Tutti abbiamo dei bisogni, genitori e figli, grandi e piccoli: gli uni non sono più importanti o più urgenti degli altri. Conoscere i propri bisogni è per i bambini, come per gli adulti la condizione necessaria per poterli soddisfare. Da sola però non basta. Quando si è consapevoli dell'importanza del rispetto di tutti i bisogni, degli altrui come dei propri, si stabilisce quella danza basata sul dialogo e fatta di comprensione che dà a ciascuno la sicurezza e la tranquillità di essere ascoltati fino in fondo. Grazie a questo incontro autentico con l'altro sarà allora possibile trovare insieme delle soluzioni soddisfacenti per entrambi. Gli ultimi tre libretti della collana "Bisogni e Strategie" mostrano un possibile percorso di dialogo e di attenzione reciproca, di una danza tutta da creare e da provare insieme. Una storia in cui i protagonisti si comprendono reciprocamente nei loro bisogni di attenzione e comprensione. Età di lettura:
Il cattolicesimo liberale e il liberalismo di cultura laica si sono variamente intrecciati nella storia dell'Italia contemporanea, sperimentando il dissenso teoretico ma anche una profonda comunanza di valori morali. Il volume ripercorre la complessità di questa relazione, intellettuale e religiosa oltreché politica, attraverso la lunga amicizia fra Stefano Jacini e Benedetto Croce, che ne costituisce uno dei momenti più intensi e significativi nella prima metà del Novecento. Esponente del Partito Popolare e della Democrazia Cristiana, Jacini si impegnò ad approfondire culturalmente il rapporto fra cattolicesimo e libertà dall'esperienza modernistica del "Rinnovamento" agli studi sulla politica ecclesiastica del Risorgimento, nati dal confronto con la grande storiografia crociana durante il fascismo. Fu proprio la "religione della liberta", teorizzata da Croce in chiave laica e immanentistica, il riferimento dialettico al quale Jacini contrappose il cattolicesimo liberale ottocentesco come antecedente e fondamento di quello antifascista.
Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché.
"Vivremo sicuri da ogni turbamento, nell'ATTESA si compia la BEATA speranza e venga il nostro Salvatore Gesù": parole che ripetiamo a messa, ma nel nostro tempo, l'attesa non è qualcosa di gradito! Se però si accosta il dipinto in copertina alle righe del Vangelo (Avverrà come di un uomo che partendo per un viaggio…), si coglie anche visivamente che la nostra vita di credenti è proprio questa: un'attesa, nelle Sue mani, ma anche nelle nostre, tra il già e il non ancora Desideriamo davvero questo Suo ritorno? Come vivere, "sicuri da ogni turbamento", questa attesa fiduciosa e beata?
L'aspetto che più profondamente ha influenzato il modo di pensare nella teologia e nelle sue discipline settoriali è il pensiero binario, cioè l'abitudine a catalogare la realtà secondo coppie in contrapposizione. Questa abitudine mentale così radicata va superata mediante la prospettiva di genere. Essa non è semplicemente una prospettiva tra le altre, ma rappresenta una svolta programmatica nel modo di trattare le domande antropologiche e quelle etiche. Interrogarsi sull'essere umano attraverso i concetti e le teorie proposte dagli studi di genere significa adottare un nuovo approccio epistemologico e metodologico che porterà a un'antropologia e a un'etica teologica arricchite e più capaci di cogliere la complessità dell'esistenza umana e del suo vissuto, nonché le sfide che viviamo nel presente.
«Non narrerò tanto il destino di me solo, quanto quello di tutta una generazione, della nostra inconfondibile generazione, la quale forse più di ogni altra nel corso della storia è stata gravata di eventi.» Molto più che semplice autobiografia, "Il mondo di ieri" è il ritratto incantato di un'epoca scomparsa, la suprema epopea di quella "Felix Austria" che tanto segnò la storia e la cultura europea, quel mondo nel quale «ognuno sapeva quanto possedeva e quanto gli era dovuto, quel che era permesso e quel che era proibito: in cui tutto aveva una sua norma, un peso e una misura precisi». Al centro della narrazione sta la Vienna imperiale, simbolo di un'epoca indimenticabile che Zweig - esponente di una generazione che «ha imparato a fondo l'arte preziosa di non rimpiangere il perduto» - descrive in tutto il suo splendore e in tutte le sue contraddizioni. Pubblicato postumo, "Il mondo di ieri" è segnato da un'atmosfera autunnale che imprime all'intera opera il severo suggello della modernità.
Una figura (1909-1950) semplice ed eroica insieme, una persona amabile, disponibile, generosa, ma anche esigente sopratutto con se stesso. Un prete della misericordia, sempre pronto a portare conforto e consolazione. Una vita sobria e austera, fatta di un'effettiva povertà e un'assidua preghiera.
In questo appassionato pamphlet che ha visto la luce alla fine della Prima Guerra mondiale, Stefan Zweig, drammaticamente figlio della Vecchia Europa, descrive il disastro della guerra attraverso quell'isola di pace che è stata la Croce Rossa di Ginevra, nella sua sede di Place Neuve, "[...] cuore dell'Europa. Ogni giorno un'invisibile mareggiata trascina qui la paura, la preoccupazione, la richiesta d'aiuto, le grida di terrore di milioni di persone. Ogni giorno un'invisibile risacca trascina via da qui speranza, conforto, consigli e notizie depositandoli ai piedi di quei milioni di persone. Fuori, da un capo all'altro del mondo, sanguina da innumerevoli ferite il corpo crocifisso dell'Europa. Qui però il suo cuore batte ancora. Perché qui, alla sofferenza davvero disumana del nostro tempo, risponde ancora un sentimento eterno: l'umana compassione". Questo breve scritto di Zweig fino a oggi inedito in Italia ci spinge a riflettere, come scrive Beda Romano nella prefazione, su quanto siamo prigionieri delle nostre convinzioni e dei nostri paradigmi, delle nostre speranze e delle nostre illusioni: «Mentre il continente europeo è in preda a nuovi preoccupanti scossoni e le democrazie nazionali appaiono drammaticamente in bilico, Das Hertz Europas è un monito rivolto a tutti noi."
Le donne hanno sempre svolto un ruolo cruciale nelle religioni di tutto il mondo. Oggi i profondi cambiamenti in corso e l'attenzione rivolta alle disuguaglianze di genere riportano sempre più i temi femminili nell'agenda pubblica, nonché le tensioni e gli intrecci che caratterizzano il rapporto tra religione e questioni di genere. In particolare globalizzazione e immigrazione hanno causato un incremento della diversità di fedi. Questo libro si snoda tra riflessioni teoriche e indagini empiriche dedicate al ruolo delle donne nelle principali religioni presenti nel nostro paese: cattolicesimo, islam, chiesa ortodossa, protestantesimo, ebraismo, buddismo e induismo. Addentrandosi nella vita delle protagoniste - dalla preparazione del cibo all'organizzazione delle feste, dalla gestione della famiglia alla partecipazione ai riti - il volume coglie non solo le spinte innovative ma anche le tensioni, le resistenze, le ambiguità che emergono dagli studi sul campo. A partire dal caso italiano, le ricerche offrono una riflessione articolata su tematiche globali e fortemente attuali.