È qui presentato in traduzione italiana, con testo greco a fronte, Introduzione e Bibliografia, il primo trattato cristiano di antropologia, scritto intorno al 400 d. C. da Nemesio, vescovo di Emesa (odierna Homs, in Siria). Nemesio intende rivolgersi soprattutto a non cristiani - ebrei e pagani di scuola neoplatonica - illustrando quale sia la natura dell'uomo, creatura posta da Dio ai confini dell'essere, tra divinità e irrazionalità. Ricco di discussioni critiche del platonismo, dell'aristotelismo, delle filosofie ellenistiche e del neoplatonismo, spazia dalla composizione di anima e corpo alla posizione dell'uomo all'interno della natura, dalla provvidenza al libero arbitrio, dalla razionalità alla passionalità. Questo trattato ebbe grande diffusione nel medioevo e in età moderna, grazie anche all'erronea attribuzione a Gregorio di Nissa, che ne favorì una diffusione tale da influenzare profondamente il pensiero antropologico cristiano.
«In Pietro Favre – canonizzato da Papa Francesco il 17 dicembre 2013 –, ho colto una
realizzazione originale della trasformazione integrale della persona nella comunione con Dio e in apertura di servizio al mondo – di cui […] alla Contemplatio ad amorem. Tale realizzazione termina in una condizione di infanzia spirituale: l’abbandono totale in Dio, nello svuotamento di sé e nella fiducia incondizionata dei piccoli del Regno dei Cieli».
Il volume Cristo e Logos presenta autori e temi della cristologia del VI secolo in Oriente, seguendo un percorso cronologico al cui centro è il Concilio Costantinopolitano II dell'anno 553. In tal senso, l'autore tratta di dodici teologi calcedonesi preconciliari, da Nefalio a Leonzio di Bisanzio, ai monaci Acemeti, ai monaci Sciti fino al monaco Eustazio, e di sette teologi calcedonesi postconciliari, da Eutichio di Costantinopoli a Leonzio di Gerusalemme fino al trattato De Sectis. L'opera vuole essere un contributo alla ricerca teologica teso a registrare l'evoluzione della teologia cristologica, definita come calcedonismo, dalle forme più conservatrici che non aprivano nessuno spiraglio al dialogo con i monofisiti, fino al cosiddetto neocalcedonismo, la forma più evoluta del calcedonismo, che aveva integrato in sé la teologia di Cirillo di Alessandria con la definizione di Calcedonia, divenendo poi la cifra dell'ortodossia cristiana e cattolica.
L'"Imitazione di Cristo" appartiene alla ristretta schiera dei capolavori assoluti. Nei secoli ha saputo parlare in modo inimitabile al cuore non solo di monaci, per i quali fu composto, e di fedeli di ogni religione, ma anche di deisti, agnostici, miscredenti. Secondo Voltaire «bisognerebbe che le opere utili non appartenessero ad alcuno. Si hanno ancora dubbi sull'autore dell'Imitazione di Cristo. Che importa l'autore di un libro, se fa del bene alla brava gente?». Carducci lo definì «il più sublime libro religioso del Medioevo». Il suo segreto è proprio quello di interpretare l'anelito più profondo dell'uomo, quel bisogno di assolutezza, di completezza, di infinità che nessun bene finito può colmare, e chi l'ha detto - con tutta probabilità, l'abate benedettino Giovanni Gersen, cadute ormai le impossibili attribuzioni a Tommaso da Kempis e a Giovanni Gerson - si rivela profondo conoscitore del cuore umano. La presente edizione, con testo e apparati riveduti e aggiornati, si impone per rigore, facilità di lettura, limpidezza di commento.
Con le parole, con le immagini, con la musica. Per diffondere tra gli uomini il messaggio inviatole da Dio, Ildegarda di Bingen si affida al valore razionale e speculativo delle parole, ai colori vivi e brillanti delle miniature, ai suoni tersi e melodiosi che rendono l'anima vibrante.
La sofferenza è la comune sorte dell'uomo. Molte persone trascorrono la loro vita in uno sforzo continuo di cercare i modi per evitarla. Duemila anni fa il Figlio di Dio discese dal Cielo e scelse di essere l'«uomo dei dolori», affinché potesse essere via e modello per l'umanità sofferente. Ma gli uomini rifiutarono o trascurarono il suo provvidenziale insegnamento; così Dio, che è sempre ricco di misericordia e compassione, per richiamare alla memoria questi grandi insegnamenti, ha posto all'attenzione del mondo una tenera fanciulla per istruirli in modo affascinante, sia con la parola che con l'esempio. Questa fanciulla non cercava di evitare la sofferenza, ma voleva abbracciarla con gioia e con tutto il cuore: Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo (1873-1897). In queste pagine il lettore potrà avere un quadro dell'insegnamento di santa Teresa di Gesù Bambino sulla gioia nella sofferenza. Le letture e le preghiere sono disposte sotto forma di novena con tre pensieri principali su cui riflettere ogni giorno. L'auspicio è che il testo possa essere utile, non in senso sentimentale, ma integrale ed esperienziale, affinché si giunga ad essere generosi fino all'eroismo e all'immolazione per amore di Dio. Per i veri imitatori di santa Teresa di Gesù Bambino, per chi ha una sensibile attrazione per la sofferenza o intende sopportarla per amore.
Ecco, tu ami la verità, perché chi fa la verità viene alla luce. Io la farò nel mio cuore davanti a te in questa confessione: e anche su queste pagine però, davanti a molti testimoni. Del resto che segreti avrei per te, Signore, che coi tuoi occhi denudi l'abisso della coscienza umana, anche se non volessi confessarmi a te? Siamo nel libro decimo, quasi alla fine delle «Confessioni», e Agostino si domanda (un po' tardi) se valga la pena di raccontare la propria vita a un Onnisciente. Per sua e nostra fortuna conclude che sì, ne vale la pena, e propone delle idee che hanno ancora moltissimo da insegnarci. Prendendo molto sul serio il ruolo del nano sulle spalle di un gigante, Ferraris rilegge Agostino incrociandolo con Strawson e Churchill, la «Critica della ragione pura» e «Histoire d'O», Simondon e Simenon, ed elabora una teoria della verità rispettosa della scienza, ma capace di restituire alla storia, alla letteratura e alla tecnica i loro buoni diritti in materia. Il testo agostiniano alla fine del volume accresce il gusto della lettura.
Il cuore della spiritualità russa pulsa grazie al fecondo rapporto tra misticismo e teologia, che si illuminano l'uno con l'altra e diventano esperienza vissuta. I mistici russi vivono ancora oggi nella tradizione dei padri del monachesimo antico, fondandosi sui capisaldi della preghiera e della custodia dei pensieri. A partire dal XV secolo, sono presentate in questo volume le figure più significative del misticismo russo di area monastica, da san Nilo di Sora al vescovo Ignatij Brjančaninov, con uno sguardo d'insieme che abbraccia personalità più note, come Paisij Veličkovskij e Serafino di Sarov. Vite intense, temperamenti diversi ma che ci fanno trovare spunti di crescita personale nello spirito.
Gregorio di Tours elaborò in modo del tutto personale la raccolta di biografie che costituisce il presente Paterikon. Si tratta di personaggi legati alla cultura e ai territori della Francia più profonda e rurale. Alcuni di loro furono vicini, amici e sodali dell’Autore che, a partire dal proprio ricordo, illumina tratti fecondi della loro esperienza spirituale. Romano e Lupicino, Nicezio, Emiliano, Venanzio, Monegunda: santi monaci, eremiti, reclusi e taumaturghi, vite innestate nella sola e unica Vita che feconda e fa crescere. Attraverso la mediazione di Gregorio, queste figure furono d’esempio e ispirazione per i suoi contemporanei. Oggi lo possono diventare anche per noi.
La scala mistica nella letteratura religiosa è quella che unisce terra e cielo, ovvero il cammino che l'uomo deve percorrere per ascendere a Dio. Con questo titolo, il libro presenta quindici saggi, opera di specialisti del settore, su altrettante figure importanti nella storia della mistica, dai suoi inizi fino al Medioevo, raccogliendo le lezioni di un ciclo di seminari svoltosi in modalità on-line nella primavera 2022, a cura del Centro per la Meditazione Cristiana di Firenze. Il volume si apre con un saggio sul capostipite della mistica occidentale, Platone. Si concentra poi sul momento critico del passaggio tra antichità classica e mondo cristiano, esaminando figure essenziali come Origene, Plotino, Agostino, i Padri e le Madri della Chiesa, giungendo fino alla pienezza dell'esperienza spirituale cristiana, nel Medioevo, con figure quali Guglielmo di Saint Thierry e Ildegarda di Bingen. Il valore del libro è perciò duplice: mentre fornisce elementi di base sotto il profilo storico per la conoscenza di una componente essenziale della nostra cultura, costituisce anche un utile ausilio per la comprensione di esperienze e modelli di comportamento che non hanno perduto niente sotto il profilo dell'attualità. Prefazione di Antonella Lumini.
"Ultimamente mi sono chiesto più volte: cosa posso lasciare di meglio a tutti quelli che mi hanno conosciuto e amato? Qual è l’aspetto dell’eredità agostiniana che mi sta più a cuore? I suoi trent’anni di ricerca sullo Spirito Santo; il suo cantico nuovo sull’Amore, che abita nel nostro cuore. È lo Spirito Santo in persona la vera Grazia di Dio che ci abilita a vivere da veri Figli di Dio, capaci di costruire il mondo nuovo, più umano e fraterno, che Gesù è venuto a proclamare con la sua vita e il suo Vangelo. Questo Spirito che è tutto l’Amore di Dio, Gesù ce lo ha messo nel cuore il giorno del nostro Battesimo. Ma molti, troppi, non lo sanno o vivono come se non lo sapessero. Per S. Agostino, che ha vissuto costantemente alla ricerca della Verità dell’Amore, è stata la scoperta più sconvolgente. Mi sembrava inutile morire senza dirlo a tutti: un testamento come l’ultimo urlo e il regalo più bello!".
Un testo chiave per la storia tardoantica, una storia della chiesa da un punto di vista eterodosso di un vescovo siriaco. Scritta in siriaco nella seconda metà del VI secolo, la storia ecclesiastica di Giovanni di Efeso costituisce una fonte importante per la storia ecclesiastica, politica e militare di quel periodo. Sfortunatamente si è conservata solo la terza parte, la quale narra delle vicende della chiesa miafisita e dell'Impero bizantino negli anni 570-588. È un'opera chiave per ricostruire il punto di vista miafisita delle persecuzioni operate dai Calcedonesi negli anni dopo la morte di Giustiniano, un'opera importante della storiografia siriaca finora poco studiata dagli esperti di storia della chiesa e dell'impero bizantino.