Il mondo sembra impazzito. Stagnazione economica. Guerre civili e conflitti religiosi. Terrorismo. E, insieme, la spettacolare impotenza dell'Occidente a governare questi shock, o anche soltanto a proteggersi. Senza una guida, abbandonate dai loro leader sempre più miopi e irrilevanti, le opinioni pubbliche occidentali cercano rifugio in soluzioni estreme. Alla paura si risponde con la fuga all'indietro, verso l'isolamento da tutto il male che viene da «là fuori» e il recupero di aleatorie identità nazionali. Globalizzazione e immigrazione sono i due fenomeni sotto accusa. Il tradimento delle élite è avvenuto quando abbiamo creduto al mantra della globalizzazione, quando il pensiero politically correct ha recitato la sua devozione a tutto ciò che è sovranazionale, a tutto ciò che unisce al di là dei confini, dal libero scambio alla finanza globale. Il triste bilancio è quello di aver reso i figli più poveri dei genitori. Il tradimento delle élite si è consumato quando abbiamo difeso a oltranza ogni forma di immigrazione, senza vedere l'enorme minaccia che stava maturando dentro il mondo islamico, l'ostilità ai nostri sistemi di valori. Quando abbiamo reso omaggio, sempre e ovunque, alla società multietnica, senza voler ammettere che questo termine, in sé, è vuoto: non indica il risultato finale, il segno dominante, il mix di valori che regolano una comunità capace di assorbire flussi d'immigrazione crescenti. E il tradimento è continuato praticando l'autocolpevolizzazione permanente, un riflesso pavloviano ereditato dall'epoca in cui «noi» eravamo l'ombelico del mondo: come se ancora oggi ogni male del nostro tempo fosse riconducibile all'Occidente, e quindi rimediabile facendo ammenda dei nostri errori.
“Ho voluto "attraversare" i miei cieli, in un viaggio dentro me stessa, senza tralasciare le giornate grigie e tempestose, quelle cariche di elettricità e quelle splendenti di tramonti mozzafiato". Inizia così il racconto intimo e sincero di Lorella Cuccarini, che in questo libro sfata il mito della "maestrina" e della donna "bionica" tutta rigore e professionalità, per mostrare il volto di un'amica, moglie e madre con le proprie fragilità, paure, sogni e passioni. Mezzopieno! È la filosofia di Lorella. Un'infanzia difficile. Il padre abbandona la famiglia in gravi difficoltà economiche quando lei ha solo nove anni. Cresce con la mamma e i fratelli, studia danza e fra mille peripezie si sforza di trasformare in opportunità ogni ostacolo, dolore, disavventura. "Ero una ragazza di periferia, la danza mi ha salvato", confessa. Trovare sempre il buono e il bello non è certo facile. La filosofia del "mezzopieno" comporta determinazione, metodicità, pazienza e uno sguardo dritto sui valori che contano. Se le "gocce" di un bicchiere pieno a metà sono solo acqua fresca, non si va da nessuna parte, ma se sono "gocce di cuore" allora si raggiungono obiettivi e si diffonde quella positività che crea e non distrugge, che colora e non annerisce, che incoraggia anziché denigrare. Nel racconto di una vita ci sono curiosità, aneddoti, incontri, amicizie e un cammino di ricerca umano e spirituale che l'ha condotta a impegnarsi in tante cause sociali: prima fra tutte Trenta Ore per la Vita. Per conoscere da vicino la tempra di una donna che non ama nascondersi, ma raccontare di sé.
Un discorso potente e radicale quello di papa Francesco sulla giustizia e sulle carceri. Indignata è la sua critica alla giustizia, definita selettiva, populista con tendenze razziste. Il carcere viene definito luogo di produzione di dolore. La tortura è un plus di sofferenza, l’ergastolo una pena di morte nascosta. Papa Francesco non si accontenta di offrire una prospettiva di salvezza, come spesso la Chiesa si è limitata a fare. Non si affida alla retorica della rieducazione del reo. Il suo è un manifesto contro le derive securitarie degli ultimi decenni e contro un diritto penale che tratta le persone come nemici. La giustizia per papa Francesco deve essere sempre una giustizia «pro homine». In questo volume i curatori e altri ventuno autori, tra loro molto diversi per storia e professione, commentano le parole del Pontefice.
«Questo libro di Achille Occhetto ha la natura di un giornale di bordo. Le sue pagine consegnano a chi legge il resoconto di una complicata navigazione. Di un viaggio tortuoso, in cui l’autore registra con veridicità e passione il va e vieni, gli intoppi e le oscillazioni della sua ricerca. E la ricerca prende le mosse da una convinzione meditata e “inattuale”: quella secondo cui l’agire politico deve avvalersi degli esiti dell’indagine intellettuale, sia essa dovuta allo sviluppo dell’impresa scientifica o alle avventure di idee dell’esplorazione filosofica. Il tema dominante è quello del rapporto fra necessità e libertà. Occhetto imbraccia, sin dalle prime pagine, la sua lanterna di Diogene e si impegna a gettar luce su una vasta gamma di problemi e di dilemmi che si delineano a chi si metta in viaggio alla ricerca dello spazio della libertà umana.
«Il viaggio è tortuoso: vi sono incontri ineludibili e incontri inaspettati. Così, la ricerca assomiglia a un vagabondaggio à la Montaigne nei territori di differenti saperi, a partire da quelli scientifici e filosofici. […] Achille Occhetto è una persona che ha dedicato la sua vita alla politica come vocazione. È stato un leader politico che si è assunto, soprattutto nel corso degli anni Ottanta e Novanta del secolo breve, responsabilità severe e si è impegnato come dirigente in scelte tanto difficili quanto lungimiranti per le prospettive di una sinistra fin de siècle che traghettasse il meglio della sua tradizione in un progetto innovativo e sperimentale, abbandonandone con consapevolezza il peggio, i tratti oscuri e condannati senz’appello dalla storia e dallo sviluppo di complesse trasformazioni e vicende. Occhetto è stato, negli anni dell’incertezza e dell’inaspettato, nel giro di boa affannoso di fine secolo, l’ultimo segretario del Pci e il primo segretario del Pds. Questa passione persistente per l’impegno politico e civile è, nelle pagine diPensieri di un ottuagenario, il vero motore della ricerca. Ne è la motivazione radicale». (Dall’Introduzione di Salvatore Veca)
Di quante parole ha bisogno uno scienziato per fare degli esempi di infinito? Boncinelli sperimenta in questo libro un approccio quasi eretico al sapere di cui è uno dei massimi rappresentanti, divertendosi a rispondere alle grandi domande sulla vita, la morte, la libertà, la fede, con brevissime massime e opinioni pungenti. Il risultato è un libro spiazzante, ricco di spunti di riflessione e di suggestioni molto ironiche. Perché, come afferma Boncinelli, “Di ironia non è mai morto nessuno; di serietà eccessiva sì.”
Chi sono i nuovi cafoni? Cafoni si nasce o si diventa? Un giornalista come Vittorio Feltri e uno scrittore irriverente come Massimiliano Parente hanno unito le penne per (descrivere questo graffiante galateo al contrario. Un divertente viaggio per riconoscere il vero cafone in ogni ambito e circostanza della vita: dalle cene romantiche (con il pensiero fisso al dopo) alle feste in appartamento (dove il momento del congedo si trasforma spesso in un'"anticamera della morte"), dalle vacanze al mare (assediati da maniaci dell'abbronzatura e forzati dei racchettoni) alle estati in città (popolate solo di canotte sudate e sandali alla Padre Pio), dai viaggi in treno (torturati da vicini attaccabottoni) ai talk show televisivi (dove l'imperativo categorico è darsi sulla voce), ai funerali (con i vip sempre girati in favore di telecamera). Dopo averlo letto scoprirete, sorridendo di pagina in pagina, quanto in ognuno di noi si nasconda un vero cafone. E ce n'è per tutti, nessuno escluso.
Anche i giovani hanno un passato. Tutti abbiamo un futuro. In C'eravamo tanto amati Bruno Vespa prende in mano un secolo per guardare al domani con le speranze di ieri. Ecco, quindi, un'affascinante cavalcata nei decenni trascorsi per mostrare gli straordinari cambiamenti avvenuti nella nostra vita quotidiana: dall'amore (corteggiamento ieri pudico, oggi sfrontato) alla cucina (raccontata insieme ai grandi chef italiani), dagli stipendi ai consumi, dalle vacanze all'abbigliamento, dal cinema alle canzoni, dall'economia prima dell'euro a quella dopo l'euro, dalla politica del Regno d'Italia a quella della Terza Repubblica. Il fascino delle lettere d'amore sostituito dai messaggini sul cellulare: come farebbe nei nostri giorni Gabriele d'Annunzio ad abbandonarsi al sublime erotismo della sua corrispondenza sentimentale? Il rivoluzionario cambiamento della sessualità femminile (enormemente più accelerato di quello maschile): dall'ingenua «posta del cuore» delle nostre bisnonne all'ossessiva domanda che si rivolgono le adolescenti di oggi: «Hai avuto un rapporto completo?». I matrimoni che duravano una vita e quelli che ora non superano in media i 16 anni, il boom delle nascite e le culle vuote, l'entusiasmo della ricostruzione e i vincoli che ci hanno frenato, l'esplosione di Internet e la schiavitù pericolosa del web, i viaggi in treno in terza classe e quelli in Frecciarossa e sui voli low cost, gli stipendi di una volta aumentati più dell'inflazione e ora stremati dall'euro e dalla crisi, le pensioni concesse dopo 14 anni di servizio e quelle talvolta negate anche a chi è anziano, gli emigranti di un tempo sostituiti dai «cervelli in fuga» di oggi, le lunghe villeggiature ridotte ai weekend mordi e fuggi, gli Airbnb al posto degli alberghi, i Car2go al posto dei taxi, i playboy che battevano le spiagge romagnole e i bruti che violentano le ragazzine. I film e le canzoni che ci hanno commosso, divertito, accompagnato. E gli spettacoli televisivi che hanno formato la coscienza e il costume degli italiani. Per arrivare nell'ultimo capitolo alla più stretta attualità politica, raccontata conversando con Renzi, Berlusconi, Alfano, Di Maio, Salvini e il nuovo sindaco di Torino, Chiara Appendino. Quali prospettive si è dato il presidente del Consiglio? Nascerà un nuovo centrodestra? Continuerà la rivoluzione del Movimento 5 Stelle? C'eravamo tanto amati: la dolcezza del ricordo e insieme l'eccitazione di una nuova speranza.
Mettendo in evidenza i danni prodotti dalla "pretesa" della perfezione nei più diversi ambiti - con se stessi, nell'amore, nell'amicizia, nella professione, in famiglia e in generale nella vita sociale - Alessandro Chelo ci scorta verso un autentico percorso di sviluppo personale, che presuppone il rifiuto dell'adesione a questo o quel "modello vincente" e l'accettazione e valorizzazione dei personalissimi talloni d'Achille che ciascuno di noi possiede. Pretendere il cambiamento attraverso l'eliminazione dei limiti si rivela infatti non solo illusorio ma anche un viatico per una vita infelice: le persone non diventano come vorremmo che fossero, ma possono diventare il meglio di ciò che sono. Vale per gli altri, vale per noi stessi. Quante volte osservandoci allo specchio, o guardandoci dentro, non ci piacciamo affatto? E quante volte rimproveriamo agli altri difetti e imperfezioni? Vorremmo avere una speciale gomma per cancellarli magicamente, i "difetti", immersi come siamo in un contesto in cui essere "perfetti" e rispondere alle aspettative altrui sono le chiavi del successo nel lavoro e nella vita. Alessandro Chelo sovverte questa idea: la ricerca della perfezione non indica la via per il miglioramento e per la realizzazione personale e professionale; al contrario, gli individui esprimono il meglio di sé dando luce alle proprie ombre.
"Il deperimento delle nostre élite è generale. Niente e nessuno si è salvato dal lento processo di decomposizione. Non la politica. Né le grandi burocrazie pubbliche. Ma neppure magistrati, manager pubblici e privati, professori. Non ha risparmiato il sindacato, la finanza, i professionisti di ogni ordine e grado. Né poteva risparmiare la stampa e l'informazione." Sergio Rizzo, uno degli autori de "La casta", ha perso la pazienza - ma non il senso del ridicolo - e in questo libro lancia il suo atto d'accusa contro tutta la classe dirigente italiana: "Eravamo un paese che aveva fame di crescere: adesso siamo la Repubblica dei brocchi". Perché al di là della questione morale, al di là dei reati e del dolo, al di là degli interessi privati che si fanno atti pubblici, la questione cruciale è che la nostra classe dirigente semplicemente non è al livello di quella degli altri paesi sviluppati. I brocchi non vogliono migliorare, riformare, far avanzare il paese: vogliono che tutto resti com'è per sempre, per godersi le proprie rendite di posizione. Ai brocchi non interessa quello che fanno gli altri, le soluzioni nuove ai problemi vecchi: per loro i problemi sono eterni e irrisolvibili. I brocchi non credono nella meritocrazia (se non a parole) e hanno una nutrita discendenza da piazzare, spesso composta di brocchi ancora peggiori.
Le nostre conoscenze sull’umano, sulla vita, sull’universo, sono in piena espansione. Sono anche separate e disperse. Come legarle fra loro? Come affrontare problemi che sono nello stesso tempo complessi, fondamentali, intellettuali e vitali? Come situarci nell’avventura della vita e in quella dell’universo, tenendo conto del fatto che l’umano è interno all’universo e l’universo è interno all’umano? La risposta di Edgar Morin è luminosa di intelligenza e accessibile a tutti.
L’autore ci invita a “pensare globale”, cioè a considerare l’umanità nella sua natura “trinitaria”, poiché ciascuno è nello stesso tempo un individuo, un essere sociale e una parte della specie umana.
L’umanità è trascinata nella corsa sfrenata della mondializzazione: la riflessione di Morin ci propone di scrutare il suo futuro senza cedere alla facilità dei luoghi comuni né alle ingiunzioni dell’attualità.