Il libretto riporta alcune citazioni dai numerosi scritti di sant'Agostino di Ippona. La raccolta, curata da S. Prandini, è suddivisa in sette capitoletti: Immutabile, Conoscerlo per amarlo, Volontà di conversione, Tardi ti ho amato, Abitanti di due città, Noi, gli altri e l'amore e Cantiamo con la vita.
Come sottolinea nella sua acuta Prefazione il prof. Giuseppe Crea, «se uno si sposa e non sa stare a distanza dalla moglie, l'evento-matrimonio sarà scisso dai vissuti di solitudine. Allo stesso modo, se uno entra in seminario e non sa stare a distanza dalla pastorale e dalla voglia di salvare il mondo, l'entrata in seminario sarà semplicemente una pia illusione o ancora, una fuga... Nel presente lavoro l'Autore ha affrontato alcune sostanziali domande in merito, come per esempio: Cosa vuole dire "solitudine"?, Che rapporto c'è tra solitudine e maturità emotiva?, Quanto tutto ciò influenza la vita del presbitero e il suo ministero sacerdotale?». A partire da queste domande l'Autore giunge ad analizzare i progetti formativi dei seminari d'Italia, in vista dell'elaborazione di un orizzonte di prevenzione: formare i futuri presbiteri affinché raggiungano una quanto più giusta e alta maturità psico-emotiva. Quello di Nicosia è uno studio di peculiare importanza e oggi particolarmente necessario, che apre nuove prospettive sia per gli educatori nei seminari (ma anche in altri ambiti di formazione consacrata), sia per coloro che vogliono capire le dinamiche complesse che il ministero, talvolta, fa emergere in chi a esso dedica la propria vita.
Agostino viveva il momento delle Omelie come un incontro desiderato con la sua gente, un atto di intensa pastorale. Parlava con la sovrabbondanza rigurgitante della mente e del cuore. Con una voce un po' flebile, ma con una potenza espressiva eccezionale e con un cuore vulcanico. Con i suoi Discorsi, per quarant'anni Agostino ha educato i fedeli a coniugare Parola di Dio e vita, facendoli entrare nel dinamismo proprio della lectio divina: quello di assumere la Parola di Dio come luce che rischiara la quotidianità della vita, di cui offre uno spaccato interessante e avvincente, persino attuale. E a tal fine, con squisita sensibilità pastorale, Agostino mirava a coinvolgere il pubblico, sollecitandolo a bussare con lui alla Roccia della Sacra Scrittura, da cui far scaturire l'acqua viva, cioè i misteri abissali di salvezza, di cui nutrirsi insieme.
Il libro di Agostino Orilia, sospeso tra ricerca biblica e decostruzione narrativa, mette alla prova le parabole di Gesù in contesti attuali, dotandole di nuovi protagonisti. La sfida consiste nel creare narrazioni in grado di riflettere le difficoltà del mondo contemporaneo, esplorandone i legami e le ferite sociali, e nel dimostrare come questi racconti posseggano ancora oggi la forza dirompente - e talora perturbante - che avevano agli occhi degli uomini e delle donne che conobbero e ascoltarono Gesù.«L'Autore [...] confessa di non sentirsi impegnato a scrivere per biblisti superperiti e consumati esegeti ma per pastori e catechiste, per operatori impegnati nell'apostolato biblico e insegnanti di religione, per genitori e educatori cristiani. E indirizza i suoi messaggi [...] anche a giovani, adulti e anziani distanti da Dio, per i quali risulta attuale la profezia: "Ecco, verranno giorni in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore" (Am 8,11)» (dalla Prefazione di Francesco Lambiasi).Informazioni sull'autore
Con la lettura delle Esposizioni sui Salmi di Sant'Agostino tocchiamo con mano uno di più affascinanti e avvincenti geni dell'evangelizzazione popolare. Ovviamente, nulla di dispregiativo in quel "popolare". In Agostino il termine fa riferimento al popolo, nella sua accezione più ampia: dai contadini, ai pescatori, ai pastori, ai commercianti, agli artigiani, ai più dotti, nessuno escluso. Qual era l'obiettivo di Agostino nell'esporre i Salmi al suo pubblico? Quello di far entrare i fedeli a contatto con il mistero nascosto sotto i segni sacramentali delle parole salmodiche, cioè con il suo Verbo vivo, capace di nutrire spiritualmente l'animo umano, dopo averlo ruminato adeguatamente nel silenzio meditativo, contemplante e adorante. Agostino in tal modo ha compiuto un'impresa di audace evangelizzazione in profondità. E a lui in gran parte è riuscita. Per Agostino i Salmi non erano una preghiera qualunque, ma quella preghiera che Dio stesso ha ispirato per dare all'uomo la possibilità di lodarlo più adeguatamente. La sua camera era tappezzata dei 150 Salmi. Ha chiuso per sempre gli occhi sui Salmi, dopo averli a lungo contemplati, assimilati, vissuti. Ci viene da dire che Agostino nelle Esposizioni sui Salmi, come pure nei Discorsi, va preso come omileta esemplare. Ideale. Eccezione fatta per la lunghezza dell'intervento, che poteva durare anche fino a più di due ore. Oggi insopportabili. A meno che Dio non abbia a farci dono di un nuovo Agostino.
Le Confessioni sono l'autobiografia spirituale di Sant'Agostino. Un'opera grandiosa, scritta e pubblicata perché i lettori ringraziassero Dio con Lui per averlo salvato dal naufragio spirituale, in cui il travaglio morale, filosofico ed esistenziale lo stava inabissando ad ogni momento. Figure di spicco hanno contribuito a farlo approdare al porto della salvezza in Gesù Cristo, nell'ambito della Chiesa Cattolica: il Vescovo di Milano Ambrogio e, soprattutto, sua madre Monica. Alle vicende narrate, in nove libri, che vanno dalla sua Nascita fino alla morte della madre, ne aggiunge altri quattro, nei quali tratta argomenti di grosso spessore culturale e filosofico, come la creazione, la memoria, il tempo, la felicità.
Agostino attacca il vescovo manicheo Fausto sulle questioni cruciali della controversia: la critica dell'A.T., le interpolazioni del N.T., la nozione di Dio, l'incarnazione. Questo tomo pubblica i primi 19 capitoli.
Un testo inedito di padre Balducci, uno splendido e puntuale commento del più importante e conosciuto libro di Agostino, Le Confessioni. Ogni capitolo tratta uno dei grandi temi del testo del vescovo di Ippona: il rapporto con la madre, la conversione, il rapporto con Dio, il perdono... Una sintesi sorprendente del pensiero di Agostino, riletto da una delle voci post-conciliari più originali e profetiche.
Il volume Platonismo e antiplatonismo in Agostino d'Ippona è il risultato di un lavoro che ha avuto di mira una ricerca costantemente orientata ad approfondire il rapporto del pensiero agostiniano con quello platonico e neoplatonico. Il criterio seguito nel raccogliere in un volume i saggi - alcuni inediti, altri riesaminati o rielaborati - rispecchia l'ordine ideale seguito dall'autore nella frequentazione pluriennale degli scritti di Agostino e degli esponenti più autorevoli del platonismo e del neoplatonismo. Due temi di fondo vengono evidenziati: l'Ipponense, ispirato dalla fede cristiana, porta alla luce, già nei primi Dialoghi, la nozione di Dio personale e creatore. Inoltre mette in evidenza delle novità riguardanti l'antropologia: il modello antropologico utilizzato da Agostino sin dal secondo dialogo intitolato De beata vita è ispirato non a Plotino o a Porfirio, ma a M. T. Varrone, esponente latino della filosofia di Antioco di Ascalona.
Questo libro riprende esplicitamente anche nel titolo il De vera religione di Agostino, con le sue due tesi essenziali. La prima è che da sempre all'interno dell'uomo abita la Verità - luce visibile non con gli occhi del corpo, ma con quelli della mente, oltre lo spazio e il tempo. La seconda è che fede cristiana e filosofia sono la medesima cosa, in quanto l'appello evangelico alla sequela di Cristo con la rinuncia a sé stessi coincide con la filosofia, nel suo senso originario di distacco, «esercizio di morte», come la definisce Platone, e come fu ben chiaro ai primi Padri della Chiesa. Mentre le teologie fondate sulle Scritture non superano l'esame della filologia e della critica storica contemporanea e il cristianesimo sembra così avviarsi al tramonto, la religione vera si mantiene nella mistica, che è la forma di vita che prosegue quella filosofica del mondo classico: Meister Eckhart, san Giovanni della Croce, Henri Le Saux-Abhishiktananda ne sono alcuni degli esempi, antichi e moderni. A essi, e innanzitutto ad Augustinus magister, occorre perciò fare riferimento, oggi più che mai.