Se la paura può isolarci, l'amore condiviso ci restituisce alla bellezza di una vita vissuta insieme. Di santa ragione intreccia le voci dei giovani di oggi con quella di Pier Giorgio Frassati, giovane del 1925, che sarà canonizzato nel 2025, attraverso sette storie sei più quella di chi legge che invitano a raccogliere sogni, sfide e speranze. Fede, giustizia sociale, amicizia, passione per la montagna e amore per la verità: i suoi ideali parlano ancora, con sorprendente attualità, alle nuove generazioni. Un invito a vivere con slancio il quotidiano, ispirati da un vero santo della porta accanto che illumina il cammino di tanti giovani nel mondo.
Questo volume nasce dalla passione condivisa per la costruzione di vie di pace attraverso la giustizia. I contributi offrono un quadro delle sfide globali che gli Stati devono affrontare nelle crisi internazionali in corso. Viene poi tracciato il percorso di riflessione delle chiese cristiane sulla guerra, dalla teorizzazione della «guerra giusta» alla sua delegittimazione nel contesto odierno dell'era atomica, proponendo anche una panoramica sulla teologia della pace. Vengono prese in esame le posizioni delle chiese cristiane a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina del 2022 che ha segnato una crisi profonda nel dialogo ecumenico e nella vita interna delle chiese stesse. Infine, sulla base della riflessione di Ernesto Balducci, vengono individuate alcune proposte a favore di un movimento per la pace che possa essere incisivo sia a livello teorico che pratico. In questo momento di conflitti, quest'opera vuole essere uno stimolo all'azione, indicando la via per costruire la pace.
Dal VI secolo a Scutari, una delle città più antiche dell'Albania, si venerava una tenera immagine della Madonna con il Bambino, custodita in un santuario, meta di pellegrinaggio dell'intera nazione. Il 25 aprile 1467, secondo la tradizione, mentre gli invasori turchi devastano il paese, l'affresco raffigurante la "Madonna del Buon Consiglio" si stacca dalla parete ed è portato dagli Angeli in Italia, a Genazzano. Oltre cinque secoli dopo, il 25 aprile 1993, Giovanni Paolo II benedice la prima pietra del nuovo santuario dedicato alla "Madonna del Buon Consiglio" a Scutari, dove si venera, oggi, una copia fedele all'originale, dono di papa Wojtyla.
Questo è il libro di cui abbiamo bisogno e che mancava. In molti si interrogano sul pensiero moderno e si chiedono se davvero non ci sia alternativa. Ebbene, l'alternativa c'è. Come spiegava il grande tomista Réginald Garrigou-Lagrange, il pensiero moderno (che lui chiamava «la filosofia del divenire») non è l'evoluzione dell'antico («la filosofia dell'essere»), ma nasce in contrapposizione a quello. E la filosofia dell'essere ha il suo vertice nel pensiero di san Tommaso d'Aquino. Il problema e la conseguenza del pensiero moderno è che la gente comune non si sente in grado di affrontare un modo di pensare diverso da quello contemporaneo e vede nello studio della filosofia (soprattutto quella classica) un monte invalicabile. Quando suggerisco di accostarsi alla Summa theologiae, un riassuntino per studenti medievali completamente digiuni di filosofia e teologia, mi si risponde sgranando gli occhi, come se avessi proposto di scalare il K2. Occorre, quindi, una esposizione semplice e accessibile a chiunque del pensiero di san Tommaso, non per esperti e specialisti. Ed eccolo qua, dunque, il tomismo per tutti: ora non ci sono più scuse (Roberto Marchesini).
Questo libro non è un manuale di istruzioni, né una guida definitiva su come vivere il matrimonio. È piuttosto un invito a riflettere, a mettersi in discussione, a crescere. È un testo per chi crede che il matrimonio sia una delle avventure più belle e complesse della vita, e che sia disposto a metterci il cuore, la mente e l'anima. Che siate fidanzati, sposati da poco o da molti anni, troverete in queste pagine spunti di riflessione, strumenti pratici e, soprattutto, la consapevolezza che costruire un matrimonio felice è possibile, ma richiede impegno, coraggio e una volontà di guardare oltre l'apparenza.
Un libro che si trasforma nel viaggio che un prete compie insieme a chi la Messa la porta dentro di sé o a chi non l'ha mai vissuta. L'autore intreccia la sua esperienza con quella dei laici, vicini e lontanni, riflettendo sulla possibilità di vivere la bellezza di questa "perla" della fede e gustarla come sorgente di spiritualità e di fraternità.
Dobbiamo affrontare un vero paradosso: l'affermazione dei diritti trova il suo valore etico e politico se si innesta nella scoperta del dovere nei confronti dell'altro, verso cui siamo tenuti alla responsabilità e alla solidarietà. Non meraviglia, pertanto, che nel testo biblico il dovere si profili come norma intersoggettiva, comunitaria, sociale, che va dal non ledere i diritti dei più deboli (cf. Dt 24,17-22) alla cura, responsabilità e accoglienza degli altri (cf. Mt 25). Il realismo evangelico smonta una morale che evoca l'altro senza un coinvolgimento che annodi relazioni e attivi reciprocità nella pratica dell'uguaglianza. Tornare a Gesù è invece determinante, in quanto offre una prospettiva sul mondo, sulla storia, sul quotidiano lottare per non arrendersi alla fatalità delle cose e dei fatti.
Un viaggio nel pensiero della filosofa spagnola. Cosa accade sulla frontiera tra luce e ombra? Cosa segna l'affettività originaria del soggetto? Il volume rilegge i principali tratti della riflessione di María Zambrano raccordandoli intorno al concetto di Claritas come via di conoscenza ed apertura all'alterità sorgiva. Con uno sguardo alle opere maturate nell'ultima fase della sua riflessione, dove si concretizza il suo progetto di una ragione poetica, si affrontano i concetti chiave, in un dialogo con la teoria delle emozioni di Lisa Feldman Barrett. L'idea del libro è che nella tensione aperta tra conoscente e conosciuto si insinui il darsi di un altro conoscere, che l'autrice descrive in una forma di epistemologia esistenziale.
Nel corso della storia, la comparsa e la diffusione su larga scala di tecnologie che hanno contribuito a riplasmare la rappresentazione di sé e del mondo hanno sempre generato paure e previsioni "apocalittiche". È andata così con la scrittura alfabetica, con la fotografia, con il cinema, con la televisione e anche con Internet. Senza eccezione, ogni rivoluzione tecno-scientifica ha partorito profeti di sventura e cantori dei disastri che le "macchine" avrebbero prodotto sugli individui e sulla società. Oggi l'atteggiamento prevalente non è cambiato. Sul banco degli imputati abbiamo il digitale - e in particolare la sua declinazione ritenuta più pericolosa, soprattutto per i giovani: lo smartphone. Disattenzione, ansia, isolamento sociale, sindrome da ritiro sono solo alcuni dei sintomi con cui si tende a diagnosticare la morbosa dipendenza dalla tecnologia più temuta e più utilizzata. C'è chi rimpiange un'umanità perduta e chi invece rincorre "patenti" o divieti. Saranno queste le soluzioni più efficaci? E, ancor prima, sono attendibili le analisi, le argomentazioni e le narrazioni che sembrerebbero legittimare questi rimedi? Gli autori di questo libro partono da qui. Smascherando false ideologie e inutili scorciatoie, fanno il punto sullo stato dell'arte della ricerca neuroscientifica per arrivare a prospettare orizzonti culturali e educativi in grado di fare i conti con le sfide e le criticità che una società digitalizzata inevitabilmente porta con sé.
Pietro Valvassori fa l'avvocato e gira su una bici nera con i freni a bacchetta e le borse di pelle. I capelli gli si sono ingrigiti a trent'anni, l'orecchino se l'è messo quando ha detto addio a una onesta ma anonima carriera da rugbista. Ora ha superato i cinquanta e porta cravatte bizzarre. Non è un principe del foro ma ha fama da difensore dei deboli. È diventato anche l'avvocato di riferimento per donne vittime di violenza. Qualche volta, anzi troppe, lavora pro bono. Poi, un giorno, l'avvocato delle giuste cause fa una specie di inversione a U, per la prima volta accetta di difendere un indagato per omicidio, per un femminicidio: Lorena, agente immobiliare di un certo successo, è stata strangolata in un immobile che trattava in esclusiva. Solo poche ore dopo aver salutato il compagno Leandro. Le indagini della polizia virano proprio su Leandro che invece, con determinazione, si dichiara innocente e affida a Valvassori la difesa. La notte prima dell'interrogatorio l'avvocato incontra il suo assistito. Chi è veramente Leandro, chi era Lorena? Qual era il loro rapporto, quali crepe nascondeva, cosa ha in mano la polizia per sospettare del compagno della vittima? L'avvocato fa di tutto per minare la sicurezza dell'indagato, trascinandolo su un ring in cui non si risparmiano colpi proibiti e la realtà dei fatti si rivela un gioco di specchi infranti. Da cui emergerà non solo la verità sulla morte di Lorena ma soprattutto l'enigma delle relazioni sentimentali, della dinamica dell'amore, dal fervore appassionato al disagio dell'assuefazione. In cui una sottile, incorporea crudeltà accomuna chi si insegue e si desira e chi ha smesso di desiderarsi. Giampaolo Simi ci consegna forse il suo romanzo più teso. Una lunga notte, un palcoscenico in cui serpeggia una doppia tensione: credere a un uomo accusato di aver ucciso la compagna o al suo avvocato che pretende dall'assistito una sincerità che sembra coincidere solo con una piena confessione? Alla fine, dopo il buio, sarà l'alba a portare finalmente la luce.
La scuola non stampa moneta, non crea lavoro, non garantisce felicità, ma è il luogo in cui si forma la nostra coscienza linguistica, critica, storica, etica, politica. È alla scuola che spetta l'educazione dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, che sono la bellezza, l'unità e la speranza del Paese. Smettiamola di credere che il mondo, come scriveva Eliot, sia «proprietà esclusiva dei vivi», senza trapassati, né posteri. Disegniamo, invece, il volto di una scuola inedita che recuperi i perché interrogativi, che insegni a cogliere la profondità e la relazione tra le cose, che consenta di scoprire il valore del passato e della memoria e al contempo di inventare il mai visto e l'inaudito. "Interrogare, intelligere, invenire": queste, dunque, le tre 'i', i fondamenti su cui costruire la formazione. Per teste ben fatte piuttosto che teste ben piene, come auspicava Montaigne, si deve frequentare il pensiero dei classici, fondativo e al tempo stesso antagonista del presente. Si comprende allora il significato della frase di Manara Valgimigli: «La scuola la fanno i maestri, non i ministri». Per tanti ha significato cambiare le sorti della loro vita perché è solo nel rapporto tra maestro e allievi che si sprigiona il campo di energia dell'educazione. Un'utopia? Una necessità vitale. Possiamo bearci dei trionfi della tecnica, ma è necessario che l'interrogazione di Socrate riequilibri lo slancio di Prometeo.