa serve leggere? Questa domanda rozza e brutale pone l'accento sul rapporto tra la lettura, il libro e la vita. Leggere è sempre leggersi: mentre lo leggiamo, il libro ci legge e svela qualcosa di noi a noi stessi. Se è libero solo colui che conosce sé stesso, l'atto della lettura è essenziale per acquisire libertà.
Il libro racconta l'esperienza umana e spirituale di una donna che, nel secondo dopo guerra, ha accompagnato la vita di centinaia di ragazze verso la felicità e l'obbedienza a Dio e nella contemplazione. Cristiana Piccardo, monaca appartenente all'Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, è nata a Genova nel 1925. Nel 1958 è entrata nel monastero trappista di Vitorchiano, situato nei pressi di Viterbo, dove ha ricoperto il ruolo di badessa per 24 anni. Durante il suo servizio, contribuì alla nascita di nuove Fondazioni in varie parti del mondo. Ma queste pagine sono assieme la storia del monastero trappista di Vitorchiano, oggi riferimento di ritempra spirituale per migliaia di persone che lo frequentano, e del rinnovamento monastico operato dopo il Concilio Vaticano II.