Poe, torturata dai sensi di colpa per la morte di Damyan e annebbiata dall'alcol, non riesce piÃ^1 a lavorare come Nocchiera, così sopravvive grazie a piccoli lavori, fino a che la sorella Imogen, ora generale della Ribellione, le propone una missione cruciale: prendersi cura di Sifr, il clone di Dhanab. Dovrà evitare che i Giudici se ne impossessino per cercare di riportare in vita proprio Dhanab, oppure qualcun altro di molto potente. La ragazzina ha un'aria fragile e insignificante, e Poe accetta di proteggerla di malavoglia, pensando di sperperare in alcol i soldi che Imogen le ha promesso per la missione. Intanto, nei suoi numerosi viaggi nel multiverso, Poe ha continue visioni di Damyan e comincia a pensare che possa essere ancora vivo da qualche parte tra i Pozzi. Decide così di disintossicarsi a tutti i costi e dedicarsi alla sua ricerca, arrivando a scoprire che l'unico modo per salvarlo è scaricare la sua coscienza su un hard disk e impiantarla in un nuovo corpo. Solo la tecnologia creata da Dhanab perÃ^2 puÃ^2 farlo, quindi proprio Sifr. Tuttavia, dopo un attacco dei Giudici, la ragazzina è scomparsa attraverso i Pozzi. Poe dovrà ritrovare Sifr per avere la possibilità di salvare Damyan... ma a quale prezzo?
Il metaverso rappresenta una frontiera tecnologica, che, attraverso un lungo percorso evolutivo, crea oggi le basi per la costruzione di un nuovo modo di intendere lo spazio virtuale e sta aprendo le porte alla gestione di progetti virtuali che vengono presentati come potenzialmente in grado di favorire una crescita sostenibile ed etica e fronteggiare i cambiamenti della società contemporanea. Esso apre alla possibilità di creare un cyberspazio virtuale in cui vivere un'esperienza immersiva multidimensionale. Questa tecnologia pone gli studi giuridici e giusfilosofici di fronte alla necessità di una revisione sistematica di alcune fondamentali categorie tradizionali del diritto al fine di crearne di nuove che siano in grado di prevenire i rischi legati a vari aspetti della nuova realtà digitale.
Il mito di Ulisse ci insegna che la ricerca umana di senso è guidata dall’intelligenza, nelle sue due declinazioni: νοῦς e μῆτις, intuizione e pratica. Dalla sinergia di queste facoltà sono nate le grandi invenzioni che segnano la nostra specie, a partire dalla «grande invenzione del linguaggio». Oggi però il linguaggio non sembra più una prerogativa esclusivamente umana: l’Intelligenza Artificiale, nelle vesti di ChatGPT e dei Large Language Models (LLM), ha introdotto una lingua computazionale che riconfigura in modo nuovo parola e pensiero. Paolo Benanti ci accompagna in una breve e suggestiva riflessione etica sul paradosso della tecnica, pur riconoscendone le potenzialità: questa estensione della nostra «naturalità artificiale» sembra infatti sempre meno orientata a mappare la realtà e sempre più propensa a confonderci. Muovendosi tra informatica, filosofia e spiritualità - da Turing a Searle, da Scheler a Jonas - Benanti avanza una proposta semplice ma dirompente, capace di restituire centralità alla dimensione umana. Recuperare oggi un «pregiudizio umanista» non significa infatti ripudiare il progresso, ma riaffermarne la sfida più autentica: vivere una vita buona e consapevole. L’intelligenza algoritmica deve tornare a essere uno strumento nelle nostre mani, al servizio della piena dignità umana. È alle università, oggi, che spetta il compito fondamentale di creare nuovi «paesaggi culturali», dove ritrovare il senso delle nostre creazioni e delle nostre vite.
Nel 1964, due anni dopo la pubblicazione di quest'opera, Zubiri riceve una lettera di Hans-Georg Gadamer, che si congratula per il suo «libro su Aristotele». Racconterà poi alla moglie di aver risposto ringraziando, ma precisando di non aver mai scritto un libro su Aristotele. A partire da Aristotele e dalla sua nozione di sostanza, nel volume il confronto critico si amplia alla tradizione filosofica metafisica, da Platone a Heidegger. Attraverso la Scolastica, Descartes, Kant, Hegel si snoda un percorso argomentativo volto a indagare l'“essenza” e il suo rapporto con i concetti di senso, esistenza, realtà, specie, individualità, trascendentalità. Una disamina, qui per la prima volta proposta al lettore italiano, del significato di una categoria fondamentale nella storia del pensiero occidentale e nel sistema filosofico di Zubiri.
È possibile praticare la psicoanalisi nella Repubblica islamica dell'Iran? Gohar Homayounpour, psicoanalista iraniana formatasi in Occidente, risponde di sì. Tutta la cultura iraniana ruota attorno al racconto. Perché mai, se gli iraniani avvertono con tale forza la necessità di parlare, non dovrebbero essere capaci di libere associazioni? Inizia così una narrazione affascinante, in cui il racconto autobiografico si intreccia con le storie dei pazienti. L'autrice evoca il piacere e il dolore di ritornare nella terra natale e le angosce che assillano lei, per prima, e altri iraniani. Nel racconto si aprono di continuo scorci che lasciano intravedere le sedute con i pazienti: una celebre artista sogna di essere abbandonata e vuole stare sulla sedia dell'analista anziché sdraiata sul lettino, una giovane donna avvolta nel chador dice la propria vergogna per aver perso la verginità, un camionista grande e grosso sogna di fare sesso con sua madre. L’opera di Homayounpour, come scrive Abbas Kiarostami, "spalanca finestre e getta luce su quanto vi è di oscuro nell’anima umana".
Avventure, amori segreti e relazioni proibite: la storia intima del viaggio in Italia C'̬ un lato scandaloso e segreto del viaggio in Italia che riserva non poche sorprese, sia che si tratti di avventure erotiche e di amori impossibili, sia che si dischiudano le porte dei salotti e delle alcove di Venezia. Attilio Brilli porta alla luce storie sconosciute che hanno come protagonisti giovani freschi di studi e personaggi famosi, donne e uomini d'Europa e d'America. Un libro per svelare il lato nascosto del Grand Tour, per restituire l'atmosfera di un'epoca.
Che cosa può insegnare Alessandro Magno ai leader di oggi? Più di quanto si immagini. Aveva coraggio, carisma, abilità strategiche e una straordinaria capacità di spingere gli altri a compiere imprese memorabili. Ma proprio all'apice della sua gloria, qualcosa si incrinò: perse il legame emotivo con i soldati e dovette rinunciare al sogno di raggiungere i confini del mondo e dare vita a un grande impero universale. Questo libro offre spunti pratici a chi oggi guida team e organizzazioni con il desiderio di mantenerne viva la natura generativa. Come si costruisce fiducia? Come si alimenta un consenso autentico? Come si tiene accesa una visione comune nei momenti di trasformazione profonda? Il clamoroso ammutinamento dell'esercito di Alessandro svela i limiti di una leadership che mette al centro l'eroe e non la causa collettiva; che non aiuta le persone a riconoscersi in un ideale sentito come proprio; che non intreccia il sogno del leader con le mappe interiori di chi lo accompagna. Non si cercano semidei, ma guide capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone; condottieri che non sacrifichino all'ambizione personale la crescita degli altri. Alessandro, prigioniero del proprio disegno, fu l'unico a conoscere davvero il senso e la destinazione di quel lungo viaggio. Il vero "andare oltre" è invece saper riconoscere i propri limiti non per accettarli, ma per superarli. Nessun leader arriva lontano da solo. Prefazione di Benedetto Vigna.
«Auguro a chiunque si accosti a queste pagine di lasciarsi provocare e interrogare sul proprio ruolo nella società e di trovare, nella profondità di questa ricerca, nuove motivazioni per impegnarsi, con coraggio e speranza, nella costruzione del Regno di giustizia e di pace».dalla Prefazione del card. Michael Czerny S.J.Il presente contributo propone un'analisi etica e sociologica delle esperienze di formazione sociale e politica di ispirazione cristiana, con particolare riferimento al modello delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico (Sfisp). Il lettore è accompagnato alla scopertadelle principali caratteristiche di questi percorsi formativi attraverso un'indagine integrale che ne ricostruisce la genesi, lo sviluppo e la composizione.
Santiago de Compostela, insieme a Roma e Gerusalemme, costituiva nel Medioevo una delle tre peregrinationes maiores. La storia di questa importante meta e il suo coinvolgente Camino continuano ancora oggi a suscitare vivo interesse ed entusiasmo. Le pagine del presente lavoro, diviso in due sezioni, ripercorrono nella prima parte le principali tematiche della questione jacopea - legata alle origini del culto dell'apostolo Giacomo a Compostela, al suo sepolcro e alle fonti più rilevanti dell'intera vicenda - mentre, nella seconda, si concentrano sul pellegrinaggio medievale ad limina sancti Jacobi.
Le conquiste ottenute dal sindacato non vanno mai considerate un risultato definitivo raggiunto e insuperabile, ma un obiettivo in continua evoluzione. Da questa convinzione e da questa logica muove il libro di Nino Sorgi, con la prefazione è di Angelo Raffaele Marmo, responsabile della redazione romana del "Quotidiano Nazionale" come vicedirettore, da sempre apprezzato cronista e commentatore di queste materie.Il racconto di Sorgi, per decenni uno dei massimi dirigenti della Cisl, non è un trattato sindacale e neppure una semplice autobiografia. È il viaggio in un mondo fatto di relazioni personali autentiche, di dinamiche politiche controverse ma legittime, ma anche di contraddizioni da mettere in luce. Tra queste ultime, alcune riforme importanti ma non abbastanza valorizzate, come quella delle Poste; e altre che si sono fermate, come quella della Pubblica amministrazione. E allora il siciliano Sorgi non può non citare Tomasi di Lampedusa e il suo Gattopardo: "Siamo davvero convinti che il 'sale della terra' siamo ancora e sempre noi"?
«Delle tre cantiche il Purgatorio è quella che più facilmente possiamo sentire nostra. Perché nostra, quotidiana, è la domanda drammatica da cui tutto il cammino del Purgatorio muove: si può ricominciare? Il male c'è, è innegabile, a volte sembra invincibile, per quanto ci sforziamo, ci ricadiamo sempre; ma davvero è l'ultima parola? Si può sperare di raggiungere il bene? Di tornare "puri e disposti a salire a le stelle"?» (Franco Nembrini)
«Credo che qui si nasconda il dono più grande di Dante che noi non possiamo assolutamente trascurare, perché ne va della nostra felicità. Dante scrive il Paradiso per aprirlo dentro di lui e dentro chi avrà la pazienza e il coraggio di seguirlo: di muoversi con lui. In paradiso non ci si va, ci si sta, solo se lo si vuole accogliere, o meglio liberare, dentro di sé.» (Alessandro D'Avenia)