La riconciliazione è il rinnovo di quell’alleanza che Dio ha fatto con l’uomo. Cristo ne rappresenta il “contratto” più credibile, perché è morto per riconciliarci con il Padre.
Quando riflettiamo sui temi della conversione, della Penitenza, come altresì sui luoghi della sua celebrazione, abbiamo l'occasione di gridare ad alta voce che "tutto è grazia".
Questa pubblicazione, che raccoglie alcuni interessanti testi sul sacramento della Riconciliazione e sulla sua celebrazione, costituisce un valido strumento per la catechesi, per la vita spirituale e per le scelte di fede che di giorno in giorno siamo chiamati a operare per la nostra salvezza e santità di vita.
Giuseppe Falanga, teologo, è responsabile delle pubblicazioni scientifiche della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli. E' redattore della rivista Liturgia, organo del Centro di Azione Liturgica (Cal.) Ha pubblicato saggi di teologia liturgica e dogmatica.
Mons. Giuliano Agresti (Barberino del Mugello 1921 - Lucca 1990) è un singolare personaggio. Uomo di Chiesa (fu Vescovo di Spoleto e Arcivescovo di Lucca), fu anche scrittore e pittore, che con la sua esistenza ha attraversato i momenti più infuocati del `900: la 2° guerra mondiale, il Concilio Vaticano II, la contestazione, fino al caos dei giorni nostri.
La lettura de `Il Nomade` è una vera esperienza spirituale: ci porta sempre più in confidenza con lo spirito del protagonista e contemporaneamente con il nostro, con nuove intuizioni e scoperte davvero rivoluzionarie.
Nomade è il pellegrino che, attraverso le vicende della vita terrena, scopre la Presenza di Dio nella storia. Per questa ragione egli resta, lungo tutto il suo cammino, un cercatore di Dio.
In questo libro si analizza la riforma dell'Anno Liturgico e del Calendario Romano effettuata nel contesto della riforma generale della liturgia attuata per mandato del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il culto, più che un settore della vita, è la vita stessa del fedele; impegnarsi poi ad attuare nella pratica ciò che si è celebrato, è essenziale quanto la celebrazione stessa! Anzi, il vivere dovrebbe diventare l'eccedenza dell'agire liturgico (cf. RLI, 24).
Perciò nessuna liturgia può permettersi il lusso di restare fuori dai problemi della storia se non vogliamo che Amos, profeta tempestoso, ci colpisca con il ruggito del leone e la sua invettiva:
"Io detesto, respingo le vostre feste solenni e non gradisco le vostre riunioni sacre; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco le vostre offerte, e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. Lontano da me il frastuono delle vostre arpe non posso sentirlo! Piuttosto come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne" (5,21-24).
La denunzia del profeta altro scopo non ha se non quella di farci ritrovare l'unità tra esteriorità e fede, tra mani e cuore, impedendo al culto di diventare farsa o magia.
Il Santo Padre Benedetto XVI, sulle orme del suo predecessore, Giovanni Paolo II, attraverso le sue parole pronunciate nelle Giornate Mondiali della Gioventù e in altre particolari occasioni, ha aiutato veramente i giovani di oggi a ritrovare il desiderio di fare, nella e della loro vita, un’autentica esperienza spirituale e di rispondere volentieri alla loro personale vocazione. E questo libro, con la presentazione del vescovo mons. Luigi Negri, ne è una raccolta ed una testimonianza.
Il titolo di questo volume è una felice espressione usata dal Pontefice in occasione dell’incontro con i giovani di Genova e che può essere tranquillamente estesa e rivolta a tutti gli altri ragazzi di ogni parte del mondo. In questa frase si può facilmente intuire l’animo con cui il papa ha voluto incontrare i giovani cattolici: nella parola e nelle fatiche apostoliche del papa è presente Cristo stesso e il suo amore speciale per ogni giovane che si apre alla vita.
Questo è, infatti, l’obiettivo che il Santo Padre vuole raggiungere, rivolgendosi ai giovani che si stanno preparando al grande incontro di Madrid: far conoscere loro la grandezza dell’amore di Cristo. E tale sarà anche il suo stile e il suo modo di porsi nei loro confronti: paterno ma forte, dolce ma chiaro nell’esprimere le esigenze della fede.
Tradizionali o moderne, in catalogo o in ordine sparso, recitate a memoria o captate dalle circostanze della vita o dai mass media, le Opere di misericordia sono e saranno sempre la sintesi del Vangelo, il test della pratica cristiana, dell’amore a Cristo e al prossimo, il pass per il paradiso.
Ecco perché l’Autore, in forma molto semplice, discorsiva ma precisa ha voluto affrontarle, pensando di fare cosa gradita al lettore e di offrire anche agli animatori un testo su cui confrontarsi.
Fermarsi qualche minuto per ricordare le Opere di misericordia, meditarle e farne oggetto di riflessione personale, non sarà certamente tempo perso.
La paura di morire, e quella di vivere. La paura di ciò che è precario e insicuro. La paura della nostra fragilità, e di quella degli altri. Don Angelo Casati, prete-poeta milanese, tocca uno ad uno tutti i tasti di quell'affanno che ci fa troppo spesso restare immobili, mentre la vita scorre. Perché vogliamo avere controllo su tutto? Perché non accettiamo la nostra provvisorietà? Le sue parole aprono piccoli squarci di luce nel buio delle nostre ansie. "Non temete!" dice il Vangelo. Ed è in fondo quello che questo suo libro prova a farci sentire.
Angelo Casati, prete, poeta, teologo, Angelo Casati ha dedicato gran parte dei suoi ottant'anni all'ascolto dei cammini della gente e della parola di Dio. Un cammino che restituisce nei suoi libri, nei quali alla delicatezza e intimità del suo stile aggiunge il coraggio e la coerenza del suo cammino di fede.
Proviamo ad aprire la "Carta d'identità di santa Chiara" per scoprire tutto di lei: i dati anagrafici e i segni particolari, le caratteristiche più evidenti e quelle meno note. La vita della santa di Assisi raccontata in modo nuovo e originale, con un ricco apparato fotografico; un approccio immediato e sintetico ad una straordinaria esperienza di fede.
Proviamo ad aprire la "Carta d'identità di San Francesco" per scoprire tutto di lui: i dati anagrafici e i segni particolari, le caratteristiche più evidenti e quelle meno note. La vita del santo di Assisi raccontata in modo nuovo ed originale, con un ricco apparato fotografico; un approccio immediato e sintetico ad una straordinaria esperienza di fede.
Questo commento al nuovo Lezionario Ambrosiano nasce dalla celebrazione quotidiana dell'Eucaristia, e ne conserva il carattere colloquiale ed esistenziale. Il commento aiuta a inquadrare le Letture nel contesto storico-tematico, a cogliere il contenuto essenziale del messaggio, ad attualizzare la Parola nel quotidiano. Queste brevi meditazioni possono essere un piccolo aiuto per la crescita personale e per una partecipazione più consapevole ai Santi Misteri, sapendo apprezzare così la ricchezza del nuovo Lezionario. Il piano dell'opera "A ciascun giorno la sua Parola" prevede: il commento al Lezionario feriale del I anno e il commento al Lezionario feriale del II anno, con le Feste del Signore e le Memorie dei Santi; il commento al Lezionario festivo dell'Anno A, B e C.
Il nuovo Lezionario ambrosiano segna una tappa importante per la Chiesa di Milano. Affinché la riforma sia efficace, è necessario che i fedeli siano gradualmente aiutati ad orientarsi nel nuovo percorso liturgico tracciato dal Lezionario. Don Manzi, che come biblista ha partecipato alla scelta dei testi della Sacra Scrittura, ha preparato questo commentario alle letture festive. Strumento agile e prezioso. Indispensabile ai presbiteri chiamati a spiegare ed attualizzare la Parola di Dio nell'omelia durante la celebrazione dell'Eucaristia domenicale. Di grande utilità ai fedeli per la lectio o per la meditazione personale. Dopo i primi due volumi sull'anno A, questo terzo volume copre il periodo che va da Pentecoste alla fine dell'anno liturgico.
Le infinite vicende degli Alpini sono – insieme – Storia quasi misteriosa delle tante italie che si sono succedute, ma anche storia di un cappello sotto le cui tese, come per un sortilegio grigioverde, gl’intenti si sono sempre fatti più generosi e ogni fatica non è stata disattesa né disertata. Col cappello alpino in capo e quella penna in resta, gl’italiani di molte generazioni, a cui sono toccate le fiamme verdi, si sono rivelati protagonisti, piccoli e grandi, umili o eccelsi, di cose egregie altrettanto grandi o piccole, memorabili o segrete, nobili o comunque ispirate a doveri altrove sfilacciati. Gli Alpini hanno reputazione perché se la sono guadagnata sul campo del loro obbligato o volontario intraprendere. Diciamolo. Degli Alpini, quando li si vede arrivare perché un’urgenza, o uno stato di necessità li convocano, gl’italiani si fidano senza filtrare i pensieri o insabbiarsi nell’abitudine del dubbio. Quelli là tutti uniti – si pensa sempre – ce la faranno con discrezione. la fanfara suonerà dopo, intonando le argute canzoni di popolo che le penne nere continuano a sapere. ecco un caso quasi esclusivo tra noi italiani: gli Alpini fanno patria. E si confermano.