IL LIBRO RACCOGLIE IL TESTO DE IL PRIMATO DEL SUCCESSORE DI PIETRO NEL MISTERO DELLA CHIESA" E ALCUNI COMMENTI DI TEOLOGIA SUI PRINCIPALI TEMI IN ESSO TRATTATI. " il presente volume raccoglie il testo de il primato del successore di pietro nel mistero della chiesa". Considerazioni della congregazione per la dottrina della fede accompagnato da alcuni commenti di teologia sui principali temi in esso trattati. Tale testo, gia pubblicato nel 1998, viene riproposto in questa collana con qualche ritocco e lieve precisazione. Alle considerazioni seguono alcuni commenti. Essi si propongono di illustrare e approfozione teologica i temi salienti trattati,offrendo cosi`un solido sostegno agli enunciati dottrinali, necessariamente esposti in forma breve e dichiarativa. L'auspicio e`che l'app rofondimento e un'adeguata sp iegazione della natura e della missione primaziale del successore di pietro, in ordine alla sua intrinseca finalita,che h il servizio all unita della chiesa, possano contribuire a far comprendere le premesse indispensabili per rispondere in modo costruttivo, alla domanda che il santo padre ha mostrato di voler prendere in considerazione, nella lettera enciclica ut unum sint, circa i modi in cui nelle circostanze odierne il successore di pietro possa esercitare il suo mandato apostolico di pastore e maestro della chiesa universale. "
Il testo classico principale della compatrona d’Europa. Brigida di Svezia (1302/3-1373) unisce meravigliosamente in sé molte esperienze e varie dimensioni umane e religiose. Condusse vita di laica, di sposa, di madre, di monaca, di contemplativa, di pellegrina e di missionaria. Fu personalità forte e dolcissima. La sua spiritualità, come appare dalle Rivelazioni, è insieme cristologica, trinitaria e mariana. Il linguaggio di questi testi è colorito, mirabilmente chiaro e concreto, conciso e diretto, come le parole del Vangelo.
Santa Brigida, fondatrice dell’Ordine del Santissimo Salvatore, nacque nel 1302 o 1303 nel castello di Finstad a Uppsala nell’Uppland (Svezia) da una nobile famiglia, legata alla casa regnante di Svezia. Nel 1316 sposò Ulf Gudmarsson. Nacquero quattro figli e quattro figlie. La sua vita fu divisa tra l’amministrazione dei suoi beni, un’alta carica di corte e i suoi doveri di madre e di sposa.
Nel 1344, dopo la morte del marito, lasciò il castello di Ulvasa e prese dimora vicino al monastero di Alvastra, dove ricevette la prima di una lunga serie di rivelazioni e dove nacque l’idea di fondare un ordine religioso. Per ricevere l’approvazione del papa alla sua regola, Brigida nel 1349 partì per Roma e vi giunse nell’anno santo 1350. A Roma si dedicò ad opere pie, a studi ed esercizi spirituali e a dettare le sue Rivelazioni. Nel 1370 ricevette dal papa Urbano V la sanzione della sua regola, che fu confermata da Urbano VI nel 1378.
All’inizio del 1371 si recò in pellegrinaggio in Terra Santa. Tornata a Roma verso la fine del 1372, vi morì il 23 luglio 1373. Fu canonizzata il 7 ottobre 1391 da Bonifacio IX. Le sue spoglie mortali furono trasportate a Vadstena.
QUESTO LIBRO SI PROPONE DI PENSARE IL GRUPPO COME SPAZIO DI APPOGGIO DEL PROCESSO DI ADOLESCENZA E, AL DI LA, COME COSTITUTIVO DELLA SOCIALITA. Prima o poi gli adolescenti si allontanano dalla famiglia per partecipare a gruppi di appartenenza, spontanei o socialmente strutturati. Durante questo periodo, il giovane adulto, che accede ad una sessualita matura e riproduttiva, deve abbandonare i propri investimenti familiari di tipo edipico a difesa contro le tentazioni incestuose e trovare il suo posto nella catena transgenerazionale. C`e quindi passaggio dall a dipendenza familiare alla affiliazione, poi alla filiazione. Questo libro si propone di pensare il gruppo come spazio di appoggio del processo di adolescenza e, al di la, come costitutivo della socialita. J.b. Chapelier descrive l'emerge re e le trasformazioni della gruppalita interna nell'ambito delle psicoterapie psicoanalitiche di gruppo. B. Duez, partendo dalla sua pratica con adolescenti a tendenza antisociale, sviluppa i concetti di transfert topico e di oscenalita. F. Richard s interessa alla questione della soggettivazione nell adolescenza. R. Kaes delinea cio`che mobilita i processi psichici propri dell adolescenza. Infine, d. Marcelli abborda il ruolo dei pari differenziando cio`che avviene nei maschi da cio`che avviene nelle femmine.
la sessualita infantile nella cultura contemporanea, l incesto, la pre-adolescenza, il significato della risposta del terapeuta all autodistruttivita di un adolescente... Tema del numero: d. Widlocher, il ruolo della sessualita infantile nella cultura contemporanea. T. Bokanowski, l'incest o: una figura traumatica della seduzione. T. J. Jacobs, la pre-adolescenza e le sue conseguenze. J. Frankel, un testimone infrange il silenzio: il significato della risposta del terapeuta all'autodistruttivita di un adolescente. E. Hadassa sandler, penelope. T. Haudenschild, utilizzazione della capacita di reverie dell'analist a, del gioco attivo e del disegno: opzioni tecniche nell'an alisi di bambini che non comunicano verbalmente. L. Kancypere, il complesso fraterno e le
QUESTO VOLUME RACCOGLIE, IN UN POSSIBILE ORDINE CRONOLOGICO E TEMATICO INSIEME, ALCUNE DELLE PRINCIPALI TESTIMONIANZE CRISTIANE DELL UOMO DEL MONDO LATINO ANTICO. Il volume raccoglie alcune delle principali testimonianze cristiane dell'uomo del mondo l atino antico, nel tentativo di cogliere quelle voci sottili della storia che nei primi sette secoli della cristianita ne costituirono il filtro vitale. Se la vasta documentazione sfugge ad una lettura completa ed inoltre, quella piu`vicina al quotidiano, appartiene al vissuto dei nostri padri nella fede cristiana scomparsa con loro, ognuno tuttavia intravede che certe realta del presente hanno radici lontane". Scavando infatti nella storia cristiana antica, consegnataci come 'tradizione' cioh una fede da riconsegnare di generazione in generazione sino al suo ceamenti dei luoghi e delle mentalita dove tale fede venne vissuta e tramandata e, leggendo tale 'tradizione', si verif ica e si contribuisce a formare anche l icona del cristiano di oggi. Per la storia della spiritualita dei primi secoli cristiani si travalica il campus proprio alle esigenze evangeliche (dottrinali ed etiche) e si entra in quell universo simbolico dell umanita dove si assaporano i frutti propri dei sogni, degli ideali, dei desideri modulati, come sempre nel cristianesimo, dall amore diffuso dallo spirito santo nei cuori degli uomini. "
L'opera raccoglie 104 sermoni tedeschi di Meister Eckhart, fornendone la traduzione dalla grande edizione critica tedesca. I sermoni sono rivolti a fedeli, a monaci e monache e conservano uno stile orale; presentano tuttavia, ardite e complesse speculazioni teologiche e in modo esauriente il pensiero dell'Autore. In essi si incrociano le grandi correnti teologiche del XIV sec. neoplatoniche e tomiste, riprese attraverso la profonda esperienza spirituale del Meister Eckhart. Richiamandosi all'aristotelismo, Eckhart non esita a paragonare l'intrinseco nesso tra Dio e le sue creature a quello che intercorre tra materia e forma, cosicché, per quanto lontane dalla loro fonte, tutte le creature portano in loro il sigillo del "principio" creatore che permette di vivere la vita divina in perfetta unione spirituale con Dio. La figura di Eckhart nel suo contesto storico, percorre le tappe della sua vita e in modo articolato il suo pensiero.
Biografia di Monica, madre di Agostino per riscoprirla come donna normale, ma eccezionale maestra nella fede. Infatti è lo stesso Agostino nelle sue Confessioni che ne traccia un profilo: "Donna di fede virile, di assennata gravità, di cristiana pietà e materna carità". Seguì Agostino, "primogenito intelligente e irrequieto", da Tagaste dov'era nata e sposata, fino a Milano, "dandolo alla luce tante volte quante egli deviò dal retto sentiero". La morte la sorprese a Ostia mentre attendeva, con Agostino e l'altro figlio Navigio, di imbarcarsi per l'Africa e raggiungere Tagaste dove desiderava vivere gli ultimi anni della sua vita ed essere sepolta. Il suo corpo sepolto nel cimitero di Ostia è stato successivamente traslato nella Chiesa di S. Agostino a Roma.
La piccolezza nel Vangelo è una delle dimensioni più sottolineate ed ha un fascino straordinario. A questo fascino si è arreso Dio che, attraverso l'incarnazione di Gesù ha voluto esprimere tutta la sua predilezione per le creature piccole, povere, fragili, semplici, emarginate. L. Pozzoli, nella prima parte di questo saggio, considera le caratteristiche di chi è piccolo nel vangelo; nella seconda parte declina la piccolezza in molte dimensioni della vita, nella gioia, nella saggezza, nel pianto, nel tempo, nella preghiera, nella politica; nella terza parte presenta personaggi ed episodi evangelici legati alla piccolezza: la nascita di Gesù, i due vecchi del tempio Simeone e Anna, il cireneo che porta la croce, i discepoli di Emmaus ed altri.
Una nuova opera classica di teologia fondamentale. Un testo unico nel suo genere per lo studio e per la prassi della teologia, contraddistinto da grande profondità intellettuale e rigore logico. Una legittimizzazione impressionante e efficace della fede cristiana.
Dalla quarta di copertina:
La credibilità è diventata in tutti i campi sociali un bene scarso e prezioso. Anche la credibilità del cristianesimo ha subito una drastica riduzione. Una secolare contestazione e un secolare smascheramento delle pretese del cristianesimo hanno lasciato il loro segno. La teologia fondamentale affronta la storia di questa contestazione e di questo smascheramento, e tenta risposte critiche alle argomentazioni che, nel passato e nel presente, mettono in discussione e minano l’autocomprensione cristiana.
Anche il progetto qui proposto cerca di assolvere questo compito, che si potrebbe definire, nel senso migliore della parola, apologetico. Nei quattro trattati o “Temi Controversi” – Religione, Rivelazione, Redenzione, Chiesa – esso espone anzitutto la storia della contestazione della validità avanzata dal cristianesimo, per poi indicare le “buone ragioni” che permettono di essere e rimanere cristiani grazie ad una legittimazione razionale della fede.
Una serie di riflessioni intermedie si occupa di questioni gnoseologiche e antropologiche di fondo, la cui trattazione costituisce il profilo specifico di un progetto di teologia: fede e ragione, il linguaggio della fede, fede e senso.
Ma la legittimazione razionale della fede non esige solo che si “contraddicano” le argomentazioni della critica, bensì anche che si prenda seriamente tale critica come una sollecitazione a compiere un’autoverifica, perché solo così è possibile fronteggiarla.
Il progetto del Werbick è proteso a rendere un servizio teologico alla credibilità della fede cristiana, in un tempo in cui il cristianesimo si trova minacciato sia dal fondamentalismo sia dalla de-tradizionalizzazione.
Una nuova opera classica di teologia fondamentale. Un testo unico nel suo genere per lo studio e per la prassi della teologia, contraddistinto da grande profondità intellettuale e rigore logico. Una legittimizzazione impressionante e efficace della fede cristiana.
Recensioni:
Uno sguardo immediato alla struttura dell’imponente opera di Werbick può indurre a ritenere che essa riproponga in buona sostanza la successione classica dei trattati codificata dall’apologetica moderna: demonstratio religiosa, demonstratio christiana, denionstratio catholica. Da ciò si potrebbe precipitosamente concludere che l’opera in questione sia collocabile in quel filone presente nella produzione teologico fondamentale degli ultimi decenni, registrabile sotto la cifra dell’aggiornamento, inteso appunto come rielaborazione in un contesto culturale mutato di un impianto apologetico che nondimeno rimane immodificato. Il tentativo di aggiornamento si paleserebbe qui, ad esempio, nello sdoppiamento della demonstratio christiana nel trattato sulla rivelazione e nel trattato sulla redenzione, che intende mettere esplicitamente a tema la questione della rilevanza antropologica dell’automanifestazione di Dio. Oppure, nel fatto che i trattati portino il nome di “tema controverso” e non di “dimostrazione”, magari come rassegnato cedimento alla diffidenza contemporanea nei confronti di qualunque argomentazione rigorosa di una fondazione ultima.
In realtà, una tale valutazione superficiale non renderebbe giustizia della portata teorica del lavoro di Werbick. Per cogliere adeguatamente l’intenctio auctoris occorre rileggere l’opera a partire dalle tre “riflessioni intermedie”, cui è assegnato il compito di raccordare le diverse sezioni del volume. Esse sono dedicate alla elucidazione di un triplice rapporto: fede e ragione, fede e linguaggio simbolico, fede e senso. Scandendo il passaggio fra i trattati, tali riflessioni intermedie suggeriscono che ciò di cui si intende far questione, affrontando i differenti temi della religione, della rivelazione, della redenzione e della chiesa, è in realtà sempre di un unico oggetto, ossia appunto della fede cristiana. Sotto questo profilo, l’ambizione di Werbick appare quella di elaborare una ontologia dell’affidamento e della sua radicazione nell’atto della libertà, come infrastruttura teorica per argomentare la portata singolare e insieme universale di una teologia della fede cristiana e della sua fondazione nell’evento cristologico. Soltanto ponendosi in tale prospettiva, diventa possibile portare all’evidenza il progetto unitario soggiacente alla trattazione dei vari temi controversi, il quale obiettivamente risulta eccedere i limiti angusti di un mero aggiornamento dell’impianto apologetico moderno.
Di questo progetto, nello spazio limitato di una recensione, si possono restituire com’è ovvio solo i tratti essenziali. Punto d’avvio è la riflessione circa il tema della religione, che nella prospettiva seguita da Werbick si presenta come il luogo per argomentare l’essere nel legame in quanto dimensione fondamentale della condizione umana, la quale non sopporta di venire risolta nella visione di matrice illuministica del soggetto autoreferenziale e autofondato. È proprio attraverso e dentro la trama di relazioni, che segnano insuperabilmente il cammino della libertà dell’uomo nella sua dimensione di concretezza, che si accende nella coscienza la percezione originaria della notizia di ciò che concerne l’uomo incondizionatamente, poiché lo pone di fronte a quella promessa e a quella sollecitazione, da cui dipende il compimento della vita buona. È tale realtà dell’incondizionato promettente e interpellante, che trova evidenza simbolica nelle rappresentazioni del divino disponibili nelle differenti tradizione religiose. L’ambivalenza, dalla quale queste risultano attraversate, le destina tuttavia ad essere sospese, per quanto riguarda l’affermazione della loro verità, all’effettuarsi indeducibile di un evento al di sopra del quale non potrebbe accadere alcunché di più grande. Si tratta dell’evento grazie al quale «l’assoluto concede alla libertà finita una relazione con se stesso, in cui questa può trovare se stessa e può proprio così corrispondere all’assolutezza dell’assoluto» (p. 193).
Tale precisamente è il tema della rivelazione, e in particolare della determinazione storica che essa ha ricevuto nell’accadimento cristologico. Ciò che appare centrale nella vicenda di Gesù, così come viene attestata dagli scritti neotestamentari, è il costituirsi di un’implicazione sempre più radicale tra quella vicenda stessa e il darsi del regno di Dio, inteso come l’inizio che non cessa mai di cominciare del dono del tempo, in forza del quale è infranta la prigionia in una vita condannata alla deriva verso il semplice passato ed è invece dischiuso l’accesso verso il futuro promettente. L’esito imprevedibile della vicenda di Gesù nell’avvenimento pasquale della resurrezione del Crocifisso porta a compimento il processo rivelativo, e proprio per questo ne manifesta pienamente la dimensione redentiva, come condizione ultima di possibilità di una libertà finalmente riconciliata. Al proposito merita citare direttamente l’A.: «Poiché è avvenuta una cosa di cui non è possibile pensarne una più grande, poiché la libertà riconciliante di Dio si è rivelata come l’approvazione originaria che libera il sì della libertà umana dal voler realizzarsi come semplice autoaffermazione, per questo è possibile dire che in questo fondamento è ‘risolto’ l’abisso della libertà umana e che la libertà umana diventa possibile come libertà di amare e di apprezzare l’altro nella sua alterità» (p. 749).
L’evento rivelativo e salvifico, che si produce nella vicenda cristologica, si rende accessibile nel corso del tempo in virtù della mediazione offerta dalla chiesa. Questa mediazione è all’altezza del suo compito solo quando non si autocomprenda al modo della sostituzione rappresentativa o del rimando estrinseco rispetto all’evento, bensì rigorosamente nei termini della testimonianza. La qualità testimoniale dell’agire ecclesiale è precisata nella caratterizzazione della comunità cristiana come «istituzionalizzazione della relazione con l’incondizionato» (p. 997), e ancora come il «simbolo reale della volontà buona di Dio» anticipata dall’inizio del Regno (p. 1000), che diventa la condizione storico-concreta affinché la libertà umana si disponga ad accogliere nell’affidamento la forma cristologica del suo attuarsi secondo verità.
Fino qui la ricostruzione sommaria del progetto teorico sotteso all’opera di Werbick. In questa sede risulta impraticabile tentare una ripresa critica, che si proponga di verificare in modo analitico se e in quale misura l’A. abbia in effetti corrisposto al proprio intento nello svolgimento del suo lavoro […]. Per il merito di porre tale questione del tutto decisiva ad un livello di profondità non comune, l’opera di Werbick si raccomanda senza dubbio all’attenzione non superficiale del dibattito teologico contemporaneo.
D. Arbarello, in Teologia 1 (2004) 106-107
Un'opera sulla fede e sul valore della cristianita.