Gli studi raccolti in questo nuovo volume di Vittorio Fusco toccano aspetti teologici e letterari del vangelo di Marco e insieme mettono in luce l'originalità e la figura complessa dell'evangelista, per il quale la memoria di Gesù è sempre presenza e speranza. Dall'economia della rivelazione di Gesù e rivelazione di Dio al motivo del segreto messianico o alla cristologia di Marco in rapporto a quella di Paolo, i temi che vengono approfonditi grazie a una penetrante conoscenza del testo evangelico e all'intima consonanza che con esso intrattiene l'autore, tutto concorre a mostrare come il progetto teologico di Marco sia di illustrare l'inscindibilità di cristologia ed ecclesiologia. Qui sta la coerenza di Marco, la sua unità teologica e storica.
I tre mirabili saggi di madre Maria Ignazia Angelini, suor Benedetta Artioli e Luciana Maria Mirri che compongono questo volume, ci invitano all'incontro con la Parola che nutre e rigenera l'esperienza di fede cristiana, nella preghiera e nella liturgia eucaristica. Con generosità e persuasione tutte femminili, queste donne offrono alcune perle di sapienza spirituale, sospingendoci delicatamente al centro, al cuore ardente della vita cristiana, che è "un cerchio di fuoco che passa la sua fiamma dalla preghiera personale a quella liturgica e quindi alla celebrazione dell'eucarestia".
Di appannaggio quasi esclusivo dell'esegesi biblica e della ricerca teologica, la Sacra Scrittura - carica di impensati depositi di verità - richiede anche oggi di essere indagata attraverso categorie filosofiche, esposte nell'attuale stagione postmoderna ad una strisciante perdita di senso. Come da millenni insegna il pensiero ebraico con le sue multiformi cifre ermeneutiche, le pagine bibliche sono in grado di esprimere sia la singolarità della memoria etica del popolo scelto, sia alcune coordinate antropologiche ed etiche valide universalmente. È soprattutto il messaggio veterotestamentario affidato ai profeti per risvegliare lo spirito critico dei popolo e pungere i vizi del potere regale e sacerdotale, a contenere una vera e propria strategia di riconoscimento intersoggettivo e di pratiche interpersonali, che possono assumere anche il nome di "etica della consegna". Spinto a verificare relazioni umane significative innanzitutto fra Dio e il suo messaggero, e poi tra il profeta e i suoi diretti interlocutori: il monarca, la corte, i sacerdoti, la comunità di Israele, il mandato profetico può trasmettere, se opportunamente interrogato, un patrimonio di verità che va oltre la mera appartenenza religiosa. Questo studio intende ripercorrere alcune tappe significative delle pagine profetiche, nella convinzione che la filosofia occidentale, pur attrezzata di un suo specifico apparato teorico, può guadagnare ulteriori prospettive etiche, attingendo ad un patrimonio antico, che rimanda anche nel presente le sue inquietanti domande e i suoi illuminanti paradigmi di orientazione nel mondo.
Il libro illustra le principali correnti di pensiero circolate all'interno dei gruppi di fedeli che si sono stabiliti nei pressi di Qumran. I grandi temi del pensiero giudaico che emergono dai manoscritti rinvenuti nelle grotte a partire dal 1947 - che possono essere stati elaborati in buona parte anche prima della formazione delle comunità insediatesi nelle zone del Mar Morto sono quelli dell'origine del male e dell'ingiustizia, dell'escatologia e del patto. L'attenzione alle diverse forme di preghiera presenti nei testi arricchisce e completa la ricostruzione storica degli aspetti fondamentali del pensiero giudaico presente a Qumran.
Il libro è concepito sulla falsariga degli altri quattro già in collana, dedicati alle figure di Enrico Chiavacci, Severino Dianich, Rinaldo Falsini, Luigi Sartori. Si tratta cioè di un colloquio fra un intervistatore competente e un testimone autorevole di una fase decisiva per la storia della Chiesa, quella cioè che ruota attorno all’evento del Concilio Vaticano II (1962-1965).
Il testo ripercorre così la vicenda personale di don Maggioni intrecciandola con la ricostruzione dell’ambiente teologico ed ecclesiale in cui si forma il giovane prete e studioso di scienze bibliche, caratterizzato da nuovi fermenti di pensiero e difficoltà con le autorità ecclesiastiche.
Nel colloquio-intervista si ricostruisce così tutto il lavoro del post-Concilio, fino ai giorni nostri, che ha visto don Maggioni fra i protagonisti più significativi proprio per la sua capacità di usare per la spiegazione della Bibbia – sia nei libri sia nella predicazione – un linguaggio semplice, ma mai banale e fondato su una preparazione scientifica di alto livello.
Il colloquio è punteggiato da gustosi ricordi personali ed è attraversato dall’ironia e dalla bonomia tipiche di don Maggioni, perfettamente assecondato da don Saverio Xeres, prete comasco come lui e a sua volta figura di spicco nel panorama della teologia italiana.
Il libro
Io credo: risorgerò!
(S.A. Panimolte)
Il «grande problema» della morte nel pensiero dei padri della Chiesa
(L. r. Pizzotato)
La risurrezione nei Padri (E. Prinzivalli)
La risurrezione della carne nelle iscrizioni latine del primo cristianesimo (A. Mastino)
Morte e risurrezione di Maria nell'insegnamento dei padri della Chiesa (L. Gambero)
II "Compiersi della vita terrena" della Madonna e la sua glorificazione nella Dormizione dello Pseudo-Giovanni e nel Transito Romano (Dormizione e assunzione della vergine Maria?) (E. Peretto)
L'autore si propone di accostare il lettore a uno dei testi più misteriosi e affascinanti della Bibbia offrendo alcune chiavi di lettura per comprenderlo e gustarlo. Come ogni parola di Dio, il Cantico dei cantici è anche parola profondamente umana e, come tale, ancorata a uno spazio e a un tempo precisi. Esso si colloca nella Palestina dell'epoca tolemaica (III secolo a.C.), e nasce come un confronto tra la concezione ebraica dell'amore e quella greca, sullo sfondo della cultura orientale, soprattutto egiziana. Il Cantico dei cantici si presenta così come un libro programmatico, con un messaggio ben chiaro. Esso si pone in dialogo e spesso in contrasto non solo con la letteratura del tempo, ma anche con la società ebraica e la sua concezione patriarcale dell'amore. Il libro si basa su uno studio approfondito dello sfondo storico e letterario del Cantico dei cantici; non si rivolge a specialisti, ma al lettore medio, portando a un pubblico più vasto il frutto della recente indagine esegetica sulla materia. È pensato per laici impegnati, per giovani che si preparano al matrimonio e per coppie di sposi, per sacerdoti e religiose, per catechisti, educatori e insegnanti di religione.
Il viaggio irrinunciabile di cui si parla in queste pagine è quello indicato nella parola di Dio: dal disordine del peccato all'armonia dell'incontro con Dio; da una visione egocentrata della vita a una visione di interdipendenza; dalla divisione all'unità; in definitiva, come dice il sottotitolo, dalla dispersione all'essenzialità. L'obiettivo è quello di far scoprire con gioia le strade della semplificazione, come radice di un modo d'essere decisamente nuovo ed evangelico, dove si gestisce la vita fuori dagli imperativi dell'ipermercato odierno e dal dominio dell'ego. Il libro guida a pregare la Parola per quello che essa offre di terapeutico, di veramente liberante per le donne e gli uomini del nostro tempo che cercano una guarigione dalle lacerazioni provocate dagli imperativi del consumo, della superficialità, del tutto e subito. L'autrice raccoglie in queste pagine la sua esperienza di contemplazione e di condivisione della Parola e indica nel metodo della lectio divina un percorso di silenzio, di ascolto e di pace.
Tra le lettere paoline maggiori la seconda epistola ai Corinti è di particolare interesse perché è la prosecuzione di una corrispondenza già avviata, in parte accessibile nella prima ai Corinti. Questo scambio epistolare dimostra il rapporto straordinariamente vivace tra l'apostolo e una delle chiese da lui fondate, e le lettere superstiti aprono uno scorcio su atteggiamenti ed eventi all'interno di quella comunità e sulle reazioni di Paolo. I convertiti non consideravano l'apostolo immune da critiche, e questi tentava di farvi fronte anche per affermare quella che riteneva l'autorità pastorale conferitagli da Dio su questa giovane comunità cristiana. L'esegesi puntuale e approfondita di Margaret Thrall mira a comprendere, accanto al punto di vista di Paolo, quello dei corinti, osservandolo attraverso il filtro della prospettiva paolina. Dalle pagine del commento si rivela come l'importanza sostanziale della seconda ai Corinti stia nel ritratto di Paolo e nella luce che la lettera getta sul suo pensiero teologico.
Il lavoro di Sabino Chialà si compone di una nuova traduzione - con introduzione e commento - del Libro delle parabole di Enoc (parte del Primo libro di Enoc o Enoc etiopico). Tra gli apocrifi dell'Antico Testamento, il Libro delle Parabole è senza dubbio quello che più ha fatto discutere sia per i problemi intrinseci al testo stesso sia per la sua collocazione all'interno di quella che si suole chiamare letteratura apocalittica. Se l'introduzione è in gran parte dedicata alla questione primaria della datazione del testo, il commento per parte sua tenta di leggere il testo all'interno del quanto mai complesso alveo culturale nel quale esso si colloca: Qumran, gli esseni, la cosiddetta apocalittica, la variegata letteratura raccolta sotto il nome di apocrifi o pseudepigrafi dell'Antico Testamento e, infine, gli stessi scritti del Nuovo Testamento. Due excursus chiudono l'opera: il primo dedicato all'identità e alla sorte dei "condannati", che ripetutamente ricorrono nel testo; il secondo al "Figlio dell'uomo", che Costituisce la nozione più caratteristica e insieme più controversa del Libro delle parabole.
La prima generazione cristiana torna a rivivere in questo romanzo epistolare, erudito e al tempo stesso affascinante.
Dalla fitta corrispondenza tra l’evangelista Luca e Antipa, cittadino di Pergamo, sgorga una storia che, se è immaginaria, risulta nondimeno possibile e credibile.
Dalla quarta di copertina:
«Usando l’antica forma dello scambio di lettere, Longenecker offre, attraverso una storia erudita e al tempo stesso affascinante, un quadro estremamente chiaro e accurato della presenza cristiana nel Mediterraneo orientale nel I secolo. Ci si stacca dal libro – un romanzo storico nella migliore accezione del termine – affascinati e culturalmente arricchiti. Lettura accattivante non solo per esperti» (Paul J. Achtemeier, Union Theological Seminary, Virginia).
«Attraverso l’espediente di una fitta corrispondenza tra l’evangelista Luca e Antipa, cittadino di Pergamo, Bruce Longenecker fa rivivere la prima cristianità. I personaggi sono vivi, credibili e accompagnano il lettore all’interno di un ricco contesto storico e culturale. Coloro che conoscono a fondo le origini del cristianesimo ammireranno l’abilità di sovrapporre al rigoroso approccio storico la sua vivace capacità immaginativa e coloro che vi si avvicinano per la prima volta si arricchiranno leggendo questa corrispondenza. Il libro offre contemporaneamente una piacevole lettura e una guida affidabile della storia degli albori del cristianesimo» (Frederick J. Murphy, College of the Holy Cross).
«Le lettere di Longenecker presentano in una luce affascinante e coinvolgente il contesto del giudaismo del secondo tempio e della vita urbana greco-romana. Il racconto che egli tesse non è soltanto credibile, ma appassionante sia dal punto di vista accademico sia da quello personale. Questa presentazione inconsueta merita larga diffusione anche tra quei lettori che s’interessano in modo tradizionale all’éthos sullo sfondo del Nuovo Testamento» (Joel B. Green, Asbury Theological Seminary).
«Un romanzo storico, quasi un apocrifo. La forma delle lettere – che qua e là richiama il celebre epistolario apocrifo tra Seneca e san Paolo – è il tratto che più avvicina questa raffinata fiction alla storia reale del cristianesimo delle origini, caratterizzato da una intensissima circolazione di testi. Una storia che è immaginaria, ma possibile e plausibile» (Dalla Introduzione all’edizione italiana di Giovanni Maria Vian).
Recensioni:
Romanzo avvincente, questa "historical fiction" di Bruce W. Longenecker: erudito, ricco di eventi e di idee, ben costruito, dallo stile semplice e scorrevole, ritmato da molti "suspence".
F. Castelli, in La Civiltà Cattolica (n. 3790) 17 maggio 2008, pp. 360-364
Il libro è di piacevole lettura e delinea in modo vivo e concreto l'ambiente storico dell'Apocalisse e del vangelo di Luca e di Matteo. il soggetto è il culto imperiale di fronte al quale si dividono gli animi: chi è romano lo difende illustrando la grandezza della civiltà romana, chi è cristiano invece lo critica come contrario al culto da rendere al solo Signore Gesù e per il quale accettare anche il martirio o l'esilio. Potrebbe essere una buona introduzione storica elementare e piacevole al libro dell'Apocalisse.
G. Segalla, in Studia Patavina 55 (1-2008) p. 289
Si tratta di un romanzo epistolare di buona scrittura, che risulta piacevolmente istruttivo anche per un approccio non convenzionale e non manualistico ai primi secoli, offrendo al lettore un'informazione generale sull'antichità cristiana.
F. Pieri, in Rivista di teologia dell'evangelizzazione n. 23 (1/2008) pp. 189-190