Il problema dell'uomo è sempre stato quello della sofferenza. Ogni antropologia, ogni umanesimo, ogni religione cerca di risolverlo. Il Cristianesimo vi risponde con una persona: Cristo crocefisso e risorto. Come tutte le spiritualità fiorite nella Chiesa, anche il Movimento dei Focolari ha il suo approccio del mistero pasquale e lo sintetizza in una parola: Gesù Abbandonato. Si tratta di un mistero che è soprattutto oggetto di un vissuto da parte di quanti aderiscono a tale Movimento. Lo scopo dello studio è di mostrare che la scelta e l'amore per Gesù Abbandonato sono un atto di fede teologale, e hanno una dimensione ecclesiale, sacramentale, sociale. Nella prima parte l'Autrice analizza in che cosa consiste l'amore per Gesù abbandonato secondo Chiara Lubich. Si cerca quindi di comprendere come avviene la partecipazione del credente al mistero di Cristo studiando due autori del Nuovo Testamento, Paolo e il Giovanni del Quarto Vangelo.
«Il volume non vuole essere la celebrazione di una figura eminente di Caritas Italiana, qual è mons. Giovanni Nervo. Vuole nascere da una ricorrenza significativa, il novantesimo genetliaco del primo presidente di Caritas Italiana, per aiutare l'incontro tra storia e carità, teologia e carità, azione pastorale e carità» (dalla Presentazione).
I vari contributi delineano infatti un percorso per ritornare anche oggi a disegnare una Chiesa della carità fortemente radicata nella Parola e nell'Eucaristia, dentro la storia, educando a una scelta preferenziale dei poveri, ogni giorno, nelle parole e nei fatti. L'insieme costituisce uno strumento di riflessione storica, teologica e culturale per tutta la Chiesa italiana.
Sommario
Presentazione (mons. G. Merisi). Introduzione. Carità, cultura e vita (V. Nozza). Scheda bio-bibliografica (a cura di Centro documentazione Caritas Italiana e Fondazione Zancan). I. Per una storia contemporanea della carità in Italia. 1. Testimone della carità al concilio Vaticano II: madre Suzanne Guillemin fdc (1906-1968) (L. Mezzadri). 2. Alle origini di Caritas Italiana: la costituzione conciliare Gaudium et spes (1965) e l'enciclica Populorum progressio di Paolo VI (1967) (G. Perego). 3. Mons. Guglielmo Motolese, presidente Caritas Italiana (1976-1981) (V. De Marco). 4. Il terremoto in Friuli: una prossimità ecclesiale (R. Rambaldi). 5. I boat people: accoglienza dei profughi e impegno di advocacy (F. M. Carloni - M. T. Tavassi).
II. Per una teologia della carità. 1. La carità alle origini della Chiesa (B. Maggioni). 2. Da Gaudium et spes a Spe salvi. Un annuncio di speranza per l'oggi (F. Scanziani). 3. La gratuità: per una spiritualità laicale (P.Bignardi). 4. L'attenzione al corpo centrale della carità (mons. I. Sanna). 5. Valori e limiti delle opere di carità. «In ogni nostra azione sfavilli la tua gloria...» (A. Fumagalli). III. Dalla carità alla Caritas. 1. Povertà e fragilità: come cambia la prossimità (G. Pasini). 2. Difensori dei diritti umani, pionieri di cittadinanza universale (A. Papisca). 3. La pedagogia dei fatti: per un cammino educativo alla carità (G. Savagnone). 4. I cattolici italiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare (D. Cipriani). 5. Lo specifico della Caritas (G. Nervo). Autori.
Note sul curatore
Giancarlo Peregoèdocente di Teologia dogmatica alla LUMSA (Roma), responsabile del Centro documentazione e Archivio storico Caritas Italiana-Migrantes.
Il tema della settimana è il dialogo. Le diverse conferenze intendono aprire una porta su uno degli argomenti e delle esperienze più attuali del mondo di oggi: la comunicazione tra le persone ed i gruppi, attraverso il dialogo.
Questo libro mette sulla carta con chiarezza interrogativi che ogni persona pensante vede sorgere in sé, quando gli si propone la figura di Gesù appeso sulla croce come salvatore degli uomini e datore di senso della storia. Troppo clamorosa è la contraddizione fra lo strazio di un uomo crocifisso e la convinzione che egli possa essere il messia atteso da Israele e segretamente sospirato da ogni uomo. Eppure qui sta il nocciolo di tutto il cristianesimo. Severino Dianich, prete della diocesi di Pisa, è stato docente di Teologia in diverse Facoltà teologiche italiane e presidente dell'Associazione Teologica Italiana.
Il racconto della risurrezione di Lazzaro affascina e sconcerta i lettori di tutte le epoche: perché Gesù tarda a salvare? Come intendere il nesso tra fede e miracolo? Si può credere che la fede vinca la morte (Gv 11,25)? L'evangelista si riferisce alla risurrezione presente o a quella escatologica? E inoltre: Lazzaro è stato veramente risuscitato?
Lo studio offre un esempio di lettura semiotica, esegeticamente fondata e insieme ricca dal punto di vista ermeneutico, come modello esegetico integrativo, capace di superare la tradizionale classificazione metodologica.
«Scopo del racconto è risvegliare la fede del lettore in Gesù. Ma il contenuto della fede non è la risurrezione, bensì Gesù come (principio di) risurrezione e vita. Il vero soggetto narrativo non è Lazzaro né la risurrezione dai morti, bensì il Figlio e il suo rapporto col Padre come porta della vita per i credenti» (dalla Conclusione).
Il lettore viene quindi introdotto al testo svolgendo il percorso di lettura nei suoi ritmi reali, sciogliendo i nodi interpretativi e trovando risposta alle domande esistenziali che il brano affronta.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. «Status quaestionis». 1. I commentari. 2. Le pubblicazioni periodiche e gli studi monografici. 3. Sintesi orientativa. 4. A cavallo del terzo millennio (1990-2005). 5. Riepilogo e prospettive di lettura. II. Lettura semiotica del testo. 1. Il testo. 2. Traduzione, suddivisione del testo e note. 3. Lettura semiotica: lineare e rizomatica. III. Rilettura olistica: «Io sono la risurrezione e la vita». Il messaggio della vita nel segno della risurrezione. 1. Il segno: senso e contenuto. 2. Studio dei personaggi e caratteristiche narrative del racconto. 3. Senso globale del testo: il messaggio della vita nel segno della risurrezione. IV. Speranze nella risurrezione ai tempi di Gesù. 1. La risurrezione dall'Antico al Nuovo Testamento. 2. La risurrezione nel racconto di Lazzaro. V. La problematica storica. Conclusione. Bibliografia. 1. Abbreviazioni. 2. Fonti extrabibliche. 3. Autori moderni.
Note sull' autrice
Silvia Pellegrini ha conseguito la laurea in lettere classiche a Milano, il dottorato di ricerca in teologia a Berlino e la licenza in teologia cattolica a Münster. È docente di teologia biblica - esegesi del Nuovo Testamento presso l'Università di Vechta (Germania).
Autobiografia del teologo tedesco Jürgen Moltmann, questo è davvero un documento affascinante per la vivace attualità degli eventi che narra. Al tempo stesso rappresenta uno sguardo retrospettivo ricco di humor che mette a fuoco le vicende di una vita piena di esperienze interessanti e di incontri significativi.
Dalla quarta di copertina:
L’autobiografia di Jürgen Moltmann è un documento affascinante di vivace attualità e allo stesso tempo uno sguardo retrospettivo ricco di humor su una vita piena di esperienze e di incontri significativi. Scritto in occasione del suo ottantesimo genetliaco, 8 aprile 2006, il libro non è solo la “storia di una vita”, ma anche un documento importante per la storia della teologia del XX secolo.
«Ho scritto questa storia di vita per tutti coloro a cui sono legato negli spazi più stretti e in quelli più ampi della vita: per Elisabeth, con la quale condivido la vita da cinquantaquattro anni, per le nostre figlie e i nostri nipoti, per i miei compagni di strada, per i miei compagni di sofferenza e per coloro che sono stati vicini alle mie gioie nella teologia e nella chiesa, nelle facoltà tedesche, nei seminari e nelle università di tutto il mondo, per gli studenti e le studentesse che mi hanno ascoltato annuendo o aggrottando la fronte o che hanno letto i miei libri, o che hanno dovuto leggerli, per i più di duecento dottorandi e non ultimo per i lettori e lettrici a me sconosciuti che prenderanno in mano questo libro. Devo però infine ammettere che scrivendo ho sentito semplicemente la voglia di raccontare e il piacere di scrivere».
Salmo 31,9: «Hai guidato i miei passi nel vasto spazio».
La religione sembra conoscere un periodo di rinnovato interesse. Il fenomeno tuttavia propone molte ragioni di ambivalenza che suggeriscono l’urgenza di una riflessione pertinente e aperta sulla forma religiosa del senso. Questo libro, che muove da un ampio approfondimento di carattere storico per sfociare in una iniziale ripresa sistematica, vorrebbe contribuire a questa riflessione portando l’attenzione all’avvincente e complesso intreccio di filosofia, religione e cristianesimo che ha caratterizzato e caratterizza la storia dell'Occidente, nella convinzione che in esso si manifestino alcuni elementi fecondi per la comprensione di ciò che è in gioco nella religione.
Communio n. 218
ottobre - dicembre 2008
Testi di: Gianantonio Borgonovo, Maria A.Crippa, Michael Devaux, Elio Guerriero, Costante Marabelli, Marco Tullio Messina, Joseph Ratzinger, Julien Ries, Mark Sebanc, Claudio Stercal
In queste pagine Sabino Palumbieri riflette sulla bellezza della vocazione matrimoniale e famigliare, a partire da una coppia di sposi recentemente diventati beati: Zélie e Louis Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino. In appendice si trova anche il rito per la Benedizione delle famiglie.
Cristianesimo ed emergenze culturali del terzo millennio.
Il compito, le sfide, gli orizzonti
Prefazione di S.E. Mons. Gianni Ambrosio
Ogni vera inculturazione del Vangelo passa attraverso il vissuto culturale di un popolo e in esso si consuma, si compie: entra a permeare profondamente abitudini, usanze, istituzioni, ruoli, leggi, persino sistemi di produzione, perché in fondo raggiunge e cambia l’uomo nella sua realtà di uomo, trasformando i giudizi di valore, il modo di percepire se stesso e la realtà che lo circonda. Per questo motivo, il Vangelo che si incultura esige anche un discernimento valoriale sulle oggettivazioni visibili dello spirito umano, sapendo che però la comunicazione del Vangelo va ben più in profondità. Quella del “coltivatore di sicomori” appare come una metafora interessante che nella lettura del processo di inculturazione permette di riconoscere il “rispetto” per ogni cultura, ma anche il dono fatto dal Vangelo. Il coltivatore è in realtà un intagliatore, perché opera un taglio particolare che permette al frutto di giungere a maturazione. La necessità del “taglio” dice l’importanza che il contenuto eccedente e salvifico del Vangelo incida le/nelle culture; d’altra parte però i frutti sperati sono propri delle culture. Questa prospettiva è indagata nell’opera tenendo conto delle sfide fondamentali dell’odierna congiuntura culturale – il multiculturalismo, la questione ambientale ed ecologica, il riduzionismo antropologico tra bioetica e politica – e di due grandi orizzonti possibili per risolvere le difficoltà: l’allargamento sapienziale de
La nostra storia ha visto e vede la costruzione di cattedrali,santuari,complessi parrocchiali, monasteri, conventi, cappelle sparse ovunque nelle città e nelle campagne:un grandioso fenomeno che ha coinvolto e coinvolge teologi e architetti. La teologia e l'architettura solo di rado si sono intrecciate in modo sistematico:l'intento di questo libro è di portare finalmente al pensiero la loro relazione organica e vitale. Severino Dianich,uno dei più autorevoli teologi italiani,è convinto che la teologia non può che trarre grande giovamento dalla riflessione sulle chiese,perché non è possibile che l'immensa mole di edifici,nella sua incredibile varietà e ricchezza di forme, non abbia nulla da dire a proposito della complessiva esperienza della fede. Anche per questo il libro si compone al contempo di testo e di immagini,conducendo il lettore in un viaggio della mente tra le più belle chiese del mondo.
AUTORE
Severino Dianichè nato a Fiume nel 1934 e dal 1958 è prete della diocesi di Pisa. Laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana ha insegnato in diverse università ed è stato professore ordinario di ecclesiologia e cristologia alla Facoltà di Teologia di Firenze,dove ha promosso e diretto un Master in Teologia e Architettura di Chiese. La sua ricerca,infatti,negli ultimi dieci anni si è orientata sui problemi della relazione fra espressioni artistiche e riflessione teologica. Con Timothy Verdon ha curato per le Edizioni Dehoniane di Bologna una raccolta di studi sulla Trinità del Masaccio e,assieme a Gianni Cioli e Valerio Mauro,un'opera collettanea sulla cattedrale di Orvieto.Ha dato corsi e tenuto seminari su questi temi nella Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma, nella sede di Ravenna dell'Università di Bologna,nella Facoltà di Architettura dell'Università Cattolica di Lima (Perù).Della sua vasta bibliografia basti ricordare La chiesa mistero di comunione,edito da Marietti e ripubblicato innumerevoli volte,Chiesa in missione ed Ecclesiologia. Questioni di metodoe una proposta delle Edizioni Paoline, Il Messia Sconfitto. L'enigma della morte di Gesùedito da Piemme,il Trattato sulla chiesa,scritto assieme a Serena Noceti,pubblicato dalla Queriniana.
La vicenda della modernità si gioca tutta sull'intreccio, esaltante e problematico allo stesso tempo, tra ragione e libertà. Le due sfere stanno tra loro in rapporto circolare e di reciproca fondazione. La forza della ragione si misura sulla sua capacità di produrre spazi di libertà. E la grandezza della libertà sta nel suo ancoraggio al rigore della ragione.
Sorge legittima la domanda se e fino a che punto il programma della modernità sia compatibile con il disegno di un'antropologia teologicamente proponibile. A questa domanda il libro tende a dare una risposta positiva. Con analisi molto fine e mediante un percorso certamente esigente, i capitoli del volume costruiscono i tasselli di un mosaico che alla fine potrà rendere ragione della plausibilità di un autentico rapporto tra teologia e filosofia, tra una visione moderna - cioè critica e autonoma - di uomo e di mondo e l'articolazione teologica della stessa, ancorata nel Vangelo e capace di riscatto della ragione e della libertà da quei possibili eccessi che pure devono essere tenuti in considerazione per non far scivolare la vicenda della modernità in un mito alla fine rivolto drammaticamente contro l'uomo stesso.